Insomma, c'è questa 12enne di Treviso che qualche mese fa, per fare un po' di soldi si fotografava nei bagni. Notizia avvilente, ma bisogna dire, non straordinaria. La nudità è sempre stata una risorsa facile, la diffusione dei telefonini l'ha resa ancor più a portata di mano, e di vivere in una società materialistico-esibizionista avevamo già qualche sospetto. Cosa dobbiamo fare? Quello che stiamo facendo già: consumare un po' di meno e dissuadere i ragazzi dal portare i telefoni a scuola. Del resto non è che volessi parlare di questo.
Volevo parlare di Paolo Crepet, “psichiatra, sociologo e docente di cultura e linguaggi giovanili” che conosciamo tutti per distratta frequentazione televisiva – oltre perché il suo volto ci rassicura su tantissime sovraccoperte nei reparti più affollati delle librerie. Crepet si ritrova invischiato nel caso della 12enne di Treviso semplicemente perché qualcuno (forse un giornalista di Repubblica, forse dell'Ansa, non ho capito) gli ha chiesto un parere. E magari Crepet era lì pronto... oppure invece no, magari era molto indaffarato a correggere bozze di un libro, o con un seminario di cultura e linguaggi giovanili, oppure semplicemente si stava scegliendo gli slippini per andare il mare, vai a sapere, squilla il telefono ed è un giornalista che vuole il tuo fondamentale parere su un caso di cronaca di mesi fa, tirato fuori giusto per la chiacchiera sotto l'ombrellone. E siccome sai come funzionano queste cose, tu capisci che i giornalisti, e i lettori, non vogliono sentire un trattato, ma una battuta pronta e precisa, per cui la butti giù così:
“La mamma faccia un po' meno shopping - invita -. Temo che il modello cui quella ragazza aspira da qualche parte in famiglia lo abbia visto”. E al padre Crepet consiglia "di comportarsi come avrebbe fatto suo nonno, cioé incazzarsi come una bestia".
Così il giornalista è contento, e lo psichiatra-sociologo-linguista giovanile può tornare rapisamente ai suoi problemi di psiche o di lingua. Tutti contenti. Cioè, tutti? Per esempio, immaginatevi la madre.
La madre deve essere per forza una sciamannata modaiola? Quante possibilità ci sono che Crepet sia riuscito ad azzeccare il profilo così, al telefono, in due minuti? Diamogli anche il quaranta per cento, in fondo è uno stimato psichiatra e sociologo. Ma se invece fosse una signora normale, vittima della moda più o meno come te e me, con una figlia un po' succube dei costumi delle compagne o dei programmi in tv pensati apposta per quelle della sua età?
C'è persino la possibilità non remota che la figlia abbia iniziato il suo commercio perché la madre, lettrice attenta se non di Paolo Crepet almeno di Asha Phillips, le aveva appioppato uno di quei bei No Che Aiutano A Crescere: no, la cintura D&G non te la compro, così cresci. Ah sì? E allora io mi vendo le chiappe via bluetooth, e alla fine vedrai che il tuo Crepet darà la colpa a te, perché Non Sei Capace Di Ascoltarmi.
Poi per fortuna i prof (che grazie al cielo danno un'occhiata anche ai bagni) si accorgono della cosa – oppure c'è una ragazza un po' più assennata che fa una spiata, la scuola si attiva per far capire alla 12enne che ha sbagliato, la famiglia, messa al corrente, decide di spostare la ragazza, la notizia per fortuna non filtra. Tutto è bene quel che finisce bene, o no? No, perché a giugno fa caldo e quando fa caldo le notizie morbosette filtrano, filtrano. Così questa povera mamma (che magari è davvero una sciamannata modaiola, eh: però nel frattempo potrebbe anche essersi rimessa in discussione) ritrova la storia della figlia scriteriata sui giornali, e in una colonnina uno dei suoi psichiatri televisivi preferiti che, con il tatto e la serenità tipica degli psichiatri, la sputtana ai quattro venti: basta shopping, sgualdrina! Magari è una che si veste all'Oviesse, ma Crepet non aveva tempo di indagare, e poi il giornalismo al giorno d'oggi è fatto così, opera per stereotipi... tu non sei uno stereotipo? fottiti.
E il padre? E il padre si deve incazzare come suo nonno... posso tradurre? Cinghiate. Tutto si può dire tranne che uno psichiatra e sociologo come Crepet non sappia il suo mestiere, quindi suggerisce cinghiate, cinghiate siano. Mi rimane solo un dubbio: ma se il pregiato psichiatra ci suggerisce di comportarsi come i nostri nonni, a cosa serve esattamente tutta la psichiatra e sociologia e tutti i libroni di Crepet che ci siamo comprati nei cinquant'anni successivi? È un po' come se Einstein, dopo una lunga cavalcata di formule su una lavagna, bofonchiasse e ci dicesse: “Beh... quindi Newton aveva ragione dopotutto”.
E se invece il padre fosse quello che incita la ragazzina a truccarsi, a pettinarsi, a farsi vedere come la più bella ragazzina del quartiere? Magari è separato, si fa vedere una volta all'anno e le regala un indumento firmato che lei non sa come abbinare... Cioè, magari no, che ne so? Niente, più o meno quanto Crepet, però Crepet ha già deciso che la madre è una modaiola e il padre no. La madre impari a vivere, e il padre cinghi pure, l'ha detto lo psichiatra sociologo, e quindi ok.
E perché la cosa mi fa arrabbiare tanto? Non lo so. Vedere un pregiato psichiatra che decide di trattare la realtà come uno stereotipo mi urta. Anch'io faccio parte di questa realtà, e non vorrei ritrovarmi nel prossimo stereotipo bofonchiato al telefono da Crepet. E poi c'è questa colpevolizzazione della famiglia. Una ragazzina si fa delle foto? È la famiglia che non dà il buon esempio. Molto comodo, finché non ci va la tua famiglia di mezzo. Ma io ricordo bene che a 12 anni riuscivo già a fare enormi cazzate senza che i miei ne avessero la minima responsabilità. Mi bastava guardarmi in giro – leggere, guardare la tv, tenermi aggiornato.
La famiglia sta diventando il grande alibi. È da un po' che non muore un'anoressica, ma la prossima volta che succederà, fateci caso: chiuderanno tre o quattro irreprensibili personaggi della moda e dello spettacolo in uno studio televisivo, gli chiederanno: “Perché”, e loro risponderanno che è colpa della famiglia. Non è la tv o le sfilate che producono anoressia, ci mancherebbe altro. Infatti non muoiono tutte le ragazze che guardano le sfilate, no? Muoiono solo quelle che hanno problemi famigliari, come volevasi dimostrare. Noi non abbiamo nessuna responsabilità. È tutta colpa della mamma (e al massimo del papà, che non cinghiava come il nonno).