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mercoledì 17 aprile 2024

La madonna spallonata

 18 aprile: Madonna dell'Arco di Sant'Anastasia (NA).

Com'è che oggi non crediamo più nei miracoli? Di solito si dà la colpa all'illuminismo, ma è stato parecchi secoli fa e in generale non diamo l'impressione di essere così illuminati. Potremmo persino avere perso la nostra fede per il motivo contrario: non perché siamo diventati troppo razionali, ma perché di miracoli in giro ce ne sono troppi, siamo assuefatti, prendi le madonne che piangono sangue. Una madonna che piange sangue una volta sola è un evento eccezionale, che fa sensazione e orrore. Oggi però c'è questa necessità di produrre tutto in serie, ed ecco che abbiamo più madonne che piangono, alcune anche a intervalli regolari, al punto che prima o poi raccogliere un po' di quel materiale ematico e analizzarlo diventa inevitabile – ma molto prima che arrivino i risultati delle analisi, è la nostra capacità di meravigliarci che è se n'è andata per sempre. Una volta non era così, una volta bastava una sola goccia di sangue su un'immagine sacra per causare sbigottimento generale e devozione secolare, Prendi la Madonna dell'Arco. Ma prendila con cautela. Non è veramente il caso di scherzare, con la Madonna dell'Arco di Sant'Anastasia (NA). C'è chi ci ha rimesso i piedi, e peggio.

Non sappiamo esattamente chi l'abbia dipinta, non prima del Quattrocento. Non doveva trattarsi di un grande artista ma forse è proprio l'asimmetria del volto della vergine ad avere ispirato la leggenda. Quanto alla macchia scura sulla guancia sinistra, ecco, lì avrebbe pianto dopo essere stata colpita da una palla, quando ancora non si trovava al centro di un santuario dedicato al proprio culto, ma un'umile immaginetta in un'edicola votiva sotto l'arcata di un antico acquedotto romano. Era il lunedì di pasquetta del 1450. Bisogna considerare che la pallonata non fu accidentale, ma inferta da un giocatore di pallamaglio infuriato per aver perso una partita a causa di un rimbalzo fortuito su un tiglio lì nei pressi. La pallamaglio è l'antenato comune del croquet e del golf, che avrebbe avuto origine a Napoli o perlomeno i napoletani ci credono molto, e si gioca perlopiù con palle di legno che possono probabilmente lasciare un segno su un muro, se vi sono lanciate contro con una certa forza. Possiamo insomma supporre che la macchia sia il risultato dell'ammaccatura del quadro, ma l'idea che la vergine si sia presa una pallonata sulla guancia fa impressione. Durante il processo-lampo si appurò che il colpevole aveva anche bestemmiato la vergine, motivo per cui lo avrebbero impiccato a quello stesso tiglio. Il quale tiglio a sua volta si sarebbe seccato nel giro di un giorno – questo dettaglio oggi viene interpretato da alcuni come una presa di distanza della Madonna da una punizione tanto brutale, ma nel Cinquecento probabilmente serviva a sottolineare l'empietà del condannato.

Ancora più cruento è il secondo miracolo, avvenuto 139 anni dopo, sempre a pasquetta. Nella piazza non si giocava più a pallamaglio, ma evidentemente doveva esserci mercato. Marco Cennamo vuole accendere un cero alla Madonna, che lo ha salvato da una brutta malattia agli occhi. Lo accompagna la moglie, Aurelia Del Prete, che però si è appena comprata un maialino e non lo può mica lasciare in giro, e poi insomma è Sant'Anastasia, mica Lourdes (che ancora non esiste), ci sono le bancarelle, nessuno si formalizza se ti presenti davanti alla Madonna con un porcellino in braccio. Il porcellino però scappa, Aurelia si mette a rincorrerlo per tutta la piazza bestemmiando, probabilmente la gente ride, Aurelia è conosciuta in paese come un tipo nervoso e nell'occasione dà di matto sul serio: quando il marito cerca di calmarla, gli prende il cero e lo calpesta. Ma cosa fai, le dice Marco, ma guarda che ci rimetti i piedi. Aurelia non ci sente, è troppo arrabbiata. Torna a casa, si mette a letto, i piedi le fanno male. Li perderà l'anno dopo, sempre a Pasquetta. Le si staccheranno dal resto del corpo, e sono ancora custoditi nel santuario. Una versione della leggenda però sostiene che prima dell'orribile miracolo Aurelia avesse portato una copia in cera dei suoi piedi alla Madonna, per ringraziarla di averla guarita da una brutta ferita: i piedi custoditi nel santuario potrebbero essere appunto quelli di cera, un bizzarro ex voto (ma neanche così bizzarro, se uno ha presente certi santuari) che avrebbe ispirato la macabra leggenda. Il senso resta chiaro: una pallonata può scappare, un maialino può farti arrabbiare, ma se insisti e bestemmi per il gusto di bestemmiare, la Madonna dell'Arco non ti perdona.

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