– Un giorno l'imperatore Enrico IV si accorge di non esserlo: di essere il protagonista di una messa in scena, un tizio del XX secolo che ha picchiato la testa dodici anni prima durante una festa in costume in cui si era travestito, appunto, da Enrico IV. E adesso? Fuori il mondo vero è andato avanti, la fidanzata si è messa col migliore amico eccetera. Dentro, per contro la bugia è ancora abbastanza confortevole. La parte la conosci, hai servitori che la sanno reggere, ogni tanto qualcuno ti viene a trovare e a questo punto sarai tu a prendere in giro loro. A conti fatti, conviene restare dentro.
– Mi è ricapitato di pensare all'Enrico IV di Pirandello stamattina, mentre guardavo il video di un trumpista americano che partecipava a una specie di corteo anti-covid – ne fanno anche in Italia. Questo signore candidamente spiegava davanti al microfono di avere già avuto un morto e un ferito in famiglia, a causa del covid. Però forse non la sappiamo tutta, spiegava. Forse conosciamo solo un aspetto della storia (il che è sempre vero: tutti i lati non li conosciamo). E quindi, insomma, un morto e un ferito non gli impedivano di partecipare a un corteo in cui lui aveva un posto, un ruolo. Ci sono tanti motivi per raccontare una bugia: la pressione sociale è uno dei più interessanti.
– Quando è arrivato il virus, abbiamo tutti dovuto scegliere se crederci o no. Quindi abbiamo studiato attentamente la situazione da un punto di vista epidemiologico, e solo a quel punto – ah ah, no. Abbiamo tutti fiutato il vento, scegliendo di chi fidarci e continuando a guardarci attorno con un certo nervosismo perché le campane erano tante e tutte prima o poi suonavano false: compresa la nostra. Col tempo, comunque, le narrazioni hanno cominciato a delinearsi, e saltare dall'una all'altra è diventato socialmente sempre più complicato. Ognuno di noi, oltre a essere un individuo, è il nodo di un tessuto di relazioni che si intessono sempre di più su internet, e questo senz'altro rende la nostra possibilità di cambiare idea ancora più complicata: cambiare narrazione significa sottoporre tutto il reticolo intorno a noi a una torsione fastidiosa – banalmente, ti tocca litigare coi tuoi amici, tradire l'immagine che avevano di te. Si fa molto prima a restare dentro, come Enrico IV. Anche se è una festa in maschera, almeno è la tua festa in maschera. C'è gente che ti segue, che ti ammira, e magari anche loro non ci credono più da un pezzo, ma fa differenza? La coscienza è l'ultimo dei nostri problemi, una vocina che si può mettere a tacere in mille modi: sonniferi, alcool, ideologie.
In questi giorni mi sono capitate davanti alcune bugie interessanti – alcune grandi e alcune minuscole, e vorrei prendere un po' di spazio qui per parlarne. E di Montanelli, ahimè sì, quando finalmente tutti si sono calmati io ci vorrei tornare un po' sopra, spero con punti di vista che non avete ancora letto in giro (lo so che è difficile). Però non subito, prima un altro caso (continua...)
Continua dove?
RispondiEliminaBravissimo (come sempre!) Leonardo...
RispondiEliminaMi ricorda la storia di Agamennone (Eschilo lo scrive chiaramente!) che sguarra la gola melodiosa della sua bambina canterina non tanto per inseguire gli oracoli funesti di Calcante e tutta la compagnia pittoresca dei loro dei crudeli, quanto per non frodare (viene usato proprio questo termine) il patto stretto con gli altri principi (in senso latino) che lui stesso ha raccolto alla pugna contro i troiani e coi quali si ritrova inchiodato alla fonda sulle loro spiagge, coi venti di Nettuno furiosamente avversi...