Io ho sempre pensato che un giorno avrei avuto una casa, non grande, magari non bella, ma con una libreria interessante. Finché un giorno ho capito che non sarebbe successo mai, per più di un motivo. Non ho così tanti libri, in fondo, e quelli che ho non sono così decorativi. Invecchiano senza diventare nobili; non restituiscono l'immagine di una persona studiosa, piuttosto di uno che ha frequentato troppe edicole e bancarelle e non si vergognava a portarsi a casa un newton compton rosso fuoco (del resto quel Tutto Dante a 9900 lire non era un affare?) Non riescono nemmeno a restare in ordine, non capisco bene il perché; non li consulto quasi mai (sto quasi sempre su internet). Ma sono i miei libri, mi assomigliano. Non è che mi piacciano tanto, però non riuscirei a disfarmene nemmeno volendo. Li ho messi in una stanza a parte, quando vengono ospiti chiudiamo la porta. Perché vi racconto questa cosa.
Perché l'altro giorno ho letto questo pezzo del Corriere, in cui si cercava di ammucchiare nei confronti di Nicla Tarantini tutto il disprezzo possibile (si capisce che il giornalista si è recato a Bari apposta e ha condotto indagini estese), e il risultato è condensato appunto in quel titolo: "Brillanti e niente libri". Il massimo dell'ignominia, per un giornalista del Corriere (ma poteva essere la Repubblica, la Stampa, e tanti altri) è non avere una libreria in casa. Il che non è nemmeno sicuro, non è che Goffredo Buccini sia stato in casa di Nicla e abbia verificato l'arredamento. Ha solo raccolto le chiacchiere di amiche e conoscenti, e di una in particolare. Notate come la presenta:
«Però manco mezza libreria: loro stavano ai libri come io sto a una suora», ridacchia una delle fate della scuderia, la più spiritosa e, probabilmente, la meno ignorante.
E' "spiritosa" perché sa istituire il rapporto Tarantini:libri=io:suora. E' (probabilmente) "meno ignorante" perché intuisce la vacuità di una vita senza mezza libreria in casa. E va bene. Non è che io voglia fare lo snob al contrario, anche a me capita di entrare in case d'altri ed elaborare pregiudizi in base ai libri che vedo e al modo in cui sono accatastati. Una libreria non rende certo una persona colta o intelligente; però aiuta. La cosa veramente curiosa è che due paragrafi più su Buccini aveva definito la parabola dei Tarantini una "piccola storia di bovarismo del Terzo Millennio". Il che potrebbe anche starci, in fondo questi due trentacinquenni "perfino più immaturi della loro età", come li definiva Lavitola, qualcosa in comune con Emma Bovary ce l'hanno: il consumo compulsivo di beni voluttuari, l'esigenza di vivere al di sopra delle proprie possibilità (la difficoltà anche a capire quali siano effettivamente, queste possibilità).
Il bovarismo, però, come lo aveva isolato Flaubert, si verificava in presenza di determinati agenti patogeni: i libri. Emma, mi par di ricordare, ne leggeva troppi. Nicla (forse) neanche uno. Anche il bovarismo, insomma, non è più quello di una volta, e in realtà è proprio questo che m'interessa: notare come le parole cambiano continuamente di significato, ogni volta che le usiamo: e sì che le usiamo proprio perché vorremmo far forza su un bagaglio di nozioni date per scontate, un retroterra culturale solido, qualcosa dove metter radice, una bella libreria immobile, lucchettata: niente da fare. Le parole ci cambiano in mano, afferriamo un martello e ci troviamo in mano un cacciavite che c pone dei problemi: perché pensavate di usarmi come un martello? Cosa vi faceva pensare che io potessi pestare un chiodo? Cosa vuol dire oggi la parola "bovarismo"? Non lo so, probabilmente Buccini ha una sua idea che non è la mia. Ma non è così interessante. Quello che è interessante è cosa dice la parola "bovarismo" di noi che pretendiamo di usarla oggi.
Ci dice che siamo molto diversi da Flaubert, al punto che non lo capiamo quasi più. Lo si capisce anche solo dal modo in cui trattiamo i libri: ne apriamo molti meno, ma nel frattempo abbiamo sviluppato un'enorme fede in loro. La loro sola presenza, la semplice ostensione dei libri in una teca, avrebbe il potere di salvare la nostra vita, riscattarla sia dalla banalità della provincia, sia dai luccicori dei "coca-party". Se uno legge libri, se uno possiede librerie o perlomeno nota la loro assenza in un salotto, è "meno ignorante".
Ai tempi di Flaubert probabilmente non era così. I libri erano oggetti perfino pericolosi, che potevano portare alla perdizione: da assumere con prescrizione medica. Lo stesso Flaubert, se ricordo bene, a momenti ci crepava, sulla Tentazione di Sant'Antonio: e Madame Bovary lo scrisse anche per disintossicarsi, scegliendo la storia più banale e terra-terra, meno letteraria che riuscisse a trovare.
Tanti anni fa, ormai è quasi una vita precedente, visitai la casa di Balzac, che in realtà non era nemmeno la casa di Balzac, perché quel formidabile cialtrone riusciva a mettere il suo nome (falso) su tantissime cose che non possedeva: era una casa di amici e ammiratori in cui lui poteva arrivare quando voleva, entrare nella sua stanzetta e mettersi a letto e/o scrivere. Tra le incisioni alle pareti ne ricordo una che mostrava "il lettore" (dunque il cliente-tipo di Balzac). Voi subito immaginate un signore distinto che seduto su una poltrona aggrotta la fronte, magari per tener fermo il monocolo. Perché siete uomini del XXI sec., per voi leggere è cosa da nobili, e che nobilita. Invece "il lettore" dei tempi di Balzac è un vecchietto spiritato che siede a tavola col piatto pieno di cibo freddo (non riesce a staccare gli occhi dalla pagina) e che si versa il vino fuori dal bicchiere. Un poveretto, il "lettore". Totalmente succube di un'ossessione-compulsione che è simile a quella che noi lamentiamo nei ragazzini con playstation. Il "lettore" era un malato, un tossicodipendente. La lettura non lo nobilitava: lo estraniava dalla società. Naturalmente lo stesso Balzac si sarebbe ribellato a una tesi del genere, e avrebbe sostenuto che c'erano libri e libri: immondi feuilletons e accurati ""études philosophiques". Oggi no: oggi qualsiasi libro è comunque meglio di qualsiasi altro impiego del tempo libero: basta aprire un libro, qualsiasi libro, per sembrare più intelligente di qualcun altro che nello stesso momento sta guardando la tv, o videogiocando, o cercando prove della propria esistenza su un social network, o cicalando su un cellulare. L'unica cosa vagamente paragonabile sono i film, ma qui conserviamo ancora qualche distinguo sul contenuto: la frase "in casa ha tanti dvd" in sé non vuol dir niente, resta da stabilire se siano Tarkovskij o Neri Parenti. Invece la libreria è indizio di cultura a prescindere. La persona che ha fatto una soffiata sui Tarantini, magari a casa ne ha una piena di Moccia o Fabio Volo; ma sono libri - parallelepipedi di fogli di carta rilegati su un lato, e quindi comunque la rendono "meno ignorante". Magari, per dire, ha tutti i pamphlet antislamici di Oriana Fallaci...
A proposito. Il giorno dopo lo stesso quotidiano, il Corriere, è uscito con una buffa versione "da collezione" per il decennale dell'11 settembre, il giorno che secondo loro ha cambiato tutto. Il che tra l'altro è sempre più discutibile: a distanza di dieci anni non c'è una sola notizia importante, in questi giorni (crisi europea, fine del berlusconismo, guerra in Libia, incidenti nucleari, riscaldamento globale) che sia facilmente riconducibile con un rapporto di effetto-causa agli attentati di dieci anni fa. Probabilmente se Mohammed Atta se ne fosse rimasto a casa oggi i nostri telegiornali ci racconterebbero le stesse cose. Però è ugualmente vero che per il Corriere dieci anni fa è cambiato tutto. E' stato il momento in cui i suoi lettori, un tempo maggioranza silenziosa, hanno tirato fuori dagli scantinati il loro razzismo fino a quel momento muto e un po' vergognoso, e hanno cominciato a vantarsene, a trovarlo giusto e interessante, sacrosanto addirittura, e a sfoggiarlo addirittura su una mensola in bell'evidenza, sotto forma di cartonato di Oriana Fallaci. La vecchietta, si è poi saputo (ma si poteva benissimo intuire), non era più molto padrona di sé, ma De Bortoli e RCS non si posero evidentemente il problema, spremendo il limone fino all'ultima goccia (acida). Una cosa del genere non sarebbe stata possibile fino al 10/9/01: dopo sì. Quindi, effettivamente, l'11 settembre ha cambiato qualcosa. Nelle nostre librerie, perlomeno. Che ci assomigliano. E a me non è che piacciano tanto. Agli ospiti non le mostrerei.
Buona l'analisi di mme Bovary (che muore, non guasta ricordarlo, con in bocca una sapore di inchiostro). Quanto a tutto il resto, sarà: però per mia esperienza in linea di massima chi ha tanti libri li ha anche belli e interessanti e intelligenti e chi ne ha pochi ha una copia di Faletti, le ricette della Parodi e una copia in prestito della Casati Modignani più la guida ai funghi della Valtellina. Voglio dire: in effetti una libreria grande e ricca è abbastanza spesso un indizio di (una certa) cultura a prescindere.
RispondiElimina"L'unica cosa vagamente paragonabile sono i film..."
RispondiEliminaMmm, forse anche i CD/LP?
"... ma qui conserviamo ancora qualche distinguo sul contenuto"
E anche nel caso della musica, troviamo chi ha l'ultimo di Lady Gaga e chi ha "A night at the opera" o "Tutu".
d'altronde, anche Al Zawahiri ha una libreria moderata http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2011/09/13/zawahiri_b1.jpg
RispondiEliminaCara amichetta, ci sono appena passata. Causa trasloco, mi sono trovata con quaranta scatole di libri da riempire, spostare, vuotare, riporre. Sono libri che ho con me da una vita.
RispondiEliminaAll'improvviso mi sono detta: "Ma che ci faccio???" Leggo solo su Internet, scarico libri in lingua originale, se ho voglia di rileggere qualcosa trovo praticamente tutto. Ho anche cambiato gusti, non leggo più romanzi ma solo saggi e roba di politica ed economia. Che me ne fo di questa sparata di libri?
Ne ho tenuti circa la metà. I romanzetti, i tascabili infimi, i romanzi anni '80 che non hanno più senso, sono finiti al mercatino o al secchione. Ho tenuto la fantascienza, che amo troppo, e i saggi, più qualcosa che ho amato particolarmente.
La libreria nuova è quasi piena, la mia figura la faccio, ma continuo a chiedermi che senso abbia tenere questa carta a prender polvere.
In fin dei conti, ho buttato anche tutte le videocassette: i film li conserva Internet, perché devo tenerne montagne in casa?
(OPS! Scusa Leonardo se ti ho dato dell'"amichetta", credevo di stare scrivendo sul blog di Lameduck! Puoi cancellare please? Che figura da rimbambita, sigh...)
RispondiEliminaBeh, se non ti spiace il commento lo terrei, è qui per caso ma non è affatto fuori tema.
RispondiEliminaMa Leo la lettura,è un po come una moda,anche i libri sono di moda,non ci credevo eppure si,Moccia?Volo.non riesco a leggerli scusate,assolutamente ,no, mentre i classici sono li,da tenere assolutamente si,se si ha spazio,e voglia di risfogliare cose,spolverare anche,devo dire la lettura in web mi è diffilcosa per motivi di vista,mi si incerchia la vista,specialmente sullo sfondo nero e scritto bianco,esistono libri neri con scritte bianche?mi auguro non li facciano mai,la carta comunque ha un suo fascino,particolare,mamma mia la Fallacci peggio di Bossi e Borgherzio,triturati con i truccioli del tappo da vino.:)io sono un po malata allora,se non smetto di comprare carta mio marito mi caccia di casa,l'ha giurato..e io avrò il mio 11 settembre personalissimo....ciao.Amelie.
RispondiEliminaIn certi paesi hanno le biblioteche...
RispondiEliminaqui da noi invece fanno l'effetto ma come vai al lavoro/a scuola/altrove coi mezzi? poveraccio!
No, il commento è ovviamente in tema: credevo di stare sul blog di Lame e che il post lo avesse scritto lei! Sigh...
RispondiEliminai tempi cambiano... un giorno basterà una sola libreria con una sola anta e un kindler appogiato sopra con tutti i nostri libri.
RispondiEliminaQuindi la signora Bovary oggi seguirebbe in tv i programmi di gossip? E non avrebbe libri? ...Madame Nicla?
RispondiElimina(non leggo, guardo le figure)
RispondiEliminavolevo solo fare i complimenti per la scelta dell'immagine
Interessante riflessione. Mi ricorda, non senza rammarico, che la mia libreria invece di riempirsi si sta svuotando. Devo invertire in qualche modo la tendenza.
RispondiEliminaPer il resto, senza voler essere presuntuoso, segnalo qualche piccolo refuso di digitazione:
afferriamo un martello e ci troviamo in mano un cacciavite che c pone dei problemi:
c'erano libri e libri: immondi feuilletons e accurati ""études philosophiques". Oggi no: oggi
certo, la fenech con il trucco della winehouse è da sballo...
RispondiElimina@Leonardo
RispondiElimina> Un poveretto, il "lettore".
> Totalmente succube di
> un'ossessione-compulsione
> che è simile a quella che noi
> lamentiamo nei ragazzini con
> playstation.
No capisco cosa vuoi dire. Cos'è qualcosa tipo questo?
https://plus.google.com/102548150250475749705/posts/CgMbqAoSX2M#102548150250475749705/posts/CgMbqAoSX2M
@michelelan
RispondiElimina> i tempi cambiano... un giorno
> basterà una sola libreria con
> una sola anta e un kindler
> appogiato sopra con tutti i
> nostri libri.
Il Kindler sarebbe, anzi sarà la versione aggiornata e "definitiva" del Kindle? ;)
Con + latte e + cacao.
RispondiEliminaMa lolr!
RispondiEliminakindler è la sintesi perfetta del lettore di ebook al cioccolato....
RispondiEliminaUno può anche non tenere i libri e leggerli.
RispondiEliminaE' la favella piu' che la libreria che da una dimensione della cultura. Al massimo sono i libri sparsi per la casa, ancora da leggere, o il comodino a far capire tante cose. Augh!
Questa striscia ha 19 anni:
RispondiEliminahttp://dilbert.com/strips/comic/1992-11-08/