(ATTENZIONE: dettagli repellenti. Poi non dire che non ve lo si era detto).
Dapprima baciò il corpo di Cristo e vide che giaceva morto, con gli occhi chiusi; poi baciò la sua bocca dalla quale colse come un profumo di dolcezza, impossibile a dirsi... |
Più tardi alla vergogna per la figuraccia subentra la vergogna per non averla saputa aiutare. Se si comporta così, è probabilmente posseduta da qualche spirito maligno: non è suo dovere indagare? Decide di sottoporre Angela a un rigoroso interrogatorio. La cugina si sottomette volentieri, ma le sue risposte sono così interessanti che Arnaldo smette di fare domande e la lascia parlare a briglie sempre più sciolte. Man mano che procede nelle sedute, il frate si convince di avere trovato una mistica di prim'ordine. Quando le rilegge un suo primo abbozzo, lei lo respinge come oscuro, ma soprattutto "privo di gusto": nel frattempo in paese la gente comincia a mormorare, guarda quel frate come le sta sempre attaccato. Le sue trascrizioni, frettolose e furtive, diventeranno il Liber, uno dei capolavori della mistica medievale. La mistica medievale è però piuttosto noiosa, così Angela da Foligno su internet è per lo più citata per quelle due o tre pratiche veramente hard che ha confessato al suo padre spirituale o ai destinatari delle sue lettere. Col rischio di farla apparire ancora più estrema di quanto non fosse: per esempio, non è esattamente vero, come ho letto più di una volta, che leccasse le ferite dei lebbrosi. Una volta, è vero, mentre stava pulendo le ferite putrefatte, bevve l'acqua sporca della bacinella (non fate così io ve l'avevo detto che si andava sul repellente; e siete ancora in tempo); a un certo punto sentì di avere ingoiato un pezzetto di carne, ma, per quanto volesse ingoiarlo, non ne fu in grado. E poi c'è la questione dei carboni ardenti nella vagina (IO VE L'AVEVO DETTO). In uno dei tanti periodi in cui si sentiva torturata e tentata da demoni, Angela ricorse anche a questo diversivo, ma Arnaldo glielo proibì.
Beh la frusta ogni tanto la usava. |
Nella sua cella Angela visse una vita complicata: lo Spirito che la rendeva piena di gioia poteva anche abbandonarla per due anni di seguito. I demoni erano più abitudinari. Lei stessa ancora prima di Arnaldo aveva sospettato di essere indemoniata, e il dubbio non l'abbandonava mai. Un profondo desiderio di morte l'accompagnò per anni, trasformandosi nel tempo in un desiderio di agonia protratta all'infinito, nel tentativo di sentire su di sé tutto il dolore del mondo.
Giuseppe Riccetti. 1° premio ex-aequo al concorso di grafica "Angela da Foligno - la grande mistica" indetto nel 2000 dal Comune di Foligno. |
Magari le sarebbe passato anche se Arnaldo non le avesse dato ascolto, non avesse trascritto i suoi discorsi e deliri, non l'avesse messa in contatto con altri colleghi interessati all'esperienza di una campionessa di misticismo. Quel che sappiamo, è che a un certo punto Angela riprese peso. Cominciò a sentire chiaramente che Dio le dava il permesso di interrompere la preghiera, ogni tanto, per mangiare. A differenza di Caterina da Siena, che si lasciò morire a trentatré anni, Angela in un qualche modo venne a patti con la vita, che lasciò soltanto alla ragguardevole età di sessantuno. Negli ultimi quindici fu il punto di riferimento di un nutrito gruppo di fedeli; in alcune sue lettere si propose anche come intermediaria nel conflitto sempre più acceso tra francescani spirituali e conventuali.
Mangiava, scriveva, si appassionava alle liti degli uomini; con la lingua di oggi diremmo che sembrava guarita. Senza trattamenti farmacologici, senza altra terapia che non fosse quella rudimentale portata avanti insieme a un frate che in fatto di mondi interiori ammetteva di saperne meno di lei. Poi successe qualcosa, intorno all'anno 1300. Angela continua a essere invocata e venerata come una santa in vita, ma ha sempre meno voglia di parlare delle sue esperienze e di dare consigli. Le sue lettere diventano distaccate, formali. Per coincidenza, Arnaldo è partito per Roma, sta cercando di fare carriera alla corte di papa Bonifacio. In uno dei suoi ultimi messaggi, stanca forse del suo personaggio, Angela esprime il desiderio di essere esposta per le strade della sua Foligno, coperta soltanto di pesci e tagli di carne.
Venite a vedere questa donna indegna, piena di malizia e simulazione, sentina di ogni vizio e di ogni male. Osservavo la Quaresima standomene tappata nella mia cella, per avere la stima degli uomini, e facevo dire a tutti quelli che m'invitavano: "Non mangio ne carne né pesce". Ero ghiotta, invece, e piena di ogni golosità, mangiona e beona. [...] Non dovete credermi più, non dovete più adorare quest'idolo, erano parole ingannatrici e diaboliche: pregate la giustizia di Dio che quest'idolo cada e vada in pezzi in modo che vengano svelate le mie opere menzognere e ingannatrici.Non sembra la solita finta modestia dei santi. E si fa fatica anche a interpretarla come un tentativo di riallineamento (alla morte di papa Bonifacio le cose si stavano mettendo male per gli spirituali; anche Arnaldo finì in una lista di eretici). È più semplice immaginare che persino nei suoi momenti di gloria, quando godeva della considerazione e dell'ammirazione di alti prelati e intellettuali, Angela non avesse perso il sospetto di essere un'indemoniata. Una malata, diremmo oggi. Aveva forse ingannato il suo confessore e migliore amico, ma non era riuscita del tutto a ingannare sé stessa. [2013]
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