(Sì). (In effetti non sapete manco chi sia). (Ecco, appunto).
Altri dettagli in Ho una teoria #10, sull'Unita.it (dove temo che i commenti non funzionino).
Altri dettagli in Ho una teoria #10, sull'Unita.it (dove temo che i commenti non funzionino).
"Qualche cosa può essere sfuggita", dice Bertolaso. Potremmo fare il piccolo sforzo di credergli, perché no? Dal 2008 in qui il capo della Protezione Civile è stato sottosegretario all’emergenza rifiuti in Campania; commissario dell’area archeologica romana; e ancora commissario straordinario per il terremoto dell’Abruzzo (con annesso vertice g8), per le eruzioni nelle Eolie, per le aree marittime di Lampedusa, per la bonifica del relitto della Haven, per il rischio bionucleare, per i mondiali di ciclismo e per qualcos'altro che mi sarà senza dubbio sfuggito... In mezzo a tanti impegni un cantiere alla Maddalena potrebbe effettivamente essere passato inosservato: ma anche sforzandoci di credere alla sua buona fede, come possiamo giudicare un sistema che considerava qualsiasi evento importante un’emergenza (i mondiali di ciclismo...) e ogni emergenza degna dell'intervento di un singolo uomo? Non c’era in Italia un’altra persona preparata in grado di gestire almeno un’emergenza su cinque, qualcuno che potesse gestire con più attenzione i cantieri della Maddalena mentre Bertolaso volava in Abruzzo a soccorrere i terremotati?
Ho una teoria: Bertolaso – che non nasce berlusconiano – è rimasto suo malgrado intrappolato nella categoria berlusconiana degli “uomini del fare”. Vere e proprie incarnazioni della Provvidenza, gli Uomini del Fare risolvono i problemi da soli, in poche mosse. Moderno Cesare, l'Uomo del Fare viene, vede, vince, e vola a farsi un massaggio antistress. Stress che si lascia facilmente spiegare: gli Uomini del Fare non lo dicono, ma devono essere circondati da incompetenti a cui non potrebbero cedere nemmeno un decimo delle loro responsabilità, senza correre il rischio che tutto il loro lavoro crolli come un castello di carte. Dopo gli Uomini del Fare c’è sempre il diluvio.
Prendiamo la Lombardia. La più popolosa regione d’Italia, saldamente in mano a una classe dirigente di centrodestra che negli ultimi quindici anni dovrebbe avere espresso e cresciuto numerosi validi amministratori… e invece no, pare che l’unico in grado di mandare avanti la regione, da quindici anni a questa parte, sia Roberto Formigoni. Dopo aver surclassato il record di Franklin Delano Roosvelt (appena dodici anni alla Casa Bianca), il governatore lombardo punta ora a completare il ventennio, un primato senza molti precedenti nelle democrazie moderne (persino in una democrazia sui generis come la Federazione Russa, dopo otto anni di presidenza Putin si è dovuto trovare un altro incarico). Certo, dietro Formigoni c’è un compatto blocco di potere.. Ma sarebbe nell’interesse di qualsiasi blocco di potere rinnovare i propri uomini ogni tanto: giusto per non dare l’impressione che dopo Formigoni ci sia il diluvio. Tanto più che una sua eventuale rielezione rischia di risultare illegale: la legge 165 del 2004 vieta esplicitamente la rielezione dei presidenti delle regioni dopo due mandati consecutivi (quello di Formigoni sarebbe il quarto). Ne ha scritto di recente, sulle colonne dell’Unità, il professore di diritto costituzionale Vittorio Angiolini. L’ineleggibilità di Formigoni, già lungamente dibattuta in rete (tra i primi a parlarne Luca Sofri e Giuseppe Civati nei rispettivi blog) non ha forse ancora avuto sui quotidiani la visibilità che meriterebbe. Gli stessi avversari di Formigoni esitano a sollevare la questione.
Non è difficile capire perché: basta attraversare il Po per trovare un’altra grande regione (l’Emilia-Romagna) governata da un Uomo del Fare (Vasco Errani, PD) che gareggia per il suo terzo mandato. Una sua vittoria (probabile) non sarebbe meno illegale di quella di Formigoni a Milano. Ma il caso di Errani è, se possibile, più preoccupante, perché dimostra che la categoria degli Uomini del Fare sta penetrando anche nelle regioni storicamente di sinistra (per carità non chiamiamole più “rosse”). Ma davvero l’elettore emiliano di sinistra è così incline al culto della personalità? In realtà finora ha dimostrato il contrario, confermando al governo della regione e di tante amministrazioni locali una classe di funzionari piuttosto efficiente, ma che non brilla certo per eccessi di protagonismo; tanto che a parte l’eccezione rilevante del piacentino Bersani, gli amministratori emiliani non hanno mai avuto brillanti carriere a livello nazionale (viceversa sono stati personaggi carismatici alla Cofferati ad avere i loro problemi con la base emiliana). Lo stesso plurigovernatore Errani non è mai stato una celebrità alla Formigoni, e difficilmente lo diventerà anche dopo una terza vittoria. Chi andrà a votarlo, più che l’Uomo, premierà la continuità, la tradizione, forse anche l’appartenenza… tutti valori che potevano essere espressi da qualsiasi altro amministratore emiliano capace, purché il PD lo candidasse. Riproporre invece per la terza volta lo stesso Uomo, per quanto validissimo (ma se è così bravo, possibile che non gli si possa trovare nessun altro incarico all’altezza?) lascia intendere che anche nella sinistra emiliana, dopo Errani, non ci sia che il diluvio. Una prospettiva, per chi ha meno di quarant'anni, abbastanza inquietante.
Ho una teoria: Bertolaso – che non nasce berlusconiano – è rimasto suo malgrado intrappolato nella categoria berlusconiana degli “uomini del fare”. Vere e proprie incarnazioni della Provvidenza, gli Uomini del Fare risolvono i problemi da soli, in poche mosse. Moderno Cesare, l'Uomo del Fare viene, vede, vince, e vola a farsi un massaggio antistress. Stress che si lascia facilmente spiegare: gli Uomini del Fare non lo dicono, ma devono essere circondati da incompetenti a cui non potrebbero cedere nemmeno un decimo delle loro responsabilità, senza correre il rischio che tutto il loro lavoro crolli come un castello di carte. Dopo gli Uomini del Fare c’è sempre il diluvio.
Prendiamo la Lombardia. La più popolosa regione d’Italia, saldamente in mano a una classe dirigente di centrodestra che negli ultimi quindici anni dovrebbe avere espresso e cresciuto numerosi validi amministratori… e invece no, pare che l’unico in grado di mandare avanti la regione, da quindici anni a questa parte, sia Roberto Formigoni. Dopo aver surclassato il record di Franklin Delano Roosvelt (appena dodici anni alla Casa Bianca), il governatore lombardo punta ora a completare il ventennio, un primato senza molti precedenti nelle democrazie moderne (persino in una democrazia sui generis come la Federazione Russa, dopo otto anni di presidenza Putin si è dovuto trovare un altro incarico). Certo, dietro Formigoni c’è un compatto blocco di potere.. Ma sarebbe nell’interesse di qualsiasi blocco di potere rinnovare i propri uomini ogni tanto: giusto per non dare l’impressione che dopo Formigoni ci sia il diluvio. Tanto più che una sua eventuale rielezione rischia di risultare illegale: la legge 165 del 2004 vieta esplicitamente la rielezione dei presidenti delle regioni dopo due mandati consecutivi (quello di Formigoni sarebbe il quarto). Ne ha scritto di recente, sulle colonne dell’Unità, il professore di diritto costituzionale Vittorio Angiolini. L’ineleggibilità di Formigoni, già lungamente dibattuta in rete (tra i primi a parlarne Luca Sofri e Giuseppe Civati nei rispettivi blog) non ha forse ancora avuto sui quotidiani la visibilità che meriterebbe. Gli stessi avversari di Formigoni esitano a sollevare la questione.
Non è difficile capire perché: basta attraversare il Po per trovare un’altra grande regione (l’Emilia-Romagna) governata da un Uomo del Fare (Vasco Errani, PD) che gareggia per il suo terzo mandato. Una sua vittoria (probabile) non sarebbe meno illegale di quella di Formigoni a Milano. Ma il caso di Errani è, se possibile, più preoccupante, perché dimostra che la categoria degli Uomini del Fare sta penetrando anche nelle regioni storicamente di sinistra (per carità non chiamiamole più “rosse”). Ma davvero l’elettore emiliano di sinistra è così incline al culto della personalità? In realtà finora ha dimostrato il contrario, confermando al governo della regione e di tante amministrazioni locali una classe di funzionari piuttosto efficiente, ma che non brilla certo per eccessi di protagonismo; tanto che a parte l’eccezione rilevante del piacentino Bersani, gli amministratori emiliani non hanno mai avuto brillanti carriere a livello nazionale (viceversa sono stati personaggi carismatici alla Cofferati ad avere i loro problemi con la base emiliana). Lo stesso plurigovernatore Errani non è mai stato una celebrità alla Formigoni, e difficilmente lo diventerà anche dopo una terza vittoria. Chi andrà a votarlo, più che l’Uomo, premierà la continuità, la tradizione, forse anche l’appartenenza… tutti valori che potevano essere espressi da qualsiasi altro amministratore emiliano capace, purché il PD lo candidasse. Riproporre invece per la terza volta lo stesso Uomo, per quanto validissimo (ma se è così bravo, possibile che non gli si possa trovare nessun altro incarico all’altezza?) lascia intendere che anche nella sinistra emiliana, dopo Errani, non ci sia che il diluvio. Una prospettiva, per chi ha meno di quarant'anni, abbastanza inquietante.
di' la verità... "demicrazia" è volontario o involontario? Bellissimo quale che sia la risposta, però.
RispondiEliminaLa verita' e' che le strutture che hanno creato la classe dirigente emiliana non ci sono piu', da anni. Quindi per un po' si e' poi tirato a caso (prendendoci con Errani, mancando di brutto con la Bartolini, etc etc), e adesso ci si rassegna all'evidenza. Il diluvio c'e' gia' stato, si chiama Berlusconi; qualche palafitta e' rimasta in piedi, ma cedera' presto.
RispondiElimina(Uguale "dall'altra parte", eh. Il PCI ha dovuto coprire il crack dell'Unita' e il crollo dei tesseramenti, DC ed altri hanno dovuto cedere patrimonio sotto i colpi di Tangentopoli.)
E' senz'altro un refuso, di quelli che qui posso sempre correggere e laggiù no.
RispondiEliminaMagari sto collegando i fili sbagliati. Ma Errani nel dicembre 2009 fu nemico del decreto che avrebbe cambiato il ruolo e la logica della Protezione Civile. Poi nel febbraio di quest'anno ha elogiato la stessa Protezione Civile.
RispondiEliminahttp://www.presidenterrani.it/comunicati_stampa/pagina31088.html
Oppure mi scappa qualcosa.
Il tempo tutto cambia. Il tempo cambia tutti.
RispondiEliminaIntanto a Milano ci si chiava di mazzate tra poveracci.
RispondiEliminaGobierno, regione, provincia e comune son troppo occupati a distribuire appalti alle ditte amiche per occuparsi del tessuto sociale in disfacimento di questa regione.
Ma non farebbero niente comunque: meglio additare lo straniero come nemico che occuparsi di una situazione che sta esplodendo.
Se togli il nemico alla destra cosa rimane,
l’ideologia? Sanno a malapena chi è stato Craxi.
L´etica? Ma se van tutti a troie…
Il buon governo? Governo? Non sanno proprio come si fa, e meno male che ci son le emergenze, altrimenti nei consigli dei ministri sai che palle…
Ah sì, loro son quelli che calano le tasse. Cioè, non proprio a tutti, però chi non le paga se ne sta tranquillo, nessuno le verrà mai a cercare.
La verità è che se togli alla destra un nemico da additare
(non da combattere, altrimenti il problema verrebbe risolto)
quello che resta sono solo balle e propaganda
A casa questo governo di puttanieri, mafiosi e incapaci!
Quindi quel nerd cinquantenne della foto è Errani? Bene.
RispondiEliminaE così anche un candidato PD ha un surplus di mandati? Fantastico.
Se pensiamo a quello che è successo con Bassolino e con Marrazzo, ha ragione Mozart2006 a parlare di "gobierno", perché questi personaggi ricordano "il governatore della Cosa, la California" del vecchio Zorry Kid.
Così, tanto per darti conferma: Ho postato un commento di prova sull'unità e non me l'ha inserito.
RispondiEliminaNon è che per caso li devi approvare tu?
Io da lombardo posso solo dire che, se uno non ha un lavoro e quindi non paga nulla di contributi, allora non ha diritto a nessuna assistenza sanitaria. Basta anche un contratto di una settimana ma senza quello ciccia.
RispondiEliminaIn Toscana basta essere residenti per essere coperti dall'assistenza sanitaria.
Fave y fuke
cliste
Purtroppo no, la cosa dei commenti non dipende per ora da me (mi ero anche offerto di farlo, ma tecnicamente non è semplice).
RispondiEliminaEssendo emiliana io so chi è.
RispondiEliminaTi consiglio un incontro ravvicinato con Errani, potrebbe riservarti più di una sorpresa.
Non pensavo che uno come te considerasse "il protagonismo" (cioè l'apparire sui giornali e in TV) una unità di misura del carisma e delle capacità personali.
Io per giudicare guardo ai livelli di civiltà, di diffusione di diritti e di innovazione che questa regione garantisce al di sopra di molte altre, grazie non solo "al fare", ma anche "al "progettare". Hai letto dei Tecnopoli?
Ti chiedo anche: preferiresti che l'Italia fosse governata come in Lombardia o come in Emilia?
Non parlo di storia, parlo dell'oggi e delle persone che di quei governi regionali sono artefici.
Il ricambio delle classi dirigenti è un problema vero. Come lo affronti tu mi pare decisamente superficiale. Il diluvio non è responsabilità solo di chi c'era prima e di chi c'è adesso. Mi pare decisamente troppo comodo per chi scalpita, ma resta al palo.
Il problema delle generazioni di mezzo è forse che sono rampanti che si accontentano di scrivere blog anzichè misurarsi con la capacità di direzione, che scrivono avendo in testa interlocutori immaginari e che raramente si trovano a guardare negli occhi i loro interlocutori con la capacità di dire dei SI o dei NO motivati. Parole tante, capacità d'ascolto e di decisioni poche.
Al partito del fare contrapponiamo il Partito d'Azione.
RispondiEliminaIo sono moderatamente soddisfatto di com'è governata l'Emilia-R., ma mi piacerebbe pensare che questo buongoverno sia dovuto a una classe dirigente capace, e non a un solo uomo costretto a ricandidarsi per la terza volta (il che a quanto pare è illegale). Mi sembra un leaderismo molto poco emiliano.
RispondiEliminaQuando si decide per elezione diretta e si seleziona tramite primarie, il leaderismo è gioco fatto. Le regole non sono mai ininfluenti sulle forme della politica e difatti io sono parecchio scettica sulle une e sulle altre.
RispondiEliminaNon mi sembra ci siano state primarie per designare Errani.
RispondiEliminaHai ragione, non ci sono state perchè è stato proposto all'unanimità dall'assemblea regionale del pd, e soprattutto nessuno, nè del pd nè della coalizione, si è proposto come candidato alternativo. Però l'elezione del presidente di Regione è una elezione diretta e forse per questo hanno proposto la persona ritenuta migliore e riconosciuta da tutti.
RispondiEliminaPenso anche che il pd (se non si è bevuto il cervello) abbia verificato, legge alla mano, che potesse essere ricandidato.
A Torino abbiamo lo stesso problema con Bresso e Chiamparino: la legge ha prodotto una generazione di sindaci e presidenti di Regione investiti da un potere e visibilità sproporzionati, e questo ne ha fatto dei ducetti, di cui, salvo errori, nessuno è riuscito a combinare niente di buono una volta uscito dal piccolo stagno in cui era grossa rana.
RispondiEliminaChiampa è visto, specie da se stesso, come il possibile "uomo nuovo" (a 65 anni!) del PD e l'ha detto, con un tempismo molto poco felice. Non ha mai dovuto affrontare avversari degni di questo nome (Berlusconi nel Suo infinito ego proibiva si candidasse gente che potesse farGli ombra e Chiampa ramazzava percentuali bulgare) e tutte le volte che c'erano da sostenere discussioni politiche serie (Tav, inceneritori, acqua pubblica...) si è sempre sottratto con malcelata stizza e il fastidio di chi ha ben altro a cui pensare. Idem Bresso, il cui più formidabile atout, ancora, è l'avversario, l'inqualificabile Cota.
Una nidiata di piccoli Uomini (e qualche Donna) del Fare che una volta allontanati dalla sicura nicchia crollano miseramente. Basta vedere Cofferati. Non scorderò mai come da voi, a Casa Cervi, il 25 Aprile di due anni fa abbia parlato Violante (quello dei "ragazzi di Salò" per gli smemorati) senza che nessuno dei disciplinati e imbesuiti militanti abbia mosso un ciglio. Il partito non c'è più da un pezzo. È rimasta la Disciplina. Ma i capi si sono dissolti.
@Abesibè: guarda che l'Emilia-Romagna è questa roba qua
RispondiEliminahttp://www.pder.it/index.html?idpg=7&id=1210
non la regione degli imbesuiti militanti
Eh eh speravo a dire il vero di suscitare qualche reazione, non per nulla avevo votato Marino. Ma purtroppo non posso che ribadire le ultime due righe. E non mi pronuncio sulle innegabili infiltrazioni mafiose (la fungaia urbanistica intorno a Reggio non preoccupa neanche un pelino!?) perché non sono abbastanza documentato; dovreste pensarci voi ;-)
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