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martedì 10 luglio 2007

Vizi italiani (1): gente volgare

Scriverò meno parolacce
Scriverò meno parolacce
Scriverò meno parolacce

Davvero, non è per fare l’antisnob – che comunque sarebbe snob: io ricordo di essere stato felice, seriamente felice, appena Grosso segnò l’anno scorso. Parte della mia felicità derivava senza dubbio dal trovarmi in un’aula piena per metà di francesi, che per due ore ci avevano urlato nelle orecchie zizù, zizù (e una manciata di questi francesi ci toccò poi consolarla per lunghe ore, sempre per via del loro odiosoamato zizù, zizù). Ma non escludo per qualche minuto di essermi sentito davvero fiero di essere italiano, fiero di una nazionale senza molta classe ma con tanto carattere, e sudore, e scarponi, tutte caratteristiche che in fondo mi ritrovo.
Ricordo anche molto bene quando è finita: appena il pupone è salito sul palco della premiazione col tricolore a mo’ di foulard, come un tredicenne in gita scolastica. Insomma, è il momento più alto della tua carriera sportiva, è un momento di gioia per tutta la nazione, e tu fai il pagliaccio. Per conto mio la festa era terminata, e rovinata.

Se almeno Totti avesse avuto l’esclusiva della cafonaggine. Ma Gattuso, l’eroico Gattuso, invece di posare immediatamente per una statua di marmo da riprodurre e distribuire in tutte le piazze italiane, cominciava a bere e a dire sciocchezze ai giornalisti, estasiati. “Abbiamo avuto due coglioni grossi come una casa, nel senso che abbiamo lottato su tutti i palloni”. In mondovisione. In seguito avrebbe alluso a pratiche anali. Un bell’esempio per tutti i minorenni maschi d’Italia, ma del resto che cosa ti aspetti? Gattuso era allenato per l’occasione da un CT che a telecamere accese dava degli stronzi ai giornalisti.

Si fanno tanti confronti tra il 2006 e il 1982, il più delle volte giocando sui dati soggettivi: certo, nel 1982 mi divertivo anche solo a giocare a biglie sulla spiaggia, non c’è dubbio che stessi meglio, perciò viva Bearzot. Alcuni dati oggettivi però ci sono: quell’Italia segnava di più e non diceva le parolacce. Perlomeno non le diceva davanti ai microfoni, che per me fanno tutta la differenza.
Da emiliano, ho sviluppato una certa tolleranza per la bestemmia sul luogo di lavoro: ma quando parli ai microfoni, tu parli ai tuoi bambini. Non credo che Bruno Conti o Ciccio Graziani avessero uno spessore culturale superiore a quello di Totti o Gattuso, ma so che loro non avrebbero mai detto “abbiamo avuto due coglioni grossi come una casa”. Nel 1982 le parolacce avevano il loro posto, e il loro senso. Oggi no. Oggi sono abbellimenti retorici, per gente che si trova un microfono davanti e deve usare l’unica retorica che sa. “Non è per fare una leccata”, diceva Gattuso prima di fare un complimento a Del Piero. Coglioni, stronzi, leccate, vaffanculo: tutte parole vecchie, arcinote ben prima del 1982; la novità è che hanno tracimato. Si sentono in tv, in radio, sono il principale espediente usato dai registi italiani per far ridere il pubblico. Quel che è successo alla lingua italiana è che sono saltati i registri: quello basso e volgare ha contaminato tutti gli altri.

Gli inglesi non ne hanno un’idea. Gli inglesi sono convinti che Berlusconi abbia dato alla Thatcher della “gnocca” (l’Independent suggerisce di pronunciare “nyocca”), e questo basta per un articoletto di colore. In realtà Berlusconi ha detto persino di peggio: “Se fosse stata una bella 'gnocca' me la ricorderei ancora...” Invece, siccome la lady di ferro ha semplicemente piegato i laburisti, i sindacati e l’Argentina, Berlusconi fa un po’ fatica a ricordarsela. E uno se la dovrebbe prendere con Gattuso? Gattuso dice la parolaccia perché è l’unica cosa un po’ spiritosa che gli viene in mente, in fondo lui lavora coi piedi. Berlusconi invece lavora con la lingua, è un laureato, ha un intero impero editoriale che può scrivergli i discorsi, e puntualmente se ne esce con queste cose: la Thatcher non è una bella gnocca, Prodi dice stronzate, gli elettori non sono così coglioni da votare contro i loro interessi, eccetera. Senza dubbio Berlusconi ha qualche responsabilità nella degenerazione del lessico italiano, un fenomeno recente quanto lui. Ma non è senz’altro stato il primo. I due pionieri sono stati Bossi e Cossiga, anticipati forse da Pannella.

A questo punto – siccome qui non ci si accontenta del facile moralismo sulle parole volgari – bisogna spiegare cosa c’è, di così scandaloso, in questa tracimazione delle parolacce. Cosa ci perdiamo? Beh, per prima cosa ci perdiamo le parolacce. Sono preziose. Hanno un’energia rara, che deriva da un elemento (l’osceno) difficile da maneggiare. Ma come le monete, le parole soffrono l’inflazione. Ci fu un tempo in cui dare dello stronzo a qualcuno era quasi una maledizione biblica: come se l’obiettivo dell’insulto dovesse trasformarsi d'incanto in una colonnina di escremento solido. Ma se comincio a dare dello stronzo a chicchessia, il mondo non si popola di siffatte colonnine, al contrario: è la parola “stronzo” a sapere sempre meno di fece e sempre più di uomo. Alla fine oggi stronzo è quasi un complimento, nessuno pensa più che in principio trattavasi di materia fecale. Abbiamo guadagnato un sinonimo (abbastanza inutile) per “simpatica canaglia”, e abbiamo perso una parolaccia straordinariamente forte. Ecco un motivo per non dire più le parolacce: per salvarle dalla morte più grigia, la banalizzazione. Occorrerebbe invece lavorare in senso inverso: ridurre l'uso delle parole forti, salvarle per i momenti speciali. “Rogna”, in sé, non è nemmeno così volgare: ma quando Dante la piazza nel bel mezzo del Paradiso, sembra veramente che vengano giù i Santi.

Infine: la parolaccia è un limite del linguaggio. Se anche il lessico politico raggiunge quel limite, esaurisce tutte le sue possibilità (non a caso vi ricorrono spesso uomini politici anziani, che nulla più hanno da perdere). Di cosa parleremo negli spogliatoi e nelle caserme, quando gli onorevoli si saranno presi tutte le nostre parole sconce? Perciò abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente che la smetta di blandire il popolo con le battute da osteria, e se questa classe dirigente non c’è, ci arrangeremo con Veltroni, che questa cosa l’ha capita da tempo, almeno. L’ha capita meglio dei blogger, me compreso, che alla facile parolaccia indulgono.

E tuttavia, se da (cattivo) politico volentieri lancerei una campagna paternalista anti-parolaccia, da (cattivo) linguista sarei scettico sui risultati. Non è così che vanno le cose. Quando le parole tracimano, tracimano, non c’è niente da fare. Forse puoi convincere Gattuso a non dire più “coglioni” in conferenza stampa (e in effetti è incredibile che nessuno glielo abbia spiegato), ma non i bambini che ormai Gattuso lo hanno sentito. Direi che tutte le parolacce della mia generazione ormai sono state assorbite dal lessico tv. Come a dire che hanno smesso di essere parolacce, e che difficilmente i posteri le riconosceranno tali. I nostri sbadati lettori futuri troveranno estremamente formali le nostre dispute a base di “stronzo” e “vaffanculo”, esattamente come noi irridiamo gli antenati coi loro “perdindirina” e “Gesù Giuseppe e Maria”.
Non avete un’idea di quante parole d’uso comune o persino scientifico siano state, in un’altra epoca, parole sconce. La vagina era il fodero della spada, il glande era la ghianda: eufemismi piccanti da non pronunciare davanti a una signora. In fondo la volgarità è una porta del linguaggio, da cui entra il materiale grezzo che nel corso dei secoli l’erosione dell’uso trasforma in parola comune. Mettersi davanti alla porta è un gesto abbastanza stupido. E allora?
E allora vaffanculo. Forse vale la pena di sdoganarle tutte, ripeterle fino alla noia, finché non perdano quell’infinitesimale residuo di simpatica volgarità che trattengono ancora. Quando saranno parole come le altre, Berlusconi non avrà nemmeno più interesse a pronunciarle.
E nel frattempo ci sarà sempre, in uno spogliatoio o in un campeggio, qualche oscuro geniale ragazzino pronto a inventare sconcezze nuove. Perché ce n’è bisogno. Basta che non tracimino subito: la lingua ha i suoi tempi.

20 commenti:

  1. "pinco pallino", da quanto ho sentito, deriverebbe da "pene e palle", giusto per aggiungere un po' di etimologia.

    Però quello che mi sconcerta è mettere Cossiga tra gli sdoganatori della parolaccia. A me sembra che sia sempre stato più attento nei suoi discorsi, nel senso che menava fendenti a destra e sinistra ma sempre con un lessico assolutamente irreprensibile.

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  2. non posso che consigliarvi il film "idiocracy" che riprende il tema dl post, cioé (fra le altre cose) mostra un futuro dove tutto ció che noi percepiamo come parolaccia é stato sdoganato.
    gio

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  3. Pensavo qualcosa di simile a proposito del "ma però". La mia maestra con i suoi sguardi mi ha inibito a vita l'uso del "ma però". Poi l'hanno sdoganato, e mia sorella, undici anni meno di me, può pronunciare il "ma però" senza temere l'arrivo di bacchettate. Hai ragione, vaffanculo sia. La lingua è una cosa viva.

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  4. a me è succcessa la stessa cosa con il "c'ho": non c'era verso di farlo se non proprio digerire, almeno tollerare dalla mia vecchia maestra delle elementari. Ho combattuto per anni contro l'imprinting familiare per impedirmi l'uso deturbato del possessivo.
    Ci ha pensato poi Massimo Boldi a sdoganare il tutto (tatatata! c'ho la libidine c'ho!), anche se la mia vecchia maestra si ostina a non approvare.

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  5. La lingua è una cosa viva, ma come ogni cosa viva ha ben bisogno di essere coltivata (nurtured, dicono gli anglofili).
    Ogni parola ha un suo singificato e per questo bisogna battersi.
    "Chi parla male pensa male", diceva quello...
    Grande post.

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  6. gli inglesi - in realtà - le hanno sdoganate peggio di noi. tutte le declinazioni di fuck- sono perfettamente accettabili su BBC1 durante il prime time. salvo una: cunt. se dici "cunt" sulla tv inglese non andrai mai più in tv, se dici "cunt" a qualcuno nella vita reale potresti non camminare più per un periodo prolungato o per sempre.

    and now shut the fuck up, asshole :-)

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  7. il "simone" di primaa sarebbe poi livefast (maledetto blogspot)

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  8. Per me la manifestazione più volgare dell'italica gente (anche perchè se non sbaglio ne abbiamo il copyright) è il non saper rispettare il minuto di silenzio.
    Cazzo ! Ma a nessuno balena per la mente COME MAI si chiama così ? Macchè, giù applausi a scroscio. Ma ci sono o ci fanno ? Cioè: credono in buona fede di onorare meglio così il morto di turno o proprio non ce la fanno a starsi zitti un momento e prefericono buttarla in caciara ?
    Per me buona la seconda, che palle il silenzio, ma che volete da noi italioti, il sangue ?


    Simone, CUNT che vor dì ? Si può dire a quelli che applaudono invece di tacere ?

    Nautilus

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  9. Ummh... sto cercando d'immaginarmi qualche sconcezza del futuro ma non mi viene in mente niente; cioè, le cose e le attività sconce quelle sono, che altro si può tirar fuori?? Qua veramente ci vorrebbe un fior di genio!

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  10. Tuttavia il bacio (come quello di tutti fu bello).

    Non possiamo volerli perfetti perchè non lo possono essere. Ma i calciatori fanno alla fine più pena che altro, sono i nuovi gladiatori, senza nemmeno la speranza di liberarsi.

    E allora quando vincono (anche per noi), infortunati, stanchi, sconvolti. Perdoniamoli per una notte.

    Che non dimentica nessuno.

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  11. Riprendendo quello che diceva simone (o Simone) gli inglesi hanno un'approccio più sostenuto con la parolaccia rispetto agli americani. Nonostante i secondi si ostinino a bippare (nel senso di mettere un beep sulle parole) e i primi invece hanno addirittura show dedicati (vedi the f word), nella vita reale sembra stranamente che gli angli ci vadano più leggeri.
    Bitch (puttana) negli Stati Uniti è popolarissimo: tutti sono le "bitch" di qualcun'altro e tutti stanno "bitchin' around". In Inghilterra invece no.

    Nel discorso politico comunque siamo sempre i primi (o gli ultimi).

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  12. Nessuno li vuole perfetti, ma un po' migliori, acciderbola.

    E' così difficile capire che le goliardate si fanno nello spogliatoio, e le parolacce non si dicono in diretta?

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  13. Nautilus: cunt che ti puss?
    (sì, è di livello infimo, lo so)

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  14. ze ecsplanescion: "cunt" è la maniera più volgare esistente per riferirsi all'organo sessuale femminile. non sono mica d'accordo però sul fatto che gli americi sarebbero più sboccati degli anglii, almeno televisivamente parlando. è vero infatti che south park lo producono i primi, ma in prima serata lo trasmettono i secondi. uscendo dal catodico, poi, ho una qualche esperienza di business meetings sia con i mericani che con gli albioni e sono decisamente questi ultimi i più inclini a f-wordare i sostantitivi. si potrebbe anzi affermare che la raggiunta piena conoscenza del queen's english da parte di uno straniero sia misurabile in base al corretto utilizzo della f-word in tutte le sue molteplici e caleidoscopiche potenzialità.

    livefast

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  15. Ci sono almeno due fattori che non hai preso in considerazione: che da un lato siamo diventati meno "borghesi" e dall'altro abbiamo perso il contatto emotivo con le molte sgradevolezze della vita.
    E' un discorso lunghino, l'ho sviluppato in questo pallosissimo post. :-)

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  16. Nonostante tutto nei film inglesi (i piu' violenti, i piu' realistici, quelli vietati ai minori, ecc...) la parola "cunt" viene contestualizzata il giusto e usata. Quand'e' che lo faremo anche noi con le bestemmie?

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