Che stanno nelle tenebre
Il medioevo non va preso sottogamba. Proprio quando stai per liquidarli come una massa d'ignoranti alla mercé di alluvioni e pestilenze, ti sorprendono. Per esempio, il prete a Pasqua assolveva quasi tutti. Furfanti e prostitute, tutti in fila per ricevere l'eucarestia. Solo una categoria non era ammessa, solo una professione era senza redenzione: quella dei prestatori ad interesse. È chiaro? Puttane dentro, usurai fuori. In un linguaggio più politicamente corretto: le prostitute erano ammesse nel consorzio umano, i banchieri no. Troppo empio era il sistema da loro escogitato per creare soldi non dalla fatica del corpo, ma da altri soldi, dal Tempo, dal nulla. Solo Dio può creare qualcosa dal nulla, l'usuraio può anche esserci utile se dobbiamo rifare il campanile, ma non si consoli: andrà all'inferno. Di qui poi la nota specializzazione professionale di chi in Paradiso non ci sarebbe andato comunque, gli Ebrei insomma, con le disgrazie che ne derivarono.
Noi però non siamo più medievali, siamo moderni. Abbiamo messo le prostitute alla porta e l'abbiamo spalancata ai banchieri. Abbiamo laicamente deciso che mercificare il corpo è peccato, mentre il tempo si può investire in prodotti innovativi e diversificati. E adesso che le unicredit sono carta straccia non possiamo contare neanche su una struttura funzionale dove vendere il culo.
Siamo moderni e razionali, eppure il nostro atteggiamento nei confronti della prostituzione è tutto fuorché ragionevole. Non si riesce nemmeno a capire se prostituirsi sia un reato no. C'è una specie di nuvola normativa intorno, fatta di norme terrorizzanti e lassismo interessato. Qualcuno lo chiama un tabù. Sono d'accordo, purché si accetti che è un tabù nostro contemporaneo. Un secolo fa non esisteva: esistevano strutture riconosciute dalla legge ed esecrate dagli uomini virtuosi. L'igiene era discutibile, la morale netta, la normativa precisa. Poi un bel giorno abbiamo chiuso le case, ma anche gli occhi. E in questo le donne sono state determinanti. La Merlin apparteneva alla prima generazione di donne che in Italia hanno potuto votare ed essere votate. Prima di loro la prostituzione era una categoria professionale, nel bene e nel male: con loro diventa un problema. Nel bene e nel male.
Emarginata dalle donne, la prostituta ha potuto contare su un alleato che in tanti secoli non l'ha mai tradita: il Prete. L'emissario dell'antica civiltà medievale, discutibile sotto molti punti di vista, ma che forse le prostitute le aveva capite (di sicuro aveva capito gli usurai). Prete e prostituta, la coppia impossibile: non possono toccarsi, come Gesù e Maddalena, eppure si completano. Entrambi sono sterili (nel medioevo si credeva – si fingeva di credere - che la specializzazione professionale della prostituta la rendesse incapace di generare); uno raccoglie le confessioni, l'altra gli sfoghi. Entrambi custodiscono la Regola su cui è posata da secoli la civiltà cattolica romana, e che si riassume in una sola magica parola (quella che faceva uscire dai gangheri Lutero): Indulgenza. La Prostituta gestisce il peccato, il Prete amministra il perdono. Siccome ci guadagnano entrambi, il minimo è che si coprano a vicenda.
Per quel che ho potuto capire viaggiando, esistono tuttora due Europe: quella del burro e quella dell'olio, grosso modo. Nell'Europa del burro il puttantur è un'esperienza quasi impossibile. Le prostitute stanno a casa loro, le rare passeggiatrici confinate in quartieri turistici. Nell'Europa dell'olio, invece, ci si prostituisce per strada. Da cinquant'anni. Nel brontolio generale. Brontolano i benpensanti, che magari hanno il solo torto di vivere su una strada con picchi di traffico alle due del mattino. Brontolano le mogli, le madri, le femministe, brontolò solennemente anche Berlusconi II, ma non servì a nulla, ricordate? Andò un prete, con due operatrici, a spiegargli che non se ne poteva fare nulla: le prostitute dovevano restare per strada. E sono rimaste lì.
Finché un giorno, all'improvviso, Mara Carfagna.
La vera rivoluzione antropologica passa da qui, altro che lucciole di Pasolini. Al di là della facile ironia sul suo curriculum, è difficile non interpretare il suo disegno di legge come la rivincita delle escort sulle battone di strada. E sui preti, circostanza che vale la pena di approfondire. Quando Berlusconi III vinse le elezioni, annotai: “sarà uno dei governi più laici della storia della Repubblica, senza Binetti e con un sacco di allegri puttanieri”. Tiravo alla cieca, ma ci ho azzecato. Togliere le prostitute dalle strade significa sottrarle al controllo di tutte le strutture socioassistenziali che in questi anni le hanno monitorate, somministrando preservativi, te' caldo e test HIV. Strutture laiche e cattoliche che si sono prese cura delle prostitute perché lo Stato aveva deciso di non guardare da quella parte, secondo quel principio di sussidiarietà che è il segreto del successo millenario della Chiesa (e che alcune amministrazioni di sinistra hanno ricalcato con successo). Associazioni e opere pie, i cui meriti sono fuori discussione, che si sono trovate in prima linea quando il problema della prostituzione è diventato, a fine '80, la moderna tratta delle schiave. Hanno salvato migliaia di vite, raccogliendole per strada. Ma possono funzionare solo se le prostitute in strada ci restano. Questo è probabilmente quello che spiegò Don Benzi a Berlusconi II: se volete continuare a delegarci il problema prostituzione, fate pure. Ma dovete lasciarcele in strada. Mica le possiamo stanare casa per casa.
Da quando da bambino ho imparato a leggere i titoli dei giornali, so che esiste un dibattito sulle Case Chiuse, che si apre in mancanza di argomenti, e di solito si conclude quando un prete, o qualche altro meritevole operatore socioassistenziale, spiega questa franca verità: è meglio lasciarle in strada, così le controlliamo. In casa sarebbero più sfruttate. L'ho sentito dire per anni da uomini ragionevoli e pii, e mi sono fidato, mentre guidavo la mia utilitaria tra file di minorenni in tanga che evidentemente in una casa riscaldata sarebbero state più sfruttate di così. Anche se era difficile da immaginare.
Ecco, i miei dubbi nascono da una carenza di fantasia. Davvero in strada dev'esserci necessariamente più autonomia e solidarietà, e in casa più sfruttamento? Sul serio è più sicuro lavorare in strada, alla mercé di ubriachi al volante e polveri sottili? E quindi nei Paesi non cattolici in cui le strade sono sgombre la condizione delle prostitute sarebbe peggiore che da noi? Possibile? Fino a che punto questi discorsi non sono viziati, da un'ideologia, se non da un semplice ragionamento di sopravvivenza da parte di associazioni che in strada possono funzionare, e in casa no? La prima volta che ho provato a parlarne, qui, ho ricevuto una risposta molto bella di Cragno, che in una di queste strutture ha lavorato. E che sostanzialmente ribadisce quello che sappiamo: le associazioni fanno un lavoro importantissimo, ma lo possono fare soltanto su strada.
Ora, è naturale che difendendo la prostituzione stradale le associazioni (cattoliche o no) difendano anche la loro esistenza. Non mi sento di biasimarle. Quello che vorrei fosse chiaro è che se il nuovo blocco sociale benpensante di Berlusconi III e di Mara Carfagna decide di pulire le strade (effettivamente indecenti), deve avere subito pronto un piano di assistenza per i pianerottoli. E questa non è una battuta, è un discorso maledettamente serio.
Io non sono del tutto convinto che la casa porti a uno sfruttamento peggiore che la strada. L'industria della prostituzione non è una manifattura qualunque, che puoi nascondere in uno scantinato pieno di cinesi alimentati a pane e acqua. La prostituzione è aperta al pubblico, per definizione. Ha bisogno di pubblicità per attirare i clienti. E su cento clienti (i migliori amici delle prostitute, ricorda Cragno) ce ne sarà sempre uno in grado di distinguere una libera professionista da una schiava, e di chiamare un numero verde. Ma dall'altra parte del filo ci vorrà qualcuno in grado di capire il problema. Una persona onesta e indulgente. Sì, più o meno un prete.
Bibliografia:
Autori vari (a cura di Jacques Le Goff), L'uomo medievale.
Paolo Siniscalco, Il cammino di Cristo nell'impero romano.
Peter Brown, Il corpo e la società. Uomini, donne e astinenza sessuale nei primi secoli cristiani.
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L'intento della senatrice Merlin non era quello di chiudere gli occhi davanti alle prostitute, o di criminalizzarle, o di privarle di un posto di lavoro. Era quello di liberare migliaia di ragazze dalla schiavitù dei bordelli, dove vivevano prive dei più elementari diritti. Capisco che quando si parla di puttane d'antan si pensi subito a Bocca di Rosa, ma "la vita" non era una scelta, allora come ora, per la maggioranza delle prostitute.
RispondiEliminaAl chiuso, una donna è invisibile. Se la picchiano, la seviziano o la costringono ad accettare clienti che non vuole, ha meno possibilità di difendersi. Ripeto, non parlo di quelle che scelgono la prostituzione, che dovrebbero essere tutelate in senso previdenziale e fiscale. Parlo di quelle che si vendono per strada col pappone che controlla l'entità dell'incasso. Quelle, non solo è impossibile nazionalizzarle (e camparci sopra), ma sicuramente non hanno scelto di fare quella vita. Altrimenti, appunto, farebbero le prostitute a casa, come fanno già tante.
Giulia, io non discutevo l'intento della Merlin, ma i risultati.
RispondiEliminaSi poteva anche pensare, tra Quaranta e Cinquanta, che per liberare le schiave bastasse chiudere i bordelli regolari, o che comunque questo potesse essere il primo passo.
Però adesso noi sappiamo che no, non bastava, anche perché altri passi non sono stati fatti.
Io continuo a trovare discutibile il postulato per cui una prostituta per strada, per il solo fatto che è per strada, sia più libera e tutelata. Quando tutta questa "tutela" alla fine dei conti è il furgone della Caritas. Trovo discutibile l'idea per cui una prostituta bastonata in strada farebbe più rumore che in casa. E' una di quelle idee che se provi a spiegarle all'estero ti guardano strano. Può anche darsi che in Italia abbiamo capito più che nel resto d'Europa, ma mi sembra curioso.
Continuo a pensare che una prostituta stradale può essere costretta e seviziata esattamente come in casa; e se vuole ribellarsi, in 9 casi su 10 cercherà l'aiuto di un cliente. In strada come in casa.
Il fatto che si prostituiscano per strada, passando la notte al freddo e alla mercé del primo balordo é una cosa da tratta degli esseri umani.
RispondiEliminaAnche in appartamento saranno sfruttate (non lo nego), ma almeno avranno migliori condizioni di vita e un tetto sotto il quale esercitare.
E magari il fatto di essere al chiuso lascia qualche cliente balordo.
Se le prostitute hanno vita difficile per tanti motivi (passaporti, sfruttatori ecc), almeno al chiuso avranno condizioni ambientali un po' piu' umane.
Almeno cosi' spero per loro.
Pepe Carvalho
a me piu' che altro lascia perplesso il motivo, ovvero il decoro e non certo la preoccupazione per cio' che accade alle ragazze per strada.
RispondiEliminaesiste anche la prostituzione maschile, ma dato che non espongono parti del loro corpo non sono stati presi in considerazione.
non so bene quale sia la soluzione migliore per queste persone, certo e' che lo dovrebbero decidere loro liberamente.
ma del resto se lavorassero in casa quale sarebbe il condominio che le accetterebbe?
sinceramente trovo orribile il concetto di quartiere a luci rosse, automaticamente mi fa pensare ad un ghetto.
trovo in tutto questo immorale il giudicare indecorose le prostitute e poi mostrare il culo in tv.
ma del resto sta classe politica di contraddizioni ne ha da vendere...
concordo con leonardo sul fatto che sia improbabile che in italia la si sappia piu' lunga e meglio che in altri stati europei...
Credo che elo' abbia centrato il problema di questa iniziativa della ministra: si cura la facciata e poi ce ne sbattiamo della sostanza del problema. E' il limite di questo governo che non risolve i problemi, si limita a provvedimenti che aumentino il suo gradimento presso il pubblico.
RispondiEliminaIl problema delle prostitute va affrontato in toto, non sta certo solo nel dentro-fuori casa.
Nel nostro paese si fatica a sciogliere il nodo se fare della prostituzione una professione liberamente scelta, quindi supportata da tutte le strutture necessarie (controlli, rispetto dei diritti ecc) o qualcosa da nascondere (e sembra che la questa seconda opzione sia decisamente più gradita).
Elf
A proposito di prostitute, Merlin e matrimonio: il numero dell'Europeo in edicola questo mese parla proprio di questo, sottotitolo "I costumi degli italiani nel Dopoguerra", con belli articoli di Bocca e Camilla Cederna.
RispondiEliminaMa siamo proprio sicuri che prima della Merlin le prostitute per strada non ci fossero? Leggiamoci Moravia e Pratolini, solo per fare due nomi. Solo che se le trovavano per strada le mettevano dentro le case, diforza.
RispondiEliminaPoi, già, sono arrivate "le donne" a fare da guastafeste.
La dama del lago
Il problema della legge Merlin è che vedeva nelle prostitute delle vittime (di qui la volontà di liberarle dallo sfruttamento nei bordelli) ma anche un problema sociale, e di qui l'emarginazione delle prostitute e la loro condanna alla semi-clandestinità e invisibilità.
RispondiEliminaLa prostituzione non è mai stata proibita, ma nemmeno riconosciuta né tutelata, le prostitute per la legge non esistono.
La Carfagna sta peggiorando una situazione già critica. Si smetta semplicemente di fare del moralismo e si stabiliscano delle chiare regole e limiti per l'esercizio della professione, facendola uscire dalla clandestinità.
E togliamo ai preti questa esclusiva (interessante spunto di riflessione, questo di Leonardo).
jonathan dice:
RispondiElimina"Sab Ott 11, 2008 10:08 am
Direi: un bell'intervento, ben scritto, con diverse carenze conoscitive.
Più ben scritto che meditato, però.
Innanzitutto l'errore del raccontare il Don Benzi che va dal Berlusconi II e "gli chiede di lasciarle in strada": come si vede anche oggi e come si vide l'anno scorso con l'Osservatorio, l'associazione di Don Benzi è l'unica associazione che le vuole davvero cacciare dalle strade. Cosa che però, nei termini in cui la mettono, non è certo un titolo di merito.
E quindi escludo che il defunto Don, quando portò le due nigeriane dal Berlusca, sottovoce abbia detto al premier "resti tra di noi, io urlo e sbraito, ma a me fa comodo che in strada ci rimangano ...".
Con tutta la mia opposizione ed indignazione verso Don Benzi, gli devo riconoscere una sincerità di intenti (sia pure di ripugnante fascio-moralismo) che manca a tante altre associazioni.
Per ora, non ho motivo di pensare che i successori del Don si discostino da questa linea di fanatismo ideologico "disinteressato" (che li rende ovviamente molto "pericolosi").
In generale, però, la tesi sul "Prete" che ha bisogno della "Puttana in strada" è del tutto condivisibile: come già dissi, la Chiesa, intesa come macchina-da-business, ha bisogno del disagio sociale.
Quindi le fanno comodo gli immigrati irregolari, i bambini down, i poveri e pure le "puttane in strada".
Poi nella Chiesa c'è anche chi, per fanatismo ideologico, come i donbenzini, rinuncia volentieri al business pur di "colpire il peccato".
Il secondo (e molto più grave) misunderstanding è sulle "case" e sulle "Case Chiuse", trattate come se fossero equivalenti.
Questo è il punto: gli appartamenti privati NON sono equivalenti ai bordelli pubblici.
Ciò fa una differenza fondamentale sia sulle possibilità operative delle associazioni (che, beninteso, è verissimo che possono operare al meglio solo in strada e per questo difendono lo status quo) che sullo sfruttamento.
Lo sfruttamento è possibile in casa, negli appartamenti privati, tanto quanto sulla strada, non c'è proprio differenza.
Peggio, lo schiavismo è addirittura facilitato se la prostituta è segregata in casa.
Le cose invece cambiano radicalmente con gli Eros Center, ovvero locali "pubblici" legali e controllati, che sono il vero spauracchio per gli sfruttatori e del tutto inutilizzabili dagli schiavisti.
Le associazioni, dal canto loro, potrebbero operare, anche se "a regime ridotto", pure in presenza di bordelli pubblici ("case chiuse", Eros Center, "vetrine", ecc.), come fanno per esempio ad Amsterdam.
Il vero ostacolo alle associazioni, in caso di Eros Center, non è tanto la difficoltà nel contatto, quanto il fatto che mentre è facile far passare l'idea che le "povere" prostitute di strada hanno bisogno di assistenza, molto più difficile è far passare tale idea se le stesse stanno in bordelli legali e controllati!
Il che vuole anche dire probabili minori fondi stanziati per le associazioni.
Concludendo: sono del tutto concorde con l'idea che le strade piene di prostitute NON siano indice di civiltà.
Al contrario. Tenere il grosso della prostituzione in strada secondo me è indice di una gestione (o non gestione) del tutto incivile della cosa.
E lo dico da anni.
Ma Leonardo confonde il "mandarle in casa" con il "mandarle nei bordelli".
La Carfagna accetta la prima cosa ma ha orrore della seconda ipotesi.
E Leonardo, se davvero avesse studiato l'"Europa del burro", avrebbe imparato che là le puttane non stanno "a casa loro".
Stanno negli Eros Center.
O, per meglio dire: le prostitute in casa ci sono dappertutto, ma quella quota (amplissima) di sex workers immigrate e meno abbienti che ha bisogno di appoggi e che faticherebbe ad affitare un appartamento, in Italia gli appoggi li trova negli sfruttatori e nella strada, là li trova nei bordelli legali.
L'idea che l'avvento della Carfagna segni "la rivincita delle escort sulle battone di strada", oltre che maliziosa non è campata per aria.
Ma proprio per questo è segno della profondissima ignoranza della Carfagna o, meglio, di chi ha architettato tutta la manovra (e scommetterei che dietro c'è Silvio B. in persona), forse davvero con quella impostazione mentale ("lo facciano in casa, come fanno le escort").
Perchè le sex workers che stanno in strada non sono escort.
Non lo sono perchè non possono e in certi casi non vogliono esserlo.
Sono ragazze che "scelgono" la strada e gli sfruttatori perchè non hanno appoggi in Italia, nè un permesso di soggiorno permamente per affittare un appartamento.
E sono ragazze che spesso hanno l'obiettivo di una carriera mordi-e-fuggi di pochi anni, per fare soldi il più in fretta possibile e portarli ai loro paesi, dove valgono il triplo o il quadruplo del potere di acquisto di qui.
Per questo accettano le situazioni precarie e gli sfruttatori.
Chi di loro voglia fare la escort, lo avrebbe già fatto se avesse potuto farlo.
Il Carfagnum ha questo di demenzialmente e pericolosamente ignorante: che vuole far sparire la parte "cheap" e più debole del mercato senza offrirle al chiuso nulla di equivalente e contemporaneamente di controllato.
La preoccupazione è solo il "ripulire le strade", come se le stradali potessero trasformarsi di colpo in "escorts".
Tutto il resto, a cominciare dallo sfruttamento, è materia di cui il provvedimento non vulle neppure lontanamente occuparsi.
Leonardo mediti, pure lui."
http://jonathanx.forumup.com/viewtopic.php?t=640&mforum=jonathanx
Sulla Carfagna sbagli tutto, temo.
RispondiEliminaangelocesare
Ciao leonardo,e complimenti per la tua scrittura come sempre.
RispondiEliminaIn questo post e nei suoi commenti l'ottima salute del mercato della prostituzione - in altre parole, l'abbondanza di clienti - giustamente non viene presa in considerazione, perché la priflessione riguarda un piano èiù concreto e forse urgente (la qualità della vita delle prostitute).Mi sembra basilare non mischiare i due discorsi.
Ma siamo proprio sicuri che aprire un interrogativo (in un blog...non certo in parlamento) sul significato culturale del successo persistente e forse crescente del sesso a pagamento sia solo frutto di moralismo e/o sintomo di ingenuità?tutto sommato nel corso dell'ultimo secolo sono cambiate tante cose nei rapporti sociali e di genere che sembravano altrettanto "naturali" e immutabili, perché questa no? E' solo una domanda salottiera o la cosa non ha forse una certa importanza per capire chi siamo, in che cultura viviamo davvero? (certo andrebbe precisata meglio)Io per me, che sono nata e cresciuta a Roma ma paradossalmente in vita mia non ho mai praticamente avuto contatti con i preti (causa famiglia atea) né con le prostitute, mi rendo conto di capirci ben poco, epperciò mi piacerebbe conoscere il parere di chi evidentemente maneggia meglio certe categorie culturali pertinenti (peccato, perdono...). Insomma forse vi sembrerà pazzesco, o snob, ma io se devo essere sincera fino in fondo, oltre le spiegazioni solite che mi paiono troppo facili e francamente deprimenti (maschi in cerca di un ruolo dominante ben definito ecc.), proprio non riesco a capire perché, sparito il "culto della verginità" degli anni Cinquanta, sia invece ancora vivo e veget, quello che io tenderei a immaginare (evidentemente sbaglio) come il suo rovescio, ovvero un diffusissimo interesse (maschile) per il sesso-mercato. E' un mezzo off-topic a rigore, ma qualcuno raccoglie?
...e scusate gli "orrori".
RispondiEliminaper angelocesare:
RispondiEliminae perché jonathan sbaglierebbe tutto?
per nora:
scusa la banalità ma ricordi la lettera che giacomo leopardi scrisse al fratello:
"tempo brutto, stanza sporca e le donne
NON LA DANNO"?
--scusa se offendo la tua femminea sensibilità--
btw, saluti da:
nedo-putaniero
vecchio amico del padrone di casa
a mio parere se in appartamento si esercita la prostituzione lo vengono a sapere tutti: e prima o poi parte una segnalazione magari anonima alla polizia o ai carabinieri che andranno a fare controlli.
RispondiEliminaquesto succede quando si tratta di una donna italiana magari nel suo appartamento di proprietà; figuratevi se in un appartamento ci sono 4/5 straniere con il via vai di clienti che comporta.
mi meraviglio inoltre che molte donne si lamentino di questo provvedimento che per la prima volta colpisce i clienti maschi e sfruttatori delle donne, spesso minorenni.
@nedo-putaniero
RispondiEliminaNon la danno *a Leopardi*
-scusa l'ovvietà-
Il titolo: da "Und die einen sind im Dunkeln"?
RispondiEliminaLe reminescenze brechtiane del Leonardo?
Hi, I'm emanuele mendicelli, your blog is very interesting.
RispondiEliminaDavvero un bel blog . complimenti sinceri
Nora, io non condivido la tua sorpresa per il fatto che nel 2008 le prostitute abbiano ancora mercato.
RispondiEliminaViviamo in un mondo dove la maggior parte dei servizi vengono offerti in cambio di denaro, e la prostituzione è uno di questi.
Credo che avrebbe più senso domandarsi perché intorno a questo servizio deve essere creato uno steccato di dissuasioni legali e tabù tribali.
Sotto un post che scrissi un paio di mesi fa che raccontava riflessioni simili a queste tue (con molta meno capacità di esposizione, compensata dal mio solito modo di fare pittoresco) e cioè, nel caso ti andasse di incrociarlo con le tue riflessioni, questo:
RispondiEliminahttp://ilmiomanifesto.blogspot.com/2008/08/guerra-trper-i-poveri.html
un mio lettore mi lasciò un commento che trovo adattissimo anche a questo tuo post e che per questo mi concedo di incollare qui sotto, certo che lo avrebbe lasciato anche qui se avesse letto il tuo post:
"più seriamente, se non ricordo male un libro intitolato "la questua" dipingeva (ribadisco, se non ricordo male) la supplenza allo c.d. stato sociale da parte delle organizzazioni "caritetevoli" come lo strumento per accreditare la necessità di una corresponsione economica a carico dell'ente rinunciatario a fronte di un simile servizio.
una specie di appalto in regime di trattativa privata.
peccato risulti largamente antieconomico e con frequente sovrapposizione di competenze, personale, aggravio di costi e nessuna trasparenza su costi e benefici, risorse impiegate e livello di servizio.
la sussidiarietà ovvero the italian way to economics 2.0
roba da liberali colbertiani."
chiedo scusa per l'OT, e anche per la richiesta (non mi pare qui si facciano post su ordinazione, ma non posso davvero trattenermi): perchè non vai a vedere entre les murs (se passi da bologna alla cineteca lo danno in francese sottotitolato. visto mai...) e ne parli?
RispondiEliminasono molto curioso di sapere se qualcuno più intelligente di me, perlopiù abituato a vedere il meccanismo da dentro, la pensa molto diversamente da me.
saluti
Leonardo, hai sempre una scrittura felice, fin troppo; mi perdonerai se del tuo “lungo e peripatetico” commento solo alcune questioni di carattere marginale, ammettendo francamente la mia non-competenza in materia (personalmente credo che il proibizionismo, o preudo tale, vigente in questo campo non abbia risolto la questione, ma più in là non vado perché anche i quartieri a luci rosse - o le isole a luci rosse ipotizzate da Houellebecq - mi ispirano tristezza).
RispondiEliminaIl primo punto riguarda il "bisogno" delle associazioni, soprattutto di matrice cattolica, di problematiche come questa, per giustificare la loro esistenza. Sono un non-credente, un agnostico alla maniera di Protagora (credo), ma considero le religioni, tutte, un fatto culturale di enorme importanza e mi confronto volentieri con esse. Questo come premessa. Spesso, anche discutendo di coooperazione allo sviluppo, missionari ecc. sento dire la stessa cosa: i preti hanno bisogno della sofferenza, hanno bisogno della fame altrui per giustificare l'appetito proprio (di anime). Sia pure: ma non è forse vero che la sofferenza esiste comunque, indipendentemente dalla loro (e nostra) volontà? Dal punto di vista del credente, la questione non è che se queste cose sparissero vivremmo in una magnifica società di spartani, splendidamente edonisti, simili a dei (è l'alternativa ai missionari che propone agli Zulu il protagonista di un racconto di Coetzee). Dopotutto, le montagne che circondano la mia città sono piene di simboli religiosi, piantati lì nel corso dei secoli per proteggere i pastori dal fulmine, dalle frane ecc. Evidentemente la chiesa ha alimentato queste credenze: ma non significa che i fulmini e le frane non esistano, e che da sempre gli uomini non cerchino un linimento al dolore e una protezione dagli eventi avversi. "Vorreste che la gente venisse operata senza anestetico?" si chiede il protagonista di un racconto di Hemingway. Se anche la religione è oppio, non sono tutti buoni gli oppi dei popoli?
Il dilemma semmai è un altro, ed è molto più classico: è se accettare tutto perché tutto deriva dalla volontà di Dio o se combattere il male, curare la sofferenza, riconoscere che la creazione non è perfetta, è suscettibile di un miglioramento. Per me, è il dilemma che pongono i protagonisti de "La peste" di Camus, o se vogliamo essere più prosaici i due sacerdoti dell'"Odisssea del Poseidon”: l'alternativa fra il fatalismo, l'accettazione di ciò che perché così dev'essere, e l'attivismo religioso nei suoi mille rivoli, compreso il volontariato.
La seconda questione, che sfioro di passaggio perché davvero qui siamo off-topic, è quella della sussidiarietà, che tu ritieni essere, se ho capito bene, alla base del successo dell'associazionismo cattolico, fondandosi quest'ultimo sul trasferimento di funzioni pubbliche al privato-sociale. In verità il principio di sussidiarietà prende corpo dalla consapevolezza che il pubblico a volte è meno efficace nel gestire certi servizi e certe funzioni, specie quando è troppo "lontano" dai problemi (ad esempio, quando gestisce tutto dalle sue capitali). Un esempio fra i tanti è quello della riforma della scuola, che fortunatamente qui da noi (cioè in Trentino Alto Adige) non applicheremo: bene, questo mi pare essere precisamente un campo in qui la sussidiarietà - intesa come il trasferimento di competenze a chi è più vicino alle cose, più aderente ai problemi, più in grado di decidere con cognizione di causa - è sacrosanta. Perché è evidente che, ad esempio, il valore di una sciolina di 50 studenti in cima ad una valle alpina è diverso rispetto a quello di una scuola analoga di pianura o in una conurbazione. Ma allora vendendo al tema, chi dovrebbe decidere della sorte delle prostitute? Chi ha fatto il percorso classico scuola, università, matrimonio, carriera politica, ministero o analoga posizione decisionale, tutto questo senza mai calcare con i tacchi la stessa polvere che calcano le puttane tutti i giorni ai bordi delle strade, o le dirette interessate, assieme a coloro che le conoscono meglio, ovvero, come molti hanno scritto, i preti e i clienti?
Buona giornata, grazie per gli stimoli contenuti nei tuoi interventi, e scusa se posto questo commento 3 volte, blogspot non è molto userfriendly mi pare.
Leonardo, grazie per la tua risposta, come sempre cogli nel segno: ed è che, se mi sorprendo a sproposito di certi fenomeni (la prostituzione e tanti altri) è perché, in fondo, non mi rassegno all'idea che la massima disponibilità di servizi a pagamento equivalga alla massima espressione di una società "libera e democratica".
RispondiEliminaChe ci vuoi fare, si vede che devo ancora superare l'effetto subdolo di certe idee retrograde inculcatemi da piccola da genitori, come dicevo, atei e "progressisti" (usavano addirittura di questi termini ottocenteschi, pensate...). A ciascuno i suoi condizionamenti...
Saluti (e un sentito grazie all'anonimo che ha risposto a nedo).
Complimenti per il tuo blog...perchè non mi inserisci tra i tuoi amici e mi linki?? Te ne sarò grata
RispondiEliminagrazie!!!
Ma mi ha mangiato il commento lasciato stamattina perché in risposta a Marco Pontoni ho mirato in alto (Madre Teresa) e va bene tutto ma ci si fermi ai fanti, o perché pubblicare con login Blogger manda in qualche tipo di moderazione?
RispondiEliminaUffa.
Comunque ho mirato in alto, appunto.
Madre Teresa.
Roba grossa, insomma.
Broono, moderazione qui non ce n'è (anzi, da parte mia c'è violenza e prevaricazione), però più sopra un commento tuo lo vedo, non so se ti riferisci a quello.
RispondiEliminaGiangi, scusa, non posso inserirti tra i miei amici perché non ti conosco.
Punch-d, entre le murs aspetto che esca a Carpi, non dovrebbe metterci molto.
Marco, il discorso sussidiarietà l'ho appicicato un po' a forza, ma in uno dei libri che ho citato, il Siniscalco, c'è questa tesi forte, per cui la Chiesa si è sviluppata nei secoli dell'Impero proprio in funzione sussidiaria facendo fronte a esigenze a cui nessuno rispondeva (assistenza malati, anziani, ecc.). E va bene.
Però un conto è rispondere a esigenze, un altro è contribuire ad alimentarle.
Nora, non credo che si tratti di libertà e di democrazia: si tratta di mercato. Non va esaltato, ma nemmeno demonizzato. Anche la questione della tristezza, di cui parlava Marco: io trovo tristissime le discoteche e i macdonald's, non per questo le vieterei o mi metterei a multare i clienti.
Poi devo dire che Nedo non ho mica capito chi sia.
Scusa Leonardo se non mi aggiungo alla discussione (mi sembra che i tuoi lettori abbiano tutti le idee più chiare delle mie su questo argomento), voglio solo ringraziarti per questo:
RispondiElimina"finchè un giorno, all'improvviso, Mara Carfagna [...] la rivincita delle escort sulle battone di strada."
Genio!
Simona
Leo, hai scritto "io trovo tristissime le discoteche e i macdonald's, non per questo le vieterei o mi metterei a multare i clienti."
RispondiEliminaCerto, neanch'io.
Nel mio primo commento d'altronde avevo precisato che il mio interrogativo sulla popolarità del servizio prostituzione qui e oggi era un interrogativo "culturale", o meglio antropologico, sulla società in cui viviamo. Che semmai eventualmente potrebbe implicare, in prospettiva, la ricerca di orientamenti per un lavoro culturale nella medesima. Insomma qualcosa di molto molto meno pratico e concreto e più o meno off-topic rispetto all'argomento del tuo post, rispetto al quale la tua posizione mi sembra a occhio ragionevole, anche se come ho detto preferisco ascoltare le opinioni di chi ne sa di più. E mo' basta...ho commentato anche troppo! Ciao
Io mi sto sempre più convincendo che la prostituzione - se si riuscisse a estirpare lo sfruttamento - è uno dei modi più veloci per avere un passaggio economico per impoverire un coglione e arricchire una furba.
RispondiEliminaOvviamente, sarebbe bello se fosse così.
concordo su gran parte del post, anche se io sono probabilmente superficiale sulla questione, ma aggiungo che ci trovo troppa ipocrisia fra i difensori della strada.
RispondiEliminaqui la mia posizione romana
Faccio l'antipatico.
RispondiEliminaConosco il fenomeno indirettamente. Ma, apparentemente, molto di più di tutti quelli che ne parlano qui e sui blog citati - con la sola eccezione di Cragno.
Proprio per questo non riesco a capire (e tollerare) la gran parte dei giudizi netti e tranchant che si vedono in giro.
Conosco di vista alcune ex schiave: vederle partecipare a corsi professionali per rifarsi una vita coi loro bambini non è poco. Sensazioni che difficilmente si possono descrivere.
Conosco donne e ragazze (si, tutte femmine, i Cragno son rarissimi) che lavorano ed hanno lavorato in associazioni, laicissime, che sono appunto una via di mezzo tra volontariato e servizio pubblico. Su questo ci sarebbe da discutere all'infinito - ma è quello che c'è qui ed ora, e che funziona. E funziona con poche risorse, grazie appunto alla sussidiarietà ed a questo commistione tra pubblico e privato sociale.
La tratta, la violenza domestica e non, le case protette con la difficile convienza di ex schiave semi recluse per la loro sicurezza; la collaborazione con le forze dell'ordine (con tanti esempi di umanità e buon senso che ti fanno quasi dimenticare Genova), l'avere quotidianamente a che fare con livelli di violenza altissimi, che segnano le vittime e si ripercuotono anche con chi si rapporta con loro; mille altre cose che non appaiono neanche lontanamente in tutti questi dibatiti, ma che sono centrali. Ti spiegano di cosa si sta parlando.
Ho visto il logorio, fisico ed emotivo, di amiche eccezionali che con questo lavoro-missione (così è, oppure dopo tre giorni scappi) si facevano in parte carico in continuazione di drammi enormi e difficoltà difficlmente immaginabili da chi non ci ha mai avuto a che fare - e magari vive immerso in una cultura patriarcale che qualcosa c'entra, con tutto ciò.
Capisco - ma non posso nascondere che una certa sensazione di fastidio. Mi sembra spesso non un discorso da bar, ma una sua versione raffinata, da salotto buono, protetto e distante anni luce dal merito dell'argomento, concretissimo di carne e sangue, che mi sembra ridotto a pura speculazione teorica.
In cui i protagonisti non hanno voce e sembrano ridotti a stereotipo (con o senza giudizio morale incluso).
Pazienza, capita: ma certi atteggiamenti ed affermazioni contro le "associazioni" ed i "preti" che spuntano qua e la nei commenti e su tanti blog, si, mi disgustano.
Gli unici ragionamenti seri e dibattiti veri che ho avuto la fortuna di seguire sono stati in convegni organizzati proprio da queste associazioni, accusate più o meno velatamente di "difendere la strada e lo status quo" - che sono molto più avanti del triste dibattito attuale: poi arriva, appunto, la Carfagna e se ti opponi ad un provvedimento piovuto dall'alto, indifferente alla realtà, evidentemente strumentale e fatto per nascondere la polvere sotto il tappeto fregandosene delle vittime della tratta, trovi mille avventori del bar sport pronti ad accusarti di "difendere i tuoi interessi". Come se la questione centrale fosse la finta alternativa tra strada e appartamento, e non i diversi tipi di prostituzione che vi si svolgono ed i diversi livelli e modalità di sfruttamento.
Ed ovviamente in questa proposta di legge oltre alla complessità della realtà è stata del tutto ignorato il patrimonio di esperienza e di confronti di queste associazioni (diversissime, da quelle cattoliche alle ex prostitute per la liberalizzazione, con la notevole Pia Covre) che magari, una competente voce in capitolo a proposito di tutela delle schiave e ricerca di contesti più protetti ce l'avrebbero.
Al di la dei comunicati, che comunque consiglio caldamente:
http://www.unimondo.org/article/view/159526/1/
http://www.dire.it/HOME/prostituzione_parlano.php?c=13883&m=3&l=it
Ma no, in questo meccanismo che digerisce tutto, riminali al potere ed eroi quotidiani pari sono. Anzi: i primi vengono visti come "Pragmatici", i secondi come "ipocriti difensori della strada".
Eccolo, il paese che spegne la scuola, l'integrazione, la ricerca e sostiene l'acquisto di televisori.
Grullo
La solita pappagallesca notizia che si sente spesso di: "Tutte le prostitute da strada sono schiave" è falsa! Osservate il seguente sito internet: http://jonathanx.altervista.org/ Qui troverete tutte le affermazioni rilasciate da serie organizzazioni come il CENSIS ed il PARSEC. Quest'ultime affermano che non più del 20% delle prostitute sul territorio italiano è ridotto in schiavitù. Il vice capo della Polizia durante una trasmissione di Matrix su Canale 5 ha affermato che ultimamente questa percentuale è scesa al 10% http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=0yEHt8K_Rek La non prevalenza della costrizione è stata riaffermata anche dall'Osservatorio sulla Prostituzione del Ministero dell’Interno, composto da molte tra le più reputate organizzazioni di assistenza. Posso portare anche una mia testimonianza. In effetti, io vedo sulle pubbliche vie queste donne al lavoro con un "Telefonino" in mano ed addirittura, in numero sempre crescente, le stesse persone automunite con vettura dotata di targa del rispettivo Paese di provenienza. Voglio ricordare che con il cellulare è sempre possibile chiamare il 112/113, anche con il traffico limitato e/o con la tastiera bloccata. Quindi se io fossi uno che costringesse queste donne a svolgere questo lavoro, non doterei affatto esse di tale apparecchio.
RispondiEliminaIn più, non ho mai notato sulla strada la ragazzina con la faccia da quattordicenne. Si vede benissimo in quest’ultima occasione che la donna non ha diciotto anni d’età. Inoltre oserei sollevare un quesito molto strano. Perché le ragazze semplici italiane sono indenni da schiavitù sia dentro l'Italia, sia verso l'estero? Avremmo dovuto sentir parlare di ciò ed anche spesso, poiché queste persone nel nostro Paese non possono essere clandestine e quindi rimpatriabili con conseguenti mancati guadagni! Possibile che se le donne hanno il passaporto sequestrato, non possono denunciare nulla? Ciò vuol dire che se uno straniero smarrisce il detto documento, nel nostro Stato diventa un clandestino????? Comunque, devo dire che la schiavitù esiste nella prostituzione, come esiste in tutti i mestieri. I clienti delle prostitute non vogliono essere, salvo qualche raro caso, dei violentatori o schiavizzatori. Non cercano la donna costretta a prostituirsi. Se disgraziatamente si accorgessero di essere stati tali di una schiava, facilmente si offrirebbero per aiutarla in qualsiasi modo possibile. Molte in effetti sono libere grazie anche ai propri clienti. CHI AMA LA PROSTITUZIONE ODIA LA SUA SCHIAVITU'. Non pensiate che il proibizionismo risolva il problema suddetto. In effetti tale politica repressiva manderà il fenomeno nel sommerso, dove chi eserciterà tale mestiere o se ne vorrà avvalere, verrà spinto ad entrare in luoghi protetti e nascosti e per stare in detti posti queste persone pagheranno molti più soldi di quelli che danno tuttora. Tutto questo significherà un maggiore vantaggio per gli introiti della criminalità organizzata. Un proverbio dice: "Il proibizionismo è l'acqua del pesce Mafia".
Nel rispondere a Giulia nei primi commenti, devo dire che svolgere la prostituzione in casa è molto più pericoloso rispetto alla strada, poiché si deve restare da sole, altrimenti si crea il reato di reciproco favoreggiamento dell'altrui prostituzione, contando anche le spese dell'affitto e delle inserzioni pubblicitarie sui giornali. Inoltre, al chiuso lo schiavizzatore può tenere sott'occhio e sotto orecchio meglio la donna sfruttata nascondendosi sotto il letto o nella stanza accanto.
Franco.