Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

sabato 1 marzo 2025

La spaventosa polenta antifascista



[Questo pezzo è uscito sul Manifesto del 27/1/2025]. Può darsi che fra qualche giorno, presso il Senato della Repubblica, si debba discutere di una “polentata antifascista”. Non perché manchino, davvero, problemi più importanti. Ma il senatore Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e Difesa, ha annunciato un'interrogazione sulla polentata, e nessuno sembra in grado di dissuaderlo. Il sospetto è che a infastidirlo, più che la polenta, sia l'antifascismo. 

Come siamo arrivati a una situazione tanto grave quanto buffa? Qualche giorno fa, la dirigenza del liceo scientifico Fanti di Carpi (MO) ha ricevuto una mail dalla sezione locale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. A Carpi l'ANPI organizza diverse iniziative con le scuole, per cui non deve essere sembrato strano l'invito a una “polentata antifascista”, al termine della quale sarebbe stato presentato un libro sui “Treni della felicità”, che nel 1946-47 portavano in città bambini orfani e bisognosi provenienti dalle regioni centromeridionali. Come molte iniziative ANPI, la polentata è anche un'occasione per raccogliere fondi e iscrizioni. Nulla di apparentemente scandaloso, senonché una collaboratrice della dirigente scolastica inoltra per sbaglio la stessa mail agli studenti del liceo. Così una pressione del tasto “inoltra” trasforma una polentata antifascista in un caso nazionale: e questo malgrado la dirigente sia corsa immediatamente ai ripari, ammettendo la svista e smentendo “una volontà politica o di “indottrinamento” di alcun tipo”. Troppo tardi. A contestare da subito la polentata non sono stati né studenti, né genitori, bensì i rappresentanti di un partito che in effetti è l'unico a non riconoscersi nell'antifascismo costituzionale. Il caso arriva alla stampa nazionale; su Libero, Francesco Storace avverte che a Carpi “la scuola invita gli alunni a iscriversi all'ANPI” e lascia intendere che la responsabilità sia di una vicepreside “consigliere comunale del PD”. Il deputato leghista Rossano Sasso denuncia alla Camera l'invio di una “mail di un’associazione politica di sinistra”. Il sindaco di Carpi, Riccardo Righi (PD) reagisce denunciando una campagna orchestrata ai danni della comunità e della scuola. In effetti il liceo era già finito sotto i riflettori, mesi fa, perché su un manuale di Storia compariva un trafiletto su Salvini che (secondo i suoi sostenitori) non gli rendeva giustizia. Il manuale è stato adottato in tante scuole, ma – nota il sindaco – viene spesso presentato come il “libro di testo del Liceo Fanti”. Qualcuno poi si è ricordato che ai lontani dei Fridays for Future (2019) su un muro del liceo era comparso un murales in cui l'allora ex presidente Trump aveva un naso da maiale; chi lo dipinse è diplomato da un pezzo, ma il senatore Barcaiuolo ne parla come di una prova evidente della “propaganda politica” che si praticherebbe nell'istituto.

Quanto agli studenti del liceo, i loro rappresentanti negano recisamente che sia luogo di “indottrinamento”. “Notiamo come la nostra scuola propone una svariata gamma di attività e progetti che ci permette di ascoltare più voci e fare esperienze nei campi più diversi. Troviamo dunque in questo contesto errata l’interpretazione dei fatti degli ultimi mesi che ha sempre visto gli studenti come parte passiva a cui viene impartita un’ideologia”. Lascia ben sperare il fatto che all'allarmismo degli adulti, i giovani rispondano con parole di buon senso e forse anche troppo diplomatiche: perché l'idea che dei diciottenni si facciano “indottrinare” da una mail circolare che li invita a una polentata può essere concepita in buona fede solo da qualcuno che diciottenne non lo è mai stato, e non ne ha mai avuti in casa. 

L'accusa più pretestuosa è spesso un'inconsapevole confessione. Sotto alla passione polemica – che si accende al primo pretesto, e quando non ne trova li inventa – c'è una fiducia commovente nella capacità che avrebbe la scuola di plasmare la coscienza degli studenti. La stessa fiducia che ha ispirato il Giorno del Ricordo – l'idea che basti dedicare un giorno all'anno in tutte le scuole ai massacri delle foibe per iscriverli indelebilmente in una coscienza nazionale. La stessa fede che ispira gli esperti a cui Valditara ha chiesto di riformare i “programmi”, ovvero le indicazioni nazionali. Nei loro interventi c'è un ritorno ossessivo ai temi dell'identità nazionale, che si costruirebbe attraverso l'insegnamento della Storia. Non lo chiamano “indottrinamento”, ma prevedono che cominci sin dalla scuola primaria. È chiaro che chi concepisce la scuola in questo modo non possa che guardare con sospetto a ogni proposta educativa che tradisca una concezione della Storia e dell'identità diverse dalla propria. Persino quando la proposta è una semplice polenta.

Nessun commento:

Posta un commento

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

Altri pezzi