Il franchismo è finito, la palude è rimasta. In paese ogni tanto qualche ragazza scompare, è normale: qui a parte la vendemmia e il contrabbando non c'è niente. Nessuno ne parla volentieri. Ogni tanto qualche ragazza ricompare, a pezzi, riaffiorando dalla laguna. Anche di questo nessuno parla.
Chi è già in crisi d'astinenza da True Detective potrà trovare un efficace placebo in La isla mínima, un thriller arrivato nelle sale spagnole l'anno scorso, che non fa nessun vero sforzo di sottrarsi al paragone con la serie americana uscita sei mesi prima. Persino i baffi del protagonista - l'accigliato Raúl Arévalo, un ispettore naturalmente in rotta di collisione coi superiori - sembrano ricalcati su quelli che si fa crescere Rust Cohle. Invece il suo collega (meno idealista e più praticone, ovviamente) è uno Javier Gutiérrez un po' troppo in forma per sembrare davvero un ex boia franchista cirrotico che cura i rimorsi e l'insonnia con l'alcool.
Il vero protagonista in questi casi è la cornice... (continua su +eventi!) quella foce del Guadalquivir che soffoca nei suoi miasmi tutto il pittoresco che ci aspettiamo dall'Andalusia. Le case coloniche abbandonate, le ville in mezzo al niente; il labirinto dei canali e delle strade sterrate su cui Seat e Diane si sfidano a sorpassare vecchi trattori. Tutto questo - se lo sai fotografare - funziona benissimo e costa anche poco. Ispirandosi a un reportage del fotografo Atín Aya, il regista ha fatto incetta di premi in patria, creando persino un'attrazione turistica: nei mesi successivi la regione andalusa ha creato una "Ruta Isla mínima", che porta nei luoghi del film.
Rispetto alla fiction americana la trama è ovviamente più lineare; gli spunti soprannaturali ridotti al minimo, col rischio di farli apparire gratuiti (i fantasmi di Gutiérrez si manifestano sotto forma di uccelli: bella trovata, purtroppo non sviluppata). Quello che un film spagnolo può permettersi di aggiungere alla formula USA è la metafora politica. Gutiérrez e Arévalo si ritrovano in una Spagna profonda dove il franchismo non è stato sconfitto, ma è stato lasciato decomporre con infinita pazienza. È un passato putrido e sempre meno confessabile che pesa sulle coscienze di tutti: anche i meno compromessi sanno di portarselo con sé. Vivere con gli assassini; lavorare ogni giorno con loro, stringer loro la mano e ritrovarsi a bere alla loro salute. Eppure a volte fa comodo averne uno bravo che ti copre le spalle.
La isla mínima è al Multisala Vittoria di Bra domenica alle 18:15 e alle 22; martedì alle 22:00.
E guardare qualche episodio di The Bridge, invece? Quello scandinavo, non la copia americana.
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