Certi giorni ti svegli e c'è il sole, le tende ai giardini pubblici sembrano un camping, ti danno l'illusione che dietro i pini ci sia una spiaggia da qualche parte. La badante che dorme sulla panda all'angolo, il sismografo meglio calibrato del quartiere, dice che scosse lei non ne ha sentite; il cornetto al bar si scioglie in bocca, e pensi che non c'è nulla che non si possa risolvere: casca un campanile, lo rifaremo più bello. E anche le industrie, prima delocalizzano, prima si sbrigano a tornare indietro. Abbiamo mille sfollati? Fammi ridere, prima del sisma avevamo quattromila appartamenti sfitti, tutti ancora in piedi, tutti nuovi antisismici. All'ex coop rilevata dai cinesi stanno cambiando i mattoni, giuro: tolgono quelli vecchi evidentemente crepati, e ne mettono di nuovi, sembra un lego. Nel frattempo i cinesi hanno riaperto, dalla porta di servizio per non disturbare i muratori. Vai così. Se ci credono i cinesi, che hanno il mondo a disposizione, un margine c'è.
Hai presente quel balcone che si affaccia sotto il campanile, dove ci sta una famiglia di paki. Sono tornati. Cioè, dormono ancora nel parco, ma di giorno stanno nell'appartamento, i bambini vanno persino sul balcone. Quel balcone sporge troppo, mi preoccupava anche prima dello sciame, così ho detto al padre di starci attento. Magari mi ha dato retta, portavo il casco giallo.
Certi giorni dopo mezz'ora si mette a piovere, ti dicono che il duomo e il teatro forse sono da buttare giù e il sindaco è ricoverato, la scuola non si sa nemmeno se riapre in settembre, al centro di coordinamento nessuno coordina un cazzo, e il tuo architetto è latitante. I marocchini stanno disertando in massa, c'è l'ambasciata che li rimpatria gratis. Insomma ci credono giusto i cinesi, e il muschio, e i licheni. E non sono ancora le otto di mattina. Piove nelle chiese, nelle case scoperchiate dopo quattrocento anni, e tu sei lì col tuo casco giallo limone, l'omino playmobil di guardia a un solaio sfondato.
Sei arrabbiata con me? Ho tradito la tua fiducia, quando ci siamo conosciuti avrei dovuto almeno accennare alla faglia ferrarese, al terremoto del 1570? Vorresti che ti dicessi che non durerà altre settimane, altri mesi, altri anni? Che non succederà mai niente a noi e ai nostri figli, assolutamente niente mai?
Certi giorni non ti svegli nemmeno, sei su dal giorno prima. Dovresti buttar già qualcosa ma hai la nausea dei casolari diroccati, della magnitudo, invidi gli inviati speciali che a un certo punto prendono un taxi, un treno, e il loro terremoto finisce lì. Guardi le case in cui nessuno forse avrà più coraggio ad abitare, e pensi a quanto costavano al metro quadro quando ne stavi cercando una. Adesso per la stessa cifra potresti prenderti una contrada intera e farci un ospizio, che è poi quello che diventerà questo quartiere, quando le imprese delocalizzate non torneranno, i giovani se ne andranno e resteranno i vecchi, resteremo noi.
Due ragazze sono cadute dal quarto piano. In ospedale hanno detto che i ladri erano entrati nell'appartamento e le avevano costrette a buttarsi di sotto. Stasera ho ridato un'occhiata e la storia era cambiata, c'erano due ragazze che tentando di svaligiare la casa dei vicini erano cadute giù.
Certi giorni puoi solo incassare e sperare che tramonti presto, anche se il terremoto veramente non si corica mai, ma alla fine sei stanco anche di aver paura. Lascia perdere l'INGV ci siamo presi quello del secolo e siamo ancora qui, siamo vivi. Possiamo ancora andare dove vogliamo, vuoi che andiamo via? Ero di guardia al campanile ma al telefono con te, ricordo che mi stavi dicendo che l'Italia comunque è fottuta, quando ho visto una, due, tre bolle di sapone cadere giù dal balcone dei paki, e non scoppiare fino al marciapiede. Certi giorni alla fine tieni duro e sono meglio di altri.
(Stamattina, mi hanno detto, riaprono il Centro).
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Sei un poeta... un poeta un po' strano, ma pur sempre un poeta ;)
RispondiEliminaSaluti,
Mauro.
Grandissimo post, scritto con amore e con rabbia.
RispondiEliminaDue cose Leo :
RispondiElimina- complimenti per il volontariato che stai facendo e per quello che scrivi sulla tua terra oggi.
- ti fa meglio stare fuori con il casco in testa che in casa a leggere sul pc i deliri di questo paese :)
In bocca al lupo, a te ed a tutti noi, italiani in generale e abitanti della pianura in particolare.
Paki è dispregiativo, BTW.
RispondiEliminaGrande Leo, stai facendo la cosa giusta!
RispondiEliminaMa l'unico commento che ti è venuto in mente, leggendo questo post, è stato "Paki è dispregiativo BTW"?
RispondiEliminaRaramente ho letto cose così toccanti. Persino qui.
è bello quello che fai per la madre patria (o padre matria) [a proposito di paki...]
RispondiEliminaleggendoti sembra di stare li con te...
RispondiEliminaLa settimana prossima torno, ero all'estero per lavoro. Dici che posso venire ad aiutarti? O ad aiutare?
RispondiEliminaNon lo so, almeno Carpi dovrebbe essere fuori dall'emergenza (il problema adesso è l'organizzazione).
RispondiEliminaBellissimo post, sembra di essere lì con te. Grazie per l'impegno, abbiamo bisogno di persone come te.
RispondiEliminaSerena
Complimenti, un bellissimo post.
RispondiEliminaSono di Carpi e leggere è stato come sentire e rivedere quello che hai scritto.
Lo Stato d’Israele ha donato a Mirandola quattro casette mobili destinate al percorso nascita in attesa del ripristino della struttura dell’ospedale.
RispondiEliminaLa consegna è avvenuta alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri israeliano Avigdor Liberman che ha incontrato l'assessore alla Protezione civile Paola Gazzolo in rappresentanza della Giunta regionale.
Le strutture, alle quali si sono aggiunti ulteriori 50mila euro, verranno utilizzate come ‘Isola nido’ per mamme e neonati che potranno così beneficiare di uno spazio adeguato a ricevere sostegno ostetrico e neonatale.