Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

sabato 27 novembre 2021

Le guerre puniche del ministro Cingolani

Certe volte comincio a scrivere un pezzo poi mi viene il dubbio che magari l'ho scritto, boh, sette o quindici anni fa e non è l'ansia di ripetersi – una volta ogni quindici anni uno ne avrebbe anche il diritto – ma è la vertigine di trovarsi sempre nella stessa situazione. Quante volte un ministro si è messo a parlare di come avrebbe voluto cambiare la scuola, ma la scuola che aveva in mente era quella che aveva fatto lui mezzo secolo prima? Ecco, l'altro giorno il ministro per la transizione ecologica ha spiegato che i programmi scolastici sono vecchi, vecchi, gli studenti invece di imparare a fare i digital manager stanno ancora lì a imparare le guerre puniche quattro volte". 

Questa illustrazione l'ho già usata nel 2011.

Naturalmente se ora googlate "Cingolani guerre puniche" trovate tutto un levare di scudi e uno spiegare a Cingolani che la storia antica è importante, la cultura umanistica è fondamentale anche per fare il digital manager, l'utilità del latino-che-apre-la-mente, ecc. Non trovo però tra i primi risultati qualcuno che faccia notare una cosa più terra-terra, ovvero: Cingolani, ma come fa uno studente a studiare le guerre puniche quattro volte? I tuoi figli le hanno studiate quattro volte? Me ne duole, anche perché sono ben tre e si sa, quattro per tre fa dodici. Comunque. Io insegno alla scuola media da vent'anni e non ho mai avuto l'occasione di intrattenere i miei studenti sui ponti mobili e sulle imprese di Annibale, perché quando arrivai era appena stata adottata la riforma Moratti che prevedeva un ciclo unico tra scuola primaria (=elementare) e secondaria di primo grado (=media). 

Dunque da più di vent'anni, ministro, le guerre puniche alle medie non si fanno. Si fanno – se i docenti ritengono valga la pena – in quinta elementare, così per curiosità sono andato a vedere quanto spazio tengono su un manuale di quinta elementare: una pagina. Ovviamente non si parla di Fabio Massimo il Temporeggiatore, né degli ozi di Capua, né di Delenda Carthago, del resto è una tendenza che notavo già quando facevo le elementari io (molto, molto prima della Moratti): alle elementari più che le guerre interessavano le civiltà, come si vestivano i romani (la toga, la palla), in che tipo di case abitavano, le domus le insulae eccetera: me lo ricordo perché io invece volevo proprio sapere come si erano ammazzati tutti quei romani e quei cartaginesi e dovevo recuperare le cose sull'Enciclopedia Conoscere che avevano in classe. La quale, bisogna dire, aveva illustrazioni pazzesche e spiegazioni piuttosto chiare, ancorché talvolta retrive e ehm, razziste. Del resto in quinta elementare io ho studiato persino la bomba atomica, che mi preoccupò molto. Invece adesso in quinta si arriva all'Impero Romano e le medie cominciano, triste coincidenza, proprio con la Caduta. Alla bomba si arriva, sempre piuttosto trafelati, tre anni dopo. Questo è il primo ciclo: il secondo si fa alle superiori e forse entro i sedici anni uno studente italiano fa effettivamente in tempo a sentir parlare di guerre puniche un paio di volte. Secondo Cingolani invece succede quattro volte, il che gli suggerisce che si potrebbe tagliare ulteriormente, di tutte le materie, proprio la mia. Che gli si può obiettare? Che a scuola in realtà non importa cosa si insegna, (le cosiddette nozioni), ma come lo si insegna (il metodo, la competenza), e che ripetere la stessa nozione due volte in cinque anni non ha veramente nulla di scandaloso, anche perché nel frattempo i ragazzi sono cresciuti e possono anzi devono approfondire? Cioè avete un'idea di quante volte studiando matematica si torna sul concetto di frazione? Ma ogni volta c'è un buon motivo per tornarci. Ma mi sembra di averlo scritto un altra volta cinque o dieci anni fa, ho le vertigini. 

La tentazione stavolta è di rispondere come risponderà chiunque si porrà il problema tra cinque o sei anni: Eh? Guerre puniche cosa?

Questo lo misi in un pezzo del 2010 sull'argomento, si chiamava Addio agli antichi. Alla fine io se ho imparato qualcosa di Storia antica lo devo a Conoscere e ad Asterix. 

...Perché nel frattempo è successo questo: che tutto un bagaglio di nozioni che trovavamo inutili e diciamolo, un po' imperialiste, ma che usavamo tantissimo per veicolare un sacco di significati, abbiamo smesso di farle ripetere a macchinetta dagli studenti e il risultato è che ormai se ne interessa unicamente qualche nerd disposto a guardarsi documentari amatoriali su youtube: neanche tanti, perché all'Enciclopedia Conoscere Youtube gli pulisce ancora le scarpe, purtroppo. Perché la storia romana che fino alla generazione passata serviva ancora a fornirci figure di conversazione, personaggi esemplari, aneddoti memorabili, modi di dire – oggi è un paesaggio incomprensibile ai più. Lo stesso Cingolani tirando fuori "guerre puniche" sperava probabilmente di comunicare "argomento astruso e noioso", laddove se c'è qualcosa di avvincente e mai completamente inattuale nella storia della Repubblica Romana è proprio questa lunga faida tra due imperi coloniali che lottano per l'egemonia, l'Europa contro l'Africa, gli avventurieri con gli elefanti contro i temporeggiatori, e così via. Poi certo probabilmente adesso il mercato ha bisogno di digital manager, qualsiasi cosa significhi: e tra tre anni avrà bisogno di visual manager e di qualsiasi altra cosa. Se Annibale e Scipione hanno tenuto banco per più di duemila anni, forse avevano qualcosa da dirci di meno effimero. Forse. Ma comunque ormai stanno su due o tre pagine, meno di quelle che la mia antologia per la classe terza dedica a Steve Jobs. E però per Cingolani non basta, boh. Tagliare, tagliare, bisogna cancellare tutto, far spazio, salare le rovine, delenda schola, delenda.

Forse basta aspettare. Quanti ne abbiamo già sentiti come lui, in linea di massima più abbaiano meno mordono. Temporeggiamo.

martedì 23 novembre 2021

Suo figlio non s'impegna, competenze


"Senti, ma tu la didattica per le competenze..."
"Sì?"
"...come la intendi?"
"Quando parlo coi genitori ogni cinque o sei parole infilo la parola "competenze"."
"Come sarebbe a..."
"Sì, suo figlio a volte si mette ancora le dita nel naso, ma COMPETENZE questo non disturba troppo la lezione se COMPETENZE lo teniamo nell'ultima fila".
"Ah ah".
"Non è una battuta".
"Ma insomma tu come insegni".
"Urlo in faccia alla gente le nozioni".
"Come sarebbe a..."
"IL PI GRECO È IL RAPPORTO TRA CIRCONFERENZA E DIAMETRO!"
"No, ma aspetta, non puoi..."
"IL PI GRECO È IL RAPPORTO TRA CIRCONFERENZA E DIAMETRO!"
"Siamo nel 2021 e tu..."
"IL PI GRECO È IL RAPPORTO TRA CIRCONFERENZA E DIAMETRO!"
"Ma la vuoi smettere? Sei fastid..."
"IL PI GRECO È IL RAPPORTO TRA CIRCONFERENZA E DIAMETRO!"
"HO CAPITO".
"COS'HAI CAPITO?"
"HO CAPITO CHE "IL PI GRECO È IL RAPPORTO TRA CIRCONFERENZA E DIAMETRO!"
"Questa è la tua competenza".
"Tu non hai capito niente della didattica".
"Tu hai capito cos'è il pi greco".

(È un racconto di fantasia, non credo che una buona didattica consista nell'urlare in faccia le nozioni; ovvero, magari quando ero giovane posso aver commesso questo errore, ma poi per fortuna mi sono messo in discussione, ho approfondito la questione per quanto mi era possibile, e già da qualche anno ho messo a punto una didattica che consiste nell'avvicinarmi allo studente da dietro mentre pensa ai fatti suoi, con passo felpato, e URLARGLI LE NOZIONI ALL'IMPROVVISO. E devo dire che funziona molto meglio, spargete la voce).

domenica 14 novembre 2021

Driving Ms Mastrocola


Rassomiglieremo la scuola pubblica a una vecchia automobile, diciamo un modello a benzina degli anni Novanta, che ci ha portato in infiniti luoghi ma a un certo punto senz'altro necessitava di essere cambiato, purtroppo fu il momento in cui ci trovavamo a corto di spiccioli, tanto che ci siamo venduti l'autoradio. 

Non è una cosa di cui andiamo fieri; e però dopo aver constatato che la macchina continuava ad andare, ci è presa una strana euforia e ci siamo rivenduti anche la ruota di scorta (sì qualcuno ce l'ha comprata, forse aveva pietà di noi). Da lì in poi è stata una discesa verso l'abisso: qualcuno ci ha comprato il cric, il triangolo, la tuta catarifrangente, il disco orario. C'è gente che ha accettato in pegno i tergicristalli, c'è mercato anche per i finestrini retrovisori, e ciononostante l'auto funziona ancora, certo non è che facciamo benzina molto spesso, e il paraflu ce lo siamo bevuto. Un nostro conoscente conosce un tizio che ti valuta i sedili, ci stiamo pensando, nel frattempo si sono rotti un paio di fanali ma basta essere a casa prima del tramonto.

In mezzo a tutto questo, la Mastrocola chi è? Una passeggera, mettiamola così, una tizia che ha fatto un tratto di strada con noi e ha notato con disappunto che il riscaldamento non funziona – tante grazie, manca il lunotto posteriore, ma mica se n'è accorta. Dice che è tutta colpa di queste auto moderne, ricorda con affetto la Fiat 126 che le regalarono i genitori e che secondo lei era più performante. Noi non siamo nella situazione di darle torto, diciamo che siamo più preoccupati dal fatto che potrebbe fermarci una pattuglia e ci siamo fumati anche il libretto. Quindi la facciamo parlare, che altro possiamo fare? Ci fosse un autoradio alzeremmo il volume, ma non c'è più.


Tecnica della Scuola


giovedì 11 novembre 2021

A Castelnuovo il 16, non mancate

Signore e signori, ho l'onore di avvisarvi che martedì prossimo, 16 novembre, alle 21 presso  l'Auditorium Bavieri di Castelnuovo Lennon-Rangoni avrò il piacere di presentare Getting Better, un libro che alcuni di voi forse già conoscono, dialogando con Roberto Menabue. E siccome si parlerà di Beatles, ci sarà anche qualcuno che ce li saprà suonare, ovvero Stefano Stecca Bertolani. A splendid time is guaranteed for all.




martedì 2 novembre 2021

L'invenzione maledetta

 "Come probabilmente sapete, gli automobilisti hanno sempre qualche difficoltà a mettere in punto l'orologio dell'automobile".

"Già, in effetti è così".

"I comandi sono quasi sempre un po' troppo complessi, inoltre l'automobilista è concentrato sulla guida e così tende a rimandare".

"Vero".

"D'altro canto ormai tutte le automobili sono equipaggiate con bluetooth di serie che si collegano allo smartphone dell'automobilista – e lo smartphone come saprete si mette in punto da solo, prende l'ora da internet".

"Ora che ci penso è vero, lo smartphone si mette in punto..."

"Dunque la mia idea... ma non è che sia proprio una mia idea, cioè mi fa un po' strano che non sia già venuta a qualcun altro, anzi a tantissima gente, soprattutto ingegneri, beh... anche lei a questo punto l'avrà capita da solo, no?"

"Cosa dovrei aver capito?"

"L'idea che sono venuto a presentare, è una cosa proprio banalissima se uno ci pensa".

"E cioè?"

"Cioè non ci ha pensato?"

"No, ma la prego, non mi tenga sulle spine, qual è questa sua banalissima idea?"

"Beh, ecco... fare in modo che l'automobile metta in punto l'orologio con lo smartphone a cui si collega via bluetooth".

"Ah, però".

"Banale, eh? Però risparmierebbe tempo, fatica, distrazione... e non c'è nessuna tecnologia da aggiungere, abbiamo già tutto".

"Sì, sì, non male come idea".

"Continua a sembrarmi stranissimo che nessun altro ci abbia pensato".

"Eh ma sa, a volte sono proprio le cose semplici... le faremo sapere, comunque".

"Grazie per la sua attenzione".

"Si figuri, si figuri e mi raccomando, nel frattempo non ne parli con nessuno, segreto industriale".

"Wow. Grazie".

"Inoltre nei prossimi giorni non lasci la città".

"Davvero?"

"Proprio così. A presto".

[Esce il geniale inventore].

[L'ingegnere capo emette un lungo gelido sospiro, e poi prende il telefono]. "Sì, è appena uscito dal mio ufficio, sì, è proprio come temevamo, bisogna farlo sparire come tutti gli altri. No, non un incidente stradale, sarebbe il quinto in una settimana, inventatevi qualcos'altro".

lunedì 1 novembre 2021

Dieci anni in Paradiso

1° novembre – Tutti i Santi

A chi di voi legge abbastanza abitualmente il Post, può capitare ogni tanto di trovare in prima pagina un pezzo sul santo cattolico del giorno. Di solito li firmo io, e non parlano necessariamente del santo del giorno. A volte non è proprio il santo cattolico - a volte non è nemmeno un santo - a volte non parlano proprio di niente in particolare, ma insomma ormai sono una tradizione, da quand'è che sul Post escono questi pezzi? Da dieci anni. Auguri! Cioè in realtà il blog dedicato aprì dieci anni e quasi un mese fa (il primo pezzo era dedicato a Santa Teresina del Bambin Gesù), ma credo abbia più senso festeggiare nel giorno dedicato a tutti i Santi. Come passano in fretta dieci anni, ultimamente.

Santi agiografati sul Post per secolo dopo Cristo.

L'idea era molto più antica (ho degli appunti che risalgono al 2002) e ispirata, credeteci o no, all'oroscopo di Internazionale, sì quello di Bob Brezsny che in realtà credo di avere smesso di seguire proprio verso il 2002 quando ho capito, e mi ci è voluto pure un po', che non era ironico, che ci credeva davvero. Ma insomma il concetto era simile: decostruire una delle classiche rubriche da quotidiano, usarla come cavallo da Troia per scrivere tutto quello che mi andava. Ovviamente i santi non hanno l'appeal dell'oroscopo, ma non bisogna sottovalutare che ogni giorno è l'onomastico di qualcuno - certo, è un discorso che funziona finché si dedicano pezzi a Francesco o a Teresa, non ad Agabo o a Gwynllyw. In ogni caso il nome più gettonato fin qui è Giovanni: Giovanni Bosco, Giovanni Nepomuceno, Giovanni decollato, Giovanni da Copertino, Giovanni Paolo II, Giovanni Damasceno, Giovanni Evangelista e non dimentichiamo che anche Francesco d'Assisi in realtà si chiamava Giovanni (c'è anche un pezzo su Giovanni Lindo Ferretti, che però non è ancora esattamente un santo, anzi spero lo diventi il più tardi possibile). Tra i nomi femminili probabilmente vince Maria, non solo perché alla madre di Dio sono già stati dedicati nove pezzi, ma anche grazie a Maria Maddalena, Maria Goretti, Maria Egiziaca, Marguerite-Marie Alacoque e perché no? Jean-Marie Vianney.

Provenienza geografica (se i confini fossero sempre stati quelli del 2021).


Ho messo un link al primo pezzo ma è molto difficile che funzioni - come notano gli esperti, Internet come archivio è una frana. In particolare dopo due o tre anni il Post fece un restyling generale e non vorrei che sembrasse una critica, insomma lo so che sono cose inevitabili, ma i link più vecchi non funzionano più e alcuni pezzi sono visibili solo parzialmente, perché erano divisi in pagine. A volte penso che dovrei mettere a posto tutto, un pezzo alla volta. Altre volte penso che si farebbe prima a ripartire da capo. Ho cominciato entrambe le cose e mi sono interrotto entrambe le volte. Sul mio vecchio blog personale ho ricopiato quasi tutti i pezzi, ovviamente modificando le cose di cui mi vergognavo di più e a volte smontando e rimontando cose qua e là e ora il risultato è che in giro per il web ora ci sono due o tre versioni dello stesso pezzo. Una cosa molto medievale, tutto sommato.

Ho detto medievale? Quando ho cominciato ero convinto che avrei parlato soprattutto di Medioevo, ma a quanto pare non è stato così. Anche se la media di tutti i pezzi (inclusi quelli dedicati ai patriarchi e ai profeti della Bibbia, la cui datazione è abbastanza incerta) mi dà come risultato il 745 dC, i secoli più visitati in assoluto sono il primo (una ventina di pezzi è dedicata a personaggi del Nuovo Testamento) e il terzo, il secolo ruggente dei martiri. Il personaggio più antico sarebbe Isacco: quello più recente, sia per età che per canonizzazione, Giovanni Paolo II, non a caso soprannominato "Santo subito". Il secolo medievale più frequentato è il Duecento, grazie agli ordini mendicanti. C'è un altro picco più difficile da interpretare nel Cinquecento. La contemporaneità (Otto e Novecento) si difende bene: una ventina di santi su... a proposito, quanti santi abbiamo coperto fin qui?

Santi per cittadinanza, un grafico che non ha moltissimo senso.


Il conto è difficile. Occorre detrarre i pezzi in cui davvero il santo era un mero pretesto, e i casi in cui ho voluto trattare da santo un personaggio che non lo è, o un santo che la stessa Chiesa ha riconosciuto come mai esistito (Simonino). Ma è capitato anche il contrario, ovvero che uscisse sul Post un pezzo su una santa che ancora non lo era (Angela da Foligno) e qualche anno dopo lo è diventata. Al netto di ciò il conteggio dice 10243, a cui bisogna evidentemente detrarre le diecimila vergini che secondo la leggenda sarebbero state martirizzate con Sant'Orsola (ma è probabile che si tratti di un errore di traduzione). Se evitiamo di contare anche i 40 martiri di Sebastea e i 26 compagni di Paolo Miki (questi ultimi purtroppo furono crocefissi davvero in Giappone, non è una leggenda) si arriva al comunque ragguardevole totale di 178: a questo punto l'obiettivo di farne almeno 365 non sembra poi così lontano. Speriamo che i prossimi dieci anni non scorrano ancora più veloci. Abbiamo 60 martiri (più i 40 di Sebastea), 42 vergini, 35 vescovi, 113 eremiti, sette monaci (per lo più benedettini), sedici frati (con una netta preponderanza dei francescani), 19 religiose, soltanto quattro gesuiti, 13 personaggi dell'Antico Testamento tra cui sette profeti; 14 teologi, 5 apostoli; l'unica categoria che si può dire chiusa è quella degli evangelisti, quattro su quattro.

Santi italiani per regione
Santi italiani per regione


Da dove vengono i Santi di cui qui si è parlato? Qui il conto è complicato dal fatto che in duemila e più anni i confini sono cambiati e di molto, al punto che una delle nazioni più rappresentate sarebbe la Turchia: che però al tempo dei dieci santi in questione non si chiamava ancora così, dato che i turchi vivevano altrove. In ogni caso, se decidiamo di applicare arbitrariamente i confini di oggi a tutti i santi di tutte le epoche, scopriamo che un terzo del totale proviene dalla cosiddetta Italia. All'interno di quest'ultima, il Lazio è decisamente la regione più venerata, e in generale metà dei Santi proviene dal centro, tra Toscana e Abruzzo. La seconda nazione contemporanea, con un quinto del totale, sarebbe Israele, e non sorprende: al terzo la Francia, al quarto appunto la Turchia. Se invece proviamo ad assegnare a ogni santo la cittadinanza che gli sarebbe spettata alla nascita... entriamo in un ginepraio di questioni oziose; diciamo che prevale la nazionalità ebraica, da Isacco a San Pietro, sempre con un quinto del totale: al secondo posto l'Impero Romano classico, quello che crolla ufficialmente nel 476. Ma è un dato che non dice un granché. Più rilevante contare i santi per sesso: risulta che tre su quattro sono maschi, e se probabilmente sul calendario il rapporto è appena un po' meno sbilanciato in loro favore, mi sembra incredibile aver dedicato 42 pezzi a delle sante, insomma a delle donne: mai me ne sarei creduto capace. A proposito di sessi bisogna rilevare che anche in una categoria come quella dei santi, che non si segnala certo per fluidità, i casi di ambiguità sono meno infrequenti di quel che si potrebbe pensare: abbiamo almeno tre santi rivendicati come patroni dalla comunità LGBT (Sebastiano, Sergio e Bacco) oltre a tre crossdresser, se includiamo nella categoria oltre a Marina e Vitaliano anche Giovanna d'Arco, dato il peso che la scelta di vestire abiti maschili ebbe nella sua incriminazione.

Non riapriamo l'annoso dibattito

Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno letto fin qui e scusarmi per tutte le volte che mi avete chiesto qualcosa e non vi ho risposto per ignavia o sbadataggine: prometto che d'ora in poi sarò più sollecito ecc. Ringrazio i redattori del Post, che mi hanno corretto tante cose, e il peraltro direttore che mi ha sempre lasciato libero di scrivere qualsiasi sciocchezza: un onore che ho ripagato scrivendone molte, e molte ancora spero di scriverne. Certo, lo sappiamo tutti, Brezsny è su un altro livello, ma si fa quel che si può. Alla prossima.

Altri pezzi