Poi per carità, se De Bortoli o Scalfarotto non capiscono perché scioperiamo, non penso di riuscire a spiegarglielo io. Io al limite mi lamento un po', ecco.
Ma cos'è mai questo sciopero che crea inenarrabili disagi? (H1t#89) è on line sull'Unita.it e si commenta laggiù.
Forse non riusciranno a togliercelo subito, il diritto allo sciopero. Nel frattempo stanno facendo qualcosa di più sottile: cambiare il senso alla parola “sciopero”. Fino a qualche mese fa era un incontestabile diritto dei lavoratori. Da qualche giorno è diventato un odioso privilegio nelle mani di irresponsabili, che invece di salvare l'Italia standosene zitti e buoni hanno deciso di esercitarlo in modo dissennato, proprio adesso che un governo responsabile sta facendo tutto il possibile per farci uscire da questo lievissimo accenno di crisi...
Un passaggio importante è stato l'episodio dello sciopero dei calciatori. Una vertenza marginale, che interessa poche migliaia di tesserati, ma che ha goduto – e non poteva essere altrimenti – di un'esposizione mediatica enorme. Il sospetto è che i rappresentanti della Lega Calcio abbiano cercato di approfittare dell'aria di crisi per strappare qualche soldino ai calciatori, che non ci sono cascati, hanno mostrato che lo sciopero non era un bluff, si sono ritrovati alla gogna (per aver esercitato un diritto) e... hanno vinto. Sì, hanno vinto: il contratto che hanno firmato era quello proposto dai loro rappresentanti pochi giorni prima. A quel punto però forse è passata l'idea che lo sciopero sia roba da calciatori strapagati: uno dei tanti appannaggi di questa o quella casta. Certo, si presume che tutti sappiano più o meno cosa sia uno sciopero e come funzioni. Eppure molti che ne discutono in questi giorni danno l'aria di essersene dimenticati. C'è un sindacato che ha deciso un giorno di astensione del lavoro, e la cosa di colpo è diventata surreale, incomprensibile, mai vista.
Lasciamo stare Pierferdinando Casini, che è un politico di centro che fa il suo mestiere. Secondo lui lo sciopero mina “la coesione delle forze sociali”, che non fosse per la CGIL sarebbero coesissime: si vede infatti con quale coesione abbiano accettato le trentadue bozze di finanziaria che Tremonti & co. hanno provato a buttar giù in questo agosto inutile. D'altro canto è comprensibile che i proprietari di SUV non vogliano saperne di tasse sui SUV, che la provincia di Savona non volesse essere conglobata in quella di Genova o che gli evasori scudati non intendano pagare un centesimo in più: tutti costoro avevano il sacrosanto diritto di pianger miseria e minacciare ritorsioni nelle ultime settimane; i lavoratori no. I lavoratori dovrebbero starsene tranquilli, proprio quando è ormai chiaro che questo governo sta solo cercando una categoria disposta a pagare per tutte senza lamentarsi (e forse l'ha trovata: gli immigrati senza diritto di voto). Però, appunto, Casini deve fare Casini: uno sciopero così non potrebbe accettarlo nemmeno se lo volesse.
È già un po' più sorprendente Ferruccio De Bortoli, sconvolto dalla possibilità che uno sciopero impedisca al Corriere di uscire, negando “i diritti di altri lavoratori e, soprattutto, dei lettori”. Incredibile, no? Questa cosa per cui gli scioperi negano i diritti degli altri. Vien da domandarsi dove fosse De Bortoli in tutti questi anni, mentre per esempio gli autoferrotramvieri scioperavano negando il diritto degli altri a recarsi in ufficio; o i controllori di volo tenevano gli aeroplani a terra, inaudito! Naturalmente De Bortoli non può non sapere cosa sia uno sciopero, e perché per funzionare debba arrecare disagi. Ma forse spera che qualche lettore del Corriere se lo dimentichi, e si beva la favola della Camusso-capoclan che potrebbe precettare tesserati che hanno già aderito allo sciopero, e non lo fa per colpire, tra tutti i quotidiani, proprio il Corriere (conta poco che anche l'Unità non sia uscita...)
L'autentica sorpresa però è Ivan Scalfarotto, che questo sciopero proprio non lo ha capito, e lo ha spiegato diffusamente in due interventi sul suo blog. Niente di strano, salvo che nella colonnina a fianco dello stesso blog si legge come Scalfarotto sia, tuttora, il vice presidente del PD: un partito che allo sciopero ha aderito. Ma evidentemente ha aderito senza consultarsi con uno dei suoi vicepresidenti; senza nemmeno spiegargli il perché. Oppure è Scalfarotto che non ha capito, non si è convinto, e se ne lamenta sul suo blog personale. Le obiezioni che fa Scalfarotto poi possono essere anche interessanti, ma per ora non vorrei entrare nel merito. Trovo semplicemente molto curioso che il vicepresidente di un partito confessi sul suo blog pubblico di non capire quello che fa il partito. Mi pare anche l'indizio di una certa difficoltà a passare da battitore libero a figura semi-istituzionale.
Per Scalfarotto, in una situazione come questa, invece di scioperare bisognerebbe essere propositivi. Come se a tutti i lavoratori spettasse di avanzare controproposte: come se tutti avessero il tempo di studiare la letteratura sulla finanziaria 2011, ormai sterminata (e in gran parte finzionale). Come se tutti poi potessero scrivere su un blog molto seguito, o addirittura su un organo di stampa. Come se fossimo insomma un po' tutti dirigenti o quadri del PD. Certo, una bella assunzione di responsabilità. Peccato che nel frattempo gli stessi dirigenti del PD non si preoccupino di scrivere a briglia sciolta sui loro blog che non capiscono quel che il partito fa.
E allora, cari Casini, De Bortoli, Scalfarotto: perdonateci se noi lavoratori siamo troppo semplici, se non facciamo controproposte (per la verità la CGIL una contromanovra l'ha proposta, anche se non riesce a tenere il ritmo delle trovate tremontiane), se usiamo ancora questo mezzo brutale, ottocentesco, che è lo sciopero. Bisognerà però che ve ne facciate una ragione: non siamo i buoni, siamo solo lavoratori. Abbiamo il controllo di alcuni servizi e mezzi di produzione, e se ci fate arrabbiare può darsi che qualche giornale non vada in stampa, che qualche treno non parta, che qualche scuola non apra. È sempre andata così, non è una novità: la novità è il vostro sguardo smarrito quando scoprite che le categorie sanno ancora difendersi. Ma difendersi è un diritto: c'è gente che è perfino morta per procurarcelo, e noi per adesso ce lo teniamo. È l'unico modo per meritarcelo, sapete.http://leonardo.blogspot.com