E comunque qualsiasi accostamento tra Renzi e il cibo in qualche modo funziona. |
Io non credo che Renzi abbia parlato di popcorn: neanche in privato. Sarebbe stato come ammettere che il suo rifiuto a ogni trattativa, orgogliosamente rivendicato dal quattro marzo in poi, più che una strategia assomiglia alla reazione puerile di un ragazzo escluso dai giochi, che si siede sugli spalti e spera che i contendenti rimasti si picchino a sangue. “Popcorn per tutti” contiene in sé tutto un mondo di sbruffoneria, introducendo anche l’idea di una piccola corte di amici che i popcorn dovrebbero prepararli e gustarli col capo. È a ben vedere una parodia dell’hashtag #ToccaALoro, e Renzi francamente non sembra così autoironico. Certo, se nei prossimi mesi succederà qualche disastro, è probabile che l’espressione gli sarà ritorta contro: hai voluto i popcorn? In realtà no, Renzi non li ha voluti: ma ha pur sempre lasciato intendere che i disastri erano inevitabili o che il suo Pd almeno non avrebbe mosso un dito per evitarli. Una nuova crisi dello spread, una catastrofe umanitaria nel mediterraneo, sono tutte eventualità non così implausibili con Salvini e Di Maio al governo, ma Renzi non sta dando l’impressione di preoccuparsene più di tanto. Nei piani, questo atteggiamento dovrebbe riconciliarlo con gli elettori, una volta che si stancheranno delle promesse non mantenute da M5S e Lega. Si fa un torto a definire questo scenario “strategia del popcorn”? Magari sì, però funzionerebbe: facile da ricordare, scoppiettante, un po’ irresponsabile e non troppo sano.
Nei prossimi mesi, se il governo Di Maio-Salvini va in porto, due partiti populisti che si presentavano alle elezioni come diretti concorrenti troveranno un terreno comune e occuperanno i palazzi del potere. Gestiranno le forze dell’ordine. Avranno la possibilità di influenzare l’opinione pubblica attraverso la Rai, che tende sempre a riposizionarsi secondo la maggioranza, mentre difficilmente il conflitto di interessi della Mediaset sarà ritoccato. Con o senza il “benevolo” Berlusconi, Lega e M5S avranno tempo e agio per modificare la legge elettorale a loro piacimento: in fondo lo fanno tutti i partiti che vincono le elezioni in Italia. Tutti questi rischi, una buona parte del Pd ha deciso di correrli; ha pensato che ne valesse la pena. Questa idea che l’avversario politico si combatta non ostacolando la sua ascesa al potere, da dove viene? Purtroppo non è un’innovazione dei renziani, anzi: è uno dei tratti che più li accosta alla tradizione della sinistra italiana.
Berlusconi ai tempi del Berlusconi II (2001).
La strategia del popcorn ha nobili precedenti. Il più immediato è il vaccino di Montanelli. Fu proprio il giornalista, ormai diventato un vate dell’antiberlusconismo, a sintetizzarlo in una delle ultime interviste che rilasciò a Repubblica. Era la primavera del 2001: Berlusconi si apprestava a vincere le elezioni per la seconda volta; polizia e carabinieri si stavano già preparando a quella spaventosa dimostrazione di forza che fu la repressione dei manifestanti al G8 di Genova. Dopo aver dichiarato che avrebbe votato per il centrosinistra, Montanelli confessò a Laura Laurenzi che in realtà sperava in una vittoria di Berlusconi, “faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”.
Berlusconi in effetti vinse, con un buon margine che gli consentì di governare praticamente indisturbato per cinque anni. I disastri non mancarono: il già citato G8, e poi una lunga battaglia sull’abolizione dell’articolo 18 che su concluse con una ritirata strategica (dieci anni dopo Renzi completò l’opera). Gli interventi in Afganistan e in Iraq. L’ennesima riforma della scuola che nascondeva i tagli più drastici. La finanza creativa di Tremonti. Perdemmo molto tempo prezioso in quei cinque anni in cui avremmo potuto modernizzarci e invece ci berlusconizzammo definitivamente. Ma almeno come vaccino funzionò? Non risulta. Dopo cinque anni Berlusconi si ripresentò nel 2006 contro l’Ulivo di Prodi ottenendo un sostanziale pareggio; e nel 2008 stravinse di nuovo. Eppure quando Montanelli nel 2001 aveva suggerito di inocularci un po’ di berlusconismo benigno, molti avevano trovato l’immagine felice e calzante. Gli inglesi lo chiamano wishful thinking, gli psicologi razionalizzazione: visto che Berlusconi appariva ormai inevitabile, ci siamo convinti che ci sarebbe servito, che si sarebbe rivelata un’esperienza formativa. Marx aggiungerebbe che la Storia si ripete sempre in farsa e che Montanelli, inconsciamente, non stava che “evocando con angoscia gli spiriti del [suo] passato per prenderli al servizio”: se alla sua generazione erano serviti vent’anni e una guerra mondiale per immunizzarsi dal fascismo, non era poi così peregrino pensare che qualche anno di Berlusconi al governo ci avrebbe guarito dal male.
Nei prossimi mesi, se il governo Di Maio-Salvini va in porto, due partiti populisti che si presentavano alle elezioni come diretti concorrenti troveranno un terreno comune e occuperanno i palazzi del potere. Gestiranno le forze dell’ordine. Avranno la possibilità di influenzare l’opinione pubblica attraverso la Rai, che tende sempre a riposizionarsi secondo la maggioranza, mentre difficilmente il conflitto di interessi della Mediaset sarà ritoccato. Con o senza il “benevolo” Berlusconi, Lega e M5S avranno tempo e agio per modificare la legge elettorale a loro piacimento: in fondo lo fanno tutti i partiti che vincono le elezioni in Italia. Tutti questi rischi, una buona parte del Pd ha deciso di correrli; ha pensato che ne valesse la pena. Questa idea che l’avversario politico si combatta non ostacolando la sua ascesa al potere, da dove viene? Purtroppo non è un’innovazione dei renziani, anzi: è uno dei tratti che più li accosta alla tradizione della sinistra italiana.
Berlusconi ai tempi del Berlusconi II (2001).
La strategia del popcorn ha nobili precedenti. Il più immediato è il vaccino di Montanelli. Fu proprio il giornalista, ormai diventato un vate dell’antiberlusconismo, a sintetizzarlo in una delle ultime interviste che rilasciò a Repubblica. Era la primavera del 2001: Berlusconi si apprestava a vincere le elezioni per la seconda volta; polizia e carabinieri si stavano già preparando a quella spaventosa dimostrazione di forza che fu la repressione dei manifestanti al G8 di Genova. Dopo aver dichiarato che avrebbe votato per il centrosinistra, Montanelli confessò a Laura Laurenzi che in realtà sperava in una vittoria di Berlusconi, “faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”.
Berlusconi in effetti vinse, con un buon margine che gli consentì di governare praticamente indisturbato per cinque anni. I disastri non mancarono: il già citato G8, e poi una lunga battaglia sull’abolizione dell’articolo 18 che su concluse con una ritirata strategica (dieci anni dopo Renzi completò l’opera). Gli interventi in Afganistan e in Iraq. L’ennesima riforma della scuola che nascondeva i tagli più drastici. La finanza creativa di Tremonti. Perdemmo molto tempo prezioso in quei cinque anni in cui avremmo potuto modernizzarci e invece ci berlusconizzammo definitivamente. Ma almeno come vaccino funzionò? Non risulta. Dopo cinque anni Berlusconi si ripresentò nel 2006 contro l’Ulivo di Prodi ottenendo un sostanziale pareggio; e nel 2008 stravinse di nuovo. Eppure quando Montanelli nel 2001 aveva suggerito di inocularci un po’ di berlusconismo benigno, molti avevano trovato l’immagine felice e calzante. Gli inglesi lo chiamano wishful thinking, gli psicologi razionalizzazione: visto che Berlusconi appariva ormai inevitabile, ci siamo convinti che ci sarebbe servito, che si sarebbe rivelata un’esperienza formativa. Marx aggiungerebbe che la Storia si ripete sempre in farsa e che Montanelli, inconsciamente, non stava che “evocando con angoscia gli spiriti del [suo] passato per prenderli al servizio”: se alla sua generazione erano serviti vent’anni e una guerra mondiale per immunizzarsi dal fascismo, non era poi così peregrino pensare che qualche anno di Berlusconi al governo ci avrebbe guarito dal male.
Ma forse non è nemmeno vero che ci siamo immunizzati dal fascismo. Montanelli non poteva non conoscere la pagina più famosa di uno degli eroi più limpidi dell’antifascismo liberale, Piero Gobetti: l’Elogio della Ghigliottina, pubblicato pochi giorni dopo la Marcia su Roma. È uno di quei testi che raccontano così bene l’Italia da dare l’impressione (magari sbagliata) di essere attuali in qualsiasi momento li si vada a riprendere.
“Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù di padroni“, scrive Gobetti, “ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi. È doloroso dover pensare con nostalgia all’illuminismo libertario e alle congiure. Eppure, siamo sinceri fino in fondo, c’è chi ha atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso. C’è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro”.
Il giornalista e militante che chiede le frustate – e le otterrà, fino a morirne – ha appena ventun anni: non arriverà a compierne ventisei. Il fascismo al potere gli sarebbe sopravvissuto di altri quindici. Tra il suo Elogio e l’odierno dibattito sui popcorn c’è ormai un secolo, in cui la Storia ha avuto il tempo di ripetersi in forme sempre più farsesche. Però in un qualche modo inconscio e distorto sembriamo ancora vittime dello stesso pattern: Gobetti chiedeva che i tiranni fossero tiranni perché gli italiani si pentissero di averli lasciati marciare indisturbati fino ai palazzi del governo; Montanelli pregava che gli italiani votassero Berlusconi affinché capissero che votare Berlusconi era sbagliato; Renzi, se pure aveva un minimo margine per impedire che due partiti populisti diretti concorrenti trovassero un accordo, ha preferito andarsi a sedere sulla riva del fiume. Se dice che non si è portato un sacchetto di popcorn, è giusto credergli. Allo steso tempo, come si fa a non immaginarlo mentre sgranocchia.
“Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù di padroni“, scrive Gobetti, “ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi. È doloroso dover pensare con nostalgia all’illuminismo libertario e alle congiure. Eppure, siamo sinceri fino in fondo, c’è chi ha atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso. C’è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro”.
Il giornalista e militante che chiede le frustate – e le otterrà, fino a morirne – ha appena ventun anni: non arriverà a compierne ventisei. Il fascismo al potere gli sarebbe sopravvissuto di altri quindici. Tra il suo Elogio e l’odierno dibattito sui popcorn c’è ormai un secolo, in cui la Storia ha avuto il tempo di ripetersi in forme sempre più farsesche. Però in un qualche modo inconscio e distorto sembriamo ancora vittime dello stesso pattern: Gobetti chiedeva che i tiranni fossero tiranni perché gli italiani si pentissero di averli lasciati marciare indisturbati fino ai palazzi del governo; Montanelli pregava che gli italiani votassero Berlusconi affinché capissero che votare Berlusconi era sbagliato; Renzi, se pure aveva un minimo margine per impedire che due partiti populisti diretti concorrenti trovassero un accordo, ha preferito andarsi a sedere sulla riva del fiume. Se dice che non si è portato un sacchetto di popcorn, è giusto credergli. Allo steso tempo, come si fa a non immaginarlo mentre sgranocchia.
"Tutti questi rischi, una buona parte del Pd ha deciso di correrli; ha pensato che ne valesse la pena".
RispondiEliminaNo, tutti questi rischi gente come te ha deciso di correrli, e gente come te ha pensato che ne valesse la pena pur di vincere una bagarre di partito. Non che abbiate influenzato niente: il 70% degli italiani non voleva al governo nemmeno la sinistra più tiepida. Spero tu ti accorga, comunque, che il terzo post su Renzi in una settimana, e nella settimana che vede la nascita del governo più... boh della storia repubblicana, ha del patologico. Friendly advice.
(dico 'boh' per non dire 'destra', perché sulla natura dei due partiti in questione pare vi sia dibattito: da un lato una costola naturale della sinistra - lo disse il padre nobile del tuo attuale partito - dall'altro una forza naturaliter di sinistra, tanto che secondo i Wu Ming bisognava 'tifare rivolta' alla base, certi che il problema fossero solo Casaleggio e Grillo. E poi immagino vi siano molti a giurare che il governo Renzi fosse più a destra di questo. Dunque dico 'boh' perché rimango incerto, pur non nascondendo una certa perplessità)
EliminaMi sembra che tu stia confondendo due piani molto diversi: le elezioni di due mesi fa e una trattativa che c'è stata fino alla settimana scorsa.
RispondiEliminaIo ho cercato di dare secondo coscienza un voto utile a mantenere il baricentro del Pd più a sinistra che a destra, davanti a segnali abbastanza evidenti di formare una coalizione Pd-Fi (per votare "Pd" nella mia circoscrizione avrei dovuto votare la Lorenzin: chi mi assicurava che poi non sarebbe passata a una maggioranza di centrodestra lasciando comunque il Pd all'opposizione? Bastava vedere i precedenti).
Qualche giorno fa i dirigenti di un partito che avevano l'ultima possibilità di evitare il saldamento di un blocco populista, hanno deciso che invece valeva la pena di mettersi comodi e lasciare che si saldasse.
Stai veramente mettendo la mia responsabilità di elettore e la loro responsabilità di dirigenti sullo stesso piano? Mi sembra una mossa che si giudica da sola.
Tu hai creduto, per un solo istante, a una possibilità di governo PD-5S? E, cosa più importante: l’avresti trovata desiderabile?
RispondiEliminaSenz'altro preferibile a quella che si sta prefigurando.
EliminaPenso che se il Pd avesse avuto una personalità e una linea politica avrebbe anche potuto allearsi coi 5S e lavorarli ai fianchi. Quindi no, questo Pd non ce la poteva fare, perché già da molti anni subisce la retorica del M5S e cerca di scopiazzarla senza successo.
E allora non siamo d'accordo (benché si fosse già capito). Primo perché, per come lo vedo io, la prospettiva non è mai stata realmente sul tavolo, né nel 2013 né nel 2018: quello degli ultimi due mesi è stato un balletto, il cui fine però era già scritto, magari si aspettavano le regionali per far abbassare un po' la cresta al M5S e farsi due conti interni ma l'esito, a volerlo vedere, era chiaro fin da subito. Per la base 5S, PD è sinonimo di schifo puro, e un governo col PD avrebbe significato la fine di tutto quello su cui hanno basato la propria credibilità con il loro elettorato; da destra, perché è ovvio che FI non è mai stata un vero ostacolo (allo stesso modo in cui Beatrice Lorenzin poteva essere pronta a passare armi e bagagli al centrodestra, immagina di essere un deputato di FI: chi ti garantisce di più la rielezione fra cinque anni, l'ottantatreenne o il quarantenne?). Però (secondo punto), anche a volerla considerare un'opzione realistica, che avrebbe significato un'alleanza simile? La giunzione fra tre anime della (chiamiamola così) 'sinistra' che, molto umilmente, mi permetto di vedere, quantomeno, con un minimo di diffidenza: quella tecnofoba/antiprogressista (dai teorici della decrescita ai negozi chiusi la domenica), quella complottista (dalle teorie sui servizi deviati alle scie chimiche) e quella giustizialista/forcaiola (dagli applausi telecomandati da Santoro a 'intercettateci tutti' e fino a Davigo). È di destra non volere aver niente a che fare con 'sta gente qua? Secondo me no, è buon senso - anche se capisco il fascino che una simile costellazione può avere sugli orfani di una certa logica extraparlamentare (che però il PCI ha sempre schifato: da questo punto di vista, Renzi è più vicino a Berlinguer di quanto lo sia Emiliano). Certo, poi uno dice: tutto tranne che avere la Lega al governo. Magari sì (ma, come ha detto non mi ricordo chi, se il M5S poteva trainare il PD verso sinistra, perché non dovrebbe fare lo stesso con la Lega?). O magari no, perché alla fine siamo un paese in cui la gente ha applaudito Traini (che ha sparato a sei persone e anche a una sede del PD: non di LeU, non di PaP: del PD), e a un paese in cui la gente ha applaudito Traini che gli vuoi fare - di certo non vuole me, non vuole te e non vuole niente di quello che noi possiamo proporre, e forse tirare un attimo i remi in barca può essere salutare. Forse più per il partito che per il paese, ma, ecco: io, al paese, quando si è trattato di votare ci ho *sempre* pensato. Nel 1994 non votavo ancora, ma poi sono venuti Prodi (1996), Rutelli (2001), Prodi (2006), Veltroni (2008), Bersani (2013), Renzi (2018). E a parte il 96, quando ho votato PDS al maggioritario ma RIfondazione al proporzionale (per "ancorare", già sai), me li sono fatti andare bene tutti. Si chiama disciplina di partito, dovresti saperne qualcosa, dalle tue parti - ma anche dalle mie - una volta era più popolare della religione.
Elimina@fabio camilletti
EliminaSe elimini tutti gli ometti di paglia (es. un paese che ha applaudito Traini; altro es. tenere aperti i negozi alla domenica sarebbe progresso? etc) dal tuo confuso e infelice post vedrai che non rimarrà nulla e tu troverai finalmente la pace.
Confuso forse sì, ma solo perché tentava di tracciare una genealogia un poco complessa, per ricostruire la quale ci vorrebbe una ricerca ben più dettagliata di quella che si può fare nei commenti a un blog: e cioè di come i movimenti antimondialisti di fine anni 90, le battaglie antiberlusconiane di quegli stessi anni e una certa, perdurante diffidenza verso le 'verità di stato' che esiste in certi ambienti almeno dagli anni di piombo abbiano partorito, alla fine (come fenomeno nazionale, elettoralmente rilevante, e al momento con serie possibilità di andare al governo), il M5S. Versione impoverita, certo, e impoverente: ma di 'infelice', qui, vedo solo l'annaspare di chi ha cercato di capire, interpretare e cavalcare quelle battaglie, poi è passato a 'tifare rivolta' alla base del M5S, e adesso, senza avere più niente da dire, torna ai buoni, vecchi classici - dare addosso al centrosinistra. Poi uno può anche dire che un governo 5Stelle gli sta bene, eh: non sarebbe la prima volta, in Italia, che un partito verticistico e finanziato dalla Russia ottiene il consenso acritico di chi vede come principale nemico la socialdemocrazia o il liberalismo. Basta dirlo.
Elimina(accostare r. a montanelli già mi pare abbastanza forte. ma a gobetti, criXXXo.)
RispondiElimina"... fra tre anime della (chiamiamola così) 'sinistra' che, molto umilmente, mi permetto di vedere, quantomeno, con un minimo di diffidenza: quella tecnofoba/antiprogressista (dai teorici della decrescita ai negozi chiusi la domenica), quella complottista (dalle teorie sui servizi deviati alle scie chimiche) e quella giustizialista/forcaiola (dagli applausi telecomandati da Santoro a 'intercettateci tutti' e fino a Davigo). È di destra non volere aver niente a che fare con 'sta gente qua?" un qualcosa del genere me lo chiedo tutte le volte e - ci casco sempre - mi porta a votare piddì.
RispondiEliminariguardo al nascente governo... penso che il piddì (e renzi in particolare) abbia gestito malissimo la cosa soprattutto (almeno dal mio punto di vista) dare l'idea di fregarsene dell'italia pur di rifare un po' di verginità al partito; sì, lo so che "rifare un po' di verginità non vuol dire molto: si fà per parlare), tuttavia 'sta gente è stata votata, quindi insieme vanno legittimamente al governo
purtroppo durerà pure, perché gli hooligan supporter della lega e del m5strilli sono molto più fanatici, accaniti e ciechi degli eventuali supporter di qualunque altro partito
poi sarà divertente (non so esattamente in che senso), se riusciranno a imbarcare anche la meloni, così si troveranno all'opposizione (in parlamento e nel paese) solo i nazistelli, il piddì e i noqualunque cosa
Boh, io se il PD ne è uscito male non lo so, penso che l’ennesima presenza del PD in un governo “non eletto” gli sarebbe stata fatale. Quel che so, però, e che pur sapendolo non smette di stupirmi, è che si è del tutto persa la nozione di ‘destra sociale’ - perché quello il M5S è - e la capacità di riconoscerla.
RispondiEliminaSe il pd avesse partecipato a qualunque governo con il m5strilli all'opposizione si sarebbe votato all'estinzione; stessa cosa se avesse partecipato (oltretutto in posizione subalterna: tutti gli eventuali meriti al m5strilli, i demeriti tutti al piddì) a un governo con fdi e lega all'opposizione)
Eliminapoi penso che (sarà doloroso eh) un vero governo di destra ogni tanto ci vuole, per ristabilire le proporzioni e la prospettiva
se alla fine del governo m5strilli-lega ci sarà ancora una democrazia (per quanto imperfetta) in italia avremo qualche anticorpo in più, spero
che poi questo governo farà meno peggio degli ultimi governi per sanità, istruzione, lavoro, diritti civili, ho parecchi dubbi, ma sarò felicissimo di essere smentito (spero su tutta la linea)
nel frattempo spero il piddì ne approfitti per riprendere contatto con i supi elettori ed ex elettori (ho molti dubbi, ma ci spero)
Del tutto d'accordo con Fabio Camilletti, del tutto.
RispondiEliminaDa sottolineare l'ossessione antirenziana di molti e purtroppo anche di Leonardo.
Infine: davvero pensate che sarebbe finita diversamente di come finì durante i 55 umiliantissimi giorni di Bersani? e quand'anche, come si può realisticamente pensare di firmare contratti (perché alleanza non si può dire) con i fascisti? Davvero il PD per dimostrare di essere di sinistra dovrebbe fare un governo con i fascisti?
Perché non li vedono come fascisti (destra sociale, ok). Promettono il reddito di cittadinanza, la casa a tutti, sono anticapitalisti, sostengono la decrescita felice, idolatrano la magistratura. Quindi sono di sinistra, e poco importa che quelle stesse posizioni ce le avesse Almirante.
RispondiEliminaNon ricordo di aver letto di squadracce di grillini manganellare immigrati, comunisti o omosessuali.
EliminaMagari me le son perse io.