Genova fu una dimostrazione fascista
Genova dovremmo iniziare a raccontarcela in un modo diverso.
Quando dico “raccontare”, non parlo di bugie, ma dell’esigenza di raccogliere centinaia di testimonianze, memorie, fotogrammi, in un qualcosa che abbia un capo e una coda, un senso e una morale: un racconto.
In questo racconto, di solito, ci sono gli 8 uomini più importanti della terra riuniti in una città, e migliaia di persone seriamente preoccupate per la situazione che vanno nella stessa città a manifestare il loro malcontento. Alcuni erano pacifici, altri molto meno, alcuni erano immersi in una loro mitopoietica personale di zone rosse e armature di gommapiuma, alcuni la sapevano più lunga. E parecchi hanno preso tante, tantissime mazzate, soprattutto in una scuola (le Diaz) e una caserma (Bolzaneto). Un ragazzo è morto. Noi ce la raccontiamo così, e tutto sommato nel nostro racconto non c’è niente di sbagliato. Resta comunque un racconto insoddisfacente, che non spiega quasi nulla.
Il nostro racconto pecca del solito vecchio peccato: l’autoreferenzialità. Siccome a Genova c’eravamo anche noi, riteniamo giusto raccontarlo dal nostro punto di vista. Preso il treno, fatto il corteo, prese le mazzate, ripreso il treno. Tutto questo può essere interessante (anche le foto delle vacanze sono interessanti, a piccole dosi), ma è solo la punta dell’iceberg.
È tempo di ammetterlo: noi non siamo i protagonisti di Genova. Un livido, una cicatrice, un bello spavento, non ha fatto di noi i protagonisti. Avremmo voluto tanto esserlo, una volta almeno nella nostra vita. Con tutte quelle videocamere in giro il rischio di passare alla Storia era molto forte. Ma anche stavolta i fatti ci hanno oltrepassato, e di molto. Genova avrebbe dovuto essere la nostra manifestazione, ma non lo è stata.
Genova è stata la manifestazione dei ragazzi in uniforme blu, in uniforme nera, in tuta aderente con casco accessoriato, con scudo di plexiglas, con lacrimogeni non omologati. Genova è stata la sagra del tonfa, il manganello multiuso. Genova è stata la dimostrazione delle forze dell’ordine, che venivano da tutte le parti a confrontare le proprie esperienze: bella la tua divisa, forte il tuo manganello, fammi vedere come usi lo spray. Come se qualcuno avesse detto (e qualcuno deve averlo detto): adesso vi facciamo vedere quanto riusciamo a essere fascisti, se c’impegniamo. Quasi un esperimento, che nei giorni successivi fece molta paura: e se fosse stato l’inizio di un nuovo stato di cose? La paura sfumò quando ci rendemmo conto che no, finita la sagra la giustizia italiana riprendeva il suo corso sbuffante, incerto, ma sui soliti binari repubblicani. Era stato un esperimento, e neanche molto riuscito. Meno male. Però adesso vorremmo che ci raccontassero la storia.
La mamma bastonata, il pancabbestia straniero preso a calci in testa, non sono i veri protagonisti. Tutto quel che possono raccontare sono le loro mazzate, prese senza sapere il perché. Molto più interessante, più drammatico e più intrigante, sarebbe il racconto di chi quelle mazzate si è messo a darle: chi sei? Da dove vieni? Com’è che d’un tratto, da difensore della legge e dell’ordine, ti sei trasformato in un picchiatore di vecchiette? Hai preso qualcosa? Qualcuno ti ha fatto un discorso? Quante cose potresti dirci, se ne avessi voglia. E che storia ne verrebbe fuori, se anche i tuoi colleghi parlassero.
Altro che le nostre cronache scipite – treno-corteo-mazzate-treno – che ormai fanno sbadigliare gli invitati a cena. L’inizio potrebbe essere ambientato da qualche parte in un ministero. O nei quartieri generali di una forza dell’ordine, con un gruppo di persone che si pone problemi e trova soluzioni. Alcune di queste persone avranno avuto le mostrine, altri le cravatte; ad ogni buon conto noi vorremmo conoscerli tutti: poter dare un nome e un cognome a certe decisioni importerebbe moltissimo. Vorremmo anche un capitolo circostanziato sul training dei ragazzini in uniforme blu e nera sul piazzale di fianco al nostro: quelli che mentre noi facevamo i seminari sul disastro climatico e la Banca Mondiale, prendevano appunti sui manifestanti dotati di razzi terra aria e gavettoni di sangue infetto. Quelli che mentre noi ascoltavamo Manu Chao e mandavamo giù birra e salsicce, si caricavano con la techno e mandavano giù pasticche. Vogliamo sapere come mai su quel defender in Piazza Alimonda si trovavano due sbarbatelli, e uno aveva in mano la pistola e l’altro il volante. Quanto daremmo per dettagli anche piccoli, ma succosi, come ad esempio: quel poliziotto che si graffiò il giubbotto alle Diaz e poi si autodefinì accoltellato, fu un geniale improvvisatore o eseguiva un ordine?
Identificare le responsabilità, risalendo le catene di comando, sarebbe il minimo. Noi vorremmo qualcosa di più: preso atto che a Genova ci fu una colossale manifestazione delle forze dell’ordine, che eclissò la manifestazione anti-g8, vorremmo sapere per quale motivo i poliziotti e i carabinieri manifestavano. Vorremmo capire il senso: era un messaggio? A chi era rivolto? E ha funzionato? Perché alla fine della fiera rimane in noi la sensazione di essere stati menati a casaccio, per nessun motivo, da gente che in realtà pensava ad altro, e menava la nuora perché la suocera intendesse. Non è piacevole. Una volta si diceva “vogliamo sapere per cosa combattiamo”. Noi siamo molto più pacifisti: ci accontenteremmo di sapere per quale motivo le abbiamo prese. E ne abbiamo prese tante.
Prendete le registrazioni saltate fuori in questi giorni. Forse non aggiungono nulla al quadro probatorio, eppure è sconvolgente il solo fatto che esistano ancora. Sei anni fa, dopo essere tornati a casa, vivevamo nell’incubo che tutto quello che era successo sarebbe stato cancellato. La polizia che col blitz in sala stampa aveva preso possesso dei server indymedia avrebbe cancellato ogni prova. Si è poi visto che di prove in giro ce n’erano ancora in abbondanza. Ma le registrazioni di questi giorni sono documenti interni della polizia: qualcosa che gli uomini in uniforme avrebbero potuto cancellare infinite volte in questi sei anni, così come hanno fatto sparire le molotov di loro fabbricazione. E invece no. Queste registrazioni sono rimaste: qualcuno ha deciso di conservarle. E qualcuno le ha fatte avere ai legali delle vittime. Chi sarà stato mai? Un poliziotto che dopo una manciata d’anni ha cominciato a vergognarsi, come Fournier? O qualcuno che anche stavolta usa le botte del G8 per dire indirettamente qualcosa a qualcun altro? E a chi?
Si dice che i vecchi poliziotti non buttino mai via niente, simili anche in questo ai vecchi macellai. Anche nel nastro meno interessante, debitamente invecchiato, c’è sempre da trovare qualcosa per ricattare qualcuno. Lo sa bene Pollari, che deve avere una cantina fantastica, piena di registrazioni millesimate ("Senti, senti che aroma questo D’Alema del 1999”). Tutto questo è molto interessante, anche se alla fine della fiera resta una delusione. La delusione di chi ha visto la Storia passare davanti ai caschi e i manganelli, e si è messo in posa pensando di avere un posto in prima fila. E invece no. Eravamo solo le vittime predesignate del solito gioco italiano troppo difficile da capire, e impossibile da raccontare. Però sarebbe interessante, anche solo provarci.
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Io nel luglio 2001 ero nel pieno di vicissitudini personali.
RispondiEliminaAvevo appena cambiato lavoro, mi sarei ritrasferito a Carpi dopo 4 anni a Bologna, mia moglie era appena rimasta incinta.
Stavo seguendo il G8M; avevo il senso di colpa di non giocare di persona una partita che avrei dovuto sentire molto mia.
La stavo trascurando per gestire i fatti miei.
Stavo sopravvalutando le potenzialità dell'evento, ma speravo che sì, finalmente i nodi venissero al pettine: che grazie a quella manifestazione e ad altre iniziative i media mainstream iniziassero ad occuparsi "dei veri problemi del mondo".
RispondiEliminaForse le mie aspettative non erano poi così ingenue, se c'è stato bisogno di ribaltare - con un atto così pesante - il significato che il G8 Genova avrebbe assunto nell'immaginario collettivo.
Due sbarbatelli, uno al volante e l'altro con la pistola. Un terzo sbarbatello con in mano un estintore, sebbene non ci fossero incendi da spegnere (mi pare).
RispondiEliminaDettagli anche piccoli, ma succosi.
Zek, veramente, che noia.
RispondiEliminaSecondo te il problema è che facciamo due pesi e due misure? Nel 2007?
Sarò anche io che mi spiego male, ma perdinci. Ti sembra che Giuliani sia un dettaglio ancora da approfondire? Su Giuliani hanno scritto libri e girato film. Direi che tutto quello che si può sapere su Giuliani si sa.
Invece gli altri due ancora non hanno una verità da raccontare. Placanica è un caso un po' particolare, ma comunque significativo: ogni volta che parla cambia versione. E non credo proprio che dipenda da lui.
Il senso è questo. Se invece vogliamo aprire un bel forum su chi abbia fatto più danni a Genova, prego: anche se ormai ci sono sentenze abbastanza definitive su chi le abbia date e chi le abbia prese.
Fuori tema, ma non troppo: l'assenza "ufficiale" dei DS, quel giorno, è forse una tappa fondamentale dell'iter che conduce alla nascita del PD?
RispondiEliminaAll'indomani della sconfitta del 2001, il Manifesto aprì un forum sul "che fare". Fra le tantissime e variegate analisi e giaculatorie, ricorrente era l'esortazione:"E ora...TUTTI A GENOVA !" Il che faceva supporre che per molti la manifestazione antiG8 assumesse i contorni di una rivincita in piazza della debàcle nelle urne.
RispondiEliminaAnch'io mandai un messaggio, esattamente questo:"Andate a Genova, però sappiate che questa volta vi picchiano. E vi ripicchiano."
Riconosco che nello scriverlo c'era il dente avvelenato contro quei miei compagni che, in odio a Rutelli, avevano votato scheda bianca: volevate Berlusconi ? Ora lo avrete !
Purtroppo la mia si rivelò facile profezia. A me pareva evidente che: 1) Il governo ci avrebbe voluto dimostrare che avevamo perso DAVVERO 2)Che gli elementi fascisti della polizia si sarebbero sentiti spalleggiati 3)Che le sparate alla Casarini sull'espugnazione della zona rossa avrebbero esaltato la violenza poliziesca.
Ma siccome a Genova non c'ero, vorrei sapere da te, acuto osservatore come sei, se non hai per caso colto quello spirito revanscista che trapelava sul Manifesto.
Ah, le tue considerazioni mi sembrano giuste, anch'io mi son fatto domande simili.
Nautilus
Io quello spirito revanscista l'ho sentito in me stesso: credo che il momento in cui ho deciso veramente di andare a Genova sia stato il 14 maggio.
RispondiEliminaC'era sottaciuto una specie di gioco al massacro: adesso che siete al potere, fate vedere quanto siete fascisti. In fondo foderarsi di gommapiuma è un invito esplicito a essere massacrato di botte. Ci siamo offerti come agnellini sacrificali per mostrare che il sistema esplodeva nelle sue contraddizioni eccetera, e allo stesso tempo speravamo di prenderne molte meno.
Io poi non avevo fatto l'idiozia di non votare l'ulivo, né quella di foderarmi di gommapiuma: però l'intelligenza media di un gruppo di persone si assesta più o meno verso il quoziente intellettivo del membro meno intelligente, credo sia una legge di Murphy e la sottoscrivo.
A questo punto però insisto: noi siamo stati stupidi, e si sa (e comunque qualche buon motivo l'avevamo, e si sa anche questo), ma è davvero interessante ripeterlo? Non è molto più interessante capire cos'è successo ai poliziotti e ai loro capi? Le sedute di autocoscienza movimentista mi hanno anche stancato, ora vorrei che un po' di autocoscienza la facessero loro.
Tu scrivi "che le sparate alla Casarini sull'espugnazione della zona rossa avrebbero esaltato la violenza poliziesca". Premetto che dare addosso a Casarini è facile, anche se in quella situazione ha avuto una funzione "calmante" (ha trattenuto molti elementi da assumere atteggiamenti molto più pericolosi, anche se alla fine le mazzate le hanno prese in molti a prescindere dalle tattiche adoperate: anzi, il modo migliore per uscire indenni da Genova era vestirsi di nero e adoprarsi a fare più danni possibili: nessuno dei veri BB è stato fermato).
Ma al di là di questo: ti pare normale che un poliziotto professionista sente un proclama di Casarini e si "esalta"? Un ventenne, forse, ma uno di carriera? Ti pare che possa davvero reagire come un ultrà allo stadio? No, lì è successo qualcosa. Ed è qualcosa che mi interessa.
Le tue riflessioni, i tuoi punti di vista, sono sempre geniali e originali.
RispondiEliminaNessuno in questi anni ha fatto a qualche celerino presente in quei giorni le domande che ti/ci poni, mai, nemmeno il Manifesto o Rai3.
Forse, visto che qualcuno dopo anni di vergogna (senso di colpa?) comincia a parlare, quelle risposte comincieranno a darcele loro stessi.
Ti dico un'altra sensazione. Vabbè, semo d'accordo che il governo di cdx un segnale lo voleva mandare ed è stato forte e chiaro e prevedibile. Però..però, vedo anche tu sei perplesso, e cerchi risposte.
RispondiEliminaTi dirò, a me, vedendo per ore i filmati con questi tizi in divisa isterici, urlanti parolacce, sempre sull'orlo di menare una randellata al primo che passava di lì, m'è venuto (oltre al disgusto) un senso di sconforto. Ecco, ho pensato, QUESTE sono le nostre FORZE DELL'ORDINE.
A un certo punto parevano più disciplinati i black bloc di loro.
Macchè reparti anti-sommossa, parevano degli ultras esagitati alla caccia dei tifosi avversari,
1-0 per loro, telefonò una poliziotta.
Un ufficiale della polizia francese intervistato nei giorni successivi disse:"Un reparto in servizio d'ordine che perde la testa è perduto anche per l'ordine pubblico". Mi sembrò la fotografia di Genova.
Voglio dire: una parte l'hanno avuta il governo e la catena di comando, ma non sottovaluterei la scarsa PROFESSIONALITA' e il nessun RISPETTO per i diritti dei cittadini (che questo erano i manifestanti) che allignano endemicamente nei nostri apparati repressivi. Non per nulla a farci scappare il morto è stato il meno professionale di tutti, una recluta.
Io azzardo quindi un ipotesi, che quel "qualcosa" che è successo è un misto di: senso d'impunità, "personalizzazione" dello scontro (il contrario della professionalità), confusione organizzativa, teste riscaldate nel clima di attesa della violenza inevitabile che permeava i giorni precedenti, voglia di dare una lezione memorabile ai "comunisti", il tutto condito, ripeto, dallo scarso rispetto per il cittadino che d'altra parte è retaggio di poche polizie di paesi più civili e democratici del nostro.
A me pare che basti e avanzi.
Però aspetto volentieri altre ipotesi, che mi saranno sicuramente sfuggite.
Nautilus
Ora mi viene in mente.
RispondiEliminaNei giorni precedenti Genova sentii un anziano maresciallo dei carabinieri esprimersi così:" Io a quel Casarini lì gli farei volentieri un buco in fronte" ponendo la mano sulla fondina.
Alla domanda su cosa avesse fatto Casarini per meritare la pena di morte senza processo, rispose che lui "sentiva così", quindi ci andrei piano nel valutare innocui i proclami e gli atteggiamenti casarineschi: sui fascisti dentro, giovani o no (e c'è pieno) fanno l'effetto della benzina sul fuoco.
Nautilus
non è tanto l'età, che pure aiuta, ma le magliette etniche alla padre alex mi stanno troppo male per aver manifestato a Genova. questa cosa che scrivi qui la sentivo però, ma indistintamente. tu l'hai scritta strabene.
RispondiEliminacomplimenti.
Hai ragione, c'è qualcosa di più... di più sottile, perverso, pericoloso che una manifestazione delle possibilità delle forze dell'ordine...non è stato solo quello... siamo stati menati a casaccio? penso di no... è spavetoso... il lavoro sull'immaginario collettivo... la violenza come quotidinità che viene spettacolarizzata... penso che sia più complicato di quanto già sembri.F.
RispondiEliminascegliamo una risposta democratica. creiamo una petizione per l'affermazione della verità. togliere il segreto di stato da questa vicenda. non possiamo non sapere, a questo punto. leonardo, impegnati tu. concludiamo questa petizione entro l'anno.
RispondiEliminaio ho avuto in quei due giorni (e avevo solo 16 anni)la sensazione che si stesse verificando un cambiamento storico..a quasi sette anni da allora sono sempre più convinto...il movimento di piazza subì una devastazione talmente feroce e frustrante che fece per davvero perdere la voglia alla gente di dissentire.ORA BASTA sembrava volerci dire il mondo politico mondiale...si cambia era..infatti: eccoci immersi in un'era dove nessuno ha più bisogni perchè non siamo più in grado di sapere quello che davvero ci è dovuto, dove gli studenti non vanno più a nessuna manifestazione e dove ormai siamo immersi in un limbo di torpore come se ci avessero drogato..
RispondiEliminaLascio un'ultima polemica postilla: perchè di quei giorni abbiamo solo il ricordo delle violenza per le strade e nessuno ci ha ancora detto realmente di cosa hanno parlato gli otto grandi quella volta?...possiamo rimanere davvero in buona fede? ora che l'impatto emotivo dell'11 settembre si è stemperato riusciamo ad accorgerci che quell' attentato fu "necessario" per entrare in questa nuova epoca?
Repetita juvant.
RispondiEliminaQuesto tuo post mi mancava, o l'avevo perso, o non lo ricordavo più...
Sei uno dei più grandi, e veri, intellettuali "sotterranei" di questo nostro tempo "mazzolato ed assonnanato", e forse neppure te ne rendi conto.
Comunque, grazie.
Quello che scrivi mette in moto ingranaggi abbandonati di questa macchina imballata che riempe la mia scatola cranica, e la rende un po' meno inutile.
A presto.
Genova una dichiarazione di coglionaggine della sinistra opposizione contro tutto contro tutti indipendente da ogni cosa e SCHIAVA DEL PROPRIO LASSISMO.
RispondiEliminaTUTTO QUELLO CHE ERA NELLA FOLLA E NON DOVEVA STARCI E' STATO AMMESSO PER AVERE RAGIONE O DIMOSTRARE LA STUPIDA APERTURA SINISTROIDE A TUTTO CIO' CHE E' OPPOSTO.
Con i tristi risultati che si sono avuti.