(2013. Il mondo non è finito, purtroppo, e così i leghisti sono rimasti al potere. Trieste, sede della Regione, Assessorato alla Pubblica Istruzione:)
“Ventiquattro. No! Daccapo. Per uno, sette; per due quattordici; per tre ventuno, per quattro... per quattro... Maledigne!”
Toc, Toc.
“E adesso chi è?”
“Commissario, avremmo un problema”.
“Adesso no, sono impegnato. Sto ripassando la tabellina del set...”
“Il fatto è che tra gli aspiranti insegnanti per la regione Friuli Venezia Giulia c'è un candidato che ci sta dando dei grossi problemi”.
“E alore bocciatelo, che problema c'è”.
“Ecco, il punto è proprio questo. Non possiamo bocciarlo. Ha superato tutti i test senza fare un errore”.
“Non capisco. Se è così bravo che problemi vi dà? Come si chiama?”
“Totò di Gennaro”.
“Ah, forse ho capito. Totò sta per Salvatore?”
“No”.
“Per Antonio?”
“Neanche. Totò sta per Totò e basta, ci ha fatto vedere i documenti, lui si chiama così. E pretende che lo assumiamo”.
“Eh, certo, poi quando si ritrovano in classe un maestro di nome Totò la colpa è nostra... va bene, ai casi estremi, estremi rimedi. Fategli il test sul dialetto”.
“Ma commissario...”
“Lo so, di solito non si fa, ma questo è appunto uno dei casi. Chiedetegli due frasi in triestino e mandatelo a casa. E se verranno i giornalisti, pazienza”.
“Commissario, non creda che non ci abbiamo già pensato”.
“E quindi?”
“Il punto è che il triestino non lo sa nessuno in commissione. Lei ne parla un po'?”
“Ma che razza di triestini siete?”
“O soi furlan, o ven di Udin”.
“Eh?”
“Dicevo che sono friulano, di Udine”.
“Ah! Ma che lingua parli?”
“Friulano”.
“Ma non mica una lingua quella lì”.
“Come no, certo che è una lingua”.
“Ma no, lo sanno tutti che vi capite a gesti, come i macachi... va bene, vengo io. Voglio proprio vedere come se la cava, il Totò Esposito”.
“Totò di Gennaro”.
“Esposito, di Gennaro, stessa roba. Faccia strada”.
(Entrano nell'aula. Al centro, una fila di esaminatori terrorizzati – tutti rigorosamente nativi della regione Friuli – Venezia Giulia. Davanti a loro, Totò di Gennaro si sta pulendo l'angolo di un'unghia con studiata non chalance. Ha appena finito di illustrare il teorema di Fermat, con una meravigliosa dimostrazione che per amor di sintesi qui vi risparmio).
COMMISSARIO: “Di Gennaro Totò?”
TOTO': “Songhe io”.
“Lei mi sembra molto determinato a conquistare una cattedra nella nostra bella regione”.
“E cosa vuole mai, commissario... se debbo scegliere tra il Friuli e la disoccupazione...”.
“È meglio il Friuli”.
“Della disoccupazione? Mmmsì”.
“Però, vede, per insegnare qui da noi non basta conoscere le materie, anche alla perfezione, come lei... ci vuole un certo attaccamento che forse, da parte sua, ancora non abbiamo riscontrato... insomma, è sicuro di riuscire a interagire con gli studenti?”
“Ma sì, penso di sì”.
“Per esempio, metta che le chiedano che tempo fa... in triestino”.
“Sùfia 'n'arieta cruda e piovarà diboto: se se sera el capoto, se fica le man drento”.
“Eh?”
“Le ho risposto in triestino: soffia un'arietta cruda e pioverà fra poco: ci si chiude il cappotto...”
“Ma sì, sì, ho capito... più o meno... ma i triestini di solito non parlano così”.
“Dice di no?”
“Dico di no”.
“Sulla base di quali elementi?”
“Elementi? Non c'è bisogno di elementi, sono di Trieste e lo so”.
“Mi dispiace che lei triestino sconfessi in questo modo i versi di Virgilio Giotti”.
“E chi sarebbe questo Virgilio...”
“Il massimo poeta in lingua triestina del Novecento”.
“Poeta in lingua triestina?”
“Eh, sì”.
“Ma scusi, un conto è la poesia scritta, un conto è... il dialetto”.
“In che senso?”
“Il dialetto non è mica una cosa che si può imparare a memoria sui libri... è una cosa viva, mobile...”
“Può anche darsi: però un esame è una prova oggettiva, in cui lei mi fa una domanda e io le do una risposta. E c'è un verbale scritto, dal quale deve risultare che lei mi ha fatto una domanda in triestino e io le ho risposto”.
“E lei si aspetta che noi la promuoviamo semplicemente perché ha mandato a memoria due versi di un poeta triestino che...”
“Me 'speto senpre, 'speto incora, che fassa l'alba, che fassa aurora, e che la vegna a dame un baso, a ufrime el so geranio in vaso”.
“Ancora questo Virgilio...”
“No, questo è Marin”.
“Marino chi?”
“Biagio Marin, uno dei più grandi poeti...”
“Triestini?”
“Ma no, non lo sente? Marin è di Grado, provincia di Gorizia. Non si parla solo triestino, nella vostra bella regione”.
“Ah, perché se io le chiedessi di parlarmi in friulano, lei...”
“Na greva viola viva a savarièa vuèi Vinars”.
“Stop. Non ci ho capito niente, ma non m'importa. Lei non può fare così”.
“Così come? Sapevo che durante l'orale era previsto un esame di dialetto e me lo sono preparato; che altro avrei dovuto fare?”
“Lei non può fingere di conoscere i nostri dialetti”.
“Io non fingo niente. Ho solo imparato le vostre poesie”.
“Le nostre poesie, fantastico, adesso solo perché stiamo a Trieste o a Grado queste sono le nostre poesie”.
“Non lo sono?”
“Per esempio, io non le avevo mai sentite”.
“Ma sono sui libri, sulle maggiori antologie della letteratura italiana, e insomma io per superare la prova di dialetto cosa avrei dovuto fare? Studiarmi quindici grammatiche diverse che non sono neanche in commercio?”
“No. No. No. Il dialetto non s'impara”.
“O bella, e perché?”
“Perché... è la lingua che uno si trova in casa... ci nasce dentro, non ha bisogno di nessuno che te la insegni, capisce? È una radice. Uno ce l'ha o non ce l'ha”.
“E quindi non c'è neanche bisogno di un maestro che ve l'insegni a scuola, no?”
“Giusto. Però comunque i maestri li vogliamo tutti radicati”.
“Comincio a capire. Vi serviva qualcosa che fosse il contrario della cultura. Qualcosa che non si può insegnare, non si può imparare, non si può comunicare. E avete trovato il dialetto”.
“Appunto”.
“Ma è solo una vostra idea di dialetto. Bastava guardarsi un po' in giro per rendersi conto che anche i vostri dialetti sono lingue, con le quali sono stati scritti libri, che tutti possono leggere e apprezzare... persino un neolaureato avellinese, perché no”.
“Certo che voi meridionali siete tremendi. Facciamo una legge e trovate un inganno”.
“Credete che il triestino sia solo quello delle bestemmie dei bar, e ci hanno scritto poesie d'amore. Il più famoso poeta in friulano è nato a Bologna, è morto a Roma. E poi siete arrivati voi, che non sapete un cazzo”.
“Ehi, come si permette?”
“È un'espressione dialettale. Significa che vivete in una dimensione di non comprensione di sé e dell'altro”.
“Cioè in parole povere...”
“Non capite un cazzo, a un punto tale che vorreste fare esami sul cazzo che non capite. E pretendete pure di avere delle radici, le radici, ma dico io, del concime tossico sparso tutt'intorno ne vogliamo parlare?”
“L'esame è finito, può accomodarsi, grazie”.
“Un giorno o l'altro mi tornarò, / No' vùi fra zénte strània morir, / Un giorno o l'altro mi tornarò / Nel me paese”.
“E adesso che fa... scenda da quella cattedra”.
“Dentro le pière che i gà inalzà / Su le rovine, mi cercarò, Dentro le pière che i gà inalzà, Le vecie case”.
“Dobbiamo chiamare le camicie verdi? Scenda giù”.
“Sarò pai zòveni un forestier, / Che varda dove che i altri passa, / Sarò pai zòveni un forestier, / No' lori a mi”.
“Ma in che lingua sta parlando, qualcuno ci capisce? Sembra arabo”.
TOTO': “Songhe io”.
“Lei mi sembra molto determinato a conquistare una cattedra nella nostra bella regione”.
“E cosa vuole mai, commissario... se debbo scegliere tra il Friuli e la disoccupazione...”.
“È meglio il Friuli”.
“Della disoccupazione? Mmmsì”.
“Però, vede, per insegnare qui da noi non basta conoscere le materie, anche alla perfezione, come lei... ci vuole un certo attaccamento che forse, da parte sua, ancora non abbiamo riscontrato... insomma, è sicuro di riuscire a interagire con gli studenti?”
“Ma sì, penso di sì”.
“Per esempio, metta che le chiedano che tempo fa... in triestino”.
“Sùfia 'n'arieta cruda e piovarà diboto: se se sera el capoto, se fica le man drento”.
“Eh?”
“Le ho risposto in triestino: soffia un'arietta cruda e pioverà fra poco: ci si chiude il cappotto...”
“Ma sì, sì, ho capito... più o meno... ma i triestini di solito non parlano così”.
“Dice di no?”
“Dico di no”.
“Sulla base di quali elementi?”
“Elementi? Non c'è bisogno di elementi, sono di Trieste e lo so”.
“Mi dispiace che lei triestino sconfessi in questo modo i versi di Virgilio Giotti”.
“E chi sarebbe questo Virgilio...”
“Il massimo poeta in lingua triestina del Novecento”.
“Poeta in lingua triestina?”
“Eh, sì”.
“Ma scusi, un conto è la poesia scritta, un conto è... il dialetto”.
“In che senso?”
“Il dialetto non è mica una cosa che si può imparare a memoria sui libri... è una cosa viva, mobile...”
“Può anche darsi: però un esame è una prova oggettiva, in cui lei mi fa una domanda e io le do una risposta. E c'è un verbale scritto, dal quale deve risultare che lei mi ha fatto una domanda in triestino e io le ho risposto”.
“E lei si aspetta che noi la promuoviamo semplicemente perché ha mandato a memoria due versi di un poeta triestino che...”
“Me 'speto senpre, 'speto incora, che fassa l'alba, che fassa aurora, e che la vegna a dame un baso, a ufrime el so geranio in vaso”.
“Ancora questo Virgilio...”
“No, questo è Marin”.
“Marino chi?”
“Biagio Marin, uno dei più grandi poeti...”
“Triestini?”
“Ma no, non lo sente? Marin è di Grado, provincia di Gorizia. Non si parla solo triestino, nella vostra bella regione”.
“Ah, perché se io le chiedessi di parlarmi in friulano, lei...”
“Na greva viola viva a savarièa vuèi Vinars”.
“Stop. Non ci ho capito niente, ma non m'importa. Lei non può fare così”.
“Così come? Sapevo che durante l'orale era previsto un esame di dialetto e me lo sono preparato; che altro avrei dovuto fare?”
“Lei non può fingere di conoscere i nostri dialetti”.
“Io non fingo niente. Ho solo imparato le vostre poesie”.
“Le nostre poesie, fantastico, adesso solo perché stiamo a Trieste o a Grado queste sono le nostre poesie”.
“Non lo sono?”
“Per esempio, io non le avevo mai sentite”.
“Ma sono sui libri, sulle maggiori antologie della letteratura italiana, e insomma io per superare la prova di dialetto cosa avrei dovuto fare? Studiarmi quindici grammatiche diverse che non sono neanche in commercio?”
“No. No. No. Il dialetto non s'impara”.
“O bella, e perché?”
“Perché... è la lingua che uno si trova in casa... ci nasce dentro, non ha bisogno di nessuno che te la insegni, capisce? È una radice. Uno ce l'ha o non ce l'ha”.
“E quindi non c'è neanche bisogno di un maestro che ve l'insegni a scuola, no?”
“Giusto. Però comunque i maestri li vogliamo tutti radicati”.
“Comincio a capire. Vi serviva qualcosa che fosse il contrario della cultura. Qualcosa che non si può insegnare, non si può imparare, non si può comunicare. E avete trovato il dialetto”.
“Appunto”.
“Ma è solo una vostra idea di dialetto. Bastava guardarsi un po' in giro per rendersi conto che anche i vostri dialetti sono lingue, con le quali sono stati scritti libri, che tutti possono leggere e apprezzare... persino un neolaureato avellinese, perché no”.
“Certo che voi meridionali siete tremendi. Facciamo una legge e trovate un inganno”.
“Credete che il triestino sia solo quello delle bestemmie dei bar, e ci hanno scritto poesie d'amore. Il più famoso poeta in friulano è nato a Bologna, è morto a Roma. E poi siete arrivati voi, che non sapete un cazzo”.
“Ehi, come si permette?”
“È un'espressione dialettale. Significa che vivete in una dimensione di non comprensione di sé e dell'altro”.
“Cioè in parole povere...”
“Non capite un cazzo, a un punto tale che vorreste fare esami sul cazzo che non capite. E pretendete pure di avere delle radici, le radici, ma dico io, del concime tossico sparso tutt'intorno ne vogliamo parlare?”
“L'esame è finito, può accomodarsi, grazie”.
“Un giorno o l'altro mi tornarò, / No' vùi fra zénte strània morir, / Un giorno o l'altro mi tornarò / Nel me paese”.
“E adesso che fa... scenda da quella cattedra”.
“Dentro le pière che i gà inalzà / Su le rovine, mi cercarò, Dentro le pière che i gà inalzà, Le vecie case”.
“Dobbiamo chiamare le camicie verdi? Scenda giù”.
“Sarò pai zòveni un forestier, / Che varda dove che i altri passa, / Sarò pai zòveni un forestier, / No' lori a mi”.
“Ma in che lingua sta parlando, qualcuno ci capisce? Sembra arabo”.
Fulminante...come sempre !
RispondiEliminaVito
Sei un genio. Uno dei pochi veri.
RispondiEliminaMeraviglioso
RispondiEliminabellissimo
RispondiEliminaMolto sagace: veramente efficace. :-D
RispondiEliminabravissimo
RispondiEliminaStupendo, ma tanto quelli là fuori continuano a "vivere in una dimensione di non comprensione di sé e dell'altro"
RispondiEliminacioè, non ho parole: come fai a superare te stesso in continuazione?
RispondiEliminaimmenso.
RispondiEliminaDavvero bello! È stato illuminante, quasi l'inizio di un cammino spirituale verso la conoscenza... del dialetto di Gorizia.
RispondiEliminaDue domandine leste.
RispondiEliminaPerche', in queste edificanti storielline, quelli che abitano in su (triestini, veneti, brianzoli che siano) fan sempre la figura dei cipollotti, mentre quelli che stan piu' giu' son sempre astutissimi? Solo perche' gli uni votan Calderoli? Micciche' invece fa smart?
Perche' le richieste di attenzione alle proprie radici vengono sistematicamente sbeffeggiate se arrivano da un bergamasco, mentre provocano pensose tavole rotonde con frotte di mediatori culturali se vengon poste da, che so, un maghrebino?
Parlare in dialetto? Ah ah ah, grasse risate.
Imbacuccare la moglie in un burqa o tagliuzzare il clitoride alla figlia? Beh, parliamone, approfondiamo, mediamo...
Due rispostine veloci veloci:
RispondiElimina1) forse perchè alcuni triestini o alcuni brianzoli dimostrano con le loro teorie di fare sempre le figure da pirla? (D'altronde, uno che vota Calderoli o Bossi....)
2)Da queste parti mi sembra non si siano mai fatte penose tavole rotonde sulle radici culturali di un magrebino.
Secondo me tu sei un esempio evidente di non comprensione di se e dell'altro.
Con affetto
Zagabart
O Zagabart veloce veloce:
RispondiElimina1) chiedere rispetto per la propria lingua, pur se con modalita' non ortodosse, non implica pirlaggine. Cosi' come non la implica votare per Bossi e Calderoli, o almeno non piu' di quanto implichi mafiosita' il voto degli elettori di altre regioni a certi personaggi.
2) a me par di si' e non mi risulta che la richiesta di indossare e far indossare veli, burqa o niqab venga di solito liquidata con grassa risata e ironia facilona da quelli che hanno maggior comprensione di se' e degli altri.
1) allora rispetta l'arabo, il magrebino ed il napoletano. Ci vorranno anche test di catanese, calabrese e molisano, giusto?
RispondiElimina2) a me par di no, e il burqa, niqab, veli di suore e scemenze varie li liquido con grasse risate e anche un po di profonda tristezza.
Con immutato affetto
Zagabart
Affettuoso Zagabart (e qui chiudo lo scambio, perche' mi pare che stiamo convergendo sulla stessa boa, pur partendo da moli diversi),
RispondiElimina1) non ho mai scritto di non rispettare l'arabo, il napoletano o il molisano. Per carita'. Certo che quelle lingue e le rispettive culture vanno altrettanto valorizzate. Ci mancherebbe. Chiedevo solo rispetto per simili istanze provenienti da latitudini superiori.
2) prendo atto che tu liquidi con una risata uno dei punti piu' dolenti dell'integrazione islamica in occidente. E' una posizione legittima, anche se molto simile a quella di tal Borghezio. For your information.
saluti da un neolaureato avellinese!
RispondiEliminaChiedere rispetto per la propria lingua, quando la propria lingua è il dialetto bergamasco, non implica pirlaggine... ma aiuta.
RispondiEliminaAnonimo, si potrebbe ribaltare tutto il tuo argomento: perché i discorsi di attaccamento alle radici fatti dai magrebini devono condurre inevitabilmente allo stagliuzzamento di clitoridi mentre quelli di Calderoli meriterebbero rispetto?
C'è un discrimine, ovvero: quando i magrebini mostrano attaccamento alle loro radici, uno ci può anche credere (specie se sono qui da noi e hanno un po' di nostalgia). Ma quando Calderoli dice che tiene alle sue radici, tu gli credi? Qualcuno gli può credere? Il leghismo ha radici di plastica, un dialetto stereotipato post anni'60 che serve giusto per capirsi al bar sotto casa e soprattutto non capirsi con chiunque altro.
Leonardo,
RispondiEliminaSorvolo sulla fine battuta "bergamasco quasi uguale a pirla". Se fatta con ironia, fa ridere quanto un rutto dei tuoi stereotipati leghisti; se fatta senza ironia, meriterebbe un vaffanculo (pur non essendo io bergamasco), ma mi limito a farmi cadere le braccia.
Ovviamente, ribaltone per ribaltone, si potrebbe sostenere che molte richieste che arrivano dalla comunita' islamica immigrata siano altrettanto plasticose e meritevoli di niuna considerazione quanto quelle leghiste. Tu ci credi veramente che tutte le ragazzine musulmane vogliano intabarrarsi in un velo o non sia piuttosto un desiderata di qualche fondamentalista con una sua agenda politica?
E poi tu, fratello, ci hai grande confusione in testa sul rapporto fra leghismo e genti che abitano a nord della tua linea gotica del discrimine morale.
Cos'e' 'sto "dialetto leghista stereotipato" che ti angoscia le notti? Esistono decine di lingue e dialetti parlati da individui che ogni tanto votano per un certo partito e che, quando vanno al bar e stan fra loro, parlan un po' come cazzo gli pare. E quel certo partito per cui votano potrebbe chiamarsi Lega o PCI o PD e il concetto precedente non cambierebbe.
Il dialetto di plastica esiste solo nei tuoi incubi e ti serve per costruirci le tue allostorie, perche' tu hai sempre bisogno di una qualche caricatura della realta' a cui calcare in testa un cappello a punta, issarla su un ciuchino e portarla in giro per le strade della blogosfera affinche' tutti possano sghignazzare e tirarle verze marce e poi andare a letto lieti della propria superiorita' etica.
non commento mai, ma sei un grande. Puro genio. Ciao da uno di Trieste.
RispondiEliminaMagnifico post.
RispondiEliminaTra l'altro, mi stavo chiedendo: io, piemontese nata e cresciuta in Piemonte, non so neanche una parola di dialetto. Significherebbe forse che non ho radici? Fa ridere...
Genio!
RispondiEliminaMa pure se fosse i meridionali non si faranno fregare tanto facilmente: qualche corso e/o seminario di lingue padane, qualche soggiorno estivo in loco (perchè si sa che se non si va sul posto le lingue non si imparano mai veramente: quindi invece di agosto a Londra, agosto a Brescia) e il problema è risolto
RispondiEliminaStupendo... all'inizio mi ha fatto pensare a quel famoso episodio di Sordi con i dentoni che vuol diventare un anchorman e la commissione RAI non sa come fare a bocciarlo perché è preparatissimo. Però poi quando il tuo candidato dice "Comincio a capire. Vi serviva qualcosa che fosse il contrario della cultura..." e poi soprattuto quando dice "Non capite un cazzo, a un punto tale che vorreste fare esami sul cazzo che non capite", il tuo racconto raggiunge un'altezza ben diversa. Molto più amaro.
RispondiEliminaSublime, Leo. Sei proprio una sagoma, Leo.
RispondiEliminaOggi ci siam ritrovati al Circolo Intellettuali Barbuti, ex Dopolavoro Insegnanti Sfaccendati, e abbiamo letto il tuo post sul dialetto a voce alta. Uh uh uh, le matte risate che ci siam fatti.
Ti prego, Leo, scrivine di piu' di posts contro i polentoni legaioli, che quelli sulla scuola e il Marinetti hanno un po' rotto il cazzo.
Piccolo divertissement, edificante ed educativo, per dimostrare che il disprezzo per gli altri, unito a stantii luoghi comuni, puo' risultare antipatico assai.
RispondiEliminaLeo - Aaarghhh, avete letto? Avete letto cosa ha detto Calderoli?
Collega Barbuto 1 - Leo, ma sei impazzito? Cosa urli? E metti via quel giornale, se no non finiamo piu' sti scrutini.
Collega Barbuto 2 - Si', dai, Leo. non ti incazzare cosi' tutte le volte che leggi una dichiarazione della Lega. Sai come son fatti, no?
Collega Baffuta - Iih, sui razzisti icci sui razzisti chilli munni...
Collega Barbuto 1 (sottovoce) - 'azzo ha detto, Baffona?
Collega Barbuto 2 (sottovoce) - Non so, non la capisco, il grave e' che neanche gli studenti capiscon quel che dice.
Collega Barbuto 1 (sottovoce) - Soprattutto non capisco come han fatto a darle la cattedra.
Collega Barbuto 2 (sottovoce) - E come facevano a non dargliela? Laureata in due anni all'Orientale di Avellino, magna cum laude, bacio e abbraccio accademico, PhD al Politecnico del Salento, prima al concorso, di ruolo a 23 anni, parla quattro lingue...
Collega Barbuto 1 (sottovoce) - ... fra cui non l'italiano, pare, eh eh
Preside Barbuto - Aheao', cuddi statti a fagghe sempi ciuppi ciuppi vui due?
Colleghi Barbuto 1 e 2 (all'unisono) - Ci scusi Signor Preside, ci scusi, stavamo rileggendo le valutazioni dell'alunno Franti, Signor Preside.
Preside Barbuto - Iiih, Franti e' nu bravu guaglione
Collega Barbuto 1 - Veramente Franti ha collezionato piu' note sul registro e denunce in questura di tutti gli studenti del Friuli messi insieme.
Preside Barbuto - Icchicci signiffica questa cosa? A me mi sembra chi Franti i nu bravu guaglione. Chiediammoci all'insegnante di sostegnu: professoressa Franti, cummi si e' cumpurtato l'alunnu Franti durante l'annu?
Prof.ssa Franti - L'alunnu Franti i nu bravo figghiu miu... ehm, vuleva dire, nu bravu guagliune.
Preside Barbuto - Ecchu, vistu? I adissu nu bella caffe'. Bidellu! ATA! Bidellu!
Bidello ATA Baffuto e Pizzuto - Aggiu chiamatu, Signor Preside?
Preside Barbuto - Icso, purtaci nu caffe', anzi, uscimmo tutti a prenderci lu caffi!
Collega Barbuto 1 - Hai sentito, Leo? Metti via il giornale e smettila di digrignare, che usciamo a prendere il caffe'.
Collega Barbuto 2 - Allora ci vediamo al bar? Io passo un momento a ritirare la macchina dal carrozziere, spero mi bastino 600 euro, che stavolta Franti c'e' andato giu' pesante col cacciavite, ahime'.
Collega Barbuto 1 - Al bar, allora. Dai Leo, togliti almeno la schiuma di bava dalla barba, sembri un pazzo.
non capisco se ci sono quattro pirla balabiutt che si nascondono dietro "anonimo" o è sempre il solito ciula balengo.
RispondiEliminaÈ desolante che un bel post come questo venga commentato in maniera così insulsa, da taluni anonimi in grado solo di ricondurre anche la poesia di un simile pezzo alla loro forma mentis fatta solo di polemichette e luoghi comuni.
RispondiElimina"Sorvolo sulla fine battuta "bergamasco quasi uguale a pirla".
RispondiEliminaNo, non è che sorvoli: è che proprio non l'hai capita.
Non ho detto che un bergamasco è quasi un pirla; ho detto che chiedere rispetto per una lingua quando codesta lingua è il dialetto bergamasco... sì, vabbè.
Il punto è che anche i dialetti hanno una storia: per esempio, nella storia del mio c'è il marchio a fuoco di Dante, che nel Vulgari Eloquentia lo segnala come l'idioma più rozzo che si parlasse in Italia. E ciapa sò e porta a ca' (non so come si dica in toscano).
In seguito si è diffusa una corrente di pensiero che sostiene che bisogna raccontare a ogni paesan rifatto che il suo dialetto è nobile, bello, degno di essere insegnato... ma è una corrente di pensiero che si chiama relativismo culturale.
Io sono relativista fino a un certo punto: il bergamasco lo trovo poco gradevole e lo scrivo.
Il "dialetto di plastica" non è che non mi faccia dormire la notte: constato semplicemente che si tratta di un dialetto impoverito rispetto a quello che parlavano ancora i nostri genitori 30 anni fa (dal punto di vista lessicale, soprattutto). Il fatto è che ancora una generazione fa si parlava in dialetto per capirsi, tra gente che non aveva alternativa; oggi si sceglie di parlare dialetto per identificarsi in una comunità, che però è fatta da gente che conosce dialetti diversi, e che quindi ha un lessico comune limitato. Se vogliamo, è il dialetto minimo che hanno imparato gli immigrati dagli anni '70 per non sentirsi esclusi al bar (gli stessi immigrati che oggi votano lega).
"Esistono decine di lingue e dialetti parlati da individui che ogni tanto votano per un certo partito e che, quando vanno al bar e stan fra loro, parlan un po' come cazzo gli pare. E quel certo partito per cui votano potrebbe chiamarsi Lega o PCI o PD e il concetto precedente non cambierebbe."
Ma guarda che il tuo non è nemmeno un concetto: è "in casa nostra facciamo quel cazzo che ci pare". Si tratta peraltro dell'unica radice comune dei popoli padani: fateci fare in casa nostra quel cazzo che ci pare. Potrebbe essere l'articolo unico della vostra costituzione: se solo si trovasse una lingua in cui scriverlo comprensibile da Ventimiglia a Trieste. Buffo, l'unica è l'italiano.
Grande leo (e grande Noventa).
RispondiEliminaAll'anonimo che si lamenta che i meridionali vengano sempre dipinti come astutissimi: hai ragione, gente che prende i rifiuti tossici del nord, li sversa nel terreno, ci pianta le pummarole e ci si fa la conserva può davvero dirsi astuta? Quello del meridionale furbo è un mito nel quale molti di noi si cullano e che ci fa solo del male. Leo lo ha utilizzato perché era funzionale al racconto, e se invece di Di Gennaro fosse stato Parodi di Genova non sarebbe cambiato nulla. Quello del leghista tonto, invece, non è mica un mito, vedi Renzo Bossi (e non solo).
Leo sei un mito. ti sei superato ancora una volta. questo non è un post. e' un racconto che va messo su carta di giornale da godersi la domenica mattina al bar sotto casa.
RispondiEliminagrande grandissimo Leo
cristina
da bravo terrone che sono, i dialetti nordici mi stavano tutti antipatici; poi ho scoperto paolini e dopo le sue parole mate non so più odiare il veneto e il friulano. similmente, dopo aver visto mistero buffo persino il lumbard mi fa simpatia. l'arte unisce, chi vuol dividere è stupido di necessità.
RispondiEliminagiorgian
Boh, a parte la solità genialità di Leonardo nel congegnare i propri post, direi che:
RispondiElimina1) l'insegnamento del dialetto a scuola è la negazione della scuola stessa. A cosa serve insegnare qualcosa che non è codificato? Si va a fare lezione al bar tra i vecchietti che bestemmiano e giocano a carte? Ed i giovani laureati con 110 e lode che non capiscono una parola del proprio dialetto di origine che fanno, non possono lavorare nemmeno a casa loro?
2) Si dovrebbe valutare l'idoneità di un insegnante in base alla conoscenza del dialetto, ovvero una materia nemmeno lontanamente contemplata in alcun corso universitario?
2) Che ne penserebbe la comunità europea? Esiste un bel pacco di leggi comunitarie sul libero scambio di merci e credo anche sulle opportunità di lavoro di professionisti e dipendenti sul territorio europeo (di cui la padania fa ancora parte, per quanto ne so).. Secondo me gli insegnanti estromessi da concorsi perchè non sanno il dialetto scatenerebbero una serie di ricorsi destinati solo ad essere vinti per poi essere assunti in barba alle leggi discriminatorie della padania.
Potrei concludere con un bel "le solite cazzate leghiste" se non fosse che mi par di scendere pericolosamente al loro stesso livello.
Leonardo,
RispondiEliminaleggo con interesse che il relativismo culturale non ti piace poi cosi' tanto e il discrimine ovviamente e' che non ti piace quando lo si applica per difendere cose e persone che ti stanno antipatiche.
Nulla di nuovo sotto il cielo, soprattutto la meta' sinistra del cielo, strumenti e metri di giudizio si cambiano a seconda dell'oggetto da misurare: se un extracomunitario pretende cose assurde, opperbacco, in fondo non son cosi' assurde, relativizziam, relativizziam; se un bergamasco (a quei de berghem fischieran le orecchie ormai), avanza una qualunque richiesta, allora lo si sdegna come zotico ubriacone.
L'elettore a basso "tenore culturale" che popola la pianura padana era un "uomo del popolo" quando votava PCI, e' un "paesan rifatto" ora che vota Lega. Sempre dello stesso individuo parliamo, ma, si sa, i tempi cambiano cosi' come i sistemi metrici, apparentemente.
Il dialetto di plastica continua ad esistere solo nella tua testa, perche' ti piace l'assonanza con il "partito di plastica" del Berlusca.
L'inglese parlato in India e' sicuramente un parente poverissimo del British English, ha una grammatica variabile, una pronuncia imbastardita, un lessico ridotto, ma e' adatto a fungere da lingua franca e istituzionale per popolazioni con decine di dialetti diversi. Cioe' ha molte delle caratteristiche che tu attribuisci al fantomatico dialetto di plastica, ma, nondimeno, una sua dignita' e funzione.
Ti faccio poi sommessamente notare che l'ultima generazione che tu sostieni parlasse ancora il vero dialetto, quella dei nostri genitori (chi ha dai sessant'anni in su, cosi' a spanne), e' ancora ben viva in mezzo a noi e, se andassi alla feste legaiole, ne troveresti un ampio campione. Per loro il dialetto e' ancora significativo e infatti la lega raccoglie consenso quando ne parla, ma probabilmente a sinistra quei voti non interessano, visto che vengon da "paesan rifatti" e pure vecchi.
Io non ho mai scritto "in casa nostra facciamo quel cazzo che ci pare": se ti fa piacere crederlo, accomodati, cosi' puoi sparare il trito pistolotto sui "popoli padani" (che se poi non ci credi ai popoli padani, che caspita li citi ad ogni pie' sospinto, lo vedi che sei ossessionato da fantasmi).
Relativamente parlando, poi, sempre meglio "a casa mia faccio quel che cazzo mi pare" di "a casa mia devo fare quel che cazzo pare te".
Nota a latere.
Ma non sei un po' imbarazzato dal livello medio dei commenti dei tuoi fan ("grande Leo, che bellino, Leo, chi dice di no e' tonto, ciula e balabiutt")?
Leggo cose piu' articolate nei forum delle Winx.
Non hai capito neanche stavolta, eh.
RispondiEliminaNon è che i bergamaschi mi sono antipatici e gli avellinesi simpatici; non è che le aspirazioni degli islamisti mi siano più simpatiche di quelle dei leghisti.
Il punto è che io non vivo in un Paese governato da un partito islamico che vuole imporre la clitoridectomia, o un partito meridionalista che vuole imporre un test di avellinese agli insegnanti.
Io vivo in un Paese dove una ganga di malmaturi, dopo aver fallito come musicisti (Bossi chitarra, Maroni tastiera) si sono inventati la cultura padana e l'hanno rivenduta ai ciula: e adesso governano. Bravi, sì, ma anche molto ciula quelli che li han votati.
Per cui nessuno sta imponendo alle mie studentesse di mettere il velo, ma qualcuno sta chiudendo le frontiere e comincia a parlare di test di dialetto per gli insegnanti.
Adesso dammi del banale, del sinistroide, del barbuto, ma io in generale preferisco prendermela con chi al potere c'è davvero e i danni ha più possibilità di farmeli.
Se lo stesso PCI degli anni Settanta, con gli stessi "uomini del popolo", fosse al potere oggi, e cercasse d'impormi un esame di cultura sovietica per entrare in graduatoria, io me la prenderei con loro: nella misura in cui cercassero d'impormi la loro più o meno come facevano Pazienza o Scozzari nel '77 (si parva licet). Perché non ce l'ho in particolare coi lombardi (ci vado a letto quasi tutte le sere, guarda), ma con l'arroganza.
In più c'è una simpatia istintiva per tutti quelli che alle cosiddette "radici" devono o vogliono rinunciare.
Il paragone tra dialetti del nord e inglese indiano mi sembra sbilenco: hai in mente un "adatto a fungere da lingua franca e istituzionale per popolazioni con decine di dialetti diversi"? A me viene in mente solo l'italiano, e quindi di cosa stiamo parlando?
Li ho chiamati di plastica perché hanno un lessico impoverito. Giusto ieri, ti giuro, ne parlavo con mia madre - vivente, che si lamenta di tutte le parole che ogni tanto le vengono in mente e che non usa più da anni. Perché 30 anni fa il dialetto assolveva esigenze espressive che oggi sono assunte dall'italiano. Al dialetto resta spesso una funzione identitaria, come i gadget delle feste padane. Roba di plastica, appunto.
"Io non ho mai scritto "in casa nostra facciamo quel cazzo che ci pare"...
E poi l'hai scritto quattro righe sotto. Ma non è così che funziona, capisci? Nessuno sta constringendo i leghisti a fare cose che non vogliono. Sono loro, per adesso, che costringono gli altri. Questo rende la loro pirleria più degna di studio e di sdegno. Tutto qui.
Claudio:
RispondiElimina1) Sbagli a dire che i dialetti non sono codificati: nel suo post Leonardo cita poeti e scrittori dialettali del passato e tu puoi aggiungerne altri a piacimento da Eduardo De Filippo a Davide Van De Sfroos. Se i dialetti non fossero codificabili e codificati, come faresti a scriverci poesie, commedie e canzoni?
2) Chiedere un minimo di conoscenza dei luoghi e delle culture in cui si va ad insegnare non significa necessariamente fare gli esami di e in dialetto (questo e' lo strawman di Leonardo, non caderci anche tu).
3) Dovresti chiedere all'Unione Europea cosa pensa del catalano e del basco che sono considerate lingue ufficiali a tutti gli effetti, pur se all'interno della stessa nazione. Lo sai che se un commerciante di Barcellona si rivolge in castigliano ad un cliente puo' beccarsi una multa? Che dice la UE di questo?
Fra l'altro, l'autonomismo sia basco che catalano e' sempre stato sostenuto dalle sinistre locali.
Anonimo, ma potresti almeno mettere una firma alla fine? Ci sono altri quattro mona che usano il tuo stesso soprannome e ti fanno fare una figura di palta.
RispondiEliminaE comunque:
1) Sì, ma quelli sono casi celebri. Ci sono dialetti minori che non hanno nomi così famosi. Se un insegnante bergamasco venisse trasferito a Pavia, dovrebbe impararsi le poesie di Mino Milan? Neanche 100 km nella stessa regione, e due dialetti completamente diversi.
2) Può aiutare, ma non deve essere un prerequisto. Ma poi qual'è la cultura del luogo? Se un insegante va ad insegnare in una scuola dell'hinterland milanese, non sarebbe meglio imparare l'arabo il calabrese il pugliese ecc.?
3) Indicami dove sta questa regola che non ci credo.
Molto molto bello.
RispondiElimina:)
bellissimo ed acuto. fa piacere trovare ancora in giro qualcosa di intelligente
RispondiEliminaAll'anonimo che legge i forum delle Winx:
RispondiEliminaUff! Da pugliese nato in Venezia Giulia e vissuto al nord, al centro e al sud mi sono un po' rotto di queste crisi identitarie di pianerottolo. Io sono sempre sentito italiano, anche se ammetto che non è mai stato un gran che, ed oggi è ancora peggio. E ne ho conosciuti pochi, di italiani: tutti sempre molto consci di essere prima di tutto triestini, piacentini, foggiani o romani de roma; sempre molto informati sui luoghi comuni circa polentoni, mangiarane e terroni vari.
Non capisco davvero: nel mondo degli affari già siamo out perchè sgnoccoliamo poco di inglese, quelli furbi imparano il cinese e noi cazzoni vogliamo insegnare a scuola il vicentino? E perchè non i dialetti albanesi della provincia di Foggia o il Griko salentino? Ma sì, basta con questa storia della modernità, che ci si capisce anche tra paesi distanti 20 km: torniamo all'età dell'oro.
Ma cosa c'è di serio e di sano e di progettuale nel mettersi un paio di corna di plastica in una sbevazzata domenicale tra meccanici, geometri e analfabeti di ritorno? Non è questo il modo di rispondere alla paura: il mondo cambia fottendosene di voi lumachine spaventate, e il vostro guscio è fragile. Crollano gli assolutismi, crollano i fascismi, crollano gli apartheid e voi pensate che qualche leggina vi impedirà di avere un nipotino "negher"?
La differenza abissale tra il popolo della Lega e quello del PCI è che per i comunisti la cultura è sempre stata la chiave per aprire le porte sbarrate per secoli tra classi e "razze": istruitevi, imparate, capite, comprendete e decidete. Per la Lega purtroppo basta assecondare le reazioni spinali della gente, quelle legate ai cinque sensi senza eleborazione intellettiva, va' a sapere se per convinzione o per deficienza personale. L'ignoranza diventa un diritto fondamentale, roba di cui vantarsi, e la chiave che invece chiude le porte.
Quanto ai livelli dei commenti, a volte i post sono così gradevoli e il significato così chiaro che non c'è molto da aggiungere se non un "bravo". Forse interventi come il tuo hanno il merito di animare la discussione. Magari il livello resterà comunque basso, ma sempre più alto di una riunione di segreteria della Lega.
Punto primo: il post di Leo, come scenetta, è molto divertente ed ha un piacevole gusto agrodolce.
RispondiEliminaPunto secondo: i dialetti sono una ricchezza che andiamo perdendo, e non sono d'accordo sul fatto che servano solo a "cercare di capirsi". Io ho sempre sentito come "di plastica" fosse l'italiano, una lingua "voluminosa" (parole con troppe sillabe), poco immediata ed eccessivamente "colta" (per dire il congiuntivo è molto fine, ma se nella lingua parlata si usa il passato prossimo è perché di fondo non è così indispensabile...). Il confronto con l'efficienza e l'essenzialità dell'inglese è disarmante.
Punto terzo: pretendere di "difendere il dialetto" nelle forme proposte dalla Lega è ridicolo. Quello che andrebe fatto è semmai un lavoro di recupero e salvaguardia del "salvabile", subito. Intervistare e registrare le voci degli anziani che ancora lo parlano, codificare termini e grammatiche, preservare una cultura secolare che la "globalizzazione" sta spazzando via, per fare in modo che almeno non sia dimenticata.
Fermare l'evoluzione del linguaggio non è possibile. Io mi rendo conto di utilizzare, nel linguaggio di tutti i giorni, termini che vent'anni fa non esistevano nella forma attuale, perché non esistevano gli oggetti che descrivono. Internet, per dirne uno. Ma conciliare la padronanza e la memoria di più linguaggi (dialetti) è possibile, ed anzi è una buona ginnastica per il cervello.
Ricordo un viaggio in Olanda di una decina d'anni fa, in cui ci stupivamo che le casalinghe sessantenni che gestivano i bed&breakfast parlassero correntemente quattro o cinque lingue diverse. Ma lì, in una terra di navigatori e mercanti, è la norma.
P'r finì, pur'io ch' so' nat' e viv' a Roma parlo (malament') 'n dialett' marchigian' ch'ho 'mparat' da p'cino, e c' terrei ch' 'nnandass' sperso. S' po' fa qualcò?
(trad.: per finire, pure io che sono nato e vivo a Roma parlo un dialetto marchigiano che ho imparato da piccolo, e ci terrei che non andasse perso. Si può fare qualcosa?)
All'anonimo che mi ha chiamato in causa:
RispondiElimina1) io sono romagnolo, sono molto legato al mio dialetto, che per altro parlo e capisco perfettamente. Esiste una quantità di poesie, rime e canzoni in dialetto romagnolo (Guerra, Baldini, Baldassarri e pure Pascoli, toh) ma non esiste alcuna grammatica ufficiale. Ci sono vari volumi che si occupano di delineare una grammatica romagnola ma gli autori stessi si trovano in disaccordo tra loro. Il dialetto è di per se fondato su di una tradizione esclusivamente orale, vocaboli ed inflessioni variano ogni 50 km in linea d'aria (se un forlivese di Verghereto ed uno di San Mauro Pascoli si trovassero a parlare in dialetto avrebbero non poche difficoltà a capirsi). Quando nessuno avrà più bisogno di parlare il dialetto.. questo semplicemente morirà. E riposerà in pace, avendo svolto la propria funzione. Certo, qualcuno potrà studiarlo come oggi si studia l'etrusco antico, ma insegnarlo a scuola mi pare una corbelleria.
2) Gli esami di dialetto sono una pataccata (come si dice dalle mie parti). Ne convieni anche tu, mi par di capire. Tuttavia è proprio di questo che si parlava in questi giorni sui giornali. Non di cultura regionale, o lingue locali, proprio di dialetto. E non stento a credere che i fedelissimi della Lega vorrebbero proprio esami di bergamasco o di trevigiano piuttosto che di vercellese (magari declinato nelle possibili varianti all'interno dello stesso territorio comunale di Vercelli).
3) Il caso delle lingue basche e catalane mi pare diverso. Sono idiomi che identificano un preciso territorio o regione. I paesi baschi e la Catalogna sono da sempre inclini a pensare a se stessi come entità autonome e culturalmente indipendenti. Mi pare che la Padania non si possa minimamente avvicinare a questa concenzione di un'indipendenza cercata per rafforzare la propria identità "unitaria": la Catalogna è unica e ben distinta dal resto della Spagna. La Padania cos'è? Oltre ad essere un'invenzione dei leghisti, intendo.. La Padania non esiste, è un artificio sbattuto in faccia all'elettorato facilone e superficiale per far passare l'idea del "vogliamo fare il cazzo che ci pare a casa nostra". La stessa idea che, una volta unificata la Padania e resa indipendente dal resto d'Italia, porterebbe poi alla scissione della Lombardia dal Veneto ed alla nascita di chissà quante altre micro-identità separatiste. Cos'hanno in comune un commerciante triestino ed un imprenditore torinese? Direi poco o nulla, a parte forse la volontà di non pagare le tasse a Roma Ladrona. Sicuramente non hanno in comune lo stesso dialetto.
Nessuno lo ha ancora detto, ma le uniche zone in cui il dialetto è ancora una lingua d'uso (e non un idioma da bar, o 'di plastica') sono quasi tutte nel vituperato sud.
RispondiEliminaCiao,
Lorenzo
Se posso interloquire, anche i baschi e i catalani hanno parecchio rotto i coglioni, e se il loro nazionalismo aveva qualche senso sotto Franco, adesso faccio proprio fatica a distinguerlo dal leghismo e dai regionalismi fessi in generale.
RispondiEliminaQuando capita di passare da Barcellona e trovare i cartelli bilingue, in due lingue che (almeno sui cartelli) sono perfettamente intelleggibili persino a uno che non ha studiato nessuna delle due (figurati a gente che a scuola dovrebbe averle imparate entrambe) si ha realmente la sensazione di viaggiare nella stupidità. E' un po' quella sensazione che le amministrazioni (non solo leghiste, purtroppo) stanno cercando di ricreare coi loro cartelli marron coi nomi dialettali dei comuni.
Varde' ca c'entra gnente el dialeto.
RispondiEliminaEl fato l'e' ke noialtri polentoni se semo roti i vovi de ste furbade cua':
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/scuola_e_universita/servizi/presidi-del-sud/presidi-del-sud/presidi-del-sud.html
Parke' va ben mona, ma cojoni propio dal tuto, no.
tibi
Insomma, visto il link direi che scivoliamo verso una cosa tipo "moglie e buoi (e presidi) dei paesi tuoi".. L'idea che qualcuno che proviene di là dal giardino di casa nostra possa in qualche modo arricchirci non ci sfiora neanche..
RispondiEliminaClaudio, a te forse non sfiora l'idea che, se ci sono delle norme a livello nazionale che determinano i requisiti con cui si accede alle graduatorie da preside, tu, Regione X, ti devi attenere a quelle norme, non mettere in graduatoria cani e porci perche' "in casa nostra facciamo il cazzo che ci pare". Oppure lo fai, ma poi ti tieni in casa i tuoi cani e i tuoi porci in eccedenza, non li sbologni in altre regioni.
RispondiEliminaPerche' poi sai che succede? Succede com'e' successo piu' volte, in una scuola dove lavoravo io, che arrivava il preside bello fresco di nomina dal Centro-Sud, prendeva servizio, rimaneva un paio di settimane, firmava qualche circolare e poi spariva. Letteralmente, spariva. Mandava su un qualche certificato farlocco, di depressione o altro, e intanto intascava il lauto stipendio e i punti che gli servivano per rientrare in graduatoria nella regione d'origine, dove evidentemente la depressione gli passava subito.
E quassu', a mandare avanti la baracca pro tempore, rimaneva il mona vicepreside di turno.
Se tu questo me lo chiami 'arricchimento', preferisco la poverta', grazie.
tibi
Bene bravi bis! Quindi quella ministra di Brescia che è andata a prendersi l'abilitazione in Calabria sarà la prima a essere cacciata dalla semplificazione etnica del vostro amato Caleroli, vero? Mona, siete al governo da 7 anni su 9 di questo decennio, piantatela con il chiagni e fotti (vituperato dialetto del sud ma si capisce no?).
RispondiEliminaNello F
Nello, 'cca' nisciuno e'ffesso: per quanto mi riguarda, anche la terrona di comodo Gelmini andava disincentivata e costretta a farsi un esame di abilitazione serio, se voleva un titolo serio e spendibile.
RispondiEliminaCome vedi, tu chiagni al razzismo, mentre a noi mona basterebbe non farsi fottere.
Non per pregiudizio ma per esperienza, tant'e' vero che quella mozione a Vicenza e' stata approvata da destra come da sinistra: e' una questione di elementare equita' e buona amministrazione (come previsto dalla Costituzione, che dovrebbe tutelare sia i lavoratori che gli utenti dei servizi pubblici anche a nord della Linea Gotica), gli schemini ideologici servono solo per incantare i fessacchiotti.
tibi
Grazie, qui c'è un po' d'aria buona
RispondiEliminaLeonardo, fossero solo i cartelli marron! Pure wikipedia:
RispondiEliminahttp://en.wikipedia.org/wiki/Bergamo
Bergamo (Bèrghem in Eastern Lombard and Bergum in Western Lombard , antiquated:Wälsch-Bergen in German)
http://en.wikipedia.org/wiki/Brescia
Brescia (Lombard: Brèsa)
eccetera eccetera. Perlomeno siamo in buona compagnia nell'internazionale dei mona:
http://en.wikipedia.org/wiki/Cologne
Cologne (German: Köln, local dialect: Kölle)
Leonardo, nonostante consideri anch'io le pretese indipendentiste dei catalani assimilabili a quelle leghiste, il loro orgoglio per la lingua è ben più comprensibile. Il catalano è stato vietato per decenni, in gradi diversi di severità, e il fatto che rivendichino la loro identità linguistica mi pare condivisibile.
RispondiEliminaComunque è vero che le due lingue sono quasi interscambiabili. Al telegiornale nazionale i catalani non vengono nemmeno doppiati.
Per Muttley, credici:
RispondiEliminahttp://spagna-oggi.splinder.com/post/7611865
Per tutti quelli a cui il dialetto fa venire l'orticaria barbuta, che dire?
Nulla, se non che viviam in due universi diversi.
Nel nostro mondo, c'e' posto per il dialetto (foss'anche solo nella toponomastica stradale e nei gadgets legaioli), l'italiano e pure l'inglese (incredibile dictu).
Nel vostro, ogni richiesta di differenziazione linguistica e culturale e' vista come una spina nel culo (a meno che non arrivi da fratelli migranti, ça va sans dire) ed e' sinonimo certo di orrido egoismo localista.
Anche quando quell'egoismo significa solo non farselo mettere in tasca un giorno si' e l'altro pure da quell'altro egoismo chiagnone che sempre prende e pretende (parliamo dei 20.000 euri di saldo netto che una famiglia media lombarda paga, ogni anno che il buon Dio manda in terra, quale tassa di solidarieta' al resto del paese [http://tinyurl.com/knqyng] e di quante cose ci potrebbe fare quella famiglia con sti 20.000 euri, anziche' pagare sontuosi stipendi a torme di utilissimi impiegati pubblici siciliani [http://tinyurl.com/m3htw6]).
E forse si', siam propi mona.
TheAnonimo
Questo tic di rivendicare la propria condizione di mona come se fosse qualcosa di orgoglio è la cosa che vi fotte davvero.
RispondiEliminaAvete votato Bossi? primo risultato: i rifiuti napoletani che prima non andavano più nelle discariche lombarde ci sono andati. Secondo risultato: lo Stato si è accollato i debiti del Comune di Catania. Nel giro di un mese il nuovo glorioso governo Pdl-Lega ve l'aveva già messa in culo come Prodi mai. Però vi fanno tenere i cartelli marroni e faranno l'esame di dialetto ai prof: un esame che un meridionale con un corso di dialettologia probabilmente avrà meno difficoltà a passare di un mona autoctono. Ma vi va bene così, lo rivendicate, ve lo scrivete addosso.
TheAnonimo e Tibi, questo affettare scarpe grosse nella speranza di suggerire un cervello fino fallisce miseramente. Bisogna essere coglioni per pensare che l'esame di dialettologia sia un modo di risolvere il problema dei concorsi regionali. Se c'è un problema nei concorsi, è là che bisogna intervenire. Forse, dico forse, in questo caso la situazione sarebbe anti-localista, ovvero dovrebbe superare l'idea di appaltare i concorsi alle regioni.
Ma per voi no: vi fottono? Chiedete il cartello marron. Il cartello marron fa ridere i polli? Ma voi ne andate fieri, siete convinti che qualcuno lo trovi "una spina nel culo". Ma l'hai mai sentita una spina nel culo? Ti garantisco che il cartello Munciar non mi fa lo stesso effetto. Al limite il sedere si stringe un po' nel retropensiero: Ma toh, che paese di pirla. Poi figurati, ci hanno anche l'aeroporto. Però si presentano da pirla.
Non è questione di differenziazione linguistica o culturale, capisci? No, lo so. Però guarda, qui il problema non è tra lingue e culture, ma tra lingua e non lingua, cultura e non cultura. Altro che relativismo. Al massimo sei tu che proponi un relativismo non culturale, ma di ignoranze: proponi che ognuno sia fiero della sua ignoranza. Ma io non sono fiero della mia, e la tua non mi scandalizza: mi fa ridere.
Leonardo,
RispondiEliminama se la Lega e i suoi accoliti ti paion cosi mona, 'gnuranti e poveretti, cosa ti agiti l'urina a fare (ti piace il dialettismo)?
Se se la fan mettere allegramente in culo peggio che da Prodi, todo va bien.
Si seppelliran da soli nella loro stupidita', sotto i loro cartelli marroncini, no?
Che danni vuoi che ti combinino questi quattro zotici pirlotti, che non san neanche chi e' il Marin, figurati il Marinetti.
Perche' ti inquieti, sbeffeggi, sputazzi a raffica (ma diobono, riesci, per una volta, a rispondere ad un commento senza dare del coglione cerebroleso al tuo interlocutore)?
Guarda che ho capito benissimo il tuo leitmotif (te lo sintetizzo qui sotto, cosi' se me lo confermi, evito di perdere altro tempo e banda):
- bestie, siete tutti bestie
- vabbe' magari la vediamo diversamente da te
- no, bestie senza cultura siete
- eddai, parliamone
- bestie, bestie e io non discuto con le bestie
- uff...
- di sciabola o di fioretto, io le ammazzo le bestie!
- ma che fai?
- Aaaarghhh!!! A matar!
Ciao, caro.
Io pure :))
RispondiEliminaLeo, non pretendo di parlare per altri, ma quale parte di "c'entra gnente el dialeto" non ti e' chiara?
RispondiElimina'Mona' e' un epiteto che tu usi spesso, non so se per affettare o per ispessire, quindi:
-posso benissimo tenermelo, con lo stesso orgoglio con cui dei ragazzetti con la frangetta si tenevano 'scarrafoni' (magari ne faccio un brand);
-visto che il monismo/leghismo sta dilagando anche oltre Po, fallisce miseramente la tua equazione polentoni=mona, creandoti pure qualche problema identitario, mi sa tanto (non puoi piu' dire noi siamo meglio di voi, e quando vengo li' trovo quelli che rubano la benzina ai distributori, etc.).
Il che, devo ammettere, mi diverte.
Nel merito, il consiglio provinciale di Vicenza denuncia una discriminazione, ne' bella ne' buona: se al Sud si certificano come cavalli di razza pure gli asini, succede poi che i ciucci vengono esportati al Nord danneggiando sia i cavalli locali che i mussi, ai quali viene (giustamente) negato il pedigree.
Come se in Alabama per sedersi sugli autobus occorresse una tessera, la cui gestione venisse affidata alle comunita' etniche: ma mentre i neri la danno solo agli anziani nullatenenti (come da normativa), i bianchi la danno pure ai giovani aitanti e benestanti, col risultato che questi si spaparazzano a loro agio, mentre i neri restano in piedi.
Ma qualcuno qui l'ha chiamato 'arricchimento': delle due l'una, o e' del Klan o e' piu' mona di me.
tibi
Perché mi diverto. Ed è inutile che ti ostini a vedermi scandalizzato: son trollismi. Non t'piaciuto il pezzo? Datti pace.
RispondiElimina(Sono benissimo in grado di riconoscere un interlocutore non coglione. Purtroppo non è il tuo caso, è colpa mia? La prossima volta prova a fare l'interlocutore intelligente. Ma qui hai scritto dieci commenti il cui sunto è: a casa nostra siamo liberi di parlare dialetto e di fare i mona, scandalizzatevi! Di nuovo: nessuno si scandalizza, nessuno ve lo vieta, anzi a molti conviene che andiate avanti così).
E arriva quell'altro là.
RispondiEliminaTibi, puoi sempre farti un blog in cui parli dei fatti tuoi. Ma qui si parlava della proposta di istituire esami di dialetto, mica del fatto che in meridione i concorsi si passano più facilmente.
Sono due problemi diversi. Si possono confondere, ad arte, per creare un polverone, ma non c'entra.
Sto discutendo con due persone. Una continua a vedermi scandalizzato per della provocazioni da bassa pirleria: l'altro non ha capito nemmeno di cosa stiamo parlando. E' un classico caso di accerchiamento da mona.
bellissimo, da tempo che non leggevo questo!
RispondiEliminahttp://oneenergydream.blogspot.com/
Leo,
RispondiEliminadai, su che non erano provocazioni da bassa pirleria, le tue.
Ci credi veramente a quello che scrivi e sei sempre tutto un trasudar d'indignazione e ti rode mica poco se vieni trolleggiato un po' anche te anziche' ricevere il solito commentino adorante da dodicenne sempliciotta (e alla dodicenne piace il tuo corpo trasudante indignazione).
Si' si', sei circondato da mona, ma non ti voglion far male, stai tranquillo, sciocchino.
Su, ora torna su Wikipedia a raccogliere materiale per la prossima pirleria e non perder piu' tempo a rispondere ai coglioni (perche' poi tutto questo tempo non lo usi per rispondere ai commenti delle fan in calore, invece?)
Leo, non lo decidi tu qual e' il problema effettivo.
RispondiEliminaAl massimo puoi alzare ad arte un polverone sulla questione farlocca del dialetto, esattamente come i leghisti.
E per lo stesso motivo: fare battaglie simboliche e di facciata e' poco impegnativo (tanto metterle in pratica e' irrealizzabile) e fa audience, mentre invece affrontare il problema effettivo vuol dire andare contro pratiche e interessi consolidati.
tibi
Anche il Siciliano e' stato a lungo represso dopo l'unita' d'Italia.
RispondiEliminaMa sebbene creda che i dialetti siano una ricchezza a vadano accuditi (il Siciliano ha persino dignita' di lingua, si veda wikipedia che qui non incollo perche' come spesso accade non si incolla), l'idea di fare dei test agli insegnanti e' ovviamente una cosa assurda e razzista, fatta solo per rendere la vita piu' dura agli insegnanti "trapiantati", ed e' per questo che il post e' cosi' bello e divertente. Perche' coglie in fallo la proposta mettendone a nudo le fragilita' insite. Come razzista e' quella dei presidi di cui sopra, che qualcuno ha linkato.
Si ricordi che in Europa nessuno puo' essere piu' discriminato sul lavoro per la provenienza da un altro paese comunitario, figuriamoci per le regioni!!! Ovviamente la delibera sui presidi e' illegale e un qualsiasi ricorso al TAR l'annullera'.
Andrea
Credo di aver capito il punto.
RispondiEliminaLeo è di sinistra, vero? (lo indovino dal fatto che ogni tanto parla male della Lega).
Quindi è di quelli che giustificano il velo e la clitoridectomia, che gli stanno simpatici i terroristi che si fanno saltare in aria, e che quando una zingara gli ruba il portafoglio gliene ragala un altro per compassione. Ovvero accetta tutto purché provenga da uno con la pelle nera, un brutto razzista alla rovescia, ma tratta male i leghisti e le loro legittime rivendicazioni culturali solo perchè sono bianchi e occidentali.
Ecco. adesso che ho messo il discorso chiaramente per iscritto, si capisce che è una stronzata?
*TheAnonimo: la tua poliglossia mi fa molto piacere; conoscendo l'inglese saprai bene cosa significa l'espressione "straw man" (Southwestern Lombard, mostily Western Emilian: "omm ad pajä").
RispondiEliminaNé a me, né probabilmente a Leonardo, il dialetto fa venire l'orticaria, anzi; mi piace, lo uso spesso in famiglia e cerco di impararne anche di nuovi. Nessuno vuole importi di rinunciare al dialetto. Invece sono i leghisti a volere a tutti costi imporlo agli altri. Ma quale dialetto poi? In una sola regione ce ne sono almeno una decina di varianti, a volte mutualmente incomprensibili. Il tuo modello culturale di riferimento è quello medievale, del servo della gleba: identificazione uomo/territorio, "cuius regio, eius dialecto". Questo modello è morto e sepolto, per trovare lavoro bisogna emigrare in altre regioni o altri paesi, e figurati se uno ha il tempo di impararsi l'orzinovese retroverso carpiato (di cui non esistono né grammatiche codificate né testi scritti).
Un piccolo excursus: non ho mai capito come mai la Lega esalti i Celti e il Carroccio sorvolando sui prodi Longobardi. Proprio non li sopportano gli alloctoni? ;)
Andrea, se sei sicuro che la mozione (che non e' una delibera, ma facciamo che) vicentina sia 'illegale', chiediti un paio di cose:
RispondiElimina-perche' l'hanno votata tutti i partiti?
-perche' nessuno ha dichiarato 'illegale', men che meno abolito l'obbligo di bilinguismo per esercitare qualsiasi attivita' rivolta al pubblico in Alto Adige?
Forse perche' quella specie di dialetto crucco che parlano lassu' ha 'dignita' di lingua' e il veneziano, che era gia' lingua di cultura e diplomatica (lo parlava anche la regina Elisabetta, la Prima) quando gli antenati degli Schuetzen correvano ancora dietro agli stambecchi invece no?
E il siciliano, allora? Forse perche' in AA sono stati invasi? Embe', in Sicilia (e in Veneto) no?
C'entrasse qualcosa il fatto che le loro rivendicazioni farlocche i crucchi in questione le hanno suffragate con qualche argomento - come dire - esplosivo?
tibi
tibi, suppongo tu lo sappia, ma facciamo finta di no, cosi' ti dico cio' che penso. Di solito queste cose in Italia funzionano cosi': si fa una legge o una bella delibera per far vedere alla "gente" che si e' in sintonia con loro, tanto poi il primo ricorso al TAR risistema le cose e si salvano capra e cavoli (cioe' si salva la faccia con gli elettori, e non si deve dar segito a quella che e' evidentemente una mozione insostenibile).
RispondiEliminaSono sicuro che anche tu hai quanto basta che capire che bilinguismo e' diverso da "provenienza". Nello stesso Trentino Alto Adige (dove tra l'altro andro' forse a lavorare presto) non sarebbe legale impedire a qualcuno di alvorare se si e' laureato a Sud di Macerata. Tra l'altro cio' che dici si applica solo ai dipendenti pubblici (http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27Alto_Adige) non "qualsiasi attivita' rivolta al pubblico".
Cosi' come se esiste un problema di concorsi "facili" in una zona geografica, il problema non puo' essere superato da una giunta comunale (o regionale) decidendo che quel risultato non e' equiparabile ad un altro conseguito altrove, perche', per quanto ne so, la giunta NON NE HA LA COMPETENZA.
Che ne dici, e' piu' chiaro?
Andrea
A muttley:
RispondiEliminal'"omm ad paja dal Leunard" consiste nell'usare la questione dialetto per buttare un po' di merda su qualunque istanza, diciamo, nordista, facendo passare tutti per mona e coglioni e ignorando bellamente le ragioni che stan dietro certe proteste (la furbata dei presidi meridionali, in questo caso).
Io son d'accordo che il dialetto, in molte regioni centro-settentrionali, non puo' piu' far concorrenza all'italiano (diverso e' il discorso per alcune zone del profondo sud, come ricordava qualcuno).
Tuttavia mi spiaciucchia vederlo preso a pesciate e sputazzato dal primo cretinetti di passaggio.
Sul perche' i leghisti ignorino i Longobardi, non saprei risponderti, dovresti chiedere ad un leghista. Immagino, perche' eran furest anche quelli li' :))
A Thomas Morton:
Facciamo che la sintesi del mio pensiero la faccio io con le mie parole e non te la inventi tu per farci la battuta del cazzo.
Vediamo. Molti sinistrosi barbuti son generalmente assai cauti quando si tratta di affrontare temi spinosi che coinvolgono i "migranti".
Non e' che difendano necessariamente il velo, la clitoridectomia, gli attentatori suicidi o i ladri, diciamo che esiste in loro una maggior volonta' di capire, approfondire, mettersi anche dal punto di vista dell'altro; il che e' cosa buona e giusta, intendiamoci.
Peccato che questo approccio non valga quando l'altro e' l'insegnante precario di Vicenza che protesta perche' colleghi piu' furbi di altre regioni gli passan davanti in graduatoria o l'imprenditore brianzolo che s'incazza perche' la burocrazia l'opprime e una parte consistente delle tasse sue e della sua azienda finisce nelle tasche di uscieri e forestali.
In questi casi, il buon barbetta di sinistra applica una sua personale versione del rasoio d'Occam e decide che qualunque rivendicazione, in qualunque forma, che arrivi da Bagnacavallo in su e' degna solo di peti e cachinni.
Ti sembra ancora cosi' implausibile questo discorso?
TheAnonimo, ma vedi, sei tu che generalizzi. Non è vero che "qualunque rivendicazione blah blah blah" (maledetto blogspot che non permette il copia e incolla). Anzi, se ti vai a rileggere qualche post di Leonardo di qualche mese fa, della serie "Come diventare leghisti", L. provava a comprendere come un padre italiano potesse avere in odio le classi miste, e quanto il sistema scolastico attuale fosse iniquo.
RispondiEliminaQuindi, non qualunque rivendicazione è degna di peti, ma QUESTA rivendicazione, dell'esame di dialetto lo è. Ammetterai anche tu che è ipocrita, che dire I TERRONI CI FANNO SCHIFO pare brutto e quindi si è cercata una soluzione più soft.
Muttley, nella risposta a Thomas non pensavo esclusivamente a Leonardo, ma, in generale, alla sinistra italiana.
RispondiEliminaE infatti nel post sulle classi miste, molti commenti erano del tipo: "Ma come, Leo? Cosa vuol dire? Che su questo tema ha ragione la (glomp)... lega?"
Andrea, ignori.
RispondiEliminaIn AA, se tu vuoi gestire qualsiasi attivita' aperta al pubblico (bar, ristoranti, negozi, etc.), o hai il patentino di bilinguismo, o nisba.
Questo perche' a livello _politico_ si e' deciso di dare al tedesco di quelle parti 'dignita' di lingua', che e' un concetto che di per se' significa un cazzo, o meglio: significa solo se e in quanto chi lo sotiene ha sufficiente peso _politico_. La 'dignita'' a una lingua non la da' ne' Wiki ne' il senso estetico di Leo cui suona 'sgradevole' il bergamasco (il modenese, invece, c'ha 'na musicalita' che levati), men che meno il fatto di avere o meno una letteratura, criterio, questo si', da imperialismo culturale occidentale che toglierebbe 'dignita'' alla stragrande maggioranza delle lingue parlate sul globo dalla comparsa della razza umana in poi.
Dopodiche', lo so anch'io che la mozione vicentina e' un auspicio che, sul piano legislativo, non modifica nulla. Ma non perche' non sia possibile, costituzionalmente (o anche cambiando la Cost., come ha fatto sia la dx che la sx), approvare leggi in quel senso: prova ne sia che, ad esempio, in AA si discrimina linguisticamente _e_ in base alla comunita' etnica di appartenenza (ci sono le quote, se non lo sai): quanto di piu' simile ci sia all'apartheid in un Paese occidentale, se ci pensi un attimo.
tibi
Ad anonimo:
RispondiEliminail discorso mi sembra implausibile semplicemente perché non vedo cosa c'entri. Io sono solidale con l'imprenditore brianzolo che protesta contro le tasse e la burocrazia, e anche contro certa furbaggine (non solo meridionale, è un vizio molto italico). Non posso essere solidale con chi si occupa di trasformare il legittimo malcontento in ridicole rivendicazioni identitarie che non servono a risolvere nessun problema.
Fra l'altro, c'entra poco, ma l'esempio del velo è sbagliato, perché almeno da noi la questione non è sull'obbligo di indossarlo, ma sulla scelta privata di mettersi un fazzoletto in testa, cosa che non danneggia nessuno.
Aggiungo qualche info, che ho trovato qui:
RispondiEliminahttp://www.amiscdlaladinia.info/index.php?option=com_content&task=view&id=235
(gia', ci sono anche i ladini)
"Lo Statuto di Autonomia garantisce ai cittadini di lingua tedesca della Provincia di Bolzano la facoltà di usare la loro lingua nei rapporti con gli uffici giudiziari e con gli organi e gli uffici della pubblica amministrazione situati nella Provincia o aventi competenza regionale, nonché con i concessionari di servizi di interesse pubblico.
Sono ad esempio concessionari di pubblici servizi le farmacie, imprese di autobus e di funivie, scuole private riconosciute dallo Stato. Anche i notai in Provincia di Bolzano devono essere bilingui in quanto sono tenuti a rogare gli atti in italiano o in tedesco, a richesta delle parti.
Riguardo a concessionari di servizi di pubblico interesse che non sono mai stati gestiti da un ente pubblico è stabilito che gli stessi devono organizzare la loro attività in modo da garantire il bilinguismo. Per accedere ai relativi posti però NON è prescritto il possesso del patentino di bilinguismo."
Non e' chiarissima l'ultima parte: ad esempio 'garantire il bilinguismo' mi pare implichi l'obbligo per (parte del) personale, se non del titolare, di avere il patentino, che comunque e' esplicitamente obbligatorio per tutta una serie di attivita' al servizio del pubblico, anche se gestite da privati.
Vedi anche qui:
http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1988/lexs_120028.html
tibi
Gli altoatesini o sudtirolesi sono una minoranza etnica che ha poco a che fare storicamente e culturalmente con l'Italia, e che è stata compresa a forza nei nostri confini a causa di politiche di un secolo fa. Che diavolo c'entrano con i padani?
RispondiEliminaI vicentini e i milanesi sono minoranze etniche quanto i baresi, i mancini, i dispeptici e i collezionisti di francobolli. Casomai saranno una minoranza etnica i poveracci che per campare sono costretti a lasciare casa propria per fare lavori di merda in terre governate da leggi cazzone votate da una maggioranza etnica isterica, violenta e piagnona. E qualsiasi lavoro diventa di merda quando ti trovi a svolgerlo in un ambiente ostile, dove ti guardano storto solo perchè hai un accento strano, un colore sbagliato o ti manca il prepuzio.
Chi paga le tasse - e non tutti di quelli che piangono per come vengono dilapidate le paga davvero, ma di certo le pagano gli insegnanti - ha un modo piuttosto semplice e anche abbastanza efficace di protestare: il voto. Se poi preferisce votare un partito che si allea con chi si accomoda con le mafie e con le sue clientele, e con chi sperpera i quattrini a capocchia per le proprie e per se stesso, direi che ha poco da lamentarsi perché è proprio lui a perpetuare il sistema che disprezza così tanto. Anche pagare la camorra per smaltire illegalmente i rifiuti pericolosi in Campania, fregandosene dei terroni che muoiono di tumore o che nascono deformi, non è proprio la furbata divertente che poteva sembrare in consiglio di amministrazione, perché poi camorra e 'ndrangheta ve li ritrovate a casa anche voi, con il loro dialetto così facile da imparare, dopo la prima bomba nella fabbrichetta.
Piantatela di giocare ai perseguitati e lasciate campare, forse camperete meglio anche voi.
Rob, anche il concetto di 'minoranza etnica perseguitata' (a parte casi eclatanti e drammatici) e' relativo: i sudtirolesi lo erano nel Ventennio, quando arrivavano frotte di immigrati non voluti che, soprattutto nelle zone urbane, diventavano o rischiavano di diventare maggioranza (ricorda qualcosa? mah).
RispondiEliminaNel dopoguerra, sono una delle minoranze piu' coccolate al mondo, con amplissima autonomia e abbondantissime risorse (che sprecano molto meno che al Sud, va pur detto): ci si farebbe la firma, ad esser 'perseguitati' come loro.
Storicamente, poi, c'entravano con l'Italia quanto i giuliani o i dalmati con la Jugoslavia (Stato di plastica inventato lì per lì, infatti guarda che fine ha fatto): shit happens, a volte si perdono le guerre e qualcuno ci rimette.
Ma tornando al topic, quello e' territorio italiano, fino a prova contraria, dove l'avere un lavoro, una casa, etc. è subordinato all'appartenenza etnico-linguistica: quindi, prima di dar di 'razzisti' ai vicentini, mi sa che devi guardare un po' piu' a nord.
Ah, se non piace vivere e (a volte) lavorare in mezzo ai polentoni stronzi, violenti (come no, bruciamo i negri senza prepuzio in piazza una sera sì e l'altra pure), etc., nessuno è 'costretto': costretti erano quelli 'dal colore sbagliato' che venivano portati a forza negli USA qualche secolo fa, al giorno d'oggi il mondo è grande e si può tranquillamente proseguire, se quel che trovi qui non ti garba.
tibi
tibi, non fare il furbo: i tirolesi (così come gli sloveni del Friuli e i valdostani) non erano perseguitati perché arrivavano gli immigrati italiani. Erano perseguitati perché veniva loro impedito di parlare la loro lingua, i toponimi e persino i nomi di famiglia venivano sostituiti con maldestre traduzioni italiane, i centri culturali venivano assaltati dalle squadre fasciste e gli avventori sottoposti alla cura di manganello e olio di ricino.
RispondiEliminaNon mi sembra di ricordare recenti assalti di mujaheddin alle sedi dell'Atalanta (dov'è finita la cellula Hezbollah al-Islamiya al-Breha?).
Muttley, neppure i fascisti avrebbero potuto imporre granche' ai sudtirolesi, nella pratica quotidiana, senza una robusta iniezione di abitanti di etnia italica a presidiare il territorio, politica che infatti venne scientemente perseguita.
RispondiEliminaLe sedi dell'Atalanta non so, ma a Padova le volanti isolate che si azzardano a chiedere documenti in zona stazione vengono spesse volte assaltate e gli agenti rischiano il linciaggio, mi pare gia' abbastanza grave, a te no?
Oh, ma se ti senti tanto solidale con i poveri piccoli sudtirolesi perseguitati, che non trovarono di meglio che arruolarsi in massa nel reggimento Bozen delle SS (do you remember via Rasella?), puoi sempre andare a lavorare la' con Andrea.
Se poi ti sentirai apostrofare, nel loro dolce e dignitoso idioma, al suono di "Wallisch isch Dreck",
http://bit.ly/M3LIU
consolati, poteva andarti peggio: potevi finire in mezzo ai feroci magnagati.
tibi
Non so se funziona il link, lo ricopio per esteso:
RispondiEliminahttp://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/?TAG=scuola&YY=2009&mm=6&dd=9
tibi
Esattamente il punto preciso. Grazie.
RispondiElimina@ tibi
RispondiEliminaE torniamo alla solita solfa "se non vi piace come siamo statevene a casa vostra". Be', ripeto, io sono italiano e mi sento a casa mia dalla Sicilia a Merano e mi godo il differente colore locale come una fantastica opportunità se non viene usato come una mazza chiodata.
Sono antimilitarista e antinazionalista però, per cui la mia identità italiana è basata su uno status quo geografico che accetto in toto e che vede bene gli svizzeri italiani in Svizzera e i corsi in Francia anche se l'isola "appartiene geograficamente all'Italia", boiata di residuo fascista che spero sia scomparsa dai libri di scuola.
La minoranza etnica altoatesina o sudtirolese non è minoranza a casa propria, ma lo è rispetto al resto della popolazione della repubblica, che si intende genericamente italiana. La Costituzione riconosce quindi ai tedeschi dell'AA il diritto di parlare la loro lingua, mangiare canederli e di non essere italianizzati a forza.
Potrei invertire il discorso e dire che se non vi sentite italiani potete anche sparpagliarvi in Austria, Slovenia o Svizzera, oppure che se siete contro l'immigrazione dovreste richiamare le torme di emigrati del nord che si sono allocate in America, o che se pensate che i Savoia vi abbiano fatto un torto ad annettervi dovreste ricordare che la prima borghesia burocratico-impiegatizia a campare sulle spalle dei conquistati è stata quella del Nord che ha seguito con famiglie e scatoffie le bombe e la guerriglia contro i cosiddetti briganti. Potrei fare anche un po' di retorica risorgimentale e ricordare quanti giovani del nord e del sud hanno perso la vita per la creazione di uno stato italiano oppure sull'Isonzo per difenderlo e poi in Russia per le cazzate di un romagnolo, o nella resistenza. Ma per me è solo un problema etico e legale: un cittadino di uno stato deve essere libero vivere la sua vita e di svolgere il suo lavoro in qualsiasi centimetro di territorio di quello stato e deve avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di chiunque altro; la Costituzione dà indirizzo al potere legislativo di rimuovere ogni ostacolo a questi diritti fondamentali, mentre voi inventate orrori giuridici di spirito contrario che sanno di prevaricazione e di nazismo.
Tutto questo non c'entra con la sicurezza, con la difficoltà di trovare lavoro, con la crisi, con la politica sull'immigrazione, con l'hijab, cose che meritano attenzione e soluzioni da una classe politica che fosse appena decente, e non trovate idiote che sembrano pensate al bar tra un grappino e una partita a scopa.
Poi c'è un modo facilissimo per non fare scomparire i dialetti, se il problema è questo: parlare con le persone. Non chiedono di meglio, in genere, che sentirsi accettate.
Be', dopo aver visto il blog di Barbara mi chiedo se dovremmo pensare "meno male, i nostri razzisti sono più civili dei bastardi tedeschi che campano sulle nostre spalle di contribuenti" oppure che il lavoro perseguito dai leghisti per raggiungerli come modello è quasi completato.
RispondiEliminaRob, ho capito: non sono loro razzisti, sono gli italiani che osare andare a lavorare li' e calpestare il sacro suolo germanico che sono, effettivamente, merda.
RispondiEliminaBeh, bastava saperlo.
tibi
www.youtube.com/watch?v=XqmTdtoCmEs
RispondiEliminaEcco, Andrea, quella e' la calorosa accoglienza che ti puoi aspettare in Sudtirolo ;-)
RispondiEliminatibi
tibi, dunque secondo te al momento è in atto una strategia scientificamente perseguita per terronizzare la Padania?
RispondiEliminaLe SS suditirolesi fanno il paio con gli italianissimi repubblichini della X MAS, continuo a non capire i tuoi paragoni farlocchi. Sei passato dallo "straw man argument" alla "reductio ad Hitlerum" in pochi post, complimenti vivissimi!
Andate in giro con le corna sulla testa perchè ve lo dice un oligofrenico infartuato. Ma la cosa peggiore è quando vi fate ciulare gli sghei dagli amici dell'oligofrenico, non sentite la monitudine che vi spira sul coppino come un venticello? Imparate a leggere l'italiano (magari anche i caratteri in piccolo) prima del dialetto, MONAAA!!!...
RispondiEliminaNelloF
Muttley, abbi pazienza, ma chi ha cominciato a rivangare le colpe storiche, e ma il 15-18, e ma i fascisti, e l'olio di ricino, etc. non son stato io.
RispondiEliminaNe' son stato io, di fatto, a relativizzare o addirittura legittimare la strategia _attuale_ di mantenimento della preponderanza etnica germanofona, oggi che semmai la minoranza discriminata (le 'persecuzioni' sono una cosa seria) in AA e' quella italiana, con misure che, se appena ventilate altrove, vi fanno gridare tutti al razzismo, se invece vengono _attuate_, da decenni, in Sudtirolo, allora va tutto bene, e ma bisogna capire il trauma dell'annessione, li' prima erano tutti dei loro, blabla.
Bene. Anche in Veneto prima non c'erano innesti massicci di Terzomondo (non credo siano pianificati strategicamente, ci vedo piu' cialtroneria e opportunismo miope, ad esempio da parte del business della carita' pelosa cattolica). Ed esattamente come se in AA trapianti camionate d'italiani quella nel medio periodo diventa Italia, checche' dicano o facciano gli Schuetzen (che infatti si oppongono, ieri con le bombe oggi con le norme discriminatorie), cosi' se in Italia lasci entrare vagonate di terzomondini, oltre una certa massa critica questo diventa Terzomondo: mica per cattiveria, sono dinamiche socio-economico-demografiche oggettive.
Ora, non so qualche farlocco in fregola da cupio dissolvi della serie e' colpa nostra, e l'Ambaradan, e dobbiamo pagare fino alla settima generazione, etc., ma io, sommessamente, faccio notare che non aspiro particolarmente a diventare Terzomondo, non ho studiato, lavorato, pagato le tasse per poi vivere nel Terzomondo.
E se c'e' stato un referendum in tal senso, credetemi, nessuno ha chiesto il mio voto. Ne' quello dei cittadini italiani.
E' una semplice questione di sovranita' e autodeterminazione dei popoli, che non vale solo per i Jarawa, che se i turisti passeggiano vicino ai loro sentieri di caccia, capaci che gli attaccano le malattie.
tibi
Ciao Leonardo. Sono pugliese e ho avuto la fortuna/sfortuna di laurearmi e lavorare a Trieste, dove ho vissuto ben 10 anni. Non potevi scegliere una regione migliore per evidenziare gli assurdi particolarismi dell'Italia. I triestini sono per la maggior parte un pò superficiali quando si parla di cultura, spesso non conoscono neanche gli artisti del posto. Eppure continuano a credere, supportati dai dati OCSE (ai quali bisognerebbe credere preservando un pò di spirito critico), di avere le scuole e gli allievi migliori d'Italia. Io ho insegnato da nord a sud e non vedo tanta differenza tra un alunno triestino e uno dell'agro pontino. Ma la mia è solo un'esperienza tra tante. Aggiungo che Italo Svevo è uno dei miei scrittori prediletti, ma solo una sparuta percentuale di triestini che ho incontrato ha letto almeno un suo romanzo. Ma la mia è, ancora, solo un'esperienza tra tante. Concludo salutando tutti i triestini di buona cultura, aperti alla diversità e senza pregiudizi verso chi viene da fuori; che magari conoscono il tedesco senza per questo ridicolmente tifare per la principessa Sissi e il ritorno sotto l'Austria: per fortuna ve ne sono ancora. Ciao Trieste!
RispondiElimina@ tibi
RispondiEliminaAhò, io vorrei essere chiaro: gli Schuetzen sono dei razzisti di merda. I leghisti alla Borghezio sono dei razzisti di merda anche loro. E censuro i napoletani, gli israeliani e i marocchini quando si comportano e ragionano da razzisti di merda. Si possono usare canzoni, bastoni o leggi di merda e questo aiuta a classificare i razzisti in diverse sfumature, ma tali restano, anche se sono convinti di essere meno peggio perché, per ora, bastonano di piatto anzichè di taglio.
Io rivendico il diritto di andare dove diavolo mi pare, vestirmi come mi pare e avere gli stessi diritti di chiunque altro e penso che lo stesso diritto ce l'abbiano anche gli altri. Mi pare che i leghisti amino i diritti propri e schifino invece quelli degli altri.
Le tasse poi le pagano anche gli immigrati regolari. Perché non te la prendi con gli evasori?
Macchè Nord e farlocche rivendicazioni storiche! I legaioli hanno due sole regole e sono il CHIAGNI E FOTTI e il FACITE AMMUINA.
RispondiEliminaSono i primi boia per quei PIRLA (o consapevoli canaglie) dei loro elettori, con le loro ladrerie (vedi sopra) e le loro disfatte (vedi Malpensa), nelle braghe hanno solo cotone.
Pur di fare ammuina diventano pure no global.
Peccato che le loro buffonate inneschino violenza vera. Per i vostri studi di dialetto un indirizzo sicuro non vi mancherà: Piazzale Loreto.
Nello
Rob, mi fa piacere se giudichi comportamenti simili in modo simile.
RispondiEliminaMa qui finora e' stato tutto un accorato appello alla comprensione dell'insormontabile trauma che l'annessione ha causato ai sudtirolesi, che dopo novant'anni e millanta miliardi di sovvenzioni e agevolazioni non si sono ancora ripresi, e ma bisogna considerare il fondamentale contributo alla cultura universale portato dai canederli coi funghi fertilizzati dalla pipi' di camoscio e dallo Jodel cantato con accento crucco-terrone, etc.
Comunque, se per 'razzismo' intendi la difesa (anche egoistica) dei propri interessi particolari (di clan, di nazione, etc.), siamo _tutti_ razzisti, non ti credere: anche gli Uomini Rossi dell'Amazzonia, se secondo loro voli troppo basso col Piper e gli invadi lo spazio aereo, ti tirano le frecce.
tibi
«siamo _tutti_ razzisti, non ti credere»
RispondiElimina«_tutti_ __tendenzialmente__ razzisti», casomai.
Il passare dal tendenzialmente all'attualmente, poi, è responsabilità di ciascuno (pur con tutti i distinguo dei casi specifici).
Grandissimo! :-D
RispondiEliminaNon è un caso che un Alexander Langer sia nato e cresciuto in quelle terre.
RispondiEliminaE’ vero che la Lega vince (ed avrà ancora margine per giocare sulle paure e sulla carta localista nella guerra tra poveri) anche per l’insufficienza di una “sinistra” che è stata spesso superficiale su molte complesse dinamiche e su ragioni legittime di disagio – in sostanza perché ha emarginato i Langer e promosso i Rutelli. (poi mi sfugge il passaggio logico per cui gli errori della sinistra –istituzionale, ché nella “base” le buone prassi, esperienze e competenze non mancano- giustificherebbero ed eleverebbero un’ideologia razzista a “politica pragmatica”, ma non divaghiamo)
Il “tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica” langeriano è un contributo fondamentale. Consiglio vivamente a tutti di leggerlo, è pure abbastanza breve.
http://www.alexanderlanger.org/cms/index.php?r=1&k=32&id=104
Il suo rinunciare, pur favorito, alla candidatura a sindaco di Bolzano per essersi rifiutato di sottoscrivere il censimento etnico, è un bell’esempio di politica. Che ha in mente beni comuni superiori agli interessi localistici e di parte, e li persegue con coerenza. Sapendo che poi si vive tutti molto meglio rispetto all’approccio “mors tua, vita mea”.
L’altra modalità, quella molto più facile (ma anche dannosa) che rimarca ossessivamente identità e appartenenza in senso esclusivo è quella che ha portato, ad esempio, a ripristinare l’antico nome di Piazza della Pace (in piazza della Vittoria).
Stavo per affermare che il decalogo langeriano è ignorato e poco noto, ma probabilmente non è vero.
Oggi in tanti (non solo la lega) pare che lo prendano punto per punto, per fare esattamente il contrario.
Chiarisco ancora: i sudtirolesi per me avevano ragione ad incazzarsi per le politiche spaccagrugno della monarchia e del fascismo che li volevano italianizzare a forza. Ma non ci sono oggi ragioni sufficienti per fare gli ustascia, se non una tendenza al razzismo ormai stabilizzata nell'odio etnico ed in una vicinanza anche affettiva al nazismo. Senza nemmeno questo tipo di passato le pretese vittimiste dei leghisti italiani mi sembrano fuori luogo e ridicole nei presupposti, deliranti nelle intenzioni e pericolose nei metodi.
RispondiEliminaLa tendenza dell'uomo sarà anche connaturata al razzismo, ma non per questo va assecondata: abbiamo superato, chi più, chi meno, anche le tendenze a scoreggiare quando capita e a violentare ogni femmina che ci stuzzica lo gnugnu. Fa parte della civiltà.
E per favore smettiamola con questi paragoni a sproposito con gli uomini rossi, coi nativi d'America o con i palestinesi, con l'Irlanda del Nord, col Rwanda: è roba seria, quella.
Qui mi sembra, al di fuori di tutta sta polemica sugli Altoatesini, che si comparino due cose diversissime:
RispondiEliminaDa un lato c'e' una pretesa di preservare la lingua germanica nel parlato, quindi la necessita' del suo apprendimento per chi a a che fare con il pubblico laddove il bilinguismo e' legge. Se un calabrese vuole fare l'impiegato alle poste a Bolzano, puo' fare un corso di tedesco e farsi mandare la 'nduja da casa. La cosa puo' essere protezionista quanto si vuole ma puo' essere legge in quanto ha una forma plausibile.
Dall'altro c'e' una pretesa di far rispettare dialetti o lingue locali, spesso non codificati in nessuna grammatica o letteratura (a dire il vero alcune lingue locali hanno una loro letteratura, ma pochissime hanno una loro grammatica). Quello che qui si mette alla berlina, per chi proprio non ci arriva, e' proprio il fatto di stabilire degli standard "non culturali", cioe' non codificati e non esistenti, se non in una tradizione orale, spesso piu' da strada che letteraria. Al contrario della conoscenza del tedesco, alla portata di tutti, questo ha quindi solo una valenza razzista, nel tentativo di allontanare i non nativi. Ovviamente non si considera che i dialetti variano molto piu' di frequente delle regioni (esempio Pavia-Bergamo fatto qui sopra) e che spesso anche i locali non capiscono i dialetti. Oltretutto le lingue locali "codificate" letterariamente sono anche spesso diversissime dalla vulgata.
Insomma, resta poco da difendere in questa proposta nata male e che verra' spacciata come sempre come una "provocazione".
;)
la paura dell'"intruso" (=pene altrui) è indice di omosessualità rimossa.
RispondiEliminaluciano er califfo.
Ma perché Trieste! Solo noi triestini possiamo eleggere un friulano come sindaco che sceglie come vice un napoletano... e venire dipinti come idioti, nonostante la lega sia praticamente irrilevante nella nostra provincia.
RispondiEliminaPS Sia il sindaco che la sua giunta (presenti diversi meridionali) parlano molto bene il triestino... il problema è l'italiano!
Ho scelto il Friuli-Venezia-Giulia perché vantava ben 3 poeti dialettali nell'antologia Mengaldo del '900 - tutti con un dialetto diverso.
RispondiEliminaChe il leghisti siano (quasi tutti) persone con quozienti intellettivi discutibili credo sia un dato di fatto. Ma il Nord non è fatto di soli leghisti per fortuna.
RispondiEliminaPerò questo continuo sbeffeggiare da parte del sud gli abitanti del nord, è a mio parere anch'esso un dato di fatto...
Senza minimamente considerare dove viene prodotta la maggior parte della ricchezza in Italia.
Forse moltissimi meridionali (per lo meno quasi tutti quelli che conosco io) si credono più furbi e scaltri dei "polentoni". Probabilmente, anzi quasi sicuramente lo sono, ma non credo sia un vanto.
Le aziende nascono e crescono al nord, appena la fiat prova a costruire aziende dopo gli appennini, viene schiacciata dall'assenteismo, gli appalti spesso raggiungono cifre assurde, e guardacaso tutti i meridionali che vogliono crescere professionalmente, vengono al nord (vedi Totò di Gennaro...).
Perchè nessuno investe al sud? perchè le aziende non investono? Credo che nessuno avrà il coraggio di rispondere a questa mia domanda, anche se molti mi si scaglieranno contro indignati ed offesi, lo so, è scontato.
E giusto per restare in tema dialetti, per inciso il dialetto veneto, assieme al sardo, sono gli unici che sono stati riconosciuti dalla comunità europea lingue ufficiali.....