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venerdì 28 ottobre 2005

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L'eternità frattale

Caro Leonardo, è tutto chiaro adesso? Tu non sei reale. Non lo sei più da un pezzo. Sei in un meandro del tuo cervello. Il tuo cervello è pieno di meandri infiniti, in cui Achille può correre in eterno senza mai raggiungere l'orrida tartaruga della morte. Questo è il più grande passo dell'umanità: un passo né avanti né indietro, un passo che si arrotola su sé stesso all'infinito. E ci sono arrivati insieme Tom, Arnold, un sociopatico della Miskatonic, Albert Einstein e molti altri anonimi eroi. Il lavoro di gruppo, non c'è niente come il lavoro di gruppo. Il lavoro di gruppo rende l'uomo superiore a Dio, perché anche se è vero che Dio è onnipotente, d'altronde è Unico, non è in concorrenza con nessuno, molto spesso si annoia e non ha mai fatto un brainstorming, da solo si sentirebbe ridicolo.

Devo spiegarmi meglio? Mediante proiezioni virtuali noi ritardiamo il tempo, o se preferisci: acceleriamo la percezione del tempo. Più la acceleriamo, più tempo abbiamo a disposizione per nuove proiezioni virtuali che lo accelerino ancora di più. Nel giro di qualche anno avremo già vissuto dei secoli. Quando poi avremo secoli a disposizione per ogni minuto secondo, il tempo inizierà ad accelerare iperbolicamente. E non è previsto che si fermi mai, a meno che il tempo non sia composto di singoli atomi indivisibili di tempo. Ma se anche fosse, in una manciata di secondi avremo milioni di anni a disposizione per studiare il problema, vuoi che non troviamo una soluzione?

A questo punto ti chiederai: ma mentre noi ci avvitiamo in una serie infinita di PP, che ne sarà dei nostri corpi su U? Ecco, questo è un problema di cui abbiamo smesso di preoccuparci. È possibile che i nostri corpi continuino a pedalare per qualche decennio; non è improbabile che una carestia spinga i gialli a paracadutarsi sull'America e a mangiare i nostri corpi fritti. Tutto questo è sempre più lontano dal nostro orizzonte. Se la nostra eternità è da qui al tramonto, l'alba di domani è un problema non nostro.

Tutto questo renderà tra breve inutili le pedalate: difatti, quando in un giorno di U ne vivremo dieci o venti in PP(N), basterà qualche centrale nucleare su U a fornirci tutti i kilowatt virtuali di cui abbiamo bisogno in PP(N). Di lì a poco, basterà una duracell su U a scaldare focolari virtuali per millenni. Noi non pedaliamo più all'infinito senza una meta: noi pedaliamo verso la libertà!

È anche vero che pedaliamo su un'infinità di universi: lo richiede la logica frattale della nostra fuga. Ogni PP dev'essere infatti una copia più piccola, ma perfetta, del PP precedente. Per capirci: tuttora il tuo corpo sta pedalando su U. La tua mente, dopo avere per qualche tempo indugiato su PP1 credendo di essere la totalità di Leonardo, si è scissa a sua volta in due: una parte si è messa a pedalare su PP1, e un'altra parte si è ritrovata proiettata su PP2, dove credeva ancora di essere la totalità di Leonardo, mentre invece era solo un quarto. Ma anche il quarto di Leonardo su PP2 si è presto diviso in due: un ottavo è rimasto a pedalare, l'altro ottavo a sognare in PP3, dove si è scisso in sedicesimi, e via, e via. Attualmente c'è una parte di te che sta pedalando in PP1078. È una parte minuscola: un due-alla-millesettantottesima frazione di Leonardo – zero virgola parecchi zero, eppure: ti senti meno vivo del solito? No, questo è il bello.
Mi rendo conto che preferiresti essere la due-alla-millesettantottesima parte che vive ignara nella proiezione successiva, il PP1079. Voglio tranquillizzarti in questo senso: sto per mandarti appunto là, nel luogo da dove provieni. Nella città in cui credi di vivere, con le mogli che credi di aver sposato e i progetti a cui credi di lavorare. Tutte proiezioni – se ci fai caso – vagamente noiose e spiacevoli. E già. Un po' di tedio e dispiacere è fondamentale per accelerare il PP. È il prezzo da pagare per vivere nell'eternità frattale.

Ti starai ora chiedendo chi sono io, e perché dovevo metterti al corrente di tutto questo.
Te lo chiedi?

5 commenti:

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

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