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martedì 15 novembre 2016

Mandare 21 sindaci al Senato è una stronzata pazzesca

Dopodiché, ok, entriamo nel merito.

Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. (Articolo 57 della Costituzione secondo l'articolo 2 della riforma Boschi/Renzi).

Avrete sentito dire che proprio nel giorno in cui Salvini cercava visibilità a Roma, a Padova gli siluravano il sindaco, uno dei suoi fedelissimi. Lo avrete sentito dire anche se non siete padovani né veneti, perché in Italia spesso funziona così: la lotta politica nazionale si conduce quartiere per quartiere, ente locale per ente locale. Magari c'erano localissimi motivi per togliere la fiducia a quel sindaco; magari qualche consigliere seguiva anche istruzioni che venivano da Roma o Milano. Insomma succede spesso, in Italia, che l'esigenza dei cittadini di scegliere un sindaco che sappia interpretare le loro richiesta passi in secondo piano rispetto a quella di mandare segnali a Salvini, o a Renzi, persino a Grillo. Ed è un peccato, perché l'Italia non ha solo bisogno di un buon governo, ma anche (e soprattutto) di migliaia di sindaci che sappiano fare il loro mestiere, restando il più possibile vicini ai cittadini e indifferenti alle beghe di palazzo. Renzi questa cosa dovrebbe saperla, Renzi è stato sindaco e metteva piede a Roma lo stretto necessario.

Invece Renzi ha deciso che, su 100 senatori, 21 saranno sindaci. Non ex sindaci: primi cittadini, eletti nei loro comuni, e poi elevati al rango di senatori dal loro consiglio regionale. Potrebbero essere sindaci di una grande città o di un paesino di campagna; potrebbero rappresentare la maggioranza o la minoranza presso il rispettivo consiglio regionale; non importa tutto ciò, l'importante è che siano sindaci pagati con i soldi con cui si pagano i sindaci: così si risparmia.

Non è mia intenzione fare satira adesso qui: vorrei semplicemente cercare di spiegarmi e spiegare i punti che ritengo più controversi di un articolo di legge che forse tra un mese sarà nella Costituzione del mio Paese. Però non intendo nemmeno abusare in diplomazia: questa è una delle cose più cretine che io abbia mai sentito in vita mia. Pescare un sindaco a regione. Uno solo. Perché?

No, non importa il perché, davvero: la genesi di questa scemissima idea, partorita in una di quelle leopolde traboccanti di acritico entusiasmo in cui contava più la musica che le parole; sopravvissuta a una lunga scrematura di stronzate (per un po' i senatori dovevano essere due per regione, indifferentemente dalla popolazione, una roba che avrebbe fatto votare Lega Nord persino a me), e alla fine stampata ben bene in una legge approvata da una piccola maggioranza parlamentare che alla fine mi vergogno ugualmente di aver sostenuto. Un quinto dei senatori saranno sindaci: gente che dovrebbe svegliarsi ogni mattina nel proprio territorio, guardarsi attorno, discutere con gli abitanti, eh no; devono andare a Roma a fare cose per ora nemmeno molto definite, come partecipare "alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea" (cioè?), valutare "le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori": a Bruxelles staranno tremando, ma lo sapete che a Roma stanno facendo un'assemblea che ci valuta, tutta di gente che in quel momento dovrebbe essere altrove?

A chiunque ha scritto questa roba, e ha continuato a difenderla in questi mesi, manca una delle fondamentali dimensioni dell'intelligenza, ovvero la fantasia. Cioè non ha passato neanche cinque minuti a provare a immaginare questi sindaci divisi tra la loro città e un Senato in cui per la maggior parte del tempo si discute oziosamente di regolamenti UE. O saranno buoni sindaci o saranno buoni senatori, e in molti casi non saranno nessuna delle due cose. (Come se non sapessimo che super-impegnarsi è l'alibi di qualsiasi mentecatto che, non sapendo finire nulla, almeno ha la scusa di essere indaffarato in due o tre cose diverse: come se non lo vivessimo ogni giorno sulla nostra pelle).

"Tanto che importa, no? Quel senato è perlopiù inutile" (ma allora perché non l'hanno abolito?)

Eh, invece no. Per la maggior parte del tempo, concedo, sarà inutile: una cosa che sembra lasciata aperta perché chiuderla avrebbe richiesto uno sforzo in più. Poi, quando meno te lo aspetti diventa fondamentale. Per esempio, ha voce in capitolo nelle proposte di riforma costituzionale: quindi o prima o poi voterà per abolire sé stesso, o ce lo terremo per sempre come esce da questa riforma, deforme e insensato. E poi il senatore vota per il presidente della Repubblica, non dimentichiamo. E mettiamo che un partito stia cercando i numeri per eleggere un presidente della Repubblica. Gliene manca una manciata: non sarebbe la prima volta, no? Ci sono due o tre sindaci che proprio non collaborano. Che si fa?

Possiamo telefonare ai loro consiglieri comunali e farli sfiduciare da loro.
Proprio così? La prosecuzione della politica nazionale sul territorio?
Proprio così. Se un senatore decade da sindaco, decade anche da senatore.
"Cioè mi stai dicendo che da qui in poi l'elezione del presidente della Repubblica potrebbe passare dal consiglio comunale di Ladispoli?"
Te lo sto dicendo. E non solo il Quirinale: anche le leggi di riforma costituzionale. Mancano due voti per il quorum? Mandiamo a casa due giunte.
"No, no, aspetta. Quando un sindaco decade, che succede?"
Il consiglio regionale dovrebbe eleggerne un altro.
"Ma ne eleggerà un altro dello stesso schieramento politico, no? Dovrebbe essere tenuto a farlo da... da..."

Da questo comma: Con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di
attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio.

"Vedi? Quindi se fai dimettere un sindaco leghista, il consiglio regionale deve rinominare senatore un altro sindaco leghista".
Vedo. E mi sembra assai bislacco. Inoltre siamo in Italia: metti che per eleggere, che so, Violante al Quirinale, manchi alla conta un senatore/sindaco di centrodestra che Violante assolutamente no. Lo fai dimettere. Vuoi non trovare un altro senatore/sindaco del centrodestra che invece Violante lo vuole? Sarà così difficile? I sindaci grillini sono sempre esattamente d'accordo su tutto? Se un giorno un sindaco grillino decade, lo puoi sostituire con Pizzarotti? tecnicamente la cosa si può fare o no? Non si sa. Forse che sì, forse che no.
"Ma quindi..."
"È una stronzata pazzesca, esatto".

Un altro (ottimo) motivo per votare no al referendum

(Gli altri motivi:
1. Non si riscrive la carta costituzionale col martello pneumatico.
2. Non si usa una brutta legge elettorale come moneta di scambio.
3. Non mi piacciono le riforme semipresidenziali.
4. Meglio un Renzi sconfitto oggi che un Renzi sconfitto domani
5. Mandare 21 sindaci al senato è una stronzata pazzesca).

20 commenti:

  1. Ecco, su questo non ho nulla da contestare nel senso che in effetti l'idea di spostare un sindaco dai propri impegni locali è semplicemente indifendibile. Purtroppo questo punto andrebbe semplicemente cambiato con qualcosa di meglio, ad esempio gli amministratori locali avrebbero potuto eleggere qualcuno che non fosse impegnato ad amministrare un comune... il M5S avrebbe urlato al Senato della Kasta? Nessun problema: lo fa sempre, lo fa anche con chi è stato eletto direttamente.

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  2. Paradossalmente E' già successo proprio con Renzi due volte.
    La prima quando lui si è dimesso da sindaco. La seconda quando ha tolto Marino (che sarebbe stato un senatore). In sostanza in pochi mesi il PD avrebbe rimosso DUE senatori con una mossa interna al partito.
    Immaginiamo uno strumento simile in mano a TUTTI i partiti.
    Nessun comune sarebbe al sicuro. Alla faccia della rappresentanza..
    Grazie per il suo stimolante articolo.

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  3. Questa è un'argomentazione molto debole. I sindaci delle città vanno molto spesso a Roma per portare le istanze dei propri territori: quelli delle grandi città tendenzialmente ogni due settimane. Il fatto che ora ci sia un luogo istituzionale dove i sindaci possano prendere decisioni per gli enti locali, senza fare camera d'attesa da questo o da quel ministro (come succede ora) lo trovo un fatto molto positivo.
    Riguardo a quanto scritto sull'Europa, mi sembra che il sarcasmo non sia giustificato, perché già da tempo la UE ha indicato negli enti locali (soprattutto le Regioni) degli interlocutori privilegiati nell'attuazione delle sue normative. Tenendo conto che ogni anno il Parlamento deve approvare una Legge Europea per ovviare al non adempimento delle nuove normative comunitarie (che significa anche multe da pagare), ritengo molto importante che una delle due Camere si dedichi in modo più approfondito sulla questione. Non è qualcosa di ozioso.
    La fantapolitica, poi, lasciamola da parte.

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    1. I sindaci delle loro città andranno a Roma a curare gli interessi della loro città: e allora ci vanno come sindaci, non come senatori. Se il sindaco di Barletta va al senato e quello di Trani no, il cittadino di Barletta non ne trarrà dei vantaggi?

      Dedicarsi in modo "più approfondito alla questione" significa delegarla a un'assemblea di dopolavorista con rimborso spese? Temo che pagheremo altre multe.

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    2. Mi sembra un ragionamento fatto un po' per compartimenti stagni. I senatori oggi sono eletti su base regionale, ma non è che si occupano solo della propria regione e dei suoi interessi. Un senatore che è eletto nel collegio Lombardia 1 non ha come unico interesse Milano e dintorni. Lo stesso varrebbe per i sindaci: e in un contesto di rappresentanza di enti locali, portare al Senato una rappresentanza di sindaci (uno per ogni regione) mi sembra un modo molto intelligente per ascoltare le istanze che vengono dai comuni; ovverosia l'istituzione più vicina ai cittadini e ai loro bisogni. Immagino che non rappresenterebbero soltanto Arquata Scrivia o Spilamberto, ma anzi diverrebbero un riferimento per tutti i sindaci della regione. E questo vale anche di più se, come immagino accadrà, a diventare senatori saranno i sindaci di capoluoghi (regionali o provinciali).
      L'accusa di dopolavorismo invece, come ho cercato di scrivere, regge poco, perché l'andare a Roma è un fatto normale per molti sindaci.

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  4. Per fortuna che sei entrato nel merito. Questa e` fantapolitica alla Fatherland, niente a che fare con l'entrare nel merito. Per entrare nel merito servirebbe qualche numero: quanto sta un sindaco al lavoro nel suo territorio? Chiaramente non ne ho idea. Ma le riunioni all'anci? e quelle in regione? Non cosi` banale.

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    1. Attenzione che la clausola europea è tutt'altro che trascurabile!
      L'idea di base della riforma è che il grosso dell'attività legislativa sia di competenza della Camera e che il Senato possa intervenire solo su specifiche questioni di interesse locale o per eventi rari (elezione del Pres della Repubblica, spostamento della capitale, ecc).
      Siccome però tutta la legislazione nazionale è sempre subordinata a quella europea, dal lavoro minorile all'omicidio, dalle tutele ambientali alle discipline sulla concorrenza, un senatore grillino potrebbe paralizzare l'attivita legislativa scatenando un confitto di competenza ad ogni nuova legge.

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    2. Queste cose un sindaco le fa in quanto sindaco, per rappresentare gli interessi dei suoi cittadini. Nel momento in cui diventa anche senatore, c'è come minimo un conflitto d'interessi. E il consiglio di un comune è investito del potere di far decadere un senatore della Repubblica, non si sa bene perché.

      Nella mia non lunghissima vita ho visto governi dipendere dalla capacità di senatori 90enni di essere presenti al voto; senatori a vita nominati per alterare l'equilibrio parlamentare; sembrava fantapolitica, ma è successo. Un complotto in un consiglio comunale per cambiare una maggioranza al senato è altrettanto assurdo e altrettanto possibile. Già oggi certe giunte si fanno e sfanno per motivi più romani che locali. Si fa già, perché dovrebbero smettere?

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    3. Queste cose un sindaco le fa in quanto sindaco, per rappresentare gli interessi dei suoi cittadini. Nel momento in cui diventa anche senatore, c'è come minimo un conflitto d'interessi. E il consiglio di un comune è investito del potere di far decadere un senatore della Repubblica, non si sa bene perché.

      Nella mia non lunghissima vita ho visto governi dipendere dalla capacità di senatori 90enni di essere presenti al voto; senatori a vita nominati per alterare l'equilibrio parlamentare; sembrava fantapolitica, ma è successo. Un complotto in un consiglio comunale per cambiare una maggioranza al senato è altrettanto assurdo e altrettanto possibile. Già oggi certe giunte si fanno e sfanno per motivi più romani che locali. Si fa già, perché dovrebbero smettere?

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    4. ...se fossi appena più vecchio avresti visto anche senatori a vita nominati per toglierli dalla cima della loro lista elettorale.

      (peppone senatore!!! doncamillo papa!!!)

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  5. hai dimenticato una cosa: i consiglieri
    comunali mandano a casa un sindaco-senatore? intanto se ne vanno a casa anche loro
    pensa alla maggior parte di quegli scienziati-consiglieri del comune di roma che hanno (ubbidendo a renzi) mandato a casa marino: la maggior parte di loro sta a casa
    per me non ci vedo niente di scandaloso (anzi!) in un senato composto da consiglieri regionali e sindaci in carica, anzi la cosa mi piace

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  6. hai dimenticato una cosa: i consiglieri
    comunali mandano a casa un sindaco-senatore? intanto se ne vanno a casa anche loro
    pensa alla maggior parte di quegli scienziati-consiglieri del comune di roma che hanno (ubbidendo a renzi) mandato a casa marino: la maggior parte di loro sta a casa
    per me non ci vedo niente di scandaloso (anzi!) in un senato composto da consiglieri regionali e sindaci in carica, anzi la cosa mi piace

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    1. quindi gli aquilani dovrebbero essere rassicurati dal sindaco di Pescara senatore? I veneziani dovrebbero farsi piacere il sindaco di Verona senatore? In Piemonte? Sindaco di Torino? No... è grillina non diamole visibilità, si scelga il sindaco di Cuneo. I torinesi e i piemontesi tutti sicuramente si sentiranno pienamente rappresentati da un sindaco che non conoscono e che non hanno mai votato.

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    2. I consiglieri avranno compiaciuto il partito e alle prossime elezioni saranno di nuovo in lista. Quindi vandranno a casa per un paio di mesi e guadagneranno poi i successivi cinque anni di nuova consigliatura. Comunque, come dice il padrone di casa, è già successo e succederà di nuovo.

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  7. questa riforma è scritta con i piedi. Tutti coloro che si occupano di diritto sono per il NO.

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  8. Non ho capito qual e` il problema. Invece di costringere un senatore novantenne a votare, si fa cadere una giunta comunale. Certi giochini sono parte della mentalita` italica, la riforma non c'entra.

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. In Germania funziona così da decenni senza nessunissimo problema, anzi tutto fila liscio egregiamente.
    Tipico vezzo italiano: lamentarsi sempre, lasciare che tutto malfunzioni come al solito e non cambiare mai nulla.

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    1. In Germania mandano sindaci al Bundesrat?
      Peraltro lì si vota per Land, e quindi la permanenza a Berlino si riduce di molto.

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  11. Ciao Leonardo, a supporto della tesi dell'articolo cito da questa pubblicazione di Roma Tre "La Costituzione riscritta. Saggi sulla revisione costituzionale in itinere"

    "L’Italia riscopre ora quel che altrove (Francia) è già considerato obsoleto e tra l’altro ammette una pluralità di funzioni in capo a uno stesso eletto in piena controtendenza con la giurisprudenza della Corte costituzionale che in diverse occasioni ha ritenuto le incompatibilità (proprio tra sindaci e senatori) uno strumento volto a scoraggiare il cumulo dei mandati, che di per sé può comportare una minore efficienza dell’ufficio, ma anche un problema d’imparzialità,
    poiché gli interessi connessi alle diverse cariche possono essere addirittura confliggenti tra di loro o possono portare a intrecci decisionali difficili da sciogliere"
    E ancora:
    "Nel progetto di riforma il rinnovo avviene senza una cadenza regolare
    e per un numero indecifrato di senatori, è, infatti, legato non a regole proprie del Senato, ma a quelle dei mandati regionali e comunali che si rinnovano in ordine sparso, senza che questo possa portare giovamento al Senato che potrebbe assistere a composizioni di maggioranze di natura territoriale o di partito sempre in evoluzione e poco durature. Ciò potrebbe incidere negativamente su tutte le attività dell’Assemblea parlamentare perché tale condizione di “precarietà” non giova al lavoro e alla continuità della seconda Camera".

    Il volume è disponibile qui http://ojs.romatrepress.uniroma3.it/index.php/costituzione

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