La Stampa, ottobre 2001. |
A questo punto di motivi per votare No ne ho già messi più di quindici, di cui una buona diecina nel puro merito della riforma. Qualche cosa da dire ancora mi verrebbe, per esempio sul nuovo articolo 117 che dovrebbe fare tabula rasa di un'era di sconsiderata devolution, rimediando al dilagare di contenziosi tra Stato e Regioni. Ai miei occhi inesperti sembra un po' pasticciato; c'è una lunga lista di competenze che tornano allo Stato (ad esempio, "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute"), segue un'altra lista di "potestà legislative" riservate alle Regioni, non voci non dissimili dalla prima (ad esempio "programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali") ma in un ordine diverso. Può darsi che tutto ciò contibuisca a determinare con chiarezza ciò che spetta allo Stato e ciò che spetta alle Regioni (al primo la salute, al secondo la, uhm, programmazione dei servizi sanitari), ma così a occhio, ecco, non sembra. In mezzo la famosa clausola di supremazia "Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale" che mi sembra veramente formulata nel modo più vago possibile, come a scoraggiare da qui in poi qualsiasi rigurgito di orgoglio regionale.
Però, sapete che c'è? In fondo non me ne intendo. Magari è un buon articolo, una di quelle cose brutte ma pratiche; bisognerebbe chiedere ad avvocati o amministratori. E visto che di motivi per votare No ne ho già più che sufficienti, qui lascio la mano. Non voglio dare l'impressione di uno che sta a spulciare il testo alla ricerca del minimo errore. Tutte le cose che ho trovato fin qui erano magagne evidentissime che mi era già capitato di notare, di cui avevo già discusso qui o altrove; l'articolo 117 mi dà solo una brutta impressione, ma magari è un pregiudizio.
Ipotizziamo che si tratti proprio di un pregiudizio, e che in realtà l'art. 117 sia un ottimo articolo. Sarebbe più o meno il primo. E più che di una riforma, bisognerebbe parlare di controriforma: un ritorno al centralismo dopo la revisione del Titolo V votata da un parlamento a maggioranza di centrosinistra nel 2001 e confermata da un referendum nell'ottobre dello stesso anno, quando Berlusconi era già tornato al potere. Del resto da quando esiste questo blog lo scrivente ha già partecipato a due referendum confermativi di revisione costituzionale: nel 2001, appunto, e nel 2006. Il che mi pare un buon argomento contro uno dei mantra renziani, ovvero che se non si cambia la Costituzione stavolta non la cambiamo più. La Costituzione si cambia continuamente. Ai tempi dell'emergenza spread i tedeschi ci convinsero a inserire il pareggio di bilancio (secondo la mentalità nordica per cui se metti una legge nella Costituzione, dopo la rispetti). Tremaglia fece inserire le circoscrizioni per gli elettori all'estero. E così via.
Chiunque abbia una salda maggioranza nel Paese può cambiare la Costituzione italiana quando e come vuole. Renzi forse non ce l'ha, ma non c'è davvero motivo di pensare che a Renzi segua il diluvio. La prospettiva escatologica di alcuni renziani è abbastanza irrazionale; quanto alla fretta di Napolitano, è difficile impedirsi di pensare che l'età avanzata non giochi un ruolo. Ma noi saremo qui anche quando Renzi cadrà - e non è affatto detto che sia stavolta, anzi: potrebbe anche essere il suo più grande trionfo - ma prima o poi cadono tutti, e siamo sopravvissuti a leader che sembravano più irresistibili di lui. Se vince il Sì, per un po' occorrerà tenersi questa nuova costituzione coi sindaci al Senato e i referendum propositivi. Se vince il No, si può ricominciare a parlarne anche da subito; magari modificando quei passi che gran parte degli osservatori aveva criticato, molto prima che la riforma passasse in parlamento.
Il caso dei sindaci è il più eclatante: non c'è davvero motivo per mandarli al Senato (ci sono modi più onesti di risparmiare), salvo che Renzi lo aveva promosso a una Leopolda e da lì in poi ci si è intestardito: a una buona riforma scritta da gente esperta, R. ha preferito una riforma discutibile scritta come la voleva lui. Perché alla fine era su di lui che voleva che votassimo; la Costituzione, in fin dei conti, è un pretesto. Fosse tornato indietro sui sindaci e su qualche altro dettaglio, Renzi avrebbe avuto persino il mio voto: ma il punto è che non lo vuole, questo voto mio. Vorrebbe mettermi in minoranza, o almeno costringermi a votarlo turandomi il naso, anteponendo la paura del post-Renzi a una legge che in coscienza ritengo peggiorativa. Io ho, come tutti, paura del post-Renzi, ma non al punto di mettere la croce sotto qualsiasi schifezza. Renzi è una risorsa ma non è indispensabile: potrà durare ancora moltissimo, sia se vince sia se perde di misura. Potrà avere il mio voto, quando proporrà cose che riterrò buone: non è davvero questo il caso.
Gli altri motivi per votare il referendum
1. Non si riscrive la carta costituzionale col martello pneumatico.
2. Non si usa una brutta legge elettorale come moneta di scambio.
3. Non mi piacciono le riforme semipresidenziali.
4. Meglio un Renzi sconfitto oggi che un Renzi sconfitto domani
5. Mandare 21 sindaci al senato è una stronzata pazzesca
6. Mandare sindaci al senato è davvero una stronzata pazzesca.
7. Nel nuovo Senato alcune Regioni saranno super-rappresentate, ai danni di altre
8. Si poteva scrivere meglio, ma non hanno voluto.
9. Di leggi ne scriviamo già troppe: non abbiamo bisogno di scriverne di più e più in fretta, ma di farle rispettare
10. Il numero di firme necessarie per richiedere un referendum abrogativo va aumentato e basta
11. Non è vero che sarà più facile approvare leggi di iniziativa popolare, non fate i furbi.
12. Dio ci scampi dai referendum propositivi.
13. Il Presidente della Repubblica non sarà necessariamente una figura sopra le parti.
14. Gli abitanti delle città metropolitane non avranno il diritto di eleggere i loro rappresentanti? Ma siete scemi?
15. Chi abolisce le Province non capisce il territorio.
16. Se passa la riforma, per un po' ce la dovremo tenere; se non passa, possiamo subito proporne una migliore.
Dopo che qualche decina di milioni di italiani si sarà espressa contro la riforma costituzionale che nel bene o nel male è la più importante da quando c'è la repubblica, pensi davvero che qualche pazzo si metterà di nuovo a parlarne? Non scherziamo. Non ci sarà nessun'altra riforma. Non dopo che si sono spese su questa gli ultimi due anni e le più promettenti carriere politiche. E quando forse fra vent'anni qualcuno si rimetterà a parlarne, stai pur sicuro che la mediazione che ne seguirà non sarà migliore di questa ma figlia di un clima politico e istituzionale ancora più deteriorato (perché forse ci stiamo dimenticando quanto già ora sia deteriorato. Breve riepilogo: M5S primo partito alla camera nel 2013, rielezione di Napolitano, 5 anni di governi di larghe intese etc. etc.). Se vince il no non sarà l'apocalisse: sarà semplicemente tutto com'è ora e come è sempre stato, cioè fermo, cristallizzato nel nostro eterno presente in cui tutto si muove ma nulla cambia, nella speranza che forse un giorno venga un Salvatore che realizzi la Gerusalemme celeste delle riforme perfette. Tanti auguri con quello.
RispondiEliminaQuanto drama.
EliminaNon siamo nemmeno sicuri che andrà a votare più gente delle altre volte: e come vedi, anche dopo si è continuato a cambiare la costituzione.
Non siamo sul promontorio dei secoli, non siamo indispensabili: se non sappiamo scrivere leggi decenti altri le scriveranno. Le scriveranno comunque, perché vengono dopo.
La tua idea di riforma è aspettare che arrivi qualcuno e faccia una cosa giusta, definitiva ed esemplare. La mia idea è: proviamo con la cosa imperfetta e bruttina che abbiamo ora e perfezioniamola col tempo, invece di attendere una cosa perfetta che non sappiamo nemmeno se verrà mai.
EliminaMa perché? Io quando mi propongono riforme costituzionali che mi piacciono le voto. Nel 2001 votai sì, nel 2006 no. Non è un matrimonio, non è una firma per entrare nell'esercito, è una riforma costituzionale.
EliminaIl modo migliore di perfezionare la costituzione col tempo è approvare riforme migliorative, non peggiorative come questa.
Vedi? Questo è il punto: questa riforma è brutta e attaccabile sotto ogni fronte, ma non è peggiorativa. Forse il binomio riforma più legge elettorale potrebbe essere effettivamente peggiorativo, ma se non mi sbaglio la corte costituzionale si deve ancora esprimere sulla legge elettorale. Mi affido alla loro valutazione. Per il resto altri (veri) argomenti per votare no non ne ho sentiti. Fin'ora me ne hai dati quindici ma neanche uno decisivo.
Elimina"proviamo con la cosa imperfetta e bruttina che abbiamo ora e perfezioniamola col tempo,"
Eliminahihihi
vittorio emanuele terzo disse proprio così, a proposito di un certo primo ministro che doveva nominare illotempore.
amarcord
(NumeroUno mode /off)
"Per il resto altri (veri) argomenti per votare no non ne ho sentiti. Fin'ora me ne hai dati quindici ma neanche uno decisivo."
EliminaScusa, Piero, ma al di là del rispetto per la tua posizione, non posso che immaginarti come il cavaliere nero dei Monty Python:
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Certo che di confutare le obiezioni così son capace anch'io.
RispondiEliminaguarda mi hai quasi convinto, tuttavia immagino che se la maggioranza dei votanti deciderà di volere il senato com'è ora (faccio un esempio) passeranno un bel po' di anni prima di potersi azzardare a proporre cambiamenti, o meglio ci vorrà una grandissima e concorde maggioranza per pensare a modificare quel che ora la maggioranza dei votanti ha deciso che va bene com'è, per dire
RispondiEliminalo stesso vale per le altre modifiche