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venerdì 11 febbraio 2005

- 2025

Il Topo e il dottor Gatto

Caro Leonardo, non so bene da dove cominciare.
Damaso. Cominciamo da lui. Non me l'aspettavo così giovane. Tante cose mi aspettavo, tanti scenari mi ero fatto, strada facendo, ma questo no. Un tipo interessante, questo sì. Simpatico, e non brutto: stiamo pur sempre parlando dell'amante di mia moglie. Sicuro di sé, della sua professione; fresco di promozione, addirittura. Ma un trentenne, un bel trentenne biondo e quasi atletico, f'nql, no. Che ci trova in Assunta, uno così. Non ha abbastanza infermiere carine nei dintorni?
"Lei è Immacolato, immagino".
Mi ha preso così alla sprovvista che tutti i miei propositi di partire sulla difensiva sono andati a farsi benedire.
"E lei è il dottor Damaso, incredibile".
"Grazie dell'incredibile, ma perché?"
"Un primario così giovane".
"Sono meno giovane di quel che sembra. E non creda troppo a questa storia del primario, siamo quasi tutti primari adesso. Invece di aumentarci la paga, ci hanno tutti promossi. È un altro favoloso trucchetto Teopop".
Siamo in un bar qlsiasi sull'Emilia-Ponente, nobilitato da un videopoker originale dei Novanta. Do un'occhiata ai quattro angoli del soffitto: se è un tipo sveglio, capisce.
"No, non si preoccupi. Qui può parlare liberam".
"Forse io posso parlare liberam, ma lei no. Sono un microfono ambulante, lo sa? Ho la tessera dell'SSQ".

Il suo sorriso compassionevole era previsto e, ahimè, senz'altro meritato.
"Servizio Segreto di Quartiere? Complimenti, ma ora è fuori dal suo quartiere e dalle sue competenze".
"In ogni caso non mi parli più del Teopop in quel tono. Io sono uno zelante servo del Teopop".
"Immacolato, lei non capisce. Se dico che si può fidare, si può fidare. Perché crede che abbia voluto incontrarla in questo bar?"
"Perché è a due passi dal suo Ospedale".
"Non solo Ospedale: Territorio. E questo bar ne fa parte. È come se fosse mio. In effetti, è mio… Saverio, due espressi. Perché ride?"
"Ha ordinato caffè".
"Sì, offro io, è il minimo per il suo disturbo".
"Senta, il trucchetto dell'espresso può funzionarle con qualche collega influente, con qualche signorina, magari le è funzionato anche con mia moglie, ma non con me".
"Quale trucchetto, scusi".
"Il fatto è che la gente si è totalmente dimenticata il sapore del caffè. Crede di ricordarselo, ma non è vero. Così in certi bar c'è chi restringe la cicoria, la versa in una tazzina ardente e la spaccia per caffè. Molto semplice. Ma con me non funziona più".
"Vedo che è molto prevenuto nei miei confronti".
"Ma mi faccia il favore. Sa che a rieducazione promettevano il caffè a chi faceva le spiate migliori? E sa come mi sono sentito dopo aver mandato due compagni di camerata in isolamento, con una tazzina fumante di cicoria in mano?"
"Un pirla, presumo. Ma assaggi questa 'cicoria ristretta', adesso, la prego".

Saverio riemerge dalla cucina e mi porge una tazzina bollente. Il liquido è denso, due dita appena, con una lieve schiuma bruna. L'odore è… l'impressione di realtà è molto forte.
"Allora, che ne pensa?"
Come un colpo alla nuca, una Madeleine secca, implacabile. Sono forse in questo stesso bar, trent'anni fa, sorseggio un espresso e leggo un Carlino stropicciato. Se chiudo gli occhi ricordo persino il gilet del barista. Un gilet verde. Che anni ridicoli.

"Molto… molto verisimile".
"Lo prendo come un complimento. La macchina è una saeco domestica del '04, in realtà se ne trovano parecchie nei ferrovecchi. La miscela è una partita di arabica che mi hanno regalato alcuni clienti gialli che volevano disfarsene. Lo sa, i cinesi non amano molto l'arabica. Preferiscono…"
"Va bene, lei vuole farmi intendere che è molto potente e traffica addirittura coi gialli. Me lo tengo per detto".
"Traffico? Io sono un medico. Se un giallo si fa male, io lo curo. Se il giallo poi vuole farmi un dono, io lo accetto di buon grado".
"E d'accordo. Mettiamo che lei è il medico di fiducia dei gialli a San Petronio. Inoltre è giovane biondo e bello. Mi spiega perché deve andare a letto con mia moglie e offrire un caffè vero a me?"

Di solito non sono così diretto, ma è il primo espresso da dieci anni, uno shock per il sistema nervoso, come lui ovviam sa.
"Non avrebbe dovuto berlo d'un fiato. Dovrebbe avere più riguardo per la sua età".
"F'nql".
"Be', almeno abbiamo rotto il ghiaccio. Riguardo alle sue domande: il motivo per cui io allacciato una relazione con sua moglie è abbastanza semplice: la trovo una donna affascinante e, soprattutto, molto intelligente. Non capita così spesso di incontrare una persona in grado di sostenere conversazioni di buon livello. Può darsi che vivendo così a stretto contatto con Assunta, lei non se ne renda conto: ma sua moglie è una gemma rara".
"Ma per favore…"
"D'altro canto, io sono orfano di madre, e può darsi che in lei cercassi qualcosa di edipico… di solito quando uso questa parola, "edipico", la gente sgrana gli occhi. Vedo che lei non lo fa, Immacolato. Nemmeno Assunta lo fa. Sono anche queste piccole cose che apprezzo in voi due: un buon dizionario. È sempre più difficile trovare interlocutori con un buon dizionario. E un buon dizionario, è indizio di elasticità mentale, un'altra dote sempre più rara. Venendo alla seconda domanda: perché le sto offendo un caffè? Veram intendo offrirle molto di più: un lavoro. Bene, non c'è nessun mistero. Ho bisogno di uno specialista che mi faccia un lavoro molto particolare, e credo che lei sia la persona più qualificata per farlo".
"Io?"
"Questo significa che, per una legge economica un po' snobbata, ma tuttora funzionante – parlo della legge della domanda e dell'offerta – io sarò costretto a farle un'offerta molto generosa, perché in effetti ho bisogno di lei".
"E se le chiedessi un anticipo immediato?"
"Che fretta… non vuole sapere nemmeno in cosa consista il lavoro?"
"Senz'altro. Ma se le chiedessi duemila denari, qui, sull'unghia?"

Per un istante, almeno, sono riuscito a perplimerlo. Ora si sta tastando la giacca, cerca un libretto.
"No, niente assegni. Le persone come me non possono intascare assegni, come dovrebbe sapere".
"Non c'è problema. Saverio! Favorisci duemila?"
Saverio annuisce e torna in cucina. Damaso ammicca soddisfatto. I motivi per detestarlo crescono di minuto in minuto. "Spero di essermi conquistato un po' della sua fiducia, ora", dice.
"Mi parli del lavoro".
"Ah, qui viene il difficile. In sostanza dovrebbe, diciamo… accudire una persona".
"Come, scusi?"
"L'orario è trattabile, io pensavo a non più di dodici ore la settimana, tre pomeriggi, o mattine se preferisce. So che ha altri impegni professionali e non le chiedo certo di sospenderli. E pensavo a uno stipendio iniziale di mille a settimana.
"Mille a settimana?"
"Anche questi trattabili. Ma aspetti a trattare, è meglio se prima vede la persona".
"Ma scusi, le sembro una badante?"
"Non cerco certo una badante, tra l'altro saprei dove trovarne. Cerco lei".
"Perché?"
"Perché ha memoria, un buon dizionario, elasticità mentale, e niente da perdere".
"Senta, io sono un rieducato. Se c'è anche la minima possibilità di mettersi nei guai col Teopop, io mi tiro subito fuori".
"Veram è il Teopop stesso che finanzia il progetto".
"Lo dice lei. Come posso fidarmi?"
"Vediamo… potrebbe fidarsi dell'uomo che sinceram vuole bene a sua moglie e a sua figlia, e non lascerebbe mai che un marito e padre esemplare si ficcasse nei guai. Che ne dice?"
"Dico che non posso razionalm fidarmi dell'uomo che ha conquistato mia moglie e mia figlia, e che a questo punto potrebbe essere tentato di mettermi nei guai per togliermi di mezzo".
"E allora non le resta che fidarsi dell'acconto che io adesso le metto in mano".
"Con tutto rispetto: non è molto".
"Come acconto o come prova di fiducia?"
"Come entrambi".
"Va bene, del resto non deve scegliere stasera. Ci pensi un po' e venga a trovarmi in ospedale, uno di questi giorni, sempre a quest'ora. Passi in accettazione e chieda di me. Vorrei mostrarle una persona molto particolare".
"Cos'ha di particolare?"
"Oh, tanto finché non vede non crederebbe. Quel che posso dire di lui è che… non viene da questo mondo, ecco. Verrà?"

Sta giocando come il gatto col topo. Sa che verrò, perché ho già in mano l'acconto. Sa che dovrò dire di sì comunq, perché mille denari a settimana non li ho mai guadagnati dalla rivoluzione in poi. Sa tutto, e si diverte.
"Verrò domani, e se il lavoro non mi piace le restituirò… A proposito. Non dica ad Assunta dell'acconto".
Annuisce, sinceram divertito: "Sarà il nostro piccolo segreto, d'accordo".
Gioca a fare il bismarito, mi dà la nausea. "Ora devo scappare, mi scusi. Lei resti ancora un po', si faccia offrire qualcos'altro da Saverio. E mi saluti la sua Letizia".
"Non ci penso nemmeno".
"Come vuole, a domani".

Il gatto si è ritirato, il topo riflette. Il topo ha memoria, un buon dizionario, elasticità mentale, e niente da perdere. Forse fa ancora in tempo a salvarsi.
Il topo ha duemila denari in tasca, Conci potrà pagare i debiti, questo è importante. Col gatto, vedremo. Non è il primo che si mette a giocare con me: eppure sono ancora qui.
Facciamo finta che sia una vittoria.

1 commento:

  1. Questa storia è molto piacevole da leggere. Scorre liscia e senza inciampi - mi piace questo termine - e non mi rimarrà altro da fare che tornare a leggere il seguito. Per ora Buon fine settimana. Trespolo PS: il mio è stato ottimo, evitato un odioso giro a Milano per merito di uno sciopero dei controllori di volo; una volta tanto utili :-)

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