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lunedì 7 luglio 2025

Un martire in Melanesia

Francobollo commemorativo
per il centenario della nascita
7 luglio: Beato Peter To Rot (1912-1945), martire in Melanesia. 

Tra i tanti nomi che gli occidentali hanno messo sul mappamondo, per lo più a caso e senza troppo preoccuparsi se avessero un senso, "Melanesia" sembra avere maggior possibilità di sopravvivere. È un nome che viene dal greco, il che gli dà un sapore più scientifico che coloniale; lo coniò l'esploratore francese Jules Dumont d'Urville, che verso il 1830 sentiva la necessità di differenziare l'area delle "tante isole" (già conosciuta come Polinesia) da quella abitata da persone di pelle molto più scura: le isole dei neri (mélas in greco). E benché in seguito il concetto sia stato messo in forte discussione dagli antropologi, a livello popolare resiste: i melanesiani sono i neri d'Oceania. Vivono in isole relativamente lontane tra loro, parlano lingue molto diverse, e il loro DNA racconta di rapporti piuttosto complicati con altre popolazioni asiatiche e polinesiane. Pure, il fatto che il colore della pelle li identifichi non dispiace; tanto che quando la maggior parte delle piccole nazioni hanno deciso di associarsi in un'organizzazione intergovernativa, l'aggettivo "Melanesian" è comparso per la prima volta nei documenti ufficiali: da quarant'anni l'associazione si chiama Melanesian Sperhead Group. 

Anche prima che arrivassero gli europei a spartirsi ogni isola e atollo, con la loro ossessione per le bandierine di colori diversi e i confini territoriali (anche quando il territorio è il mare), i melanesiani non costituivano un insieme definito dal punto di vista culturale. Tra i pochi elementi distintivi, c'era la poligamia, che è tipica delle società tradizionali melanesiane come di quelle mediorientali e africane. In altre parti del mondo la poligamia non è tradizionalmente consentita, e del resto oggi non è riconosciuta legalmente da nessuna legislazione melanesiana. Fino a un secolo fa però era liberamente praticata, come dimostra la vicenda di Peter To Rot, nella Nuova Britannia. 

La Nuova Britannia fa parte dell'Arcipelago Bismarck, a est della Papua Nuova Guinea, di cui oggi fa parte dal punto di vista amministrativo. Come il nome lascia facilmente indovinare, l'arcipelago fu colonizzato nel tardo Ottocento dalla marina dell'Impero Tedesco, che essendo arrivato buon ultimo alla spartizione coloniale, raramente metteva le mani su qualcosa di interessante: in questo caso, qualche lotto adatto alla coltivazione intensiva della noce di cocco e un avamposto per un'eventuale incursione in Australia. Durante la Prima Guerra Mondiale accadde l'esatto contrario: furono gli australiani a sbarcare nelle Bismarck, ottenendo nel 1920 un mandato dalla Società delle Nazioni che legalizzava l'occupazione militare. L'isola chimamata Nuovo Meclemburgo fu ribattezzato Nuova Irlanda; la Nuova Pomerania divenne Nuova Britannia. Per qualche perverso motivo mi sembrano nomi meno assurdi.  

Nel 1942 i giapponesi invasero l'arcipelago, scacciando rapidamente gli australiani. Una delle prime misura intraprese dalle forze di occupazione fu l'internamento dei missionari cristiani. Peter To Rot è un catechista della Nuova Britannia, figlio di un capotribù che si era convertito più di quarant'anni prima; non è un sacerdote, anzi è sposato con figli, così i giapponesi in un primo momento chiudono un occhio sul fatto che abbia costruito una capanna e la usi a mò di chiesa. Lo scandalo nasce quando un abitante del villaggio, Metepa, che lavora come guardia per i giapponesi, tenta di sequestrare una donna, per sposarsela. Questo è sbagliato in un più di un modo: non solo la signora Mentil è già sposata con un protestante, ma anche Metepa è già sposato con rito religioso. Il piano giapponese di decristianizzazione dell'arcipelago prevede però la reintroduzione della poligamia: una consuetudine, notate, del tutto aliena dai costumi giapponesi, ma con la quale evidentemente i nuovi occupanti speravano di conquistare il consenso degli autoctoni. Non sappiamo quanto funzionò: sicuramente conquistarono il consenso di almeno un predatore sessuale come Metepa. Dopo che Peter manda a monte il suo primo tentativo di sequestrare Mentil, Metepa inizia a lamentarsi di lui coi superiori, che nel Natale del 1944 lo perquisiscono e lo trovano in possesso di materiale religioso. Messo agli arresti, decide di non rinnegare la propria fede anche se è consapevole del rischio: il 6 luglio del '45 avvisa sua madre che il giorno dopo verrà un dottore a dargli una medicina. "Molto strano, dal momento che non sono malato. Temo che sia un trucco". Il sette luglio in effetti muore, per l'effetto di una iniezione letale o strangolato durante le convulsioni causate dall'iniezione. Cinquant'anni dopo è stato beatificato da Giovanni Paolo II durante il suo viaggio in Papua Nuova Guinea. 

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