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mercoledì 22 luglio 2009

Impiastro del '900

(Quella che segue era la scaletta di un libro che si sarebbe potuto fare nel 2009, centenario del Manifesto del Futurismo blablablà: una vita di Marinetti diversa dalle solite vite di Marinetti alla GBGuerri, per capirci, ma mi dicono che ormai è tardi. Mi era restata una mezza voglia di trasformare la vita di Filippo Tommaso Marinetti in un romanzo d'appendice sul presente sito, ma ormai si è capito che che sui blog le storie a puntate non funzionano, a parte quando ci si mette lei. Comunque non dispero, c'è un pubblico per tutto).


1. Premessa: Marinetti, impiastro del Novecento
È da 40 anni che si sente dire “bisogna rivalutare il Futurismo”. In realtà lo stiamo rivalutando da un pezzo. La compenetrazione di Boccioni sta sulla moneta da venti centesimi, il dinamismo di Balla ispira gli stilisti... eppure in mezzo a tanta incessante rivalutazione nessuno riesce a rileggere le opere di Marinetti. Come mai? Un complotto? Non sarà che era proprio uno scrittore mediocre? In effetti sì, ma pieno di sorprese.

2. Prologo: Simultaneità
Sovrapposizione di alcuni episodi decisivi della vita di Marinetti (un incidente automobilistico nei Navigli, l'ultima battaglia a palle di neve col fratello, il ferimento all'inguine durante la guerra, l'agonia sul lago di Como). Oggi li chiamiamo flashback, Marinetti le chiamava simultaneità. Si potrebbe anche attribuirgliene l'invenzione, in anticipo sui qualche cineasta. Ma sì, attribuiamogliela. Tanto non ci costa niente.

3. Il bullo del collegio
Di come il piccolo Filippo Tommaso (che in realtà si chiamava Emilio Angelo Carlo), nato ad Alessandria d'Egitto, cercando un pretesto per scazzottare i suoi compagni di collegio, scoprì l'amore per una Patria che aveva visto soltanto in cartolina. Paralleli coi trascorsi bullistici di Benito Mussolini alle elementari di Predappio (cfr. De Felice).

4. Viva Zola!
Per inventarsi la sua Patria su misura, il piccolo Filippo ha bisogno di un pantheon di Grandi Scrittori: ma ahimè, in quegli anni il panorama italiano era piuttosto deludente. Però in Francia c'è Zola, che è di origini italiane e scrive cose violente e proibite: FTM ne fa la sua bandiera, fino a farsi espellere dal collegio (dice lui: in realtà non riuscì a passare un esame).

5. Fuorisede a Parigi
Spedito dai genitori a diplomarsi a Parigi, FTM si rende conto di essere un figlio di papà e si scatena: festini, duelli, pessimi esami.

6. Senza famiglia
Trasferitosi finalmente in Italia, nel giro di non molti anni FTM perde il fratello maggiore (il prediletto) e i genitori. Resta solo e miliardario, in una casa piena di cimeli africani, incerto se darsi alla poesia o alla rivoluzione. Socialisteggia anche un po', va ai cortei degli operai che lo prendono per uno sbirro, lui gli risponde in dialetto no, guardate che sono un poeta.

7. Un francese a Milano / un italiano a Parigi
Uno dei problemi di FTM è che non scrive bene in italiano: appunto, con gli operai parla in dialetto; quando si tratta di poesia, scrive in francese. Tanto che quando in Italia ancora nessuno lo conosce, a Parigi è una mezza celebrità.

8. Gli dei se ne vanno, D'Annunzio non schioda
Nella ville lumière il giovane FTM viene considerato, in quanto “italiano” il rivale di D'Annunzio; lui avalla questa definizione diventando addirittura un cronista mondano specializzato in stravaganze dannunziane, e sviluppando un'ossessione: D'Annunzio come spettro del fratello maggiore, sempre più bravo e più apprezzato, mentre lui deve accontentarsi delle briciole di celebrità...

9. Versolibristi vs alessandrini
Alfiere del verso libero, contro la tirannia del verso alessandrino francese, FTM finisce per arruolare anche un gruppetto di poeti italiani intorno a una rivista (ovviamente pagata da lui).

10. Dal grembo melmoso del Naviglio
Il primo Futurismo nasce durante un incidente stradale. FTM si è comprato una delle prime automobili circolanti a Milano ma non ha ancora la padronanza del mezzo, e per schivare due ciclisti sprofonda nel Naviglio. Viene ripescato mentre inneggia alla Velocità... solo trent'anni dopo confesserà di essersi preso un autentico spavento. (Tesi forte: il futurismo come sindrome post traumatica).

11. Nascita di un altro -ismoAl di là della leggenda, comprare uno spazio su un quotidiano per reclamizzare l'ennesimo nuovo movimento poetico dotato del suffisso -ismo era a quei tempi prassi piuttosto comune. La nascita del movimento fu comunque tormentata: a un certo punto ci si mise di mezzo anche il terremoto di Messina.

12. Un fiasco colossale
La prima uscita pubblica del nuovo movimento poetico è la messa in scena di un testo teatrale scritto in gioventù, confusionario e irrappresentabile: una miscuglio tra Ubu Roi e Shakespeare, con principi e re che si mangiano e vomitano a vicenda. Marinetti non bada a spese, prenota l'Opera di Parigi e la stessa compagnia teatrale che aveva portato sulle scene l'Ubu Roi; il risultato è un fiasco talmente smisurato che lo stesso FTM decide di farsi vedere dal palco mentre fischia i suoi attori. Nasce così la “voluttà d'esser fischiati”: da qui in poi i futuristi saranno quelli che vanno in scena a prendersi gli ortaggi. Ma qui bisogna ripristinare la verità storica: all'inizio FTM avrebbe voluto prendersi abbracci e baci, imparare ad afferrare pomodori e arance al volo fu un modo di fare buon viso al cattivo gioco.

13. Attento a quel revolver
Frattanto in Italia i poeti arruolati da FTM dimostrano di non aver capito molto bene quello che il loro caposcuola ha in testa, e di preferire gli ozi della villeggiatura al rombo della macchina da corsa. L'unico un po' violento è un certo Lucini, autore delle Revolverate, che però ha il torto di voler guadagnare qualcosa con le sue poesie e non capisce il marketing aggressivo di FTM, che regalando il suo volume a destra e manca non ha molte percentuali da corrispondergli a fine mese. Lucini sarà il primo transfuga dal movimento: ce ne saranno molti altri.

14. Mafarka, il pornofuturista
Il secondo tentativo futurista di FTM è un romanzo africano, un fumettone fantascientifico (con inserti pornografici) dove l'autore finisce per uccidere il fratello, giacere con la madre e partorire un uccello dalle ali metalliche (Jodorowsky, nasconditi): il tutto proprio mentre a Vienna Sigmund Freud sta riflettendo sul mito di Edipo. In Francia è un altro flop, ma in Italia offre a FTM un primo quarto d'ora di popolarità grazie a un processo per oltraggio al pudore.

15. In aereo col PapaC'è un altro problema: mentre FTM insisteva con le sue macchine rombanti, in Francia e negli USA hanno inventato l'aeroplano. D'Annunzio l'ha già provato, ma lui no, e la cosa lo tormenta. Per consolarsi scrive L'aeroplano del Papa, dove s'immagina di pilotare un monoplano dall'Etna fino a Trieste, con una tappa al Vaticano, dove con un gancio rapisce il Papa e va a gettarlo contro l'esercito austriaco. È il primo bombardamento aereo della storia della letteratura.

16. Arrivano i pittori
Fino al 1911 il Futurismo non era quell'esplosione di colori che siete abituati a vedere sui cataloghi; si trattava soltanto di un gruppetto di poeti che scriveva volumi di versi liberi. Sono Boccioni, Balla e Carrà ad avvicinare Marinetti, proponendogli di estendere il futurismo alla pittura. FTM accetta, e viene travolto da una rivoluzione che lui stesso fino a quel momento non si era sognato. Di fronte alle sperimentazioni dei pittori, i suoi versi liberi improvvisamente gli sembrano piatti e banali.

17. Il mecenate volante
Per qualche tempo FTM si trasforma nell'agente di Boccioni & co.; percorre tutta l'Europa cercando di imporre i suoi protetti a un pubblico meno provinciale di quello italiano; si misura con cubisti francesi e cubofuturisti russi. Nel frattempo, in Italia, i vecchi poeti versoliberisti si sentono snobbati.

18. L'odore della guerra
Scoppia la guerra di Libia, e mentre Mussolini il pacifista cerca di bloccare i treni, FTM decide di partecipare come reporter. La guerra vera si rivela tutt'altra cosa rispetto a quella immaginata nei poemi; FTM capisce che bisogna cambiare tutto. Il futurismo, almeno quello letterario, va abbattuto e rifatto da capo.

19. Botte a Firenze
Una stroncatura dei quadri futuristi, firmata dal cubista fiorentino Soffici, offre alla nuova gang futurista l'occasione di organizzare la sua prima spedizione punitiva. Grazie alla soffiata del perfido Palazzeschi, Soffici viene bastonato, ma reagisce. Alla fine si metteranno d'accordo, e Marinetti si offrirà perfino di aiutare economicamente una rivistina di Soffici e Papini, Lacerba. Diventerà la più importante rivista d'avanguardia italiana, apprezzata da Gramsci e Mussolini.

20. Nel fondo della polveriera
L'esperienza libica ha lasciato a FTM una gran voglia di emozioni forti; lo ritroviamo di nuovo reporter di guerra nei Balcani. Mentre cerca di tradurre i suoi appunti francesi in quella sintassi italiana che maneggia con fatica, FTM ha un'intuizione: perché darsi tanta pena? Nascono così le Parole in Libertà, slegate da ogni regola sintattica e ortografica. Il suo nuovo libro si chiama Zang Tumb Tumb, ed è uno sputo d'inchiostro contro qualsiasi estetica, anche quella degli amici futuristi. I critici hanno paura a leggerlo, e da cent'anni continuano a parlane più o meno bene citando sempre solo la stessa pagina: sempre più sbiadita, come certe fotocopie che hanno fatto il giro di tutta la scuola.

21. Paroliberi vs versolibristi
In effetti la nuova invenzione marinettiana entusiasma i compagni pittori, ma lascia piuttosto freddi i vecchi futuristi versolibristi. Mentre Palazzeschi esce dal movimento e comincia a tramare contro l'ex amico, Lacerba si riempie di rutilanti parole in libertà, che però affondano la tiratura. Andrà a finire che Soffici e Marinetti litigheranno di nuovo, e quest'ultimo dovrà pagarsi un altro gruppo di futuristi fiorentini.

22. La guerra in bicicletta
Le polemiche tra fiorentini e milanesi si spengono all'improvviso con l'entrata in guerra: FTM anima da subito il movimento interventista, con parole d'ordine sinistramente simili a quelle usate dai neocon un secolo dopo. Nel mirino, la vecchia sinistra socialista e pacifisteggiante della generazione precedente. (Nel frattempo, nella redazione dell'Avanti, il direttore di belle speranze si strugge: restare coi vecchi arnesi o passare al nuovo che avanza?) Quando la guerra finalmente scoppia, FTM si arruola nel corpo dei volontari ciclisti con Boccioni, che muore quasi subito. Viene ferito, decorato e congedato. Si arruola di nuovo.

23. Futurista e gentiluomo

Durante una degenza in un ospedale da campo, detta un librettino dal titolo Come si seducono le donne che costituisce l'ennesima svolta futurista: dalle parole in libertà ai manualetti di seduzione. Il fatto è che l'ufficiale Marinetti non pensa più a un pubblico di artisti d'avanguardia, ma ai fantaccini delle trincee che tra un'offensiva e l'altra vorrebbero leggere qualcosa di piccante. Il futurismo esce dalla storia della letteratura ed entra nella storia del costume: a Napoli i giovinastri scapestrati si fanno chiamare “futuristi”, sono i paninari del 1916.

24. La guerra dei cannoni
Diventa un provetto artigliere e partecipa a qualche offensiva sull'Isonzo, ma c'è qualcosa che non va. Scrive appunti deliranti sul pene di Rasputin e sulle proprietà afrodisiache della radioattività. Durante le licenze ha un'attività sessuale parossistica, con veri e propri casi di esibizionismo dai palchi dei teatri. Nello zaino tiene un enorme fallo di legno che un amico ha rubato per lui in un bordello. La rotta di Caporetto lo ferisce come una mutilazione. Mentre i suoi appunti si riempiono di fantasie di tortura, a Vienna il solito Freud sta riflettendo su coazione a ripetere e principio di morte.

25. La guerra in autoblindo
Dopo Caporetto diventa pilota. Nella notte di Vittorio Veneto sogna di giacere con l'Italia unita nell'alcova d'acciaio della sua autoblindo. Nel frattempo nei porti le chiglie delle navi vengono decorate da linee mimetiche di gusto futurista, mentre gli studiosi austriaci, analizzando le lettere dei prigionieri italiani, vi trovano gran copia di errori di sintassi ed espressioni futuriste. Che la guerra abbia davvero trasformato futuristicamente l'Italia?

26. Marinetti il picchiatore
Nel dubbio, FTM pensa di poter fare la rivoluzione. Trasforma il futurismo in partito e scrive un trattato politico rivoluzionario, Democrazia futurista. In attesa di una svolta futuristica punta nei tempi brevi su Benito Mussolini, l'ex socialista del Popolo d'Italia con una malcelata invidia per gli eleganti cappotti di FTM. Per tutto il 1919 si dedica a disturbare le manifestazioni socialiste e popolari. Partecipando al rogo della sede dell'Avanti, inventa nientemeno che lo squadrismo! Arriva a Fiume pochi giorni dopo D'Annunzio (cappottando ancora una volta in macchina), ma se ne va, dice lui, per non mettere in ombra il Comandante (che non sapeva cosa fargli fare). In piazza San Sepolcro il minuscolo Partito Futurista si fonde coi Fasci di Combattimento; FTM si candida con Mussolini e Toscanini nella prima lista fascista milanese, prendendosi una solenne trombata.

27. “Politica un c.”
La notte delle elezioni vengono ad arrestare lui e Mussolini per possesso di armi da fuoco. Mussolini viene scarcerato in 24 ore; FTM resta in cella e comincia a temere che vogliano fargli la pelle. Lo liberano dopo tre settimane e lui decide di mollare la politica e rimettersi a scriver libri e organizzare mostre. Costringe i redattori del quotidiano romano pagato da lui a sospendere "il monotono e abbruttente rubinetto di articoli politici". "Nello stesso periodo comincia a uscire con una ragazza, Benedetta. La sposa in tempi brevi.

28. L'assemblea tumultuosa
Nel 1919 esce il suo ultimo grande volume di Parole in libertà, ritenuto da molti critici incomprensibili un capolavoro. Si tratta per lo più di macchie d'inchiostro, un test di Rorschach nel quale varie generazioni di critici hanno voluto riconoscere quello che stavano cercando in quel momento. È abbastanza divertente per esempio andarsi a rileggere le analisi che strutturalisti e post si facevano negli anni Settanta sulle suddette macchie: FTM diventava un anticipatore dell'informale, della pop art, di qualunque cosa tirasse in quel momento. In realtà, a guardarli con occhi di bambino, le macchie non sono così enigmatiche: per esempio, L'assemblea tumultuosa, una pagina piena di zeri in coda davanti a qualche grande “IO”, è un'istantanea tipografica di quello che stava succedendo nelle piazze italiane.

29. Benedetta e la stagione della bontà
Quando da Mosca Trotsky chiede a Gramsci un rapporto dettagliato sui futuristi italiani, lui risponde che è ormai è roba vecchia, e che FTM si è rincitrullito e preferisce passare il tempo con la moglie. C'è del vero: proprio negli anni in cui tutti i vecchi compagni reduci dalla guerra riscoprivano la famiglia e i valori (e si davano al neogotico o riscoprivano i lirici greci) Benedetta porta una relativa serenità nella vita impetuosa del marito. Insieme i due sposini inventano l'ennesima svolta improvvisa del futurismo: il tattilismo, una nuova dimensione artistica che privilegia il senso del tatto, ed esprime sentimenti fino a quel momento poco condivisi dai futuristi, come la “bontà”.

30. All'ombra delle bandiere rosse
Il fatto è che dopo la sconfitta del 1919 FTM sembra persuaso che i bolscevichi vinceranno anche in Italia; questo sembrano suggerire le bandiere rosse che incombono nel manifesto del Tattilismo e nel romanzo Gli indomabili (dove Marinetti si sfoga delle sue frustrazioni politiche sgozzando un personaggio sinistramente simile a Mussolini). Di conseguenza cerca di coprirsi a sinistra; al secondo congresso dei Fasci presenta una mozione 'suicida', contro la monarchia e il Vaticano, e appena viene sconfitto abbandona il partito. Nei taccuini ne parla in modo sprezzante. (Mussolini dal canto suo lo considera un “buffone”). La marcia su Roma lo coglie piuttosto impreparato.

31. L'ultimo fiasco a Parigi
Non importa, tanto ormai la politica non lo interessa più, lui è un grande artista di respiro europeo, l'inventore del Tattilismo. Prova a esportarlo in Francia, ma rischia che un controllore gli getti le tavole tattili dal treno. A Parigi poi il futurismo è roba vecchia, non si porta più: la nuova parola d'ordine è Dada... ma del resto, quando non aveva rimediato figuracce, a Parigi, Marinetti? Divenuto ambasciatore ufficioso della cultura fascista all'estero, Marinetti continuerà a rimediare fiaschi e gaffes in Europa per tutti gli anni Venti, prima di chiudersi in una sdegnosa autarchia.

32. Incompreso
Altro che rivalutare Marinetti nel 2009: negli anni Venti il poeta era molto meno stimato di oggi, non solo all'estero. Anche a Roma, dove si è trasferito, FTM non incassa il premio del suo frettoloso riallineamento al fascismo. In Italia ora è di moda il “Novecentismo”, una corrente di artisti e architetti d'interni promossa dall'attuale amante di Mussolini, la Sarfatti, FTM (molto meno sdegnoso del ritratto che ne fanno) ci prova anche, a fare del novecentismo, ma come al solito non ci riesce; alla fine gli “zang tumb” sono l'unica cosa che gli viene bene.

33. Il Duce di latta
Non gli resta che riorganizzare il movimento futurista accanto ai pochi discepoli rimasti: accanto ad alcuni geni (Depero), un'accozzaglia di terze file, hobbisti, avventurieri, tutti uniti nel culto del loro piccolo duce Marinetti, a cui a un certo punto (ed è solo una tra le varie, buffissime iniziative del periodo), erigono un monumento... in latta. Nella nuova lega finto-metallica viene anche pubblicata un'antologia degli immortali “aeropoemi” di Marinetti: qualcosa che sarebbe durato nei secoli, ben più dei polverosi libri di carta. Quel che è successo, è che le “lito-latte” futuriste si sono sbiadite e arrugginite molto prima dei volumi dell'eterno nemico, Benedetto Croce.

34. Un tram chiamato Marinetti
L'unica vera soddisfazione di quegli anni gliela dà l'America: non il Nordamerica industriale, da cui si tiene sempre a rispettosa distanza, ma il Sudamerica arretrato in cui durante una missione culturale viene finalmente salutato come il messia della modernità: assalti agli alberghi dove pernotta, calche nei teatri, e daranno il suo nome ai tram. Il segreto del futurismo del resto è tutto qui: è una scimmiottatura del futuro prodotta e apprezzata nei Paesi in via di sviluppo.

35. Accademico d'Italia
Proprio mentre FTM è ormai rassegnato a sopravvivere al suo mito (e anche al suo patrimonio, che comincia a esaurirsi), verso l'inizio degli anni Trenta accade qualcosa d'imprevisto: Mussolini si ricorda di lui. Negli anni romani il pragmatico ex socialista in bombetta si è trasformato: ora sogna di riplasmare il popolo italiano attraverso la guerra, trasformare Roma in una metropoli moderna e geometrica... man mano che si allontana dal contatto con gli italiani, comincia a ragionare sempre più da artista futurista; e quando si tratta di fondare l'Accademia d'Italia, ha in mente un solo nome: FTM.

36. Leopardi futurista (e maestro d'ottimismo)
Felice di poter finalmente essere utile a qualcuno, FTM dimentica in un istante le vecchie ruggini, indossa la feluca di Accademico e decide di rivisitare futuristicamente tutto la tradizione letteraria e artistica italiana: una contraddizione in termini, ma chi se frega? Ariosto diventa maestro di futurismo, Leopardi maestro d'ottimismo, e poi Leonardo, Piero della Francesca, Dante... ma FTM si rivolge anche ai suoi contemporanei, lanciando un'iniziativa che di recente è stata riscoperta: Lo Zar non è morto, un romanzo collettivo, scritto da dieci grandi scrittori (un capitolo ciascuno, e un concorso a premi per chi riusciva ad azzeccare gli autori di ogni capitolo). Di recente Mozzi lo ha trovato su una bancarella e lo ha fatto ristampare: pare che sia un precursore dei Wu Ming. Beh, perché no, se Leopardi è un maestro d'ottimismo.

37. Il richiamo della Savana
Quando Mussolini dichiara guerra al Negus, FTM ha sessant'anni, ma si offre volontario: è l'occasione per ricongiungersi al continente madre, e violentarlo. Cercano di metterlo nelle retrovie, ma si ritrova ugualmente assediato a passo Uarieu. La vittoria gli toglie vent'anni di vita: torna in Italia ringalluzzito e annuncia che Joyce e Proust, coi loro monologhi indiretti liberi, hanno soltanto copiato i suoi vecchi manifesti. Si fa dare un programma radiofonico, e diventa la barzelletta dell'Eiar. Si crea dei nemici: Starace lo fa silurare.

38. La lista di Marinetti
Le leggi razziali sono l'ultima occasione per dimostrarsi un gentiluomo. FTM le avversa apertamente, dando voce a un dissenso che solo personaggi nella sua posizione potevano permettersi. Più tardi, dopo l'otto settembre, farà qualche suo tentativo di imboscare oppositori ed ebrei.

39. Disperso in Russia
Sempre più fascista e mussoliniano (proprio quando gli italiani si stanno rapidamente stancando), riesce a partire volontario anche per la Russia. Stavolta però non vede il fronte: smarrito nelle retrovie, si aggrega a un ospedale da campo, non racconta più di esplosioni ma di paesaggi e crocerossine. Sta diventando umano, fuori tempo massimo.

40. L'ultimo quarto d'ora
Torna in Italia in fin di vita, e ha il tempo di assistere al crollo dell'Italia a cui aveva creduto, e di preoccuparsi per la sorte di moglie e tre figlie. Non abbandona Mussolini a Salò (anzi lo assilla), e muore affaticato una mattina dopo aver dettato la sua ultima poesia, il Quarto d'ora di poesia per la X Mas: giusto per ribadire, con l'ultimo fiato, da che parte stava. Dopo la liberazione qualcuno scrive sull'Unità che era stato 'il più simpatico dei gerarchi': potremmo ricordarlo anche così. Ma alla fine su tutte le immagini prevale quella del buffone: un buffone serissimo, alla Buster Keaton, smarrito tra ingranaggi e impalcature moderne che lo attirano, ma di cui non è che capisse poi molto.

15 commenti:

  1. Spassosissimo!
    Un pedante errata corrige: il titolo del romanzo dei "dieci" è "Lo Zar non è morto".

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  2. per favore cambia idea e scrivilo. non vedo l'ora di leggerlo.

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  3. Ormai sbaglio tutto.

    In realtà in questi casi la scaletta è molto più divertente dell'esecuizone.

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  4. Mi pare di capire che su Leopardi non sei d'accordo con FTM (e, si parva eccetera, neanche con me). Per tutto l'articolo grazie mille.

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  5. bello come sempre, il post.
    perdona la domanda, ma chi te lo fa fare di leggere (e studiare) ftm?
    di lui ho letto solo la lettera contro il tango e parsifal riportata da sciascia in 1912 + 1, accompagnata dal commento:

    "Pare che D'Annunzio dicesse di Marinetti che era un cretino con qualche lampo d'imbecillità. E si può dire lampeggiante la lettera contro il tango e Parsifal: ma coi tempi che corrono, chi vuole se la tenga come lampeggiante di intelligenza, di genio."

    giorgian

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  6. Ah! mi è venuto in mente di aver appreso di recente che Ivo Andrić definiva così il buon Marinetti: "Insulso come una donna e tronfio come un contadino rifatto".

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  7. Secondo me avresti dovuto provarci, iniziarlo per poi magari abbandonarlo a metà inseguendo una nuova ispirazione, come avrebbe fatto lo stesso Marinetti.

    ps al paragrafo 22 credo sia "l'Avanti" e non "l'Unità"

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  8. No, ecco, bisogna dargli atto che lui quando cominciava una cazzata di solito la portava a compimento.

    (Sto facendo degli errori tremendi)

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  9. Bellissimo post. E riesce persino a far venire la voglia di leggerlo, il libro su FTM: cosa che non mi sarei mai sognato prima perché proprio non mi incuriosiva.
    Non sapevo molto del'uomo, ma condividevo inconsapevole l'opinione che ne aveva Mussolini (spero sia l'ultima volta che ci troviamo d'accordo). Oggi resto ancora più convinto nella sensazione che si trattasse, semplicemente, di un povero cazzone alla pari del Vate.
    Popoli e tempi esprimono gli intellettuali che si possono permettere, et voilà, ecco un'altra analogia con questi tristi tempi. Me lo vedrei bene, FTM, a sparare boiate in un salotto TV.

    Scrivilo, Leonardo. Uno con la tua penna renderà altrettanto interessante e divertente l'esecuzione (mi immagino anche qualche gustoso intermezzo fatto di dialoghi surreali). Chissà, potresti prenderti il divertimento di scrivere una biografia "futurista".

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  10. Il solo problema di questo magnifico, esilarante post, Leonardo, se posso permettermi, è che tu sai esattamente dove arriva la caricatura, e dove la verità, o meglio dove la verità ti impone il sacrosanto sarcasmo.
    Ma leggendo i commenti ho come l'impressione che i tuoi lettori si sentano, alla fine, tutti automaticamente autorizzati a concludere che FTM fosse un minus habens, e il futurismo tutto sia stato solo una baracconata.
    Però mi ha fatto morir dal ridere...

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  11. quasi quasi riunisco la band e metto in musica 'sto post...

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  12. Ah beh, se l'ha detto Ivo Andrić allora qualcosa di vero ci sarà.
    Comunque la sua (di FTM) idea di abolire la pastasciutta secondo me aveva qualcosa di geniale.
    Infine, chissà che commenti leggeremmo oggi se invece che al fascismo avesse aderito al bolscevismo. Idea capziosa, lo ammetto, di cui purtroppo non avremo mai alcuna controprova.

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  13. Se avesse aderito al bolscevismo, FTM sarebbe finito in galera e ostracizzato dalla "buona societa'", esperienza che probabilmente avrebbe cambiato la sua prospettiva sul perdere tempo con le m*nchiate.

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  14. Trovo Marinetti divertentissimo. Si pensi solo a parole e sintagmi tipo:
    "muscoli militarizzati"
    "donna pedante e numismatica"
    "scemo e cretino come un saggio di benedetto croce"
    "liquefatta da trent'anni di té letterari"
    "svaticanare l'italia"
    alcuni manifesti sono stupendi, il mio preferito: "Contro l'amore e il parlamentarismo".

    Era ironico? Credo sia sbagliato porsi la domanda in questi termini. Naturalmente no, ma allo stesso tempo si', ovviamente! nel senso che percepiva come tutti l'assurdità apparente di alcune proposte, ma questo è pur sempre il senso dell'avanguardia: la sperimentazione ad ogni costo, qualcosa si azzecherà pure, al massimo ci saremo fatti una risata.
    Chiunque intenda strapparsi a un'eredità culturale schiacciante deve in qualche misura integrare il ridicolo, la pagliacciata, la sparata, la malcelata vergogna di capire a metà quello che si ta dicendo.

    jacopo galimberti

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  15. In effetti Contro l'amore e il parlamentarismo è una delle scintille che hanno fatto incendiare il mio cuore per FTM (un'altra è Abbasso il tango e Parsifal, sempre queste accoppiate assurde). Insomma, gli altri autori del Novecento, con tutta la loro finta modestia, non possono vantare le sue pagliacciate.
    Che poi sotto il pagliaccio covi l'inventore del fascismo, e che questi due siano indistricabili come il Pierrot di Verlaine che se provi a staccargli la mascherina sanguina... tutto questo è molto interessante, ma voi scrivete pure qualche altro centinaio di tesi di laurea su Pavese e Pasolini, quella sì che era gente seria. Zzz

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