Mettiamola così: negli ultimi anni in Italia si sono aperte splendide opportunità, per i preti (anche grazie alla pochezza di molti laici, specie quelli in perenne fregola referendaria). E tuttavia in fin dei conti restano pur sempre preti. Che possono fare, a parte parlare e parlare? E parlando e parlando, che possono fare, a parte scoprire le proprie debolezze e contraddizioni?
In sostanza: Bagnasco è caduto in una trappola. Parlando e parlando, gli è uscita una castroneria che resterà alla Storia. Non fosse il suo mestiere, ci sarebbe da compatirlo: lui mica pensava di sollevare tutto questo polverone. Non era una Nota ufficiale del CEI, se provate a cercarla sul Sito Ufficiale o altrove farete molta fatica: l’infelice paragone tra convivenza, pedofilia e incesto gli è uscita dalle eminenti labbra a un convegno di animatori della cultura e della comunicazione della diocesi di Genova. E insomma, chi se l’aspettava un’imboscata dei giornalisti del Secolo XIX? Puntuale è infatti fiorita la smentita: Bagnasco non intendeva davvero paragonare, è stato frainteso, estrapolato, eccetera eccetera. Già: ma come fa notare il pur prolisso Malvino, il testo completo non lo ha ancora pubblicato nessuno. Può anche darsi che Bagnasco volesse dire il contrario di quel che i maledetti giornalisti hanno estrapolato: ma in attesa della pubblicazione integrale, l’impressione è che Bagnasco abbia detto esattamente le cose ampiamente riportate dai virgolettati – anche se avrebbe preferito che i giornalisti non lo ascoltassero. Ma appunto, questo è il grosso limite dei preti, ancorché “animatori della cultura e della comunicazione”: a furia di parlare, c’è il rischio che qualcuno ti ascolti sul serio.
Gesù, che di comunicazione un po’ ne capiva, spesso e volentieri stava zitto: il silenzio si addice ai profeti e ai re. Piuttosto di dire qualcosa di avventato, si metteva a scarabocchiare nella sabbia. Coi preti è diverso: loro nel dubbio parlano. E da qualche tempo in qua, parlano senza rete.
Nessuna nostalgia, per carità: eppure non si può fare a meno di osservare che ai tempi della Dc un incidente del genere non sarebbe scoppiato. Qualche cavallo di razza avrebbe preso il telefono e – con tutta l’umiltà del caso – ammonito fraternamente sua Eccellenza a non cadere più in simili trappoloni, e lasciare la politica a chi la faceva di mestiere. L’unità politica dei cattolici era una specie di filtro che dei preti lasciava passare qualche santa parolina ogni tanto. Oggi è diverso. Sparsi in cinque partiti in concorrenza tra di loro, i cattolici fanno a gara ad attaccarsi alle sottane (dei vescovi). I vescovi se ne sono accorti e, come fanciulle in fiore, parlano, parlano. E voi non avete che lasciarli parlare:
Nel momento in cui si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana, non vi è più un criterio di giudizio per valutare il bene e il male e quando viene a cadere un criterio oggettivo per giudicare il bene e il male, il vero e il falso, ma l’unico criterio o il criterio dominante è il criterio dell’opinione generale, o dell’opinione pubblica, o delle maggioranze vestite di democrazia – ma che possono diventare ampiamente e gravemente antidemocratiche, o meglio violente – allora è difficile dire dei no, è difficile porre dei paletti in ordine al bene. Perché dire di no a varie forme di convivenza stabile giuridicamente, di diritto pubblico, riconosciute e quindi creare figure alternative alla famiglia? Perché dire di no? Perché dire di no all’incesto come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene? Perché dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano? E via discorrendo, perché poi bisogna avere in mente queste aberrazioni secondo il senso comune e che sono già presenti almeno come germogli iniziali. Oggi ci scandalizziamo ma, a pensarci bene, se viene a cadere il criterio antropologico dell’etica che riguarda la natura umana, che è anzitutto un dato di natura e non di cultura, è difficile dire ‘no’. Perché dire no a questo a quello o a quell’altro. Se il criterio sommo del bene e del male è la libertà di ciascuno, come autodeterminazione, come scelta, allora se uno, due o più sono consenzienti, fanno quello che vogliono perché non esiste più un criterio oggettivo sul piano morale e questo criterio riguarda non più l’uomo nella sua libertà di scelta ma nel suo dato di natura. Vi è necessità di porre dei paletti a una società che sta andando alla deriva.
Un primo appunto: se parla agli animatori della comunicazione, forse è meglio che adoperi frasi più brevi e incisive. E magari concetti un po’ più chiari: cos’è la “concezione autotrascendente”? qualcosa che trascende, va bene, ma allora perché “auto”? Qualunque cosa sia, sembra proprio che non esistano altri “criteri oggettivi per giudicare il bene e il male”. Oggettivi? Sua Eminenza sta dicendo che l’unico criterio morale oggettivo è… autotrascendente? Se è così, ok: ma forse c’è un modo per comunicarlo meglio.
Poi c’è un certo malcelato disprezzo per le masse, che si vestono di democrazia ma che sono prontissime a cambiarle non appena torna di moda il nero (il che a volta in effetti avviene: e di solito nei paraggi c’è qualche prete che parla parla e approva). Quindi si arriva al famigerato “perché dire di no?” Il senso è abbastanza chiaro: per Bagnasco l’unica morale oggettiva arriva da Dio; quel che legifera la maggioranza non ha importanza, perché la maggioranza è fascista o sta per diventarlo. Per di più, la maggioranza non ha gli strumenti per “dire di no” a chi difende un’aberrazione morale in nome della libertà. Potrebbe avere un senso, non fosse che i due casi citati da Bagnasco siano due clamorosi autogol. Infatti:
1. Il partito olandese non si è candidato alle elezioni, per mancanza di firme; evidentemente le masse vestite di democrazia non sono ancora pronte a tanta liberà. Per ora l’organizzazione ufficiale che nell’Occidente si è spesa di più per coprire i pedofili rimane la Chiesa Cattolica. In nome di non si sa ancora quale morale oggettiva o autotrascendente: Gesù aveva per i pedofili parole di fuoco, si vede che lui non era ancora autotrasceso abbastanza.
2. Il fratello e la sorella che “hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene” non vivono in Inghilterra, ma in Germania (come sanno più o meno tutti i lettori di quotidiani tranne Bagnasco) dove l’incesto è reato, appunto; anche in Italia del resto è reato, ma punibile solo se dà pubblico scandalo. Qui Eminenza confonde la regola con l’eccezione: l’esempio semmai prova che le maggioranze vestite di democrazia riescono a dire di no all’incesto anche senza l’intervento di Bagnasco.
Nella seconda parte della citazione salta fuori nientemeno che il “criterio antropologico dell’etica che riguarda la natura”. Sarebbe a dire? Ricordiamo che Bagnasco parla a braccio, e ha già scambiato una volta la Germania per Inghilterra. Ma insomma, l’impressione è che sua eminenza persista nel lapsus di ritenere la morale cattolica fondata nell’“oggettività” e addirittura nella “natura” (o nell’“antropologia”). Ma quando mai? La Bibbia è un campionario di casi morali aberranti; il Vangelo (che contiene un “comandamento nuovo”) non è fondato sull’oggettività, ma sul paradosso. I miti erediteranno la terra. Chi non ha peccato scagli la prima pietra. È più facile per un crine di cammello entrare nella cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli. E cosi via. È tutto così poco “oggettivo” e “naturale” che i preti del tempo, chiacchierini quanto i nostri, a un certo punto ritennero giusto crocifiggerlo in quanto bestemmiatore. Con tutto che parlava poco.
Bagnasco invece parla, parla. E voi fatelo parlare.
La pochezza intellettuale preoccupa soprattutto perchè abbiamo un papa teologo.
RispondiEliminabagnasco dovrebbe preoccuparsi: gli unici a difenderlo seriamente, fra i politici italiani, sono storace, calderoli e buttiglione.
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/politica/coppie-di-fatto-7/reazioni-bagnasco/reazioni-bagnasco.html
Già, la facoltà di teologia.
RispondiEliminaHa da essere come scienze della comunicazione, ma senza sesso.
io sono seriamente preoccupato e moralmente offeso dal razzismo che si sta alimentando. un sacco di testoline vuote o rasate hanno avuto un bel "via libera" alle loro tesi "naturali"...
RispondiEliminahai inaugurato il mio tumblr :-)
RispondiEliminaDecisamente fuori tema qui, ma in memoria di una cosa che avevi scritto a fine dell'anno scorso:
RispondiEliminahttp://www.rumors.it/notizie/0079/articolo.htm
qual'è il passo di Gesù contro i pedofili?
RispondiEliminaintendi dire il "quello che farete al più piccolo di voi l'avrete fatto a me?"
o qualcosa di più specifico?
Mentre leggevo il tuo articolo condividendolo mestamente punto per punto, mi chiedevo dove fossero quegli italiani di tutti i giorni che, sì le radici giudaico-cristiane, ma fusto e foglie ce li hanno laici.
RispondiEliminaPoi ho trovato questo articolo su La Stampa:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200704articoli/20046girata.asp
in cui si parla di preti pro-DiCo, disobbedienza civile dei cattolici etc, sezioni dell'ACLI che sbottano contro il family-day.
Respiro di sollievo.
ah, già, qual è il passo anti-pedofili?
RispondiEliminaPensavo fosse Matteo 18,6 (uguale anche in Marco 9,42):
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Ma sta tutto nel senso che dai al misterioso verbo "scandalizzare". Il fatto che venga prima della famosa tirata "tagliati la mano piuttosto che ti dia scandalo" mi faceva pensare a quel tipo di scandalo.
Detto questo, potrei anche andarmi a mozzare gli arti tutti: ma la macina al collo no.
E come la mettiamo con "Lasciate che i bambini vengano a me" (Marco 10,14)?
RispondiElimina@steu: "Lasciate che i bambini vengano a me" è universalmente interpretato in modo limpido e che non lascia sospetti (neanche agli anticlericali).
RispondiEliminaLa lettura del primo passo data da Leonardo è invece largamente condivisa. Si può dire che i pedofili siano l'unica categoria per la quale Cristo sembri suggerire la pena di morte.
(laddove ai non credenti - coloro che peccano "contro lo Spirito Santo" - basteranno il pianto e lo stridore di denti per l'eternità)
Beh, non voglio prendere le difese di Bagnasco, ma forse la questione andrebbe un pochino approfondita nel suo insieme.
RispondiEliminaFranco.