Guardami, sono un artista
(ma non tagliarmi la testa)
Gli artisti sono un po’ bambini. I bambini sono un po’ artisti. Quante volte abbiamo sperato di essere un po’ artisti, e invece eravamo soltanto bambini. O viceversa.
I bambini non sono tutti uguali. Ci sono quelli (A) che cercano la tua attenzione – ovvio – perché hanno qualcosa da dirti. Un disegno, una canzone, una storia da raccontarti. Magari non te la sanno raccontare, questo è ovvio, sono bambini. Ma ci provano, e questo spesso è bello, è divertente.
Altri bambini (B), pur cercando la tua attenzione, non hanno veramente nulla da dirti. Hanno soltanto bisogno della tua attenzione, di un attestato alla loro esistenza. Se necessario ricorrono al turpiloquio, urlano, piangono, picchiano i piedi e trattengono il fiato. Questi ultimi bambini onestamente non li amo molto, li trovo molesti e al limite noiosi, ma ammetto che oggi vanno per la maggiore.
Io divido i bambini in queste due categorie, e faccio lo stesso con gli artisti. Ci sono quelli (A) che hanno un messaggio da spiegarti, una storia da raccontarti. Non importa che il più delle volte non sappiano come raccontarla (se sapessero come si fa, sarebbero ancora artisti?) E poi ci sono quelli (B) che non hanno sostanzialmente nulla da dire, a parte: “Ehilà, esisto anch’io, per favore, guardami. Ehi, dico a te: cacca, piscia, guardami. Cazzo, figa, guardami. Cristo, Maometto, Buddha, guardami, esisto anch’io. Sono un artista”.
Detto questo posso provare a spendere i miei 50 eurocent sul caso Idomeneo: è giusto decapitare in effigie Cristo Maometto e Budda sulla scena della Deutsche Oper di Berlino? Per me dipende. Se si tratta di un’operazione di tipo A, sì, forse ne varrebbe la pena. Idomeneo è un eroe Greco che, come Abramo, si trova nella spiacevole situazione di dover sacrificare il proprio figlio a un Dio esigente. E proprio come Abramo, Idomeneo sarà graziato all’ultimo istante. I due miti accennano a una fase cruciale della storia dell’uomo: la rinuncia al sacrificio umano, il passaggio dalla magia al culto religioso. Magari lo scenografo aveva in mente questo. Magari. Non lo so.
Purtroppo, dalle scarse immagini che ho captato via tg, mi sono fatto un’altra idea. Da quelle teste mozzate spira un’aria da grand guignol che mi ha fatto venire in mente tante brutte cose che volevo essermi lasciato alle spalle. La mia tarda adolescenza spesa a portare ragazze d’università in quei teatrini oscuri, off-off-off-off, dove magari un paio d’attori realizzava un remake del Re Lear sputando uova sode sul pubblico. Quella coazione a épater le bourgeois, sempre il solito bourgeois rassegnato a farsi épater da ogni bambino viziato di tipo B. Quell’estetica trasgressiva da Societas Raffaello Sanzio – talmente trasgressiva che ormai ha contagiato anche il prodotto teatrale più conservativo e borghese: l’opera lirica. Tanro che ormai uno un po’ le compiange, le povere signore in visone costrette a sciropparsi tre ore di provocazioni artistoidi con sottofondo di Mozart (e meno male che è Mozart).
Insomma, ho già buttato giù 3000 battute sul caso Idomeneo e non ho ancora centrato il punto: la provocazione antislamica. Ma vedete, il fatto è che stavolta gli integralisti islamici non si erano accorti di niente. Oh, naturalmente da domani il discorso cambia. Ora finalmente è scoppiato il dibattuto e la provocazione dell’Idomeneo è passata sui telegiornali di tutto il mondo: il capoccione mozzato di Maometto è entrato nel palinsesto mondiale e non mancherà di istigare chi è sempre alla ricerca di istigazioni (apprezzate il tempismo: aveva appena fatto in tempo il papa tedesco a chiedere scusa scusa e riscusa per una citazione). Ed ecco, in quest’ansia degli europei di farsi notare, di far scoppiare casi anti-islamici ad ogni costo, mi sembra di ravvedere un certo narcisismo di tipo A: ehi tu, Omar, Mustafà, Alì, insomma, guardami. Faccio delle vignette sul tuo profeta, eddai, incazzati. Gli taglio persino la testa in effige – se non t’incazzi ora, quando?
Naturalmente gli europei hanno il diritto di farlo – e se io ci trovo un sospetto di narcisismo infantile, pazienza, il narcisismo è una sindrome e non è perseguibile per legge.
E poi chissà. Forse, sotto sotto, la vecchia Europa non ne può più, di tutti i suoi figli di tipo B, narcisi e petulanti; isterici piantagrane, sempre pronti a bruciare il papà in effigie (sempre e solo in effigie). Un po’ di provocazione, all’inizio, ci stava anche bene. Ravvivava consuetudini sceniche ammuffite. Ma ormai Brecht è morto, Bene è morto, e gli epigoni riescono a scandalizzare appena i beduini del deserto (ammesso che i beduini captino al Jazeera, e al Jazeera si preoccupi dell’Idomeneo a Berlino). Forse alla fine l’Islam è solo una scusa per darsi un contegno, e cambiare una messa in scena che non funziona più. È un’ipotesi.
Certo si preannuncia una bella lotta, tra l’europeo tremebondo, che ha paura del musulmano cattivo e non osa prendere in giro i suoi profeti, e l’europeo bamboccione che passa il tempo a mozzare Dei di cartone per attirare attenzione. Forse non vincerà nessuno dei due: forse, semplicemente, i bambini cresceranno; smetteranno di avere paura dei mostri e di sollecitare aiuto e attenzione. Sarebbe anche ora.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi.
Noi no. Donate all'UNRWA.
Pages - Menu
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Secondo me, manchi il punto, che non è se sia "giusto decapitare in effigie Cristo Maometto e Budda sulla scena della Deutsche Oper di Berlino" come dici tu. Il punto è la paura, la psicosi collettiva che si sta instaurando in Europa, fatta di auto-censure, quasi-attentati e titoli sensazionalisti. La messa in scena di Neuenfels non è nuova, è del 2003, ed è andata in scena fino a questa stagione senza problemi. Fino che all'improvviso qualche funzionario non ha avuto paura per quello che succedeva in scena. Un po' come quando qualcuno aveva paventato i rischi di attentati a Bologna per via di un affresco in San Petronio con Maometto all'inferno (se non erro).
RispondiEliminaSpostare l'attenzione sulle cosiddette "provocazioni artistoidi" non solo manca il punto, ma corre anche il rischio di essere un po' grossolana e naïve. E te lo posso dire da esperienza diretta anche se in un ambito artistico diverso. Io conoscevo Cattelan soltanto per quello che avevo letto a suo tempo per le effigi di bambini impiccati appesi a Milano, ed ho pensato, e forse anche scritto in un commento da qualche parte, la solita tiritera sulla provocazione fine a sé stessa eccetera, eccetera. Questo finché non ho incominciato ad incontrare le opere di Cattelan all'interno di mostre, e scoprire come l'effetto emotivo che un'opera come "Him" può avere su chi la guarda non è possibile capirlo né provarlo se non si va nell'angolino illuminato verso il quale la statua è volta (se è ancora a Palazzo Grassi, te lo consiglio). La statua è quella di uno Hitler scolaretto inginocchiato in preghiera. E sulla carta, tutto quello che dici su Neuenfels lo puoi dire su Cattelan.
Ora, io non so quanto tu sia familiare con l'opera, e quanto tu vada a vederla a teatro (ma se la definisci "conservativa" e borghese, immagino poco), però in una scala delle supposte provocazioni che si vedono sui palcoscenici lirici, le teste mozzate di Neuenfels risultano piuttosto blande. Comunque se siano strumentali a creare una "esperienza estetica" o siano effettivamente delle sterili provocazioni lo si capisce soltanto quando sei lì.
Non so perchè, ma credo che se ci fosse stata solo la testa di Maometto, nessuno avrebbe detto niente, a parte i musulmani.
RispondiEliminaInvece così, approfittando della psicosi anti-islam, lo hanno censurato e hanno pure evitato che si vedesse la testa del cristo mozzata.
Due piccioni con una bella fava.
secondo me hai ragione su tutta la linea, ma...
RispondiEliminafaccio un esempio: una dodicenne s'inventa uno stupro.
vuol dire che nessuno stupra più? si può girare per strada minigonnate a piacimento oppure si favorisce lo stupro (come ha detto un questore: revival degli anni settanta?)?
ciascun artista (giornalista, blogghista, analista) può scrivere, dire, fare, baciare, lettera o testamento quel che cazzo gli pare (tenendo conto dei fischi, della legge) oppure ci si deve censurare per paura delle minacce?
Da disperato bambino di tipo kA+hB (con k e h variabili con il tempo e le situazioni), che in genere non sa raccontare le cose, ho trovato lenitive, per la disperazione funzionale di cui sopra, le tue parole, soprattutto la parte prima delle considerazioni di attualità.
RispondiEliminaGrazie.
Carmelo, non credo che nessuno in occidente si faccia il problema per un Cristo decapitato (come suo cugino Giovanni, del resto).
RispondiEliminaVoglio dire, se dopo duemila anni che lo crocifiggiamo in effige, qualche artista decide che invece va decapitato, lo scandalo proprio non c'è. Sempre sangue è. Piuttosto è interessante il fatto che questa abitudine a torturare gli dei, crocefiggerli e decollarli, sia un'ossessione tipica dell'iconografia cattolica. Insomma, forse lo stesso Neuenfels è molto più cattolico di quanto non creda.
E questo ci porta al punto: forse abbiamo bisogno dell'Islam perché è l'unico che dà ancora valore alle provocazioni di Neuenfels, che appunto dal 2003 a oggi non era riuscito a épater nessuno.
Naturalmente, chiunque si permetta di criticare un artista concettuale sembrerà grezzo e naif, però chi se ne frega, grunt. Him di Cattelan mi sembra notevole anche in foto (ma per favore non ritiriamo fuori l'aura dell'opera d'arte per un manichino a Palazzo Grassi, io non ho fatto la fila per la Gioconda e non comincerò con Cattelan. Molte cose che ha fatto rientrano nella categoria B, secondo me.
Che l'opera sia conservativa, beh, mi pare abbastanza chiaro. Se si continua a mettere Mozart in cartellone, un po' di conservazione c'è (e meno male che c'è). Il grado di borghesia lo desumo dal prezzo dei biglietti.
questa è la più accurata recensione pregiudiziale che mi sia mai capitato di leggere.
RispondiElimina"Il grado di borghesia lo desumo dal prezzo dei biglietti." Che evidentemente non conosci.
RispondiEliminaVisto che, mi pare, tu Leonardo vivi in Emilia, ho confrontato i prezzi del Teatro Comunale di Bologna con quelli dello stadio.
Per la partita Bologna-Cesena del 30.9.2006 i posti più cari costano 125 euro. Al Comunale questa stagione un posto in platea nelle sere di gala costa 120 euro. Il biglietto allo stadio meno caro costa 15 euro. Il biglietto meno caro in un palco costa 15 euro, ma il loggione costa 5 euro.
Leonardo, magari proprio il fatto che certe cose non facciano più scandalo, potrebbe anche essere un segnale della genuinità della proposta.
RispondiEliminaE anche se non fosse, cerca di capire quel povero cristo (bella ripetizione!):
la gente snobba i teatri e di qualcosa si dovrà pur vivere, no?
Ma scusa, io non ho mai detto che Bologna-Cesena non sia uno spettacolo borghese.
RispondiEliminaIn generale ho la percezione di spendere di più al teatro rispetto che al cinema; di più a un lirico rispetto a un teatro di prosa. Il punto è: io pago, e quelli sul palco cercano di scandalizzarmi. Pagherò 5, 15, 150 euro, ma per 2-3 ore mi sarò sentito un monarca illuminato del Settecento, che si fa épater dai suoi artisti di corte.
Carmelo, se una cosa scandalosa non riesce più a far scandalo, forse non funziona più. Mozart, comunque, su CD regge benissimo.
ok, va bene, mi sono sbagliato, l'opera in Germania non è borghese.
RispondiEliminaSono vittima di pregiudizi antiborghesi.
Giusto una precisazione. Il Papa non ha chiesto scusa affatto. Si è solo detto "molto rammaricato, molto molto molto rammaricato" perche' le sue parole sono state fraintese. E' diverso. :-)
RispondiEliminaLeonardo... portami il carrello...
RispondiElimina