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mercoledì 18 luglio 2007

Vizi italiani (3): siam vecchi (ma mica fessi)

Giù le mani dai vecchi!
(Sono una risorsa nazionale...)

Tra un signoramia e l’altro bisognerebbe anche cercare di essere ragionevoli. L’Italia è la nazione più vecchia del mondo, quindi è abbastanza scontato che abbia una delle classi dirigenti più vecchie del mondo. Può non piacere, ma ha un senso. Quindi: ha un senso passare mesi e mesi a scontrarsi a videocamere accese sull’età pensionabile? Sì, un senso ce l'ha eccome: perché per quanto l’argomento possa sembrare poco sexy, è questo che intriga la maggior parte degli italiani: non la guerra in Iraq, non la pena di morte del mondo, non la droga in periferia: la panchina ai giardinetti. Può dare fastidio, ma ha una sua logica strutturale (e se poi, dopo esservi lamentati, andate a vedere i Genesis al Circo Massimo, in fondo siete vecchi dentro anche voi).

Quindi va bene, avanti col dibattito: potrà sembrarvi logorante, ma in fondo è democrazia. Quello che invece non capisco è il concetto di conflitto generazionale; ovvero, lo capisco benissimo, ma non mi convince molto. Gli alfieri dell’innalzamento dell’età pensionabile (Bonino in testa) insistono sul concetto: se continuiamo a sborsare per baby-pensionati di 58 anni, non avremo soldi per le giovani generazioni che ne han tanto bisogno. Ora, magari Bonino & company potrebbero aver ragione. Ma non sono convincenti, e le loro istantanee non ci restituiscono l’immagine del mondo in cui viviamo. Se guardo fuori dalla finestra non vedo nessuna trincea di pensionati, assediata da giovani squattrinati e famelici. Quello che vedo è un sacco di ventenni scapestrati che fanno ancora molto affidamento sulla pensione di mamma e il lavoretto in nero di papà. Insomma il conflitto generazionale, come lo vedono i politici, ha tutta l’aria di una fantasia nata alla buvette di Montecitorio.

Provate a mettervi in un 25enne di oggi (per alcuni di voi non sarà difficile). Da una parte vedete una generazione di pensionati e pensionabili che ha votato il centro-sinistra, ha vinto le elezioni (seppure di striscio), e adesso – giustamente – difende lobbisticamente i suoi interessi. Che non sono i vostri, è chiaro. Dall’altra parte invece chi c’è? Ci sono i giovani? No: ci sono politici che sostengono di voler innalzare l’età pensionabile per risparmiare soldi da… dare ai giovani? In che forma? Sul serio? Ci crediamo?

In pratica, caro 25enne: da una parte hai tuo nonno, dall’altro Emma Bonino o Padoa Schioppa. Di chi ti fidi? A chi lasceresti il malloppo? Io non avrei un dubbio, neanche un po’. Diamoli al nonno, è più probabile che alla fine ti arrivi qualcosa. Conflitto generazionale? Davvero i giovani sarebbero così stupidi da mettersi contro i vecchi, che in Italia sono la maggioranza? No, non ha senso. I giovani, istintivamente furbi, hanno probabilmente capito che in Italia i vecchi vanno utilizzati come una risorsa. Perché sarà vero che non abbiamo petrolio né diamanti, e anche a metano non siamo messi benissimo, ma vecchi pensionati ne produciamo a profusione. E allora sfruttiamoli, no? Del resto, come fa notare Suzukimaruti, funzionano da dio. Sono spesso più produttivi di noialtri. Altro che panchina: continueranno a lavorare per altri 10 anni, salvo che lo faranno in nero. Spendendo poco, perché sono risparmiatori di natura… E secondo voi chi erediterà tutto quanto?

Se io fossi un 25enne, probabilmente farei molto più affidamento sull’eredità del nonno pensionato che sul destino del mio TFR. La mia prospettiva a lungo termine non esclude lo squagliamento delle calotte polari e l’emigrazione nella fertile Terra di Baffin; secondo voi posso avere fede nella sopravvivenza dell’INPS di qui a 40 anni? Inoltre, se avessi 25 anni probabilmente sarei un precario, in attesa che un vecchio vada in pensione per prendere il suo posto. Secondo voi accenderò ceri a Maroni o alla Bonino, che gli innalzano l’età pensionabile? Ma neanche un po’. Io voglio che vada in pensione, anche perché probabilmente è mio nonno, o mia madre, e una volta in pensione potrò lasciarle il bambino il pomeriggio, risparmiando un fracco di soldi su asilo e baby-sitting.

Adesso coraggio, onorevole Bonino, mi dica che i soldi ricavati dallo scalone aveva intenzione di devolvermeli sotto forma di assegni per l’asilo e per il baby-sitting. Su, andiamo, me lo dica, coraggio. Non voleva darli a Montezemolo e ai suoi poveri piccoli imprenditori, vero? Non voleva darli a Pannella per la sua nuova campagna mondiale sui diritti civili, no, no. Voleva darli a me. E io volendo potrei crederle, in fondo ha una faccia abbastanza rassicurante. Invece mi fido più di mio nonno.

Se ne avessi ancora uno. Ma sono morti tutti e due abbastanza presto.
Facevano mestieri usuranti.

23 commenti:

  1. un'articolata replica (o lettura adeguata ai tempi morti):
    http://it.geocities.com/giorgio_nova/barbieri.doc

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  2. be', no è che il post fosse breve...

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  3. Illuminante!
    Non avevo mai osservato il problema da questo punto di vista.
    Sono d'accordo anche sui Genesis... :-)

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  4. Il problema non sussiste.
    La struttura lavorativa è cambiata e nessuno di chi programma politiche del lavoro e politiche sociali sembra essersene accorto. Ancora a pensare che tutta Italia ruoti intorno a una famiglia nucleare, con capofamiglia dipendente fulltime e a tempo indeterminato, moglie del capofamiglia inpiegata part-time e a tempo indeterminato...
    L'unica soluzione realistica sarebbe secondo me abbandonare il welfare familista e introdurre il concetto di cittadinanza sociale INDIVIDUALE, cioè io ho dei diritti perché sono IO, non perché sono figlia di, moglie di, madre di. Tutto ora si basa sul presupposto che ci si arrangi con quel che c'è in casa: i grandi anziani accuditi dalle figlie adulte se non anziane, i bambini accuditi dai nonni, i figli mantenuti dai genitori... Finché non si cambiano le premesse, è inutile fare politiche ad hoc.
    (scusa la logorrea)

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  5. leonardo, hai ragione.
    nell'acquisto dell'abitazione, per esempio, e i dati disponbili ci dicono che la proporzione delle giovani coppie con appartamento in affitto si è abbassata nel tempo, il ruolo dei trasferimenti intergenerazionali è fondamentale. morale: il vecchio (o la vecchia) deve aspettare ad andare in pensione? il figlio (o la figlia) deve aspettare a comprar casa. e avanti così.
    insomma, il conflitto intergenerazionale è in buona parte un mito ('na cosa tipo i dobermann di qualche estate fa).

    e a ricordarlo si è in buona compagnia:
    S. Arber, C. Attias-Donfur (eds), 2000. The Myth of Generational Conflict - The Family and State in Ageing Societies, London/New York, Routledge.

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  6. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo:
    "secondo voi posso avere fede nella sopravvivenza dell’INPS di qui a 40 anni?"
    E degli altri fondi pensione?

    Già otto-nove anni fa, quando due terzi dello stipendio me li mangiava la macchina per fare Bologna-Modena, un quasi-pensionato mi chiedeva perché non investissi in un fondo pensione... non avevo neanche da mangiare, quasi!

    E ancora oggi continuo a scontrarmi con 60enni sul fatto che il mondo sta cambiando, e la mia mezza età non potrà essere come la loro.

    Ma non è un conflitto generazionale: anche molti giovani non l'hanno capito.
    Ad esempio quelli che - da precari - aspettano ovviamente a sposarsi e poi però sputtanano decine di milioni negli accessori del matrimonio.

    Tanti si spaventano per l'(apparente) emergenza pedofilia, e non pensano che stiamo finendo il petrolio...

    Io, privilegiato dipendente, sono ben contento di pagare i contributi.
    Ma non perché speri nella pensione: piuttosto perché il sistema non crolli subito.

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  7. Stavo tra l'altro meditando di scrivere un post (ma poi l'ho scartato perché non era congruo con i miei temi) sul problema della differenza tra i sessi nell'età pensionabile.

    Da un lato è evidente che biologicamente le donne dovrebbero andare in pensione alla stessa età (se non addirittura più avanti) degli uomini.

    Ma questo in un mondo ideale, in cui sia sul lavoro che A CASA i maschi facessero appieno la loro parte.

    In realtà sulla schiena delle donne, e in particolare sulle 50-60enni, sta in bilico molta parte della nostra società.

    Ma di questo si rendono conto i politici e gli intellettuali?
    Io credo che la maggior parte di loro abbiano mogli che non sono in situazioni molto diverse da quella di Trudie.

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  8. i politici fanno il loro interesse a non affidarsi ai giovani, in quanto questi ultimi non rappresentano nemmeno una degna base elettorale, in quanto vanno poco a votare mentre è risaputo che i vecchi sono tra quelli che leggono di più i quotidiani e votano di più, facendo girare tutto il carro, pur essendo l'ultima ruota.

    è un circolo vizioso...i politici si rivolgono ai vecchi, i giovani scappano all'estero, o si rifugiano in un'indifferenza rancorosa. quindi ci sono meno giovani, e ancora meno senso di rivolgersi ai pochi rimasti...e così via...
    Lara

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  9. Ma quando uno non si può fidare né dell'INPS né del nonno né nel padre? Si spara nei coglioni, no?

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  10. Leonardo hai fatto male i conti. Se è un po' che lavori (e non hai 25 anni - io ne ho 36, per esempio) tu e io abbiamo già pagato e stiamo pagando la pensione a qualcun altro con il nostro lavoro. E questo qualcun altro più andrà in pensione con età "bassa" più utilizzerà nostri soldi per pagarsi la sua vecchiaia. E non è detto che poi trasferisca a noi i suoi vantaggi (capitale), magari semplicemente li consumerà. Invece tu ed io dovremo pagare la nostra vecchiaia da soli perché nostro figlio non pensarà più a noi, ma a se stesso. E' il criterio contributivo, che spezza la relazione tra generazioni. E la fregatura c'è. Sul mio blog lo spiego in un pallosissimo post dal titolo "La tassa generazionale". E non è un'invenzione di qualche parlamentare. Sebbene molto appealing e antiqualcosa questo post è completamante avulso dalla realtà.. Il nodo è: per sistemare i bilanci previdenziali tu ti beccherai la metà di quello che si prende tuo padre a parità di lavoro svolto e lui prenderà così grazie a te, ma tu non avrai modo di ringraziare nessuno. Ok, vogliamo bene ai nostri vecchi, ma chi trasferirà la sua solidarietà a noi?

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  11. Non credo che andrò in pensione. Creperò curva sul computer a novant'anni, perché smettere di lavorare significa - automaticamente - morire di fame.

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  12. se vogliamo mandare in pensione le persona e 55 anni e pagargli una pensione finoa 90 anni, bisogna considerare che i soldi dovrà tirarli fuori soto forma di inasprimenti fiscali chi lavora, e pensare che si possano far pagare abbstanza tase ad una sparuta minoranza di ricchi è ingenuo.
    Insomma volete mandare in pensione prima i vecchi? accontentatevi di uno stipendio netto piu basso.
    L'idea che non esistono pasti gratis è dura ad entrare in certe teste , nonostante queste siano desolatamente vuote.

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  13. In un paese in cui l'aspettativa di vita media è 70 anni e ci sono 2,4 figli per ogni donna non è difficile pagare le pensioni.
    In futuro l'aspettativa di vita media sarà intorno ai 90 anni. E attualmente ci son 1,2 figli per ogni donna in Italia.
    Non è difficile capire che pagare più pensioni e più a lungo con meno persone non è possibile.
    Detto questo le trincee ed il conflitto generazionale non lo vedo. Vedo dei nonni che aiutano i nipoti e dei politici che non parlano di numeri ma di ideologia.

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  14. c'è qualche problema, non solo tecnico. fare parte dell'unione europea (e dell'euro) ha il positivo effetto di sottrarre a quella ghenga di debosciati dei politici italiani la politica monetaria. è un bene sommo: rende impossibile inventarsi tesoretti di plastica da distribuire annualmente semplicemente svalutando la moneta (e mandando in vacca il paese). ma.
    fare parte dell'unione europea ci costringe ad aderire a delle regole che, se perfettamente adatte alla libera olanda o alla ligia germania, sono perfettamente inapplicabili da noi. d'altronde l'europa, e noi siamo tutti europeisti convinti, da 96% ai referendum, è fondata sul principio di eguaglianza e pari dignità tra gli stati. gli altri si incazzano se tu vuoi delle regole tutte tue. se tu vai in bancarotta sono anche problemi loro e loro, giustamente, problemi non ne vogliono. è vero quel che dici: gli italiani hanno escogitato uno stato ed una società fondati sulla famiglia prima e al di sopra di ogni altra cosa, dove non c'è onestà, virtù, indignazione che non si pieghi davanti al superiore bene di un congiunto. ecco, a me questo non va bene. vorrei vivere in un paese normale: con i treni ad alta velocità, la gente che va in pensione a 65 anni, i salariati che lasciano lì il 33% di tasse ed il resto lo usano per vivere la loro vita quando hanno le forze per farlo veramente e non quando, cinquantenni, erediteranno il gruzzolo del deceduto genitore ottuagenario.

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  15. la pensione è sempre stato un abominevole ricatto statalista. Proprio come i giovani non sono scemi, i vecchi non sono rincoglioniti.

    Nessuno in Italia crede di farcela con la pensione. Solo tutti la vogliono perchè 'ne hanno diritto'.

    E' come il matrimonio. Una cosa da abolire. Lasciamo che ognuno intaschi ciò che merita e che mamma stato mafioso si tolga dai coglioni. Gli italiani si arrangeranno (come sempre hanno fatto) benissimo.

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  16. Avete tutti ragione, però anch'io.
    Secondo me non tenete conto di due postulati fondamentali, che non valgono soltanto per la situzione italiana, ma per la politica in generale.

    1. In politica non c'è nulla di più difficile dell'abbattimento di un privilegio acquisito. E' un'operazione che la classe dirigente può fare solo se conta su una base compatta e massiccia di persone che trarranno dall'abbattimento di quel privilegio un beneficio sicuro e immediato.

    2. Nelle situazioni catastrofiche (ad es. se una casa sta crollando) le persone che si fermano a riflettere su cosa è meglio per la collettività in quel momento sono una minoranza, peraltro una minoranza con scarse possibilità si sopravvivere. La catastrofe premia i più egoisti.

    Io sono assolutamente convinto che in Italia il discrimine sociale non sia tra chi lavora e chi va al Billionaire, ma tra chi può contare su una famiglia risparmiatrice e chi no. E' giusto? No, non credo che sia giusto, ma in questo momento la classe politica non ha la faccia per cambiare le cose.

    Banalmente: è inutile raccontare al giovane lavoratore che i soldi tolti alla pensione li prenderà lui in busta, perché non ci crede. Il governo è debole e ci sono tante lobby che chiedono briciole: se anche si lobbizzassero, i giovani sarebbero comunque una lobby debole rispetto agli anziani, quindi è meglio puntare su di loro. E' inutile anche prospettare al giovane la possibilità di andare in pensione anche lui, perché è giovane e non ci pensa, e comunque è molto scettico sulla persistenza dell'INPS da qui ha 40 anni, e non è detto che abbia torto.

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  17. la soluzione è la pena di morte per chiunque compia il 57esimo anno d'età. che stupido a non pensarci prima :-)

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  18. Il ragionamento fila (salvo il fatto che in ogni caso la Bonino a Pannella non gli farebbe vedere un centesimo), ma che bisogno c'è di un nonno? Basta un papà prepensionato. E il discorso può essere esteso anche ai trentacinquenni.

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  19. sono d'accordo te e quindi con filippo. a parte mia nonna che si sarebbe sputtanata tutto comunque, dico: che bisogno c'è del tramite statale allora?

    tanto vale dare i miei contributi direttamente a mio nonno o mio padre. saltiamo un passaggio. e risparmieremo tutti.

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  20. "Se io fossi un 25enne, probabilmente farei molto più affidamento sull’eredità del nonno pensionato che sul destino del mio TFR"

    Le cose che tu scrivi sono giuste, giuste per un paese che non ha più niente da offrire a questi giovani laureati.
    Retorica?
    No, sono un aspirante ingegnere e il lavoro lo cercherò all'estero perché non ho alcun interesse nel lasciare mio figlio alla mamma in pensione.
    Se questo è sviluppo... mah.

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