Per adesso è interessante osservare il modo in cui il MoVimento punta, consapevolmente o meno, a una repubblica di fatto presidenziale, aggirando la Costituzione. Non c'è bisogno di abrogarla là dove prevede che il presidente sia nominato dal parlamento; è sufficiente trasformare il parlamento in una semplice assemblea di esecutori della volontà popolare, pronta a esprimersi in ogni momento attraverso sondaggi on line sulla piattaforma del MoVimento. Qualcosa di simile ai "grandi elettori" che vengono eletti dai cittadini americani in occasione delle elezioni presidenziali, e ai quali, salvo imprevisti, non viene chiesto che votare esattamente il candidato indicato dai cittadini. È in questo modo che assume un senso anche la boutade di Grillo sull'aspirazione del M5S a raggiungere "il 100% dei consensi": il MoVimento non è un partito - e infatti coi partiti non dialoga - il MoVimento è la piattaforma in cui in futuro i cittadini voteranno le loro leggi ed eleggeranno i loro rappresentanti, compreso il Presidente, senza passare attraverso i partiti. Anche se per ora la piattaforma non è ancora pronta, Casaleggio ci sta lavorando ma è molto impegnato; comunque adesso si prova a eleggere l'inquilino del Quirinale e vediamo come va.
È curioso notare come Grillo, che accusa gli altri partiti di aver trasformato i parlamentari in "figure di cartone", in sostanza consideri i senatori e i deputati non molto più che pigia-bottoni, dai quali non pretende nessuna competenze o professionalità: e infatti dopo due mandati li vuole fuori dai piedi. Dal suo punto di vista non ha tutti i torti, un pigia-bottoni non diventa più bravo dopo cinque anni passati a pigiare bottoni; può però abituarsi agli ozi romani e farsi fotografare alla buvette (continua sull'Unita.it, H1t#174).
In questo programma di superamento e aggiramento delle istituzioni repubblicane il MoVimento rivela un certa continuità con il passato che pretende di distruggere, e in particolare il berlusconismo. È berlusconiano il tentativo di trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale de facto, mutando le elezioni legislative in referendum sulla sua persona (agli italiani era chiesto di barrare o no una croce sul simbolo “Berlusconi presidente”). È sua in fondo anche la concezione del parlamentare come dipendente, da gratificare minacciare o licenziare, e perché no sostituire con qualche elemento strappato alla concorrenza. A questo modello aziendalista Grillo si è ispirato, sostituendo l’immagine del Boss con quella del popolo: i parlamentari, ci ha spiegato, sono nostri dipendenti: non di Berlusconi (e nemmeno di Bersani), ma nostri. Non ci resta che votare e fidarci di Beppe, che più che megafono in questo momento sembra incarnare la figura di un bizzoso amministratore delegato.
In fondo il grillismo è una delle conseguenze del porcellum, la legge elettorale voluta da Berlusconi e che nessun contendente è mai riuscito a cambiare. Abolendo le preferenze, attribuendo ai vertici di partito la totale responsabilità sui nomi da mettere in lista, il porcellum ha eliminato ogni residua necessità di individuare candidati credibili, radicati in un territorio. Proprio nel momento in cui la fiducia nei confronti dei partiti toccava il punto più basso, questi ultimi hanno tolto l’ultima possibilità per l’elettore di segnalare il proprio disagio nei confronti di un candidato indigesto. Il porcellum ha creato le premesse per il successo di un partito di anonimi pigia-tasto: tra i peones di Grillo e quelli di Berlusconi, abbiamo pensato tutti, magari ci sarebbe stato addirittura un salto di qualità – che finora, purtroppo non si è veduto. Ma in un certo senso il M5S è il partito che meglio di tutti incarna la filosofia del porcellum: non si votano le persone, si vota un simbolino che è proprietà di qualcuno che sceglie per te le persone. Se poi è tanto onesto e gentile da aprire consultazioni on line per comporre le liste, tanto meglio, ma non è che faccia molta differenza: in un modello del genere, il candidato ideale non ha né personalità né dubbi, è un automa autorizzato a pigiare determinati tasti durante determinate votazioni. Fa un po’ paura, ma ha un senso. Potrebbe persino funzionare.
Il partito degli anonimi ha però un punto debole: non può, per definizione, esprimere candidati credibili alle cariche più importanti. Lo si è visto al momento di individuare i presidenti delle camere, e ancor più durante le tragicomiche consultazioni in cui il M5S ha reclamato un incarico di governo senza spiegare chi, in concreto, avrebbe voluto mandare a Palazzo Chigi. Dietro all’enigma surreale c’è una banalissima ammissione di inadeguatezza: il partito di anonimi non ha nessun candidato credibile. Non li ha nemmeno per il Quirinale: Grillo in un primissimo momento aveva buttato lì Dario Fo; pretattica o semplice ingenuità? Non lo sapremo mai: c’è da sperare che i suoi iscritti siano un po’ meno confusi di lui.
Nel frattempo Bersani e Berlusconi negoziano. In discussione non può che esserci la riforma elettorale: tutto il resto potrebbe anche essere rimandato dopo nuove elezioni, ma il porcellum va cambiato, a parole sono d’accordo tutti. Personalmente – per quel che conta – avrei preferito che l’accordo lo avessero fatto Pd e M5S, ma le possibilità erano scarse fin dall’inizio. A questo punto la logica, e la pragmatica, ci suggeriscono che due grandi partiti su tre si mettano d’accordo su una legge elettorale disegnata in modo da sfavorire il terzo. E siccome il terzo è un partito di anonimi, è lecito supporre che la prossima legge rimetterà in primo piano le personalità dei candidati. Sarebbe una buona notizia, credo, persino per molti elettori M5S. http://leonardo.blogspot.com
Il passo da pigia bottoni per conto del partito (che ormai è acclarato di quali interessi si occupa, e (hint) non sono quelli dei cittadini da un bel pezzo) a pigia bottoni per conto dei cittadini che si esprimono sul web è indubbiamente in avanti.
RispondiEliminaCerto ora siamo in una fase in cui pigiano i bottoni per conto del capo, che non fa molta differenza rispetto ai partiti. Ma credo che tutti i sostenitori del movimento stiano aspettando di vedere il gioco, di veder evolvere questa fase che è (penso io) dovuta a un risultato elettorale non atteso e non preparato.
Ma checché ne dicano tutti, te compreso, ritengo che quella grillesca sia una fetta di elettori molto critici, molto più di quelli che hanno votato b. (e lo voteranno sempre perché è lui) o b. (quell'altro, perché non si può votare altro che la sinistra).
In sostanza sono certo che il voto grillino si sposterà altrove con molta più facilità, se non verranno mantenute le promesse di Grillo, rispetto a quanto _incredibilmente_ dei pacchetti del 25 percento di elettori non si sono azzardati a spostarsi da chi, ormai è un fatto certificato dalla storia, le promesse si guarda bene dal mantenerle.
ultimamente scrivi delle cose molto condivisibili, sagge direi. banali perfino
RispondiEliminaper me che sono d'accordo ovviamente
continuo a non capire tante cose e purtroppo leggere cose sensate non aiuta a capire come va l'italia
continuo a non capire come non sfruttare la possibilità di voltare pagina davvero, di "costringere" il piddì a cambiare davvero, ecc.
invece no: si fanno votare 20 o 30.000 persone e si spaccia per democrazia... il che è logico per grillo ('ndo sta scritto che lui è democratico?), mi sembra meno logico per gli altri
quindi no, non capisco perché uno dovrebbe preferire lamentarsi mentre altri fanno le cose invece che partecipare a farle le cose, escludendo il più stronzo degli altri due...
ma non ti preoccupare: quando farai l'esame di terza media capirai...
EliminaSempre pieni di stile.
Elimina"è lecito supporre che la prossima legge rimetterà in primo piano le personalità dei candidati"
RispondiEliminaMa Grillo, di personalità, non ne ha pure troppa? Non parlo di capacità politiche, ma di carisma, almeno secondo i suoi elettori.
Per quello dice dei candidati, e non dei leader.
EliminaIo ho lanciato (a tutti, non sol al M5S) una proposta: Carlo Rubbia (http://pensieri-eretici.blogspot.de/2013/04/spammiamo-per-la-presidenza-della.html).
RispondiEliminaSaluti,
Mauro.
Secondo me ultimamente stai prendendo una brutta piega. Prima Bersaniano di ferro e ora accetti addirittura l'alleanza con Berlusconi.
RispondiEliminaBersani ha detto che mai e poi mai farà un governo con Berlusconi, ha poi proposto al M5S una legge anti-corruzione e alcune leggi sul lavoro.
EliminaOvviamente quei collusi del M5S hanno rifiutato in quanto sono pagati da Berlusconi, ma fortunatamente Bersani tiene duro e non si allea col Caimano, rimanendo fedele al Manifesto di Parigi sottoscritto assieme ai socialdemocratici tedeschi e francesi.
Intanto, indipendentemente dai motivi (puro mktg, voglia di suspense, manipolazione) siamo a #REVOTATE PER IL MIO PRESIDENTE, MI RACCOMANDO. Seguirà dibattito come ai tempi di Bush vs Gore? Lepidia
RispondiEliminaSì, però non c'è solo il berlusconismo, nell'idea che i parlamentari pigia-bottoni. Io ci vedo anche tanta della deriva corporativ-sindacalista della politica nella seconda repubblica, e in particolare della sinistra. Cioè, così come è passata l'idea che i sindacati proteggano i loro iscritti (a prescindere dal lavoro), è passata quella che il dovere dei politici sia quello di tutelare gli interessi dei loro elettori (o del loro "blocco sociale di riferimento"), di qui la definizione di politica come di "composizione di interessi". Coverrai che il passo è abbastanza breve, da qui al pigia-bottoni: non è richiesto che il politico abbia un progetto politico complessivo, una ideologia (come si sarebbe detto nel XX secolo) o una "vision" (come ci è rimasto di poter dire nel XXI), deve fare il lobbista del suo elettore. Uno poi, al limite, può lavorare di proiezione e di identificazione: tipo l'operaio che vota Berlusconi perché sogna di fare i soldi anche lui, o l'imprenditore che vota PD perché crede nel welfare (o perché era di sinistra al liceo e non vuole sentirsi di aver cambiato casacca dopo aver fatto i soldi). Ma questo non toglie che Berlusconi farà gli interessi di chi ha soldi e non vuole pagare le tasse, e il PD cercherà di conservare fare quelli di chi ha potere contrattuale (cioé dipendenti e pensionati) nel rispetto dei diritti acquisiti (e nell'indifferenza del mondo che cambia, ma questa è un'altra storia).
RispondiEliminaObbiettivamente, una volta accettata questa prospettiva, la Repubblica (non il giornale) è un'ostacolo giurassico ad una sana democrazia diretta, assembleare e permanente, e finché sopravvive ci si mandano quei pigia-bottoni che dici tu.
Credo si capisca come la penso invece io, ma non voglio dilungarmi. Quindi mi limito a segnalare che secondo me il problema è proprio nello svilimento della politica a rappresentanza e composizione di interessi, quali che siano.
la "sana democrazia diretta, assembleare e permanente" è un'illusione ottica
Eliminachiunque ha partecipato a un'assemblea condominiale, universitaria, sindacale sa che democrazia e assemblea sono due cose (di fatto) inconciliabili, almeno per la stragrande maggioranza che (per qualunque ragione) non partecipa all'assemblea
oltretutto ci sono molte tecniche di condurre le assemblee
mi chiedo (nel senso che continuo a non capire) cosa ci sia di più democratico nel far votare 20-30 mila iscritti anziché i rappresentanti di milioni di elettori
magari a ricreazione me lo spiega magnetico, se ce la farà a smettere di scaccolarsi