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martedì 16 agosto 2011

Il re impiccione e lo specchio magico

(2007)
E ora, bambini miei cari, se la smettete di picchiare il down; se restituite la carrozzella al tetraplegico; se tirate giù il nanetto dall’appendino; se l’effeminato si tira su alla svelta i calzoni che i cinque maschioni gli hanno abbassato; se la fazione salafita ha smesso di pregare e la bimba molestata nell’ora di fisica la pianta finalmente di frignare, se l’anoressica è tornata dal bagno e il bullo bulimico ha finito di incamerare merendine potrei raccontarvi una storia! Massì, una storia, dai, che storia vi racconto?


IL RE IMPICCIONE E LO SPECCHIO MAGICO


C’era tanto tempo fa, in una terra lontana lontana, un Re che si struggeva, perché non conosceva i suoi sudditi. Oh, ma lui ci aveva provato ad andare verso il popolo, in mezzo a loro a fare domande, come va? Come vi pare il mio regno? Vi trovate bene con un monarca par mio? Ma insomma a parte i molto bene sua maestà, ottimo e abbondante sua maestà, divertentissima la barzelletta sua maestà (ah, ah, ah)... non poteva dire di conoscerli davvero. Era sul serio brava gente o no? Le leggi le rispettavano per intima convinzione o per paura delle frustate? Potresti anche fregartene, incamerare le imposte e regnare alla benemeglio come i tuoi antenati, gli diceva il Mago di Corte. Ma lui voleva saperne di più. Era proprio un Re Impiccione.

“Se proprio insisti”, disse il Mago, “avrei l’oggetto che fa proprio per te. Eccolo qui, come vedi è uno Specchio”.
“Sì”, disse il Re, “è proprio uno specchio, embè? La faccia mia già la conosco”.
“Ah”, disse il Mago, “ma questo è uno specchio Magico. Premi di qua, gira di là, recita la formula, e vualà: ti mette in contatto con tutti gli specchi del tuo Regno”.
“Con tutti gli specchi del mio Regno?” disse il Re, e gli occhi già gli brillavano.
“Proprio così, e con un piccolo sovrapprezzo ti fa vedere anche gli Specchi del Regno qua di fianco”.
“No, per ora non esageriamo”, disse il Re; e premi di qua, gira di là, recita la formula, si mise a scuriosare.

Adesso, se la piantate con gli aeroplanini, coi bigliettini, con le palline di carta, con le palline di pelo, con le palline in generale, con qualsiasi oggetto in movimento, vi racconterò che cosa vide. Vide i suoi sudditi com’erano davvero! Vide per prima cosa che avevano parecchi brufoli, denti gialli rughe e borse sotto gli occhi; e già questo non era proprio un bel vedere. Ma poi cominciò a notare che erano vacui e vanitosi; violenti coi più piccoli e servili coi potenti, e lui mai se l’era immaginato. Vide che si picchiavano per un nonnulla, e gli bastava una parola per far morire il prossimo di tristezza e crepacuore. Vide che si facevano scherzi orrendi, e che non avevano rispetto per niente e per nessuno, e insomma tutto questo non gli piacque, non gli piacque neanche un po’. Eppure passava le ore a guardare questo specchio. Al punto che la Regina brontolava: ma esci ogni tanto, fatti una passeggiata. E lui: “Taci, scema! Che mi sto tenendo aggiornato”.
“Ma cosa ti aggiorni a fare, prenditi un cavallo e fatti un giro”.
“Ma che cavallo, tu non capisci! Tu vivi in un mondo di fiaba!”
Il che, per inciso, era vero. La Regina uscì a lamentarsi con le amiche.

“Aveva ragione mia madre, quando diceva mettiti con un Principe più biondo! Questo è moro e introverso e passa il tempo a guardarsi allo specchio!”
“È il solito Re pieno di sé”.
“Ma no, si tratta di uno specchio magico che lo mette in contatto con tutti gli specchi del regno, così può vederci tutti mentre facciamo le smorfie e ci strizziamo i punti neri, ma mi raccomando, non ditelo a nessuno”.
“Naturalmente”.

In capo a pochi giorni si sparse la notizia che il Re Impiccione spiava i suoi sudditi. E quelli allora cosa fecero? Smisero di essere brutti e intriganti? Ma no bambini, non si può smettere d’un giorno all’altro. Anzi continuarono, e se possibile peggiorarono, sapendo che il Re li spiava, e da quel giorno ogni volta che tiravano fuori la lingua davanti allo specchio, era espressamente per fare una pernacchia al Re Impiccione.

Quest’ultimo capì che la cosa non poteva andare avanti. E allora un giorno ebbe un’idea: prese la penna d’oca e scrisse un Editto Regale. E mandò i banditori in ogni angolo del Regno a dire: “Udite udite! Siccome il Re non ne può più, di vedere allo specchio quanto brutti siete ed intriganti, d’ora innanzi vi proibisce di usare i vostri specchi di casa! Rompete quindi i vostri specchi in mille pezzi, copriteli o consegnateli all’autorità competente, con decorrenza immediata, perché smorfie ne avete fatte già abbastanza”.

I sudditi all’inizio non erano molto contenti, ma per amore o per forza dovettero rompere i loro specchi o consegnarli; e da quel giorno il Re non vide più smorfie e cattiverie e delitti nel suo Regno, e fu contento.

E adesso, bambini miei cari, potete ricominciare a taglieggiarvi gli snack e a farvi di vinavil; se la ragazzina molestata continua a frignare potete provare coi ceffoni; se il ragazzino effeminato è triste può provare a sporgersi dal cornicione; e chi vuol cominciare a giocare a bowling coi banchi, in attesa della campanella, è benvenuto.

Ma se qualcuno osa tirare fuori un telefono e scattare qualche foto di quello che succede qua dentro, com’è vero Dio, in virtù dei poteri a me conferiti vi spezzo quelle braccine, e ve le faccio mangiare.

FINE
*******

"Professore, il tuo cinismo incline alle stragi è di mio gradimento, non lo nascondo: ma se ne abusi, rischi invero di annoiarmi", commentò la maliziosa Verola.
"Se corro dei rischi", rispose il prof. Esso, "è solamente per l'ossessione di piacere alla mia Signora"...
"Ma tu guarda", s'intromise allora Mària, nel tono greve che le era abituale, "che razza di leccaculo ormai senza vergogna".
"Sei stata interpellata, Mària?"
"Tanto domani tocca a me, no? Cosa ho da perdere?"
"Cosa hai da perdere, me lo domandi? La competizione, la mia considerazione, e, se quanto ripetono in tv corrisponde al vero, anche la salute, visto che qua fuori c'è davvero l'epidemia di cacarella più virulenta mai attestata. Hai altre cose da perdere, Mària?"
E siccome costei non volle rispondere, Verola soggiunse: "Ci si rivede alle sei alla piscina olimpionica, mi aspetto come minimo una quarantina di vasche entro mezzogiorno".

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