Non è che abbia molte buone notizie, io.
Vittorio Feltri, lui sì che ne ha.
E in certi giorni mi piacerebbe svegliarmi ed essere Vittorio Feltri – non fraintendetemi, non sono malato, o forse sì, la mia malattia è che ho sempre adorato i titoli e i titolisti, la capacità di riassumere tutto il bello e il brutto di una giornata in un titolo e regalarlo al lettore.
E scommetto che Vittorio Feltri ha avuto ottimi titoli per tutta la settimana (non lo so – non ho controllato), scommetto che è stata una settimana felice per lui, una di quelle settimane da fregarsi le mani, da andare a letto col sorriso stampato sul cuscino e da svegliarsi col medesimo sorriso, e che dire? Beato lui.
Le buone notizie di Vittorio Feltri, in sostanza, si riducono ad una sola: l’Islam ci odia.
Ci invidia, perché da noi si sta meglio. Allora ci invade.
Noialtri Bamba, come direbbe Vittorio, cerchiamo di reagire pacificamente. Ma non c’è nulla da fare e Vittorio lo sa.
Se andiamo ad aiutarli in casa loro,
ci sgozzano (e Vittorio ci fa un titolo).
Se li accettiamo in Italia, li rispettiamo, riconosciamo i loro diritti, diamo un lavoro alle loro figlie, magari poi ce ne innamoriamo, loro
la sgozzano (E Vittorio ci fa un titolo).
Se da bamba facciamo finta di niente, perché un delitto estivo non può servirci a giudicare un’intera comunità di migranti; se portiamo pazienza in attesa che passi una generazione, che si crei una classe media di emigrati integrati, come in Gran Bretagna, embè? Quella classe media continuerà a covare rabbia e frustrazione e cellule di Al Quaeda
che si faranno esplodere negli aeroplani. Per la gioia di Vittorio che ci farà un altro articolo. (E magari si scomoda anche Oriana, per l’occasione, con un opuscoletto in 2-3 volumi).
Quindi capite, a un certo punto uno si stanca di fare un bamba. Oggi per esempio io vorrei essere Vittorio Feltri.
E se m’impegno, magari.
Being Vittorio F.Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri.
Io sono Vittorio Feltri Io sono Vittorio Feltri Io sono Vittorio Feltri Io sono Vittorio Feltri Io sono Vittorio Feltri.
Ce l’ho fatta. Ecco, ho il mio cravattone, camicia a quadri e la pipa. Sono Vittorio Feltri, finalmente i capelli stanno al loro posto.
E sono abbastanza soddisfatto. È solo un peccato che tutti questi delitti e attentati di matrice islamica scoppino sempre in agosto, quando giornali se ne vendono così pochi. D’altro canto, se io sono Vittorio Feltri, di giornali ne vendo pochi tutto l’anno, quindi, chi se ne frega?
Io sono Vittorio Feltri. Gli altri sono dei Bamba. Non capiscono che pericolo sia l’Islam. Io invece lo so. L’Islam ci odia.
È un bel problema. I Bamba non hanno la soluzione.
Io, invece?
Io sono Vittorio Feltri. Questa è la mia soluzione. Purtroppo è una soluzione per pochi. Voialtri bamba potete, al massimo, comprare Libero, dove leggerete Vittorio Feltri che vi dice che l’Islam vi odia, cosa che tra l’altro probabilmente è vera, specie se l’Islam è il dirimpettaio marocchino che vi vede uscire di casa con Libero sottobraccio.
Io sono Vittorio Feltri e la mia fortuna l’ho fatta. E meno male che a un certo punto ho scoperto questa cosa dell’Islam che ci odiava, perché diffamare Di Pietro o i listati Mitrokhin non rendeva altrettanto, proprio no.
Però, insomma, io sono solo Vittorio Feltri, ed è inutile che mi stiate così col fiato sul collo a chiedermi cosa si dovrebbe fare contro l’Islam, che ci odia. Se vi siete comprati Libero, avete già fatto molto. Per il resto, non lo so. Chiudere le frontiere. Che sono già abbastanza chiuse, lo so. E voi chiudetele di più. Come? Booooh, io non amo entrare nei dettagli, io sono un titolista. L’essenziale è combattere il multiculturalismo, questa religione dei Bamba. E il multiculturalismo si combatte con, con, con, con le copie del mio giornale, Libero. Io sono Vittorio Feltri.
Ce l’ho con le moschee. Chiudete le moschee. E dopo ci saranno le moschee clandestine, più difficili da monitorare, lo so benissimo, non sono un Bamba, sono Vittorio Feltri. Un Bamba platonico.
Come se ne fregasse più di tanto, a me. Io sono un giornalista, non ho mica doveri verso i posteri. L’unico postero verso il quale avevo dei doveri l’ho già sistemato in un giornale. È mio figlio, e passerà la vita a scrivere battutine contro i Bamba. Proprio come me. Questa è la nostra soluzione al problema. Mi rendo conto che è per pochi.
D’altro canto, a ognuno il suo mestiere. Io faccio il giornalista, non cambio il mondo, mi limito a sghignazzarci sopra. Se avessi il potere di risolvere i problemi, non saprei che farmene.
Una volta in Italia diedero questo tipo di potere a un giornalista. Non ci fece una buona figura. Ognuno deve stare al posto suo.
Prendete il gestore di questo blog. Io, Vittorio Feltri, sono autorizzato a rivelarvi che è un Bamba. Lui ha questa idea, che le cose potrebbero andare meglio: che gli islamici potrebbero diventare un po’ più occidentali e gli occidentali un po’ meno stronzi. Questa idea lui la chiama Speranza. Perché è un Bamba.
In realtà non è una speranza. È l’unica cosa che ha. Non potrebbe vivere pensando che il mondo continui ad andare così. Con l’Islam che spara addosso il suo odio e noi che lo perfezioniamo e glielo rimandiamo indietro in confetti esplosivi. Così no. Così no. Non si può vivere, non si può scrivere, non si può programmare un futuro. L’unica soluzione è la speranza.
Ma la speranza, quando è l’unica cosa che resta, non è più una speranza. È solo l’altra faccia della disperazione. Questo Bamba, come molti altri Bamba, non è pacifista o multiculturalista o blablabla per capriccio. È pacifista o multiculturalista o blablabla per disperazione.
Cazzi suoi. Io non ho bisogno di speranze, ho tutto quello che mi serve. Ho il cravattone, la pipa, un giornale, un mestiere. Sono Vittorio Feltri. E voi siete i Bamba. E per oggi chiudo.