un Paese poco serio (per fortuna)
In questo momento non è ancora dato sapere se il Governo sposterà il Forum Sociale Europeo. Ma è facile prevedere che lo lascerà dov'è, scaricando le responsabilità di eventuali disastri su sindaco o Regione. No surprise, o meglio, la vera sorpresa è il Riformista. Ancora lui. Sentiamo:
In un paese serio, se il governo ha dubbi sulla tenuta dell’ordine pubblico, se ha informazioni rilevanti e circostanziate sui rischi, non sta lì a giocare a rimpiattino con il Comune e la Regione: vieta e basta.
In un Paese serio, ne deduciamo, non esiste il diritto a manifestare liberamente. O, se esiste, è davvero molto limitato. Per una volta, non mi vergogno di abitare in un Paese poco serio, dove certi diritti li sancisce una Costituzione ancora troppo poco Riformata.
Qui non è questione di essere global o no global ("il Riformista", comunque, "è global. Internazionalista e a favore del free trade… Molte volte è vittima del protezionismo agricolo alla Bovè"). Spostare o vietare il Forum Sociale è un'idea stupida, molto stupida, se non convince nemmeno questo Governo.
Sappiamo da più di un anno il luogo e la data del Forum. Se davvero c’erano rischi documentati, il Comune e la Regione andavano dissuasi per tempo. Ma com’è possibile tirare fuori il pericolo blecbloc dalla naftalina appena 15 giorni prima?
Il Forum Sociale non è un concerto. Non è un paio di dibattiti in un teatro. Il Forum Sociale sono decine di migliaia di persone che arrivano da tutta Europa, profittando del loro diritto alla libera circolazione. In che senso un governo 'serio' potrebbe proibire al Forum di arrivare a Firenze? Serrando ferrovie e autostrade? Pattugliando i valichi?
Qualcuno obietterà che per salvare i tesori di Firenze si può venir meno anche ai diritti dell'uomo. Dostoevskij, per dirne uno, sarebbe d'accordo: l'uomo è mortale, l'arte è potenzialmente immortale, ma molto fragile, e come tale bisogna salvarla a tutti i costi.
"E io dichiaro" gridò Stepan Trofimovic all'ultimo grado di furore "io dichiaro che Shakespeare e Raffaello sono al di sopra della liberazione dei contadini, al di sopra della nazionalità, al di sopra del socialismo, al di sopra della giovane generazione, al di sopra della chimica, quasi al di sopra di tutta l'umanità, perché essi sono il frutto, il vero frutto di tutta l'umanità, e, forse, il frutto più alto che essa può dare!…" (I demoni)
Un discorso così potrei quasi accettarlo: ma chi lo legge più Dostoevskij oggigiorno, chi ha più il tempo, con tutti i giornali nuovi che escono?
Occorre però dimostrare che Shakespeare e Raffaello corrano davvero seri pericoli. Ammettiamo che a Firenze arrivi il famigerato blecbloc (e se arriva, arriva, anche se il Governo intanto fa spostare le assemblee a Perugia). Ormai ne sappiamo parecchio su di lui: evita lo scontro frontale, s'infiltra dappertutto, distrugge vetrine e macchine, con preferenza per fastfood, agenzie di lavoro interinale e grandi cilindrate. I simboli del neoliberismo (non della globalizzazione, che è un'altra cosa).
Ora, prendiamo il David di Michelangelo. Posso concedere, col vecchio Trofimovic, che sia "al di sopra della liberazione dei contadini, al di sopra del socialismo, al di sopra della giovane generazione". Senza dubbio è un simbolo di bellezza e nobiltà che può attirare (e ha attirato) i maniaci e gli invasati, ma non è certo un simbolo del neoliberismo. O della globalizzazione. Anzi, è un simbolo di una bellezza e di una nobiltà che il neoliberismo e la globalizzazione si possono scordare.
Qualche anno proprio al David qualcuno scheggiò un dito del piede. Cose che capitano: fortuna che esistono i restauratori. Ma insomma, se un mitomane ha voglia di farlo a pezzi può provarci in qualsiasi momento. Se è un mitomane abbastanza furbo, forse eviterà i giorni del Forum, con tutta quella polizia in giro.
Ma perché mai un anarco-insuerrezionalista dovrebbe prendersi su dal Canada o dalla Bassa Sassonia per venire a Firenze a mettersi nei guai rovinando monumenti a casaccio senza neanche veicolare un messaggio politico preciso?
È inutile aspettarsi i barbari, quelli non arrivano mai. Arriveranno, invece (se arriveranno) gruppi organizzati con obiettivi precisi. Io non credo che la facciata di Santa Maria degli Angeli, per dirne una, corra seri problemi. Ma la bigiotteria di Ponte Vecchio, quello è un altro discorso. Ok, la polizia farà da piantone. Li paghiamo per questo, no? E piantonare costa meno che caricare la folla, sparare fumogeni e infiltrare facinorosi nei cortei. Capisco che il prefetto avrebbe preferito un’altra città, ma sono i rischi del mestiere.
Anch’io avrei preferito un altro clima, un po’ più disteso: invece mi sembra di essere tornato nel giugno 2001, quando al telegiornale davano già i trailer di Genova. L’ossessione per la zona rossa è nato così, a furia di parlarne. E ora si parla di distruggere monumenti. Si parla, si parla, si creano aspettative. Sai che delusione se poi non succede niente.
Il fatto è che a parlarne, prima o poi, qualcosa succede per forza. Basta un mitomane a rovinare la festa a migliaia di persone.
O è proprio questo che si vuole, alzare un po’ la tensione, mettere in scena un po’ di scontri di piazza? E tanto peggio per le vetrine de’ negozi – tanto è tutta roba assicurata, no?
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