Fa più danni un indignato
Le persone che usano più spesso e più intensamente internet sono più socievoli, hanno più amici, hanno rapporti familiari più intensi, più iniziativa professionale, meno tendenza alla depressione e all’isolamento, mostrano più autonomia, più ricchezza comunicativa e una maggiore partecipazione alla vita civile e politica rispetto agli altri. Non ve lo dico io, ma una ricerca dell’Università della Catalogna (in sette volumi), illustrata sull’ultimo Internazionale da Manuel Castells. Ecco, questo è esempio di come si parla di internet all’estero, sui giornali seri.
Sui giornali italiani invece l’idea che passa è che internet sia, sostanzialmente, un covo di maniaci che passano il tempo a stuprare i bambini su second life o a scambiarsi ecografie per fini pedo-porno (e dire che c'è un sacco di genitori che le ecografie le mette sui blog senza lucrarci neanche un po'): vedi l’ultima inchiesta a tinte fosche di Repubblica. In due pagine “degne di cronaca vera” (Wittgenstein) Paolo Berizzi si finge per noi pedofilo on line, chatta un po’ con qualche orco, ma appena le cose si fanno serie viene sopraffatto dallo schifo e lascia perdere. Sul serio, il reportage è tutto qui. Nel pezzo non c’è davvero nulla che non si sappia già: le cifre sono le solite dell’associazione Meter (Don Fortunato di Noto) e della polizia postale. I pedofili esistono, e usano internet per scambiarsi immagini pedoporno: se usano server italiani, e se scaricano su dischi rigidi nel territorio italiano, sono perseguibili ai termini di una delle leggi più aspre del continente. Quindi? A che serve questo “sollevamento della nostra indignazione a suon di aggettivi senza nulla intorno” (Mantellini)? A supporre che l’obiettivo del cronista sia creare un alone di terrore intorno a internet si pensa male – ma forse ci si azzecca.
Nella seconda parte del servizio Berizza si fa sfuggire qualcosa di più – la profonda indignazione per i siti di “pedofilia culturale”. Oddio, e cosa sarebbero? I siti, i forum e i blog in cui si difende la pedofilia come manifestazione d’amore nei confronti dei bambini eccetera eccetera. Per Berizzi questi siti sarebbero solo un paravento dietro al quale gli orchi proseguono il loro traffico immondo. Qui basterebbe usare il buon senso, e dare per scontato che a nessuno piaccia andare in galera: se è possibile che questi siti attirino i pedofili alle prime armi, è molto difficile che dei trafficanti inveterati siano così poco astuti da farsi pizzicare proprio lì, nel primo posto dove la polizia li andrà a cercare. Però Berizzi ci insiste molto, sull’ipocrisia dei pedofili culturali. Ha l’aria di pensare che quei siti andrebbero chiusi d’ufficio, anche se non commettono alcun reato. È la nota logica dei benpensanti: se chiudiamo il bar losco, la gente smetterà di spacciare lì intorno.
Il pensiero vola alla campagna anti-giorno-del-pedofilo-orgoglione, un episodio da cui Berizza non ha evidentemente imparato. Riassumo? C’è un sito internet, un piccolo sito di tre pagine striminzite senza quasi link all’esterno, che propone di festeggiare un certo giorno come “giorno dell’orgoglio pedofilo”. È da anni che la cosa va avanti, nell’indifferenza generale. Quest’anno però l’indignazione ha avuto un soprassalto, non si capisce perché. È stata fatta una campagna di firme via internet. C’è stata anche una marcia su Roma di associazioni anti-pedofilia. Risultato: il ministro delle comunicazioni ha reso il sito internet inaccessibile per i navigatori italiani. Perlomeno ci ha provato, con risultati scarsissimi. Le associazioni anti-pedofilia hanno cantato vittoria, malgrado il sito fosse ancora on line e visitabile. Non solo, ma grazie a tutto questo battage pubblicitario in quei giorni ha fatto un prevedibile record di accessi. Ecco il risultato dell’ultima di queste periodiche onde di indignazione. Fin qui la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un'orda di indignati un po' pasticcioni, ma mossi dalle migliori intenzioni. La storia però è un po' più complicata di così.
Il contenuto di quel sito era noto da anni. Ogni tanto un giornalista italiano lo metteva in un pezzo di colore, e la cosa finiva lì. Quello che è successo quest’anno è un po’ diverso, e vede protagonisti i blog. L’indirizzo del sito appare una prima volta in un commento al blog di Massimiliano Frassi, fondatore della onlus Prometeo che combatte la pedofilia con metodi un po’ particolari, scrivendo libri allarmisti e discutibili e raccontando qualche panzana (anche ai radicali, a quanto pare). È lo stesso blog che pubblica liberamente foto di bambini sanguinanti o pieni di lividi, senza che nessuno ci trovi nulla di morboso (lui lo fa per creare indignazione, quindi è ok).
Frassi a dire il vero non è molto contento che quel link appaia sul suo sito, così scrive questa severa reprimenda: “Oggi che il blog è diventato il più letto in Italia cercate di non generare inutili problemi da chi non sa più dovre attaccarsi.....”. Nel frattempo però il meme è stato seminato.
In quegli stessi giorni, Frassi ha qualche ragione per essere di pessimo umore, per via di due inchieste in cui la sua associazione è coinvolta: Brescia e Rignano Flaminio. In entrambi i casi i genitori dei bambini si sono avvalsi della sua consulenza. I racconti fatti dai bambini sono molto simili. A Brescia, però, come a Rignano, gli inquirenti hanno un bel problema: non riescono a trovare prove. Per gli indagati di Brescia proprio in quei giorni è arrivata la sentenza: tutti innocenti (tranne uno). E allora? Il blog tira avanti, con notizie di cronaca nera e foto di bimbi abusati da tutto il mondo. Nei giorni successivi Frassi si fa patrocinatore di una vera e propria campagna-anti-giorno-dell’orgoglio-pedofilo, che arriva ai quotidiani più importanti e viene poi lanciata sulla carta stampata dai quotidiani Epolis.
E il ventitré giugno marcia su Roma, con la Prometeo e le altre associazioni dei genitori: ricevuto da Bertinotti, dal sottosegretario all’economia Paolo Cento e dai presidenti di regione e provincia, Marrazzo e Gasbarra. L’idea è quella di fronteggiare i pedofili nel loro giorno dell’orgoglio. La richiesta formale è quella di formare una super-procura anti-pedofilia. E poi ce n’è un’altra, di cui sui giornali si parla meno: l’assistenza legale. Secondo il giustiziere, quel giorno Marrazzo e Gasbarra si sarebbero fatti sfuggire una promessa importante: finanziare le spese processuali dell’Agerif, l’associazione dei genitori di Rignano Flaminio. Ogni promessa è un debito, e questa lo è un po’ di più, visto che l’Agerif, a corto di prove, aveva appena assunto l’Avvocato Taormina. Uno che a occhio non costa poco.
C’è da dire che l’irruzione di Taormina in questo caso non ha portato gli sviluppi attesi. Ai primi avvistamenti da Vespa e Mentana c’eravamo aspettati il carrozzone mediatico in stile Cogne. Poi però è scomparso. Se ha deciso per una strategia diversa, tanto meglio (anche perché il metodo Cogne non è stata così produttivo, dopotutto).
Rimane l’interrogativo: Taormina chi lo paga? Non è per caso una voce del bilancio dei contribuenti della regione Lazio, vero? Ed è possibile che queste ondate di indignazione vengano orchestrate da persone che tentano di specularci su? Sì, è possibile. E sarebbe uno scandalo: non mostruoso come quello della pedofilia, ma comunque uno scandalo.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi.
Noi no. Donate all'UNRWA.
Pages - Menu
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
domandarsi "where's the money", normalmente, avvicina alla verità. una volta che una associazione venga fondata (non importa quanto nobile e sacroosanto ne sia lo scopo) è solo una questione di tempo prima che il business (gli stipendi, i rimbosi spese, la visibilità mediatica eccetera) abbia il sopravvento sugli scopi iniziali. conosco personalmente e dall'interno più di un caso.
RispondiEliminalivefast
Caro Simone, trovo la generalizzazione "una volta che una associazione venga fondata è solo una questione di tempo prima che il business prenda il sopravvento" un po' offensiva.
RispondiEliminaLa maggior parte delle associazioni, soprattutto nel terzo settore ed in particolare nel volontariato, vivono dell'impegno (e dei contributi) dei soci e volontari. Non solo per la galassia di piccoli gruppi locali, ma anche per associazioni a livello nazionale o internazionale, con decine di migliaia di soci, che al massimo hanno qualche collaboratore.
Conosco personalmente, spesso dall'interno e sempre da vicino, molte decine di casi. E, oso, mi sembra la parte migliore di questo paese. (non che ci voglia molto)
Intano, generalizzo anch'io e propendo più di prima ad una personalissima sentenza senza processo sul caso di Rignano, dato il pesante indizio della scelta di Taormina da parte di quell'associazione di genitori.
Gru'
Siccome qualche esperienza nel settore ce l'ho anch'io, vorrei far presente che quando se ne parla si soffre di una certa schizofrenia.
RispondiEliminaDa una parte esistono i soldi, e dove ci sono i soldi ci sono quasi sempre persone con capacità imprenditoriali; dall'altra si preferirebbe non parlarne perché comunque sono associazioni che campano di volontariato, di beneficienza, di 5 per mille, eccetera. Insomma, il terzo settore è un mondo borderline, dove certe cose che nel settore imprenditoriale hanno tutti i crismi della legalità diventano moralmente discutibili (anche se poi non si preferisce discuterne).
Direi che un caso come questo dimostra che in Italia è abbastanza facile inventarsi una competenza (su argomenti peraltro estremamente delicati), fondare una onlus e ottenere il 5 per mille. Io poi, come Gru', conosco un sacco di gentiluomini che lavorano nelle onlus, però mi pare che il sistema abbia una falla.
Insomma l'indignazione è buona o cattiva ? Di destra o di sinistra ?
RispondiEliminaPersonalmente diffido moltissimo dell'indignazione, impedisce di pensare freddamente e vedere i fatti come sono.
E poi sembra che molti provino un piacere vagamente osceno a coltivarla, per sentirsi dalla parte del giusto e superiori ai colpevoli o presunti tali.
D'altra parte, come esprimere il sentimento che si prova di fronte alla permanenza in Parlamento di persone condannate in via definitiva ? Di fronte alla jattanza d'un Previti che ancora resiste a levarsi dai coglioni accampando la persecuzione politica ?
E chi a sinistra (ma doveva farlo ogni persona civile) non si è indignato quando si sono emanate le leggi ad personam per Berlusconi ?
E non denuncia una concezione ridotta della democrazia in Italia nel fatto che pochi si siano indignati per l'enorme conflitto d'interessi del Cavaliere ?
Insomma, a volte indignarsi viene spontaneo, magari meglio subito dopo analizzare bene se era veramente il caso, per me meno ci si fa ricorso e meglio è.
Il sistema ha probabilmente più di una falla. Qualcuna propria, qualcuna -come la facilità di inventarsi una competenza- riflesso del contesto.
RispondiEliminaSchiziofrenia? Forse - ma c'è anche il fatto che si parla di tutto e di niente, affrontando in generale mondi così vasti ed eterogenei.
Il punto è che nella maggior parte dei casi i soldi non ci sono, e talvolta ce li mettono i volontari, OLTRE al loro impegno.
L'affermazione iniziale di Simone, che prima o poi tutto diventa "businness", per questo è ingiusta oltre che inesatta.
Per inciso, nella stragrande maggioranza dei casi il 5 per mille sono pochi soldi, che arrivano, forse, dopo diversi anni, e da cui è facile essere esclusi per cavilli burocratici (cui sono più immuni le organizzazioni più grosse e strutturate), più che per questioni di merito.
Un punto enorme sarebbe appunto valutare se sia giusto ed opportuno far valutazioni di merito, ed a chi spetterebbero.
La norma e le condizioni per fare un'associazione di volontariato, di promozione sociale, altra onlus, o una cooperativa sociale sono chiare e non così facilmente abusabili.
Ad es. se un'associazione è iscritta all'albo regionale del volontariato, è certo che fa attività non lucrative, non riservate ai soci ma alla
collettività.
Poi è vero che siamo il paese di Wanna Marchi - e, per riflesso, di tanti che non si avvicinano ad un banchetto per paura che siano quelli che ti chiedono "una firma (ed un contributo) contro l'aids".
Certo che nel mare magnum delle attività non lucrative c'è di tutto, ed ogni caso è un mondo a parte.
Oggi, in sostanza, il giudice è il cittadino. Come scoraggiare gli abusi di chi si inventa crociate, alimenta e sfrutta indignazioni e paure collettive?
Oltre ad un 'informazione equa (arduo) e leggersi Leonardo (e magari Biani, va') tutti i giorni (un po' più facile), non ho molte ricette. Lavorarci sarebbe utile, magari ridimensioniamo anche la lega.
Sempre generalizzando, non so se mi fa più paura l'indignazione facile o la scarsa capacità di indignarsi. Fatto salvo che evitare di spostare risorse e scrivere leggi solo sulla base di emozioni è uno dei presupposti del progresso umano ^_^
Gru'
nel volontariato i vertici delle Onlus che hanno indubbie capacità manageriali(e pochi scrupoli sulla manfrina),affidano il loro talento alla causa dei volontari che,un po perchè ci credono,un po perchè spesso è un modo per socializzare in una società che ormai ha quasi eliminato la piazza,fanno la loro parte senza tirarsi indietro.La vicenda di Rignano è talmente insabbiata da essere sospetta.Partendo dall'unico dato conclamato,la presenza di benzodiazeprine,viene da chiedersi se la verità non sia paradossalmente meno grave di come si pensava e ugualmente preoccupante(ho sempre ritenuto strano il fatto che,per sentito dire,una maestra riuscisse a domare da sola quindici piccole pesti,riuscendo perfino a imporre pisolini estemporanei).Che le benzodiazeprine facciano parte della dieta ombra degli asili nido?
RispondiEliminaPer ischerzo, faccio l'avvocato dell'avvocato del diavolo ^_^
RispondiEliminaL'avvocato costa.
Ma se, mosso da un sussulto di coscienza in seguito alle capacità comunicative del Frassi, in questo caso fosse Taormina a fare volontariato?
(ah ah ah)
Gru'
A proposito di indignazione, oggi se ne e' sparsa a piene mani sul goffo scoop del Circo Mimun.
RispondiEliminaTutti a sentenziare che i bimbi erano riconoscibili dato il contesto, come se a Rignano in realta' non li conoscano tutti. Un fuoco di fila per chiedere le dimissioni del direttore del TG5 per questa violazione palese , ma nemmeno un cane ad interrogarsi perche' mai il Gossip, che riempie pagine e pagine di giornali e video di telegiornali, venga gabolato costantemente per fatto e poi elevato a notizia. C'e' sempre qualcosa di autoreferenziale in queste trovate: non e' importante perche' se ne parlio di cosa si parli, ma che comunque se ne parli.
Siamo talmente abituati a questi scoop documentati dal buco della serratura, a questi panini informativi, a queste veline elevate a sistema che nemmeno ci passa per il cervello di indignarci per la cosa giusta: la pessima qualita' con cui sono eccitati i nostri neuroni e la scarsa qualita' di chi ce li propina.
L'inclemente Mimun ovviamente non mi e' mai piaciuto, tanto vale dirlo. Ma non e' il solo a rimpinzare l'informazione di Gossip. Oltretutto, tutta questa faccenda di Rignano ha sempre piu' i contorni di un gigantesco pettegolezzo per erigere pubbliche gogne.
Leonardo, visto che ti piace giocare con i soldi perché non provi a chiederti quanto costa L'Avv. Coppi? Pensi forse che pratichi tariffe più a buon mercato di Taormina?
RispondiEliminaStrano che si noti solo la comparsa di Taormina e non quella dello Studio Legale Coppi.
Sempre in tema di soldi, prova a fare quattro conti e verificare quanto hanno speso gli indagati di Brescia in consulenze legali e consulenze tecniche. Credi che l'avvocato Frigo di Brescia (quello che difende anche alcuni dei 'furbetti del quartierino') lavori per beneficenza? O che la super esperta Joyce Adams sia arrivata in Italia, per esprimere il suo parere inoppugnabile - solo osservando attentamente 7 fotografie - e convocata dalla difesa, gratis?
Sarebbe interessante se la Magistratura provasse a capire come sia stato possibile, per alcune maestre con stipendi da fame - paragonabili al tuo suppongo e visto quello che racconti - sostenere spese legali per quasi un milione di Euro. Così si vocifera.
Seguendo i soldi si trova sempre lo sporco; ne sono convinto, ma pare che nessuno li voglia seguire, almeno se la direzione non è quella che piace.
Blackjack