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giovedì 3 ottobre 2002

Nel mio quarto d'ora

Ripensandoci, forse sto prendendo la cosa un po' sottogamba.
Voglio dire, io chi sono? Un tale che fa il supplente a Modena. Va bene. Però è la seconda volta in pochi mesi che vengo intervistato da una rivista a diffusione nazionale, per questo fatto piuttosto banale che ho un sito internet e lo aggiorno di tanto in tanto.
Ok, non devo tirarmela, ma nemmeno far finta di niente. È una cosa su cui ragionare. Va bene, sarà il mio fatidico quarto d'ora: avrei preferito che mi capitasse quando suonavo in una band o quando mandavo racconti ai concorsi, invece è successo adesso, il successo. Passerà presto – credo che tra quattro o cinque anni sarà difficile spiegare alla gente cosa ci fosse di così interessante nel fatto che avevo un blog. (E forse anche quattro o cinque anni fa sarebbe stato ugualmente difficile).

In un futuro prossimo avremo tutti un blog o due – il posto dove scriviamo ad amici e colleghi di lavoro. Il blog diventerà il modo in cui fruiamo di Internet. Sarà molto importante averne uno curato, come la macchina di rappresentanza. (Mi è piaciuta la definizione di blogger come "sistema chiavi in mano")

E in un futuro meno prossimo, forse, non fruiremo più di Internet: questa rete oggi ancora così smagliante, ci sembrerà un giocattolino vecchio, tipo il televideo. Ci saranno altre reti, altre connessioni, forse la parola scritta resterà importante, forse no (e io sarò fregato). Avremo qualche nostalgia, ma in generale ci adegueremo con gioia, perché i giocattoli nuovi sono sempre più divertenti (e sì, i vinile erano bellissimi, ma adesso ascoltiamo tutti i cd).
Oppure mancheranno le risorse energetiche necessarie e i miei nipotini per passare il tempo rovisteranno tra le mie vecchie riviste.

"In questa c'è la mia foto, vedi?"
"Sei questo, nonno? Che ganzo!"
"Ma no, sciocchino, questo era Argazzi. Io sono quello in fondo, nella foto piccola, vedi?"
"Sei stato in posa molto per farla?"
"Nooo… a quei tempi c'erano macchine digitali che… bastava un click ed era fatta".
"Ma dai, nonno".
"Ma sì, ti dico".
"Ma perché c'è la tua foto? Eri famoso?"
"No, ma avevo un sito internet che aggiornavo periodicamente, e per questo mi avevano fatto un'intervista".
"Era molto difficile avere un sito?"
"No, era facilissimo. Bastava andare su internet e…"
"Ma costava molti soldi?"
"No, era gratis".
"E allora cosa c'era di strano?"
"Non c'era niente di strano, ma in Italia ce n'erano ancora pochi".
"E dopo ce ne sono stati di più?"
"Sì, dopo tutti ne hanno aperto uno".
"E cosa ci scrivevano".
"Tutto quello che volevano".
"E non potevano scriverlo su un quaderno?"
"Ma così tutti gli altri potevano leggere, in tutto il mondo".
"A te ti leggevano in tutto il mondo, nonno?"
"Noooo, solo un po' di gente, all'inizio":
"Perché? Dopo cos'è successo?"
"Dopo… dopo tutti si sono messi a scrivere e nessuno ha avuto più il tempo per leggere gli altri".
"E dopo?"
"E dopo lo sai: c'è stata la crisi energetica e la luce di una lampadina è iniziata a costare un euro all'ora, così la gente ha smesso di accendere i computer".
"Prima quanto costava?"
"Ehm… non lo so. Nessuno lo sapeva. Molto meno, comunque".
"Ma se la gente avesse scritto sui quaderni?"
"Eh?"
"Se la gente avesse scritto sui quaderni, forse avrebbe consumato meno energia e non ci sarebbe stata la crisi e adesso anche noi potremmo avere un computer e accenderlo".
"Ma no, sciocco… se la gente avesse usato i quaderni, ci sarebbe voluta tutta la foresta amazzonica e adesso non avremmo più aria da respirare".
"Ah già".
"Questo mi fa venire in mente che il carbonaio non si è fatto ancora vivo, oggi".
"Sì, mi hanno detto in paese che si è slogato il mulo, così forse non ce la fa ad arrivare".
"Bella. E noi come facciamo? Ieri notte eravamo sotto zero. Cosa bruciamo?"
"Le tue riviste, nonno".
"Ah, era per quello che frugavi".
"Sì".

Conservate con cura il numero di ottobre 2002 di Internet News. Il dossier è molto bello. E non si sa mai che un domani – non si sa mai.

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