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venerdì 14 giugno 2013

Più tenebra vi prego

Star Trek into Darkness (J.J. Abrams, 2013)

Siamo ancora troppo vicini alla Terra, Capitano.
Non va bene. Siamo troppo pesanti, si rompe tutto.
Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di strani, nuovi mondi, eh, magari. No, in realtà siamo ancora in orbita intorno alla Terra o quasi. Siamo nell'universo angusto di Gigi Abrams e Compagnia: un posto così poco "strano", così poco "nuovo" che, per fare un esempio, c'è sempre campo col cellulare. Non so se mi sono spiegato. Quando il Giovane Capitano Kirk nello spazio cosiddetto profondo ha voglia di chiamare Scott che è rimasto sulla Terra a sbronzarsi in un pub, prende il suo cellulare griffato Flotta Spaziale (oscenamente simile a un motorola) lo chiama, e Scott gli risponde. Più veloce della luce. Neanche il tempo di infilare un messaggio registrato, che so, Accetta una chiamata dallo Spazio Profondo, inviata tramite propulsione a curvatura? L'addebitiamo al mittente? Chissà le tariffe, in effetti. Spazio, ultima frontiera. Andremo dove nessuno è mai andato. Ma tranquilli, il cellulare prende anche lì. È solo un dettaglio (benché necessario allo sviluppo della trama), non ti rovina mica il film. Ma secondo me è illuminante. Quattro anni per trovare un soggetto all'altezza delle aspettative, chissà quante trame vagliate e scartate, chissà quanta professionalità, quanta competenza... e poi ti ritrovi con un cellulare che fa le chiamate intergalattiche. Possibile che nessuno al tavolo degli autori abbia detto: ehi, fermi lì, ma non vi sembra un po' inverosimile? Dopotutto è il giovane capitano Kirk, nella serie originale non estraeva mai un telefonino per chiamare terra. Nella serie originale non si vedeva mai, la Terra. Era lontana. Ma cosa vuol dire lontano, ormai.

In Star Trek nella Tenebra, che sarebbe anche un bel titolo - e sarebbe anche un bel film - c'è una scena da film d'azione così trita che io l'ho già vista due volte in sei mesi, e non sono un patito del genere: l'eroe in un palazzo, minacciato da un elicottero di guerra, lo abbatte mediante mezzi non convenzionali. Già visto in: Die Hard 5, Iron Man 3, e adesso Star Trek 12. Deve essere un must per qualche mercato in espansione, l'abbattimento dell'elicottero a mani nude; che so, magari ne vanno matti in Cina. Al termine di questa scena, così poco star-trekkiana, ma soprassediamo, il pilota dell'elicottero scompare. È evidente che si è teletrasportato. Il teletrasporto lo sappiamo tutti cos'è: anche chi ha visto una puntata sola di ST in vita sua sa più o meno cos'è il teletrasporto. E sappiamo che ha dei limiti, non è una magia, è una tecnologia che può incepparsi, che va usata con cautela, ecc. Dunque ci immaginiamo che il nemico sia lì nei pressi, al massimo in un'astronave in orbita; di solito è da lì che ci si teletrasporta. Ma poi Scott scopre che nell'elicottero c'era un affare chiamato "teletrasportatore portatile" o giù di lì, in grado di teletrasportare i nemici dalla Terra al pianeta Klingon, anni luce a strafottere di distanza. Hai capito la tecnologia? Tu premi il pulsante e tac, un istante sei sulla Terra, l'istante dopo sei in mezzo ai Klingon. Ed è portatile, non so se mi sono spiegato: una valigetta. A questo punto però dovreste dirci cosa la paghiamo a fare la flotta spaziale, con tutte le sue esosissime missioni quinquennali pagate con le mie tasse di cittadino della Federazione galattica, se basterebbe una valigetta per trasportarci dove nessuno è mai stato teletrasportato prima. Voglio dire: i Klingon rompono i coglioni? Teletrasportiamo un miliardo di triboli e vediamo quanto rompono ancora i coglioni. E invece no, continuiamo a pagare tutti quei tecnici, tutto quel propellente, tutti quei motori a curvatura... Dev'essere una congiura del complesso militare-industriale, in combutta coi sindacati, Svegliaaaaaaa! Tutte quelle tutine rosse sono in realtà dei mangiapane a tradimento.

Quando cominciò, Star Trek, l'Enterprise era una misteriosa astronave che spuntava dalla Tenebra. La Terra era lontana: ogni tanto inviava messaggi, ordini più o meno vincolanti, ma nessuno chiamava al cellulare. Quando trovava un pianeta, agganciava l'orbita e teletraportava Kirk, Spock e un paio di tutine rosse. La tenebra cedeva lo schermo al colore artificiale dei fari dello studio televisivo. Teletrasportarsi era come sorgere dalla tenebra: un minuto non ci sei, il minuto dopo sei in mezzo a qualsiasi storia stia per capitare, un'ucronia nazista o una rivolta di gladiatori o una guerra termonucleare simulata. Come nella migliore fantascienza americana degli anni '40 e '50, ogni puntata era un racconto, un universo a sé stante, autoconclusivo. Quelli erano i viaggi dell'astronave Enterprise. Ma poi... Ma poi si sa come vanno le cose.

La gente è curiosa (continua su +eventi!) La gente vuole sempre saperne un po’ di più, su questo o quel personaggio. Perché i Klingon hanno messo su la cresta, e com’è andata tra Venusiani e Romulani, che fine ha fatto l’iroso Khan, eccetera. Gli autori prima o poi una spiegazione la devono trovare. Con un po’ di impegno e professionalità si spiega qualunque cosa. E alla gente le spiegazioni piacciono, ai telespettatori soprattutto. D’altro canto dopo cinque serie, più di trenta stagioni, migliaia e migliaia di ore di tv, di spiegazioni, l’universo di Star Trek è diventato più piccolo. Ogni pianeta è già stato esplorato da qualcuno; dovunque ti muovi trovi un riferimento, una citazione, una strizzata d’occhio; e il senso di frontiera non c’è più. In compenso c’è una brulicante enciclopedia di sistemi solari e razze e guerre e trame e sottotrame, una città infinita come la Londra del film, di cui lo spazio profondo non è che l’hinterland: tanto che ci prende pure il cellulare. Tutto incredibilmente complesso, e poco appetibile ai nuovi arrivati. Se poi cominciano a stancarsi anche i fan, la saga muore. Ha rischiato grosso appena dieci anni fa, quando il decimo film floppò clamorosamente, e il resto lo sapete. Gigi Abrams ha rilevato la baracca, con un’idea mica male: reboot, il riavvio. Ricominciamo dall’inizio, quando c’era solo Kirk, Spock e un’astronave che veniva dal buio. Non saremo condannati a riscrivere le stesse storie, come l’Uomo Ragno che ogni tre film si fa mordere dal ragno, o Superman che ogni volta deve atterrare bambino sul pianeta: non siamo obbligati perché la Storia è cambiata, qualcuno venuto dal futuro ha ammazzato il papà di Kirk cambiandogli la vita, e già che c’era ha pure fatto a pezzi il pianeta di Spock, quindi le cose prenderanno per forza una piega diversa.


“Guarda come sono belli, come fai a odiarli? Eddai…”

D’altro canto, i Klingon sono ancora lì. Le altre innumerevoli razze incontrate dall’Enterprise in tutti i suoi viaggi secolari sono ancora lì. Sta a Gigi decidere se farglieli re-incontrare o no, o partire per una nuova Tenebra, e regalare ai nuovi spettatori un nuovo senso di mistero, di meraviglia, analogo a e diverso da quello che ci bloccava da bambini di fronte alle prime avventure di Kirk e Spock. Sta a lui, e al suo amico Lindelof che stavolta produce e che tante cose avrebbe da farsi perdonare – ma non recriminiamo. Abrams e Lindelof hanno tanto difetti, ma non ho mai avuto dubbi sulla loro capacità di lasciare lo spettatore di qualsiasi età a bocca aperta davanti a un mistero qualsiasi – anche solo una botola vuota, una sequenza di numeri. Queste cose le sanno fare. Se invece decidono di darci l’ennesimo film d’azione con le astronavi che sbattono contro i grattacieli e gli elicotteri abbattuti a mani nude, io ci resto male. È vero, il giovane Kirk è veramente Kirk. È vero, Spock McCoy Sulu e Scott fanno un gioco di squadra meraviglioso, ti divertiresti a sentirli dialogare anche senza tutto il baraccone imax-3d. Il problema è che questo argomento l’ho già sentito: “sì, ti abbiamo preso per il culo la trama, ma goditi i personaggi”… dov’è che l’ho già sentito? Alla fine di Lost, quando gli autori fuggono sgommando con la borsa piena di soldi. Bastardi.

Abraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaams!
Lindeloooooooooooooooooooof!

Che altro dire. È uno di quei classici casi di 3d che non voleva essere 3d: risparmiatevi almeno quei tre euro. 
Star Trek: Into Darkness non in 3d è al Fiamma di Cuneo alle 21:10, ai Portici di Fossano alle 21:15, al Bertola di Mondovì alle 21:00, al cinema Italia di Saluzzo alle 21:30, al Cinecittà di Savigliano alle 21:30. C’è anche in tanti altri posti in versione 3d, ma non ve lo consiglio.

6 commenti:

  1. Ma i film da vedere li scegli tu o qualcuno ha preso in ostaggio la tua famiglia?

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  2. Manco a farlo apposta, a me è piaciuto tanto, ma proprio tanto. Non perché fosse originale, ma perché mi sembra abbia rimescolato con efficacia e freschezza una serie di elementi noti e stranoti...un film "classicista", in questo senso -anche se forse io Khan l'avrei lasciato surgelato.
    E mi piace anche vedere come Kirk e Spock, nonostante gli approcci completamente opposti alla vita e al dovere, alla fine finiscano per fare le stesse cose: quelle giuste.

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  3. però non l'hai usato come metafora del governo letta (non so chi tra letta e alfano sia kirk e chi spock) e gli alieni e roba così
    peccato
    io ormai non ci ho più bisogno di andare al cinema: mi leggo le tue recensioni e la mia dose di narrativa è fatta!
    ochei, a fine anno raccogli in volume tutte le biografie dei santi e dopo (in un altro) le recensioni dei film: fra due anni, quando guarderò il film in tivvù, massacrato dalla pubblicità, il momento più bello potrebbe essere leggere 'sto podt (dopo aver visto il film)

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  4. tanto avevo deciso di andarlo a vedere solo perchè c'è Benedict Cumberbatch - M.

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  5. Possibile sia sparito un mio commento ? Mah, lo ripeto, condensato... JJ fa schifo. Da Trekker (forse un po' troppo ortodosso ?) lo trovo offensivo e stupido nei confronti di una saga, epica pura direi, che ha raggiunto vette altissime (soprattutto con Deep Space Nine) 'anche' di pensiero. Questi di JJ sono solo sciocchi videoclip. IMHO, ovviamente

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