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martedì 6 giugno 2006

- cambiare regime veicolo


Mina Vagante 4x4

Interrompo il non imprescindibile sermone sui barbari perché è morto un altro italiano a Nassiriya, e quel che è peggio – è morto su un VM90. Ora.

Io non sono un esperto di cose militari, perciò posso sbagliare, e se sbaglierò correggetemi, ma sul VM90 mi pare di aver già letto qualcosa quando morirono i penultimi tre italiani, su Repubblica.

Se mi ricordo bene, il VM90 è un furgone blindato dell'Iveco, dall'apparenza molto solido, è in effetti lo è. Il suo problema è che è troppo solido.
La cabina non teme le raffiche, ma in Iraq non è questione di raffiche ai camion. Il problema sono le mine e le bombe. Mine e bombe esplodono sotto la cabina – l'unica superficie non blindata. E siccome la cabina è molto solida, invece di saltare in aria, rimane al suo posto e contiene l'esplosione.

Questo significa, se ho ben capito, che tutta l'energia dell'esplosione, invece di disperdersi in tutte le direzioni, si sfoga totalmente all'interno della cabina. Significa che chi sta dentro la cabina, prima di essere dilaniato, muore per choc termico, come è successo a Ciardelli, Lattanzio, De Trizio e Bogdan Hancu. Significa che il VM90, affettuosamente chiamato bacherozzo, è una trappola orrenda, e anche i ribelli iracheni stanno cominciando a farci caso (prima di oggi almeno altri 10 VM90 erano stati colpiti).

Da cui la domanda: se ci piacciono così tanto i nostri soldati, ché eravamo tutti davanti alla tv per la parata (meno i soliti idealisti pancabbestia comunisti terroristi pacifisti antisemiti traditori), perché lasciamo che vadano in giro con un mezzo così pericoloso? Va bene il virile sprezzo del pericolo, ma non c'è nulla di più sicuro?

Certo che c'è. A Nassiriya ci sono mezzi più sicuri, i Dardo e gli Ariete. Blindati anche sotto. E cingolati. Insomma, sono dei tank. Antica Babilonia ha i carri armati! Ma non glieli lasciano usare. Se ho ben capito, è una questione d'immagine. Se esci dalla base in tank, non sembra più una missione di pace. Bisogna salvare le apparenze, insomma.

Se ora interrompo i fatti miei per parlare, tra tutti i morti della guerra d'Iraq, di un morto italiano, è appunto per questo: che tra migliaia di morti assurdi io non sopporto che un altro venticinquenne crepi così, di choc termico, per salvare un'apparenza. Nessuna apparenza mi sembra così preziosa. A prescindere da qualsiasi dibattito sul perché siamo lì e quanto dobbiamo ancora restare, per l'amor di Dio, fategli tirare fuori quei tank. Sono militari, mica crocerossine! Con tutto il rispetto per quest'ultime. Come si fa a chiedere a qualcuno di morire per salvare un'immagine?

Come sia possibile, poi, che il sei giugno del duemilaesei un noglobbal-pancabbestia-comunista-terrorista-pacifista-antisemita-traditore si metta a chiedere a gran voce di tirare fuori i tank, mentre lo Stato Maggiore insiste con il maquillage da missione di pace e i VM90, è un problema da discutere in seguito con più calma. Personalmente credo che in Iraq sia stato commesso un grande peccato originale: abbiamo fatto organizzare una guerra agli idealisti. Peggio di un deficiente che blatera di armi di distruzione di massa o regime change, c'è solo un idealista che al regime change ci crede davvero. Questo tipo di deficienti, li abbiamo fatti commander in chief. E a pagare sono i professionisti – quelli che la guerra la saprebbero anche fare. Dovrebbero essere i primi ad incazzarsi (e non è detto che non si siano già incazzati).

Quello che abbiamo perso, in Iraq (oltre a migliaia di vite umane), è la distinzione netta tra idealismo e realismo. Una volta gli idealisti erano i pacifisti, con le loro utopie. Ancora adesso, il Presidente della Camera rischia di apparire puerile, con la sua spilletta arcobaleno alla parata. Come se la sfilata militare fosse uno spettacolo più serio. Come se giocare ai liberatori dell'Iraq fosse meno puerile. Come se mandare in giro VM90, autentiche mine vaganti 4x4, per le strade di Nassiriya fosse un gesto meno irresponsabile.

Andiamo pure avanti così. Continuiamo a credere alla nostra piccola guerra di liberazione, agli iracheni che prima o poi verranno ai balconi a lanciarci i fiori. Ecco, siamo al quarto anno, e ancora giriamo in VM90, in attesa di essere salutati a colpi di fiori. Quanti ragazzi, o uomini, quanti professionisti moriranno nel frattempo, non importa. Abbiamo una riserva illimitata di lacrime, bei discorsi e spari a salve.

10 commenti:

  1. "Personalmente credo che in Iraq sia stato commesso un grande peccato originale: abbiamo fatto organizzare una guerra agli idealisti."

    Bhe ma tutti sostengono che non sia una guerra, bensì una missione di pace per esportare la democrazia. Peccato che esportare la democrazia a me suoni come piantare una palma dell'equador sull'appennino tosco-emiliano: semplicemente non funziona. La Demo-crazia, ossia potere del popolo, non può venire imposta dall'alto, ma deve nascere dal basso, dal desiderio della massa di non essere comandata, altrimenti è solo una oligarchia o pagliacciata che dir si voglia.
    L'unica cosa che mi conforta è che il ritiro delle truppe è già programmato, peccato che ormai la frittata è stata fatta.

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  2. Con tutto il rispetto per la tragedia avvenuta, per la famiglia del militare morto e per quelli che sono rimasti feriti, non riesco a struggermi per il nostro contingente in Iraq.
    Alle ultime elezioni questi militari hanno votato in massa a destra, più o meno estrema. Sono a grande maggioranza amanti dell'uomo forte, gli piace essere comandati, vogliono società ordinate in cui il dissenso sia represso a manganellate (tipo Genova, per intenderci).
    Poi restano vittime della propria limitatezza culturale e politica, del fatto di affidarsi a uomini forti che in realtà li usano come marionette.
    Sono rispettoso della sofferenza e del dolore, però credo che si debba anche riconoscere il legame fra questi eventi tragici e la subcultura fascisteggiante degli ambienti militari, quella dell'obbedir tacendo.
    Se questi "professionisti" non erano soddisfatti di come stavano andando le cose in Iraq, se ritenevano di non essere adeguatamente tutelati, perché due su tre hanno votato per il principale partito di governo? Avevano il voto per esprimere il proprio dissenso, nel segreto dell'urna: l'hanno fatto?
    Poi, per carità, magari i ragazzi dell'evento in questione erano elettori di sinistra, e soprattutto il rispetto dovuto al dolore ha la meglio su tutto, e persone di destra e di sinistra meritano uguale rispetto nella morte e nella tragedia.
    Se però parliamo di tutti gli altri, a me chi si fa irreggimentare in strutture dove il dissenso non è ammesso (ovvero le forze armate), ed è contento così, non sta simpatico proprio per niente. Non mi batterò perché gli si faccia usare i tank, ma solo per farli tornare in Italia. Subito.

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  3. "Peggio di un deficiente che blatera di armi di distruzione di massa o regime change, c'è solo un idealista che al regime change ci crede davvero"

    no, la cosa peggio è un idealista al risparmio

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  4. A questo bisogna aggiungere anche i morti in Afganistan; Nell'utimo mese è stato versato più sangue in quella terra che non altrove.

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  5. Bel post. Segnalato alle mie orde di anellidi.

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  6. mi aiuti a capire l'autore di questo blog ?
    bolognaanticomunista.blogspot.com
    io non ce la faccio.

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  7. Sono d'accordo con te.
    E aggiungo che esiste un mezzo assai più sicuro di quelli che hai elencato tu: il 446, autobus atac del comune di roma che al prezzo di un euro a biglietto (non poco) ti porta nei pressi dell'auditorium dove è possibile ascoltare apprezzabili spettacoli di musica contemporanea.
    [Ste]

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  8. beh, anonimo, mi sembra di capire che sia un anticomunista di Bologna.

    Non è che siamo obbligati a capire tutti, peraltro.

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  9. capisco la buona volontà, ma quello che scrivi non ha molto senso. prima dei 5 morti dentro al VM90 ne è morto uno ucciso da un kalashnikov, sporto da un elicottero: se invece di stare su un elicottero stava dentro un VM90 si salvava.

    La verità è che l'unica protezione reale contro le armi è non essere presente al momento dello sparo.

    Contro le mine a carica cava non esiste protezione. O meglio, esiste una protezione, su un solo veicolo usato dagli israeliani con il fondo a V e con corazza reattiva (vuol dire che a contatto con un proiettile esplode verso l'esterno), ma esiste una contromossa e cioè una modifica alla mina che lancia una premina che fa partre la reazione ecc.

    L'unica legge delle protezioni è: più è pesante la protezione, più sei lento, più è facile prenderti. I Dardo e gli Ariete non trasportano truppe. Le affiancano, le difendono, sparano cannonate per abbattere i palazzi dove sono i cecchini, ma non portano 5 soldati da un punto A ad un punto B, cosa che fanno i veicoli della fanteria meccanizzata come gli VM90, proteggendo i trasportati da colpi di fucile d'assalto come gli Ak47 che è l'arma più diffusa nello scenario.

    Hanno teso un'imboscata, predisponendo un'arma adatta al veicolo che volevano fare saltare, e sono riusciti. Bravi. Non c'era scampo.

    Maffa
    maffa.livejournal.com

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  10. Questo è almeno l'undicesimo Vm90 che cade in un'imboscata. Quand'è che smettiamo di fargli i complimenti e cerchiamo di prevenire le imboscate?

    Se tra il punto A (Nassiryia) e il punto B (qualunque) procedi senza blindati, non puoi tutte le volte fare spallucce applaudire alla sagacia di chi ti tende l'agguato. Secondo me i fanti e gli alpini hanno smesso da un pezzo, di plaudere.

    E' il caso di cambiare mentalità: gli ak47 saranno anche tanto diffusi, ma le mine pure. Gli agguati sono sistematici; evidentemente non ci si può spostare come se si avesse il controllo del territorio.

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