Il viaggio nel tempo non è stato ancora inventato, ma tra cinquant'anni lo sarà; e a quel punto la malavita organizzata lo utilizzerà per sbarazzarsi dei cadaveri scomodi spedendoli nel passato. Il giovane Joe (Joseph Gordon-Levitt), nel 2044, di mestiere fa il "looper" ("colui che gira in circolo"): ammazza sconosciuti incappucciati che gli arrivano dal futuro. Non se la passa male, ma sa che un giorno sotto uno di quei cappucci ci sarà lui: il contratto base dei looper prevede che il circolo si chiuda in questo modo. Bene. C'è solo un piccolo problema: Joe, da vecchio, è Bruce Willis. E nessuno vorrebbe avere contro Bruce Willis da vecchio, neanche lui da giovane. Questo per dire come i distributori italiani abbiano perso una meravigliosa occasione, facendolo uscire adesso e non nel novembre scorso, quando Matteo Renzi lottava per rottamare il Bersani che diventerà tra trent'anni. Bastavano un paio di pezzi sui quotidiani e avrebbero portato al cinema anche quelli che al giovedì guardano Santoro. Invece hanno deciso di programmarlo in questo pazzo, pazzo pazzo gennaio 2013.
Chissà se ce ne ricorderemo ancora tra qualche anno, di quel mese in cui nelle sale italiane sono arrivati quasi contemporaneamente i film di P.T. Anderson, dei fratelli Wachowski, di Tarantino, di Spielberg, di Zemeckis: un'offerta così generosa da farci diventare persino schizzinosi, quando ci siamo sorpresi a osservare che beh, sì, The Master non è il Petroliere, Cloud Atlas non è Matrix, persino Django è tanto bello ma non è Inglourious Basterds, quanto a Lincoln non è senz'altro Amistad, insomma, tutti i Grandi Nomi tirati fuori dai distributori dopo aver evacuato i cinepanettoni ci hanno mostrato film belli e interessanti, ma forse neanche un capolavoro, uno di quei film che ti sconvolge. E pensi che forse alla fine, sommando e sottraendo aspettative e soddisfazioni, può darsi che ti sia divertito di più con Looper, il terzo film di un regista americano che non conoscevi (continua su +eventi). È un piccolo film che puoi metterti a guardare senza l’ansia di dover applaudire al capolavoro. Può sorprenderti come nemmeno Tarantino e i Wachowski riescono più a fare: per quanto originali li hai già visti all’opera. Ma questo Rian Johnson non hai la minima idea di dove vada a parare; il film procede in un modo tutto suo, disorientante, è come se, invece di innervarsi lungo il solito e rassicurante arco narrativo, accumulasse una serie di false partenze. La premessa del film è introdotta in pochi minuti; poi la storia prende una piega del tutto imprevista e si scontra in modo originale con uno dei Grandi Temi della filosofia dei viaggi nel tempo: è giusto fare la prima cosa che viene in mente a tutti di fare, ovvero ammazzare Hitler da bambino? (No, Hitler nel film non c’è, ma c’è qualcosa di analogo). Mi torna in mente un meraviglioso raccontino, in cui i viaggiatori del tempo sembrano volontari di wikipedia, che passano il tempo a correggere la Storia, rettificare qualche errore qua e là, e poi c’è sempre qualche scemo che vuole andare negli anni ’30 a Monaco per sparare al futuro Führer, e ogni volta devi spiegare loro l’arcano: niente Hitler, niente seconda guerra mondiale, niente guerra fredda, niente progresso tecnologico, niente macchina del tempo.
Looper piacerà ai patiti di viaggi del tempo; non deluderà troppo quelli che vogliono vedere pistole molto grosse; però alla fine lascia la sensazione di essere qualcosa di nuovo, finalmente. È una sensazione sempre più rara ultimamente, per la quale sono disposto a passare sopra a tanti difetti. Forse è un problema anagrafico – invecchio, comincio a somigliare più a Bruce che a Gordon-Levitt e ovviamente tifo per l’anziano – ma temo che sia anche una tendenza generale, per cui una certa struttura del film d’azione che ha funzionato sin da quando eravamo bambini (’80) ormai mostra le corde, è stata sfruttata fino all’osso; già i Wachowski lamentavano quella sensazione per cui a tre quarti di un qualsiasi film sai già più o meno cosa succederà. Per non parlare di altri elementi, uno a caso: l’abbigliamento. All’inizio del film il boss di Joe gli dice: ma si può sapere perché porti il cravattino? Il boss di Joe viene dal futuro, una delle cose che ci porrebbe più problemi se viaggiassimo nel tempo è la moda, perché segue evoluzioni quasi totalmente arbitrarie e siamo abituati a subirla in gruppo, ad accettare le cose che piacciono a tutti intorno a noi. Ma se viaggiassimo nel tempo non sentiremmo questo istinto del gregge, e dovunque andremmo non capiremmo perché la gente veste in un modo arbitrario e stupido (è la reazione di un bambino di fronte a un film di vent’anni fa: perché sono tutti pettinati come dei matti?)
Dunque, dice il boss a Joe: ma lo sai cosa significa quel cravattino? Lo sai che lo hai preso da film che citano altri film che non hai mai visto? Joe sorride, non capisce, dice che è solo moda, ma la moda è la misura del tempo. Noi misuriamo l’antichità dei film dalle dimensioni dei telefoni dei personaggi (in Looper ce li hanno trasparenti). E poi continua, il boss: perché invece di un cravattino non provi un’altra cosa, invece degli stereotipi di stereotipi di cose che non hai nemmeno visto? Qualunque cosa, anche buffa, un collarino di plastica, perché non sperimenti un po’? Ecco, se anche solo il senso di Looper fosse tutto qui (il tentativo di sperimentare qualcosa di nuovo, anche sbagliato) varrebbe comunque la pena di una visione. Non ci si può aspettare che l’ultimo film di Tarantino o di Spielberg sia sempre il migliore film di Tarantino o di Spielberg (sarebbe anche molto ingiusto) ma da un regista giovane sì, deve giocarsi tutto e provare a mandare all’aria il vecchio action movie senza nostalgie. Altrimenti continueranno a servirci film con Schwarzenegger, non scherzo, questa settimana ne è uscito anche uno con Schwarzenegger che spara. A un certo punto con tanto affetto questi qui bisogna rottamarli, anche se sono noi stessi da vecchi.
Looper è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (20:15, 22:45); al Multisala Impero di Bra (20:15, 22:30); al Cinecittà di Savigliano (20:20; 22:30). Buona visione.