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domenica 3 giugno 2007

il noioso Paese che è il mio

Io non mi sento italiano
(ma per fortuna, o purtroppo, lo sono)

A me Tarantino, quando dice che il cinema italiano non gli piace più, ricorda una comparsa di un vecchio film di Scola, una vecchietta inglese in un ristorante che dice: "quando eravate poveri eravate più allegri". O dice simpatici? Non mi ricordo nemmeno il nome del film.

Quando eravamo poveri in effetti avevamo una delle cinematografie migliori al mondo. Poi siamo diventati un po' meno poveri, ma eravamo ancora abbastanza pitorèschi, e facevamo buoni film di genere. Quelli che piacciono a Tarantino spesso sono stati girati da registi psicopatici, o comunque sensibili alle psicopatie degli spettatori, che pagando il biglietto volevano donne nude appese ai lampadari, donne in pasto ai cannibali, donne straziate dai coltelli, donne colate nella soda caustica, insomma donne nude e pronte da ammazzare. È vero che questi film non li facciamo più. Avremmo anche pudore ad andare alla cassa a pagare il biglietto. Per cui a Tarantino non interessiamo. Ma fosse solo Tarantino. È allo spettatore moderno, è al mangiatore di popcorn globale che interessiamo sempre meno. Anche se continuassimo a sfornare capolavori – che, bisogna dire, non sforniamo.

Poi c'è un altro problema, che non riguarda Tarantino, ma lo spettatore del circuito d'essai globale. Noi italiano che non sappiamo più fare B-film (non siamo più abbastanza poveri, o psicopatici), in teoria dovremmo essere ancora in grado d'interessare almeno lui. Abbiamo in effetti ottimi registi, anche giovani. Questa stagione, pure molto scarsa, come minimo ci ha dato un buon Crialese e buon Amelio, e scusate se è poco. E invece no. Lo spettatore d'essai preferisce i filmoni cinesi cappa-e-spada o quelli statici cielo-mi-s'è-allagata-la-vallata. O i picchiaduro coreani. O quei film immobili iraniani. O i musical indiani. Insomma, qualunque cosa che sappia un po' d'oriente, al limite un po' di meridione, in una parola: esotico. E noi non siamo esotici. Nemmeno un po'.

A un certo punto – decidete voi quale – ci siamo bloccati. Abbiamo smesso di essere un Terzo Mondo allegro e pittoresco, senza diventare quel famoso Paese Normale.
Non siamo abbastanza normali per fare da location neutra ai film moderni, che parlano delle cose che succedono oggi agli spettatori moderni e globalizzati. Quei film vengono bene negli USA, che sono il Grande Dovunque. Con qualche aggiustamento si possono ambientare anche in Francia, o in Inghilterra. Al limite in Germania. La Spagna, fateci caso, è ancora una location vagamente esotica. L'Italia no.

Si possono raccontare in Italia storie "esportabili", che parlino al mangiatore di popcorn tedesco, o francese, o USA, dei suoi precisi problemi? Si può fare, per esempio Muccino lo faceva (ed è anche riuscito ad esportarsi). Ma è difficile farlo bene, e probabilmente il mangiatore preferirà il prodotto di un altro Paese.
Quanto all'esotismo, capirai. L'ultima cosa che c'è rimasta è la criminalità, e tutti i dibattiti sul cinema o la letteratura "di genere" che si fanno ormai da 15 anni a questa parte sottointendono questo: i cineasti e gli scrittori italiani, se vogliono sopravvivere alla globalizzazione, devono riconvertirsi alle storie di malavita, l'unico prodotto ancora esportabile. Con ovvi rischi d'inflazionare il prodotto.

La nostra bella Repubblica ha tanti problemi. Uno di questi, evidenziato da Tarantino, è che è poco interessante. Non è abbastanza normale e non è più esotica. È una nazione con un grande passato. Gli americani, quando vengono a farci i film, vorrebbero ancora mettere la scena in cui un macchinone viene bloccato dalle pecore su una stradina appena asfaltata (c'è in un film del '94!). Probabilmente lo sanno, che l'Italia non è più così. Ma dal loro punto di vista è un peccato: quella scena è un classico, funziona, forse valeva la pena mantenerci nel sottosviluppo per continuare a girare scene così.

Io a volte scrivo dialoghi, e ho sempre paura che mi escano americani. Sin da bambino m'è parso di parlare un po' troppo come nelle sitcom americane, e di aspettarmi risate in sottofondo. Le situazioni delle sitcom sono universali. Tutto il mondo ci si specchia. Ma lo specchio è americano: le versioni italiane suonano sempre false, stanche, distorte, prevedibili.
Allora provo a metterci un po' di vernacolo. E plof! Cado nell'eterno bozzettismo italiano, buono per gli spot alimentari: l'emiliano bonaccione, il romano sarcastico, il napoletano pigro, il toscanaccio eccetera. Non se ne può più di queste cose, ma altre all'orizzonte non ce ne sono.

Io in effetti ieri avevo in mente di scrivere il mio temino sul fatto che non mi sento italiano, non perché disprezzi il mio Paese, ma perché lo trovo un'entità astratta, che mette insieme cose che non conosco e vorrei non conoscere, e tiene fuori cose che invece sento appartenermi: che senza aver nulla contro nessuno, mi sento molto più a mio agio a Lione che Caserta.

Poi mi sono sentito falso, perché non è vero che non ce l'ho con nessuno, io, io, io in realtà ce l'ho con tutti. Ce l'ho coi meridionali, coi settentrionali e col centro. Con la plebe, con gli operai, con gli artigiani. Ce l'ho con gli industriali. Con gli sportivi e gli intellettuali. Coi giornalisti. Con la Scuola, l'Università e la Ricerca. Con l'arredo urbano. Mi danno anche un po' sui nervi gli appennini.

Tutto questo per ovvi motivi: il malgoverno, la corruzione, l'emergenza rifiuti, eccetera eccetera. Ma forse c'è una ragione più privata. Vorrei scrivere storie, e qui non ci riesco. È l'unico Paese che conosco veramente. Ma è un Paese poco interessante.

Poi mi riscuoto e cambio idea: non è vero. L'Italia è un'avanguardia di tutti i guai che verranno. Quando nacque il totalitarismo moderno, nacque proprio qui, dalle mie parti. Se c'è stato il rischio di una telecrazia in Europa, è partito dalla Brianza. La frontiera tra il Sud e il Nord del mondo passa da qui, è la frontiera mobile di tutte le facce scure che vedo in giro. Persino l'eventuale diluvio comincerà da qui. E io sono in prima fila.

Forse è vero che non mi sento italiano; pure l'Italia m'interessa. Come problema. È complicato, e io amo i problemi complicati. Viva l'Italia.

18 commenti:

  1. Bel post.
    PS: io avrei detto che la frase della vecchietta è in "Lo Scopone Scientifico", con Sordi e la Mangano. Quando loro stavano vincendo. Ma magari mi sbaglio.

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  2. ricordo un documentario della BBC di forse sei o sette anni fa (quando c'era tele+) sulla calabria; strade impraticabili per autovetture, donne che si ritrovavano alla fonte per lavare i panni, sequestri di persone, omicidi d'onore.
    quasi bisogna ringraziare Placido michele per romanzo criminale (torrent affermato all'estero).
    almeno dimostriamo all'estero un po di criminal-politique senza pecore o nani

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  3. "Vorrei scrivere storie, e qui non ci riesco."
    Non voglio fare polemiche, ma non sarà che il problema è tuo, invece che del Paese?

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  4. Tu vuoi fare polemiche, maledetto.

    Io non ho niente che non vada, siete voi altri 57 milioni a scocciarmi.

    Nel film non c'era Sordi, il tizio al ristorante era Mastroianni, e poi c'erano forse Giannini e la Vitti.

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  5. Il fatto è che per rendere interessante una storia occorre infilarci quantomeno un po' di rischio, di brivido, di emozione.
    E davvero in Italia l'unico rischio, brivido, emozione residui sono appannaggio della criminalità.

    Abbiamo scelto di diventare un paese di gente ricca, pigra e satolla, ora ci annoiamo, ma nessuno/a ha realmente voglia di muovere un dito.

    Di un paese così che vuoi raccontare? Ormai anche gli ammazzamenti faticano a produrre qualcosa di più di uno sbadiglio...

    E' che vivere, vivere davvero, in fondo non fa per noi, non ci siamo portati. Siamo gente che al massimo vivacchia, stancamente.

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  6. secondo me il problema dell'italia è di essere un paese di mezze seghe (sto citando trainspotting, nessuno si offenda) che non fa niente bene. è tutto così così. sì, ci sono delitti, ma che sarà rispetto a quelli americani. o i mafiosi... so' dei paciocconi rispetto agli albanesi o ai russi (ai mafiosi albanesi o russi). la democrazia... non è una vera democrazia, ma neanche una dittatura. il governo è incapace, ma non del tutto...
    ci sono dei grandi scrittori ma non così grandi. e così via.
    però temo (tremo più che altro) che davvero l'italia sia all'avanguardia di certe tendenze. noi cerchiamo di copià zapatero e gli altri ci copiano berlusconi!

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  7. Aspetta che mi producono il mio film e poi ne riparliamo

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  8. Io sono appena tornato da un weekend in Lucania, dove mi e' capitato di essere bloccato dalle mucche e dalle pecore. Diglielo, a Tarantino.

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  9. Scusa l'intrusione...Condividi e commenta i segreti più inconfessabili...vieni a trovarci su http://segretamente.blogspot.com
    Complimenti per il tuo blog!

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  10. In buona parte lo dici anche tu Leo: sembra quasi che l'italia sia rimasta a metà del guado, nè moderna nè antica. Ma esistono paesi completamente moderni o completamente antichi? A sentire molti che ci sono stati, gli USA "non sono new york nè los angeles, ma quello che ci sta nel mezzo: una enorme provincia". Nei paesi "poveri" ti ritrovi mica con indigeni sorridenti ed ingenui, ma con tutti gli effetti negativi della "modernità". Un tempo... un tempo "felice" non credo sia mai esistito (l ' "illo tempore"... una delle pochissime cose di latino che ricordo... a scuola andavo malissimo). La storia corre veloce e non è facile capirla mentre si compie. Parlo almeno per me. Il cinema (italiano e non) soffre anche di eccesso di produzione: Tarantino, il pulp, etc. riciclano (bene, per carità...) la strabbondanza di immagini.
    Scusa il disordine delle idee.
    Ciao

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  11. Ma siamo così sicuri di essere usciti dal terzo mondo? Vorrei far notare che appena si esce dal Sacro Centro Abitato non c'è più traccia di ADSL o simili. Tutti costretti a usare l'analogico (quando funziona). Con linee obsolete risalenti a 40 fa e oltre.
    Che funzionano male in voce, figurarsi in dati.
    Per non parlare di strade ridotte a tratturi e di mucche e pecore che attraversano tranquillamente ditro la prima curva. L'ultimo gregge l'ho incontrato stamattina alle 7. Libero e senza controlli.
    Per non parlare di cellulari muti e senza campo.
    E sto parlando della civilissima Toscana.
    Stefano

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  12. mah, io so solo che in Belli e dannati (1991) a un certo punto per una piazza di roma si vede passare una vedova in nero 140cm x 100kg con in testa un cesto

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  13. Tarantino ha ragione: l'italia cinematografica e' una vergona

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  14. ...mmh... non mi convince.

    il problema non e' quello che accade in Italia.
    Ce la sbrogliamo piu' o meno come gli altri, credo, anzi siamo parecchi e di cazzate se ne fanno una cifra.

    il problema e' che continuiamo a raccontare le storie nello stesso modo...nel cinema c'abbiamo avuto il neorealismo che ha funizonato, dici tu... eh beh e' un po' come il rinascimento, e chi lo molla piu'?
    E si sa gli italiani sono amanti delle tradizioni.

    Siamo al passo coi tempi al livello di storie da raccontare, cacchio, c'abbiamo i preti, i terroristi, e pure se non ci sono ce li inventiamo. Lo sappiamo fare.

    Bisognerebbe rinnovare il modo. Siamo pedanti. Noiosi, prolissi, e spesso, superficiali. (e non mi meraviglio che a tarantino fa schifo il cinema italiano se l'unico che si apre le porte all'estero e' muccino...) (no vabbé esagero...c'e' pure moretti, ma quello non conta, quello e' cinema d'autore.) e al livello di linguaggio cinematografico, completamente privi di iniziativa, ce ne freghiamo del mezzo, della forma...sarà colpa dei culi delle veline.

    basterebbe UN genio, il resto arriverebbe da solo.

    No?

    Chia'.

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  15. Sono quasi sempre d'accordo con Leonardo, che anzi alle volte scrive cose eccezionali (vedi p.e. "Amare i bambini").
    Su quest'argomento no, non sono d'accordo con lui.
    Il fatto è che la cinematografia italiana era la prima al mondo. Avevamo Fellini, De Sica, padre naturalmente: nel 1958 una giuria internazionale premiò "Ladri di biciclette" come terzo miglior film di tutti i tempi
    http://fr.wikipedia.org/wiki/
    1958_au_cin%C3%A9ma
    Visconti, ecc.ecc.
    Anche i film di serie B erano ottimi.
    E ora? E' meglio lasciar perdere...

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  16. penso che l' italia si sia bloccata, non riusciamo a migliorare in quasi nessuna cosa, e non ci riusciremo mai perchè tanto l' italia non cambierà mai, sarà sempre la solita italia, anzi, forse il rischio è quello che andremo sempre a peggiorare, la rovina di questo paese è la nostra mentalità ancora arretrata, pensiamo che gli africani sono molto indietro, ma noi se non siamo come loro poco ci manca, li sono messi male, ma con tutti i problemi che hanno non si vede tanta immondizia in giro come se ne vede a napoli, il vero terzo mondo è l' italia non l'africa .

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