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venerdì 24 ottobre 2025

I santi compianti da Maometto

I resti della Ka'ba di Najrân, il mausoleo dedicato alle vittime.

Poiché in questi mesi si è parlato un po' di genocidio – e a un certo punto sembrava un dibattito più semantico che giuridico – vi propongo stamane un piccolo esperimento mentale. Immaginate che un dittatore attacchi uno Stato sovrano, espugnandone la capitale e costringendo gli abitanti a convertirsi alla sua religione. Immaginate quindi che ventimila abitanti che rifiutano di convertirsi/assimilarsi siano condotti in un fossato (forse appositamente scavato), dove viene appiccato un fuoco. Ora, secondo voi, questo si potrebbe già definire genocidio? C'è senz'altro il proposito di eliminare non soltanto un popolo, ma la sua memoria (anche i resti degli anziani sarebbero stati tolti dalle tombe e gettati alle fiamme). E c'è un numero di vittime fuori scala, che parole come "massacro" o "strage" non sembrano riuscire a contenere: ventimila morti. Quindi, diciamo che è un genocidio?

Aggiungiamo ora un dettaglio importante: non sarebbe successo negli ultimi anni, bensì nel VI secolo dopo Cristo. Questo cambia forse la situazione? Stragi di massa del genere erano eventi eccezionali anche allora: questo in particolare è menzionato con sdegno da testimonianze bizantine, siriache e arabe: non è poi così frequente trovare episodi tanto variamente documentati in un quel secolo che almeno in Europa era parecchio buio. La strage sarebbe avvenuta a Najrân, al tempo una grande città yemenita (oggi è un capoluogo dell'Arabia Saudita). La religione che ventimila cittadini non volevano rinnegare era il cristianesimo, quindi, che ne dite: è un genocidio? Potrebbe davvero sembrarvi un genocidio.

Ma aggiungiamo un ulteriore dettaglio: a dare disposizioni affinché il fossato fosse scavato, affinché i cristiani vi fossero calati, affinché il fuoco fosse appiccato, sarebbe stato un re di... religione ebraica. E forse erano ebrei anche quelli che ehm, obbedivano gli ordini.

Quindi a questo punto che ne dite.

È ancora un genocidio? 

Beh forse no. 

Ma perché no?

Mi è venuto in mente questo esempio leggendo, l'altro giorno, un titolo del Post che recitava, testualmente: "il cessate il fuoco a Gaza regge, per ora, nonostante i bombardamenti israeliani". Che è insieme un titolo preciso (formalmente il cessate-il-fuoco regge) e paradossale: riuscireste a immaginare qualsiasi altra nazione che bombarda un nemico durante un cessate-il-fuoco senza destare sdegno e provocare l'immediato termine del cessate-il-fuoco? Senza neanche aggiungere che il nemico non ha di che difendersi, ed è perlopiù rappresentato da civili sfollati che non possono andare altrove. Lo facesse qualcun altro, staremmo veramente a spaccare il capello sulla definizione di genocidio? Ci sono molte vittime, c'è un deliberato proposito di spazzarne via cultura e memoria, e quali altre parole potremmo trovare per definirlo? Strage, massacro? Un massacro sistematico che va avanti da anni, e in particolare ha subito un'accelerazione sensibile negli ultimi due? E andiamo. Se sembra un genocidio, ha gli effetti di un genocidio, e viene perseguito con intenti manifestamente genocidi, io direi che è un genocidio. Poi magari si scoprirà che esageravo, ma non credo mi si rimprovererà la buona fede. Nulla è più perdonabile dell'allarmismo di chi sorveglia una situazione oggettivamente rischiosa: a chi sta camminando su una grondaia si può ben dire Occhio che stai per sfracellarti a terra. Io rischio l'esagerazione terminologica, ma lui rischia di sfracellarsi a terra.

D'altro canto.

Vogliamo davvero accusare lo Stato ebraico di genocidio?



Una cosa che spesso dicono i sionisti (i quali, fateci caso, dicono più o meno le stesse quattro o cinque cose con infinite e spossanti variazioni; la propaganda non seleziona gli intelletti più originali), una cosa che spesso dicono i sionisti è: vi piacciono gli ebrei soltanto quando sono perseguitati. Dietro a questo semplicismo c'è una premessa oscena, ovvero: non vi piacciono più quando sono loro che perseguitano gli altri. No, perdio, perché dovrebbero piacerci gli ebrei che bombardano?, cioè ripigliatevi, i prepotenti non piacciono a nessuno indipendentemente da cultura, religione o etnia. Ci piace Ester quando trema di paura perché rischia la morte per salvare il suo popolo; non ci piace più quando manipola il marito affinché le dia il permesso di uccidere altri popoli. Non ci piace e non siamo obbligati a farcela piacere, checché vi abbiano raccontato i protestanti.   


24 ottobre: Santi Areta e Ruma, martiri di Najrân (Yemen, VI secolo)

Ora invece citerò il Corano, e non è neanche la prima volta che mi capita. Nella Sura 85, il Profeta maledice certa gente "del fossato", "dal fuoco incessantemente attizzato, quando se ne stavano seduti accanto, testimoni di quel che facevano ai credenti. E non li tormentavano che per aver creduto in Dio [Allah], il Potente, il Degno di lode, colui al Quale appartiene la sovranità dei cieli e della terra". Secondo la maggior parte dei glossatori, i "credenti" bruciati nel fossato sarebbero i cristiani di Najrân, città nel nord dello Yemen, massacrati intorno al 524 (quindi un secolo prima che Maometto cominciasse la sua predicazione) per ordine di Dhu Nuwas, sovrano di Himyar. È interessante notare come Maometto li consideri già adoratori del vero Dio, e quindi martiri della fede. La penetrazione del cristianesimo nella parte più meridionale della penisola araba era il risultato di un'invasione/migrazione di etiopi giunti attraverso il Mar Rosso a cavallo tra V e VI secolo. Dopo avere espugnato con l'inganno Najrân, roccaforte etiope, Dhu Nuwas avrebbe destinato a un rogo di massa tutti gli abitanti che non rinnegavano la fede cristiana e abbracciavano la sua, che a quanto pare era l'ebraismo. 

Non sappiamo esattamente cosa ci facesse un sovrano ebreo in Arabia – ci sono diverse teorie, alcune affascinanti – ma un ebreo malvagio che fa massacrare i cristiani non è poi così facile da trovare sui libri di Storia (meno facile, per fare un esempio, di cristiani malvagi che massacrano ebrei), e forse questo è il motivo per cui il rogo del fossato ci è stato tramandato da tante fonti: oltre al riferimento sdegnato del Corano, abbiamo testi arabi, etiopi e bizantini, nonché la testimonianza del vescovo siriaco Simone. Quest'ultimo sostiene di avere assistito direttamente alla lettura di una lettera di Dhu Nuwas ad Al-Mundir, re di tutti gli arabi, in cui il tiranno si vantava di aver bruciato una città di cristiani e lo esortava a imitarlo: la sua lettera per molto tempo fu considerata autentica, anche se oggi si tende a considerarla un falso scritto qualche anno dopo, sotto l'imperatore Giustiniano, allo scopo di giustificare una persecuzione antiebraica, insomma un Protocollo molto ante litteram. Quel che è più sicuro è che lo sdegno per la strage provocò una coalizione di volenterosi tra bizantini ed etiopi del regno di Axum, i quali avrebbero più tardi sconfitto Dhu Nuwas.

Areta (Al-Harit), era uno dei notabili cristiani più importanti della città, e in quanto tale uno dei primi a essere gettato nel fossato (secondo altre fonti arabe, una fornace) con la moglie Ruma e le cinque figlie. Più tardi gli agiografi sentirono la necessità di aggiungere che con la sua bellezza Ruma aveva fatto perdere la testa a Dhu Nuwas, che nel tentativo (abbastanza rozzo) di convertirla e sedurla, le avrebbe ucciso le figlie davanti agli occhi. Con Ruma e Areta sarebbero morti bruciati altri 340 martiri, una stima piuttosto prudente, visto che persino per la media di quel secolo oscuro, la mattanza di Najrân era considerata dagli osservatori coevi qualcosa di assolutamente fuori scala. Yemeniti di origine etiope, Areta e Ruma sono resistiti nel martirologio romano malgrado fossero quasi sicuramente di confessione monofisita o miafisita, e dunque in teoria piuttosto eretici. E d'altro canto ti capitano nel calendario due santi africani bruciati in Arabia da uno sceicco che voleva convertirli all'ebraismo, e te li fai sfuggire? Ne ha parlato persino Maometto.

1 commento:

  1. sempre per spaccare il capello in 4, quello che succede a Gaza non può definirsi un "genocidio" ("atto commesso con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso").
    Gli Israeliani non hanno insomma ucciso palestinesi in quanto tali, senza distinzioni, passando a fil di lama chiunque gli capitasse a tiro, ma i tanti (troppi!) civili morti sono più che altro "danni collaterali" (è la definizione tecnica seppur poco umana)

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