Quando una ragazza come Nosheen finisce all'ospedale, o si ritrova sepolta in un orto, i giornalisti scrivono sempre una cosa che mi fa imbestialire. Scrivono che “voleva vivere all'occidentale”. È una frase di rara idiozia, che schiude un immaginario rimasto bloccato ai mitici anni '80 con Sabrina Salerno – cosa accidenti vorrebbe dire “vivere all'occidentale” a Novi di Modena nel 2010? Andare in giro in pantaloni? Sedersi sulla panchina del bar? La disco il sabato sera? Nosheen e sua madre portavano il velo. Vestivano alla pakistana. Non parlavano con gli sconosciuti. Preparavano cerimonie religiose e facevano il giro dei conoscenti per invitarli. Non vivevano “all'occidentale” e non sono state prese a pietre per questo.
Viceversa troverete in giro per la bassa un sacco di ragazzi dalla lingua strana e dalla pelle scura, che vivono “all'occidentale”, o almeno ci provano. Mettono blue jeans e qualche firma sulle felpe. Il sabato nei parchi giocano con mazze e palline – cosa c'è di più occidentale. Entrano nei bar, a volte ne escono con la ceres in mano. Qualcuno magari a mezza voce dice che la ragazza se la meritava, chissà chi frequentava a insaputa del padre. Lo dice anche il giornale, che voleva vivere “all'occidentale”.
Auguro a Nosheen di vivere, da qui in poi, la vita che vorrà. Sarà occidentale, sarà orientale, sarà probabilmente complicata. Io non so se le interessassero davvero i jeans, o mostrare i capelli. Le piaceva un ragazzo italiano? I giornalisti in queste cose sguazzano, ma sono chiacchiere e non ci sono prove (ci sarebbe anche un video, ma guarda un po', non lo ha visto nessuno). Quel che si sa è che era una brava figlia e una buona musulmana, che non voleva sposare un cugino che non conosceva; che non credeva che il suo Dio la obbligasse in questo senso; che sua madre era con lei; che ha fatto tutto quello che una quarantenne pachistana a Novi poteva fare per difenderla (andò persino dai carabinieri a lamentarsi del marito: che coraggio deve avere avuto questa signora?); che alla fine, per difendere sua figlia, Begm Shnez ha perso la vita.
Dirò una cosa antipatica. Io non so se vivo in occidente o in oriente. È una battaglia quotidiana, che mi appassiona solo fino a un certo punto. So che ancora trent'anni fa mia nonna si copriva il capo con un foulard prima di andare alla novena. Viveva poco lontano da dove risiede Nosheen. So che nel mondo complicato di mia nonna, di Nosheen, e mio, c'è un valore supremo e (mi dispiace) non è il diritto di portare i jeans o scoprire i capelli o farsi i video coi ragazzini italiani. È la vita, e offrire la propria in cambio di un'altra è la cosa più grande, più nobile che si possa fare. Per ricordarcelo noi occidentali abbiamo pietre. Abbiamo lapidi e monumenti, fuori e dentro le chiese – ma evidentemente non ci bastano. Su un'altra pietra, fuori dalle chiese, ma davanti agli occhi di tutti i residenti di Novi, occidentali o no, in jeans o velati, vorrei che si scrivesse qualcosa su Begm Shnez, che ha donato due volte la vita a sua figlia, che è morta lottando, e stava lottando per tutti noi, occidentali e orientali di Novi; che è caduta ma che ha vinto, quel poco che si poteva vincere quel giorno a Novi, per tutti noi.
Ai pachistani che arriveranno, da una terra ormai distrutta e spappolata da una guerra taciuta per dieci anni e da un'alluvione di cui nessuno ha parlato, non chiederò se conoscono l'italiano, i fratelli d'Italia o il va' pensiero. Se vogliono vivere all'occidentale o all'orientale o come preferiscono. L'unico prerequisito, per quanto mi riguarda, è che passino davanti alla lapide di Begm Shnez. Che sappiano. Volete stare da noi? Se c'è posto, bene, ma da noi funziona così: i nostri eroi non sono i padri che lapidano, ma le madri che danno la vita. Avete intenzione di tormentare figlie e madri? Non è il posto che fa per voi. Dareste la vita per loro? è l'unica cosa che ci serve sapere. La lingua poi s'impara, le usanze cambiano, e oriente e occidente non sono che nomi.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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Noi no. Donate all'UNRWA.
Stessero a casa loro ci eviteremmo questi problemi.
RispondiEliminaE tu? Da dove vieni? Razza di sotto specie sub culturale! Hai avuto solo culo a nascere in occidente. Non l'hai scelto tu. Non avresti potuto neanche vendolo, visto che non hai cervello. E poi, quali problemi? I tuoi forse? Hai problemi tu ad onorare una madre che da la vita per la propria figlia? Si, hai problemi e non solo questo. Vergognati miserabile.
EliminaE tu? Da dove vieni? Razza di sotto specie sub culturale! Hai avuto solo culo a nascere in occidente. Non l'hai scelto tu. Non avresti potuto neanche vendolo, visto che non hai cervello. E poi, quali problemi? I tuoi forse? Hai problemi tu ad onorare una madre che da la vita per la propria figlia? Si, hai problemi e non solo questo. Vergognati miserabile.
EliminaStessero a casa loro rimarebbe comunque il colossale problema dell'ignoranza di quelli come te. E lo sai, se no non resteresti Anonimo.
RispondiEliminaCioè, stai dicendo che se i pachistani stessero a casa loro non avremmo il problema della violenza famigliare?
RispondiEliminaPerché hai scelto proprio la mattina più indicata per scriverlo.
complimenti Leonardo, non avrei saputo dirlo (e scriverlo) meglio.
RispondiEliminaJonathan
Grazie.
RispondiEliminaE' la prima volta che scrivo, ti leggo da poco, ma le tue opinioni mi sembrano sempre ben pensate, anche qualora non mi trovi completamente d'accordo con te.
RispondiEliminaIn questo caso, lo sono abbastanza. E' vero che "vivere all'occidentale" può significare poco. Basta vedere la differenza in quanto a modo di vivere che c'è solo in Italia tra Milano e Napoli, tanto per dire (o tra Usmate e Castellabbate, per chi ha visto "Benvenuti al Sud"). Però è innegabile che alcuni tratti distintivi ci siano tra la vita occidentale OGGI e la vita orientale OGGI. Per dirne una, io ho a che fare spesso con persone cinesi e vedo che per loro, la cultura della famiglia è molto diversa dalla nostra. E' solo un esempio, ma per dire che delle differenze di vita ci sono.
"Vivere all'occidentale" credo significhi in questo caso o in casi simili volersi allontanare da quei precetti - o presunti tali - della cultura islamica che, oggettivamente, occidentale non è. L'occidente è intriso semmai di cultura cristiana, non islamica. Vista così, l'espressione ha senso.
Sull'ultimo paragrafo del tuo post non sono d'accordo. Credo che per una vera integrazione, l'ospitato (in questo caso il pakistano) debba tenere presente che non può venire in Italia e costruirsi "un angolo di Pakistan" o "un angolo di Cina" o un'angolo di qualcos'altro. Le China Town non sono integrazione. Conosco invece cinesi e albanesi, che, avendo imparato la lingua, e avendo in parte abbracciato la cultura del popolo in cui si trovano (non dico tanto, anche solo il cibo è già un passo...) ora sono veramente integrati e ben voluti dalla gente del posto. Basta poco.
Per quanto riguarda il commento di Anonimo, parlando razionalmente e usando le sue parole, "stessero a casa loro" avremmo meno di questi problemi; è matematica: i nostri casi (che ci sono) più i loro, sono di più che solo i nostri. Però non significa nulla...l'immigrazione non si può fermare, si deve controllare facendo in modo che sia veramente una risorsa e non una causa di illegalità e insicurezza sociale...
"L'occidente è intriso semmai di cultura cristiana, non islamica. Vista così, l'espressione ha senso."
RispondiEliminaL'occidente attuale, almeno quello europeo (nelle Americhe le cose sono molto diverse, non solo dall'Europa ma anche tra i singoli posti) non è più intriso di "cultura cristiana". È intriso di tante cose, una delle quali, importante, è il cristianesimo. Anche se non andrei a sostenerlo a voce troppo alta, per esempio, in Israele.
L'occidente attuale è capitalista, è tecnologico, è post-industriale, è tollerante, ed è più o meno "laico". Il cristianesimo ci entra pure, ma forse non è la cosa fondamentale. Le Filippine sono in grande maggioranza cristiane cattoliche, ma basta questo a renderle "occidentali"? E l'Etiopia?
Se poi andiamo invece a discutere di profondità storica, non esiste qualcosa come una cultura "orientale". L'Islam è molto più vicino a noi di quanto lo sia alla Cina o alle tradizioni hindu.
L'occidente probabilmente esiste, ma significa molte cose diverse. Potrei definirlo, ad esempio, come ciò che combina l'eredità del pensiero greco classico con quella del monoteismo abramitico. In questo senso, l'Islam fa parte a pieno titolo dell'Occidente.
Oppure uno potrebbe pensarlo come l'erede culturale della cristianità di rito latino. Solo che, ehm, ci sarebbero anche gli ebrei.
chapeau
RispondiEliminaHo detto infatti "semmai", per dire che, se bisogna dire una religione, quella è il cristianesimo. E' anche tutto quello che hai detto tu, certamente. Stavo solo cercando di dare un senso all'espressione "vivere all'occidentale".
RispondiEliminaAmmetto che mi aspettavo un tono un pò più accogliente nella tua risposta; sembra che a dire "cristianesimo" si dica chissà quale bestemmia...mah...
Applausi.
RispondiEliminaMassimo: scusa, non intendevo aggredirti. Lungi da me negare l'importanza del cristianesimo, che però, da credente, considero qualcosa di universale e non di "occidentale". Volevo solo mettere in luce che le cose sono molto più articolate, e che, anche non considerando la relazione continua tra il mondo occidentale nel senso più stretto e quello musulmano, in Occidente c'è sempre stata (da prima che il cristianesimo esistesse) una componente costitutiva NON cristiana.
RispondiEliminaNo, un link ad un articolo di Sapegno no!
RispondiElimina@ scorfano
RispondiEliminaMi associo agli applausi.
OT
Scorfano, torna. Per quanti mesi sarai ancora "silente"?
finche l'uomo qualsiasi esso sia qualsiasi sia il colore della sua pelle della sua cultura della sua religione si ferma solo a quei confini l'ignoranza dilagherà sempre nel micro e nel macrocosmo di ognuno di noi, è da noi che parte il cambiamento, anche se vuol dire lottare con sè stessi per cambiare schemi mentali culturali religiosi ecc e anche se il la trasfomazione sarà piccola, se questo manca, fino ad allora mai nulla cambierà e tutto continuerà sempre così se non peggio, che sia un padre italiano ad amazzare la figlia/o o la moglie o chiunque esso sia ecc o che a farlo sia uno straniero o il vicino di pianerottolo o di casa.
RispondiEliminaBen detto Leonardo. Volevo aggiungere che se il diritto alla cittadinanza (in un senso più valoriale che burocratico) derivasse davvero da quello che enunci nell'ultimo capoverso, allora molti italiani dovrebbero essere espulsi.
RispondiEliminaalfonso
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici." (Gv 15,13)
RispondiEliminaGrazie Leonardo per questo post.
Oggi stavo in coda ad un autobus della scuola, e mentre aspettavo che scendessero i bambini ho visto la soluzione a questi problemi, bambini di colore, cinesi, indiani, e qualche italiano... sembrava la metro di New York.
RispondiElimina@Leo:
RispondiElimina"Cioè, stai dicendo che se i pachistani stessero a casa loro non avremmo il problema della violenza famigliare?
Perché hai scelto proprio la mattina più indicata per scriverlo."
No, credo che con 'questi problemi' intendesse la presenza di esponenti di una cultura per cui le donne sono femmine da riproduzione da compravendere tra i maschi delle varie famiglie.
Ecco perché il tuo parallelo è mistificante: non esiste un'analoga cultura pugliese contemporanea per la quale le ragazzine debbano subire le attenzioni sessuali degli zii senza ribellarsi, pena l'uccisione (con la cooperazione degli altri maschi di casa).
tibi
@ tibi
RispondiEliminaAh no? Sei sicuro che non esiste? Certo non è specificamente pugliese, ma secondo te davvero nelle campagne, fino a poco tempo fa, e forse tuttora nei posti più isolati e poveri, davvero la violenza sessuale del padre/zio o dei fratelli maggiori sulle figlie/sorelle era una cosa così rara?
Il mondo contadino era un mondo mica così rosa come sembra ai cittadini oggi che ci fanno le scampagnate e finiscono negli agriturismi. Magari non le compravendevano (e poi ci sarebbe da discutere anche su questo), ma la prevaricazione sulle donne era all'ordine del giorno.
@Sì, sono sicuro: mia nonna andava a messa col fazzolettone (come quella di Leo), ma non è stata compravenduta (e neppure la sua).
RispondiEliminaStiamo parlando di abusi che avvengono non in sfregio ma _in ossequio_ alle norme vigenti della comunità, norme che forse vigevano ancora in qualche villaggio siculo, lucano, o sarcazzo, del secolo scorso, ma che certamente non sono accettabili né accettate oggi.
Non si può far finta di ridurre l'Occidente ai capelli sciolti o ai jeans; l'Occidente, oggi, è semplicemente il posto dove le donne non vengono compravendute, per contratto, a un padrone che rileverà il diritto di vita o di morte che aveva il padre su di loro, ma si scelgono liberamente un partner da cui potranno un domani separarsi.
Non è Disneyland, ma non è nemmeno un'enclave medievale dentro la modernità, perché è di questo che stiamo parlando: per la singola che ha il coraggio estremo (questo lo vede anche Leo) di ribellarsi e viene ammazzata, ci sono le migliaia che subiscono in silenzio, per sopravvivere.
tibi
sei umano e uomo insieme.
RispondiEliminasei meraviglioso.
Leo, grazie.
RispondiElimina@tibi:
RispondiEliminapoi non dico più niente, perchè sennò parte la solita polemica uno contro l'altro e non è utile a una discussione. Però ti assicuro che io meno di dieci anni fa, in Sicilia, ho toccato con mano la realtà di paesi dove in piazza, seduti al bar o in giro, ci stanno solo gli uomini, e le donne se devono passare di lì fanno un giro più largo, ma la piazza non la attraversano. Dove se vai al bar e ordini qualcosa le donne non ti guardano in faccia. Ti servono, ma non ti guardano in faccia. Non ti dico i nomi dei paesi solo perché sembrerebbe di additarli in qualche modo, e non voglio. Sono sopravvivenze, certo, e per fortuna poche, ma insomma, io credo che dovremmo andarci cauti nel vedere tutto il male sempre e comunque in culture di cui non sappiamo un accidenti. Perché poi il punto irritante è questo: cosa sai, davvero, del Pakistan, o della Cina, o dell'Albania o della Romania, a parte quando leggi un articolaccio di cronaca nera? Tu ne sai davvero così tanto? Io no. Mi risponderai che quel che ne sai ti basta a trinciare il tuo giudizio. Bene. Quel che ne sanno i più spesso l'ha fabricato gente come Feltri o Belpietro o Vespa o Ferrara o Minzolini. C'è da andarne fieri.
Nella campagna di Cuneo, uomini di mondo, mia nonna porta il foulard. Oggi. Lo fanno anche in città, la domenica mattina presto, le vedete fuori dalle chiese.
RispondiEliminaDetto questo 30 anni fa un mio compaesano è stato obbligato dai futuri cognati "a prender moglie", e non era la soluzione ad una gravidanza.
@luigi w: sì, io trincio, perché non vedo proprio cosa ci sia da sottilizzare rispetto alla tragica, ma coerente applicazione di principi che fanno parte integrante di una cultura e trovano legittimazione nel libro sacro, dove si specifica il posto della donna (sottomessa all'uomo), nonché il valore della sua parola (metà di quella di un uomo) e il metodo da usare in caso di disubbidienza ostinata al marito (le bastonate). Certo, se non si vuole trinciare, sono sicuro che esiste una ricca giurisprudenza di scuola saudita sulle dimensioni e nodosità del suddetto mezzo correttivo per mogli riottose (qualche filmato, coi sottotitoli, l'ho visto pure io in rete anni fa), da cui possono attingere i numerosi fautori dello strawberry blonde argument che ci sono da queste parti:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=bvHln-wKk9E
Se avete problemi con la pronuncia americana, ho anche la trascrizione:
«Imagine the Koran exactly the way it is, but with one additional line “If you see a red haired woman on your doorstep at sunset, cut her head off”. Just imagine a text like that which makes it down through the ages and is still there today. I can tell you what kind of world we would live in: a world in which red haired women are found murdered in the Muslim World. We would open the NY Times and read that 20 heads were just found in a bag and they were all red haired women. We would also live in a world in which apologists for Islam would look at that behavior and say it has nothing to do with Islam. They would say things like “there was a news story last week where a Mormon man killed his wife and she had red hair” and “Many of the women whose heads were found in the bag were not actually redheads – some were strawberry blonde” and “some of the women were shot and not decapitated, but clearly only decapitation is sanctioned in the Koran” etc. This is the type of gymnastics we would be faced with.»
Ed è il tipo di commenti che ho letto qui.
tibi
Fuitinaaaa....
RispondiEliminaPoveri pakistani che arrivano in Italia, da una terra distrutta dalla mafia del legname (causa delle devastazioni : http://www.treehugger.com/files/2010/08/illegal-logging-pakistan-timber-mafia-increased-flooding-damage.php) ad una altra terra, la nostra, disrutta ed annientata dalla mafia del cemento, del capannone nuovo al posto dell'orto e con sopra scritto "affittasi", dello scambio di voti, della cocaina a 13 anni, della tv fecale, delle ministre squillo, delle vecchie rifatte, delle sale bingo e delle botte ai bongo...
RispondiElimina> sì, io trincio, perché non vedo proprio cosa
RispondiElimina> ci sia da sottilizzare rispetto alla tragica,
> ma coerente applicazione di principi che fanno
> parte integrante di una cultura e trovano
> legittimazione nel libro sacro,
Giusto, aggiungo i riferimenti per completezza.
> dove si specifica il posto della donna
> (sottomessa all'uomo),
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__P3.HTM
[16] Alla donna disse:
"Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà".
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PYH.HTM
[22] Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;
[23] il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
[24] E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
> nonché il valore della sua parola (metà di
> quella di un uomo)
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PXR.HTM
[34] Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.
[35] Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
> e il metodo da usare in caso di disubbidienza
> ostinata al marito (le bastonate).
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__P4V.HTM
[20]Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità,
[21]allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te.
@Rutto (nomen omen?): il tuo è un caso da manuale di strawberry blonde argument.
RispondiEliminaDi esempi evidenti di applicazioni della legge coranica è pieno il mondo (e ormai si trovano anche nella cronaca locale, appunto).
E' altrettanto evidente che non troverai un esempio di ebrea adultera lapidata negli ultimi secoli, men che meno di cristiana negli ultimi duemila anni: perché sai, mentre tu eri impegnato a fare copincolla, la lapidazione l'hanno abolita, in Occidente.
E' questo il problema con l'evidenza: si può decidere d'ignorarla, ma poi si finisce comunque per sbatterci il muso.
tibi
Tibi, perché non mi vuoi bene? :(
RispondiEliminaC'era quella parte sulla legittimazione del testo sacro, pensavo che fosse quello il punto.
Ho... ho.. fatto un errore. Miseria :(
Io... io pensavo... Sì, cioè io pensavo che una volta scritta quella cosa della legittimazione del testo sacro si potesse portare un esempio.
Mai avrei pensato che poi con una replica si potesse cambiare il punto a tutt'altra cosa. Mi sento mancare.
Ahimé, non starò qui a incollare esempi sul nuovo punto perché sembra che durante il mio copia-incolla ci siano abolizioni che non condivido.
PS. Haha, quella cosa del nome. Alta scuola.
Dato che ci piace il genere, pensa che quella là si chiamava Scazzi, l'avvocato è Biscotto. Mpfhhh, uh uh uh. *gomitatina* *occhiolino*
@Rutto:
RispondiElimina"C'era quella parte sulla legittimazione del testo sacro, pensavo che fosse quello il punto."
Certo che era quello il punto: legittimazione a _fare_ qualcosa (nella fattispecie, ammazzare di botte la donna che non ubbidisce all'uomo). Visto che nessun cristiano / ebreo lapida le adultere, è evidente che non si sente più legittimato dal libro sacro (nel caso dell'ebreo), mentre il libro sacro del cristiano addirittura glielo vieta espressamente.
"sembra che durante il mio copia-incolla ci siano abolizioni che non condivido."
Non 'sembra', è certo che ci sono abolizioni che fai finta di ignorare.
Detto questo, io sono il primo a criticare l'invadenza nefasta della Chiesa cattolica in Italia, per quanto attenuata dalla secolarizzazione della società (subita più che accettata dalla Chiesa stessa). A maggior ragione, sono contrario all'invadenza/invasione di un'ideologia religiosa che ha ripreso (come hai maldestramente evidenziato tu) le parti più truculente e misogine della tradizione veterotestamentaria e poco o nulla della misericordia e del potenziale liberatorio di quella neotestamentaria e che i conti con la modernità deve ancora iniziare a farli.
"PS. Haha, quella cosa del nome. Alta scuola."
Basterebbero le scuole elementari per capire la differenza tra un nome (che ci si ritrova) e un nickname (che si è scelto): non hai colpa né merito del primo, ma del secondo sì.
(Oh, se poi salta fuori che i tuoi ti hanno iscritto all'anagrafe come 'Rutto', tante scuse e massima solidarietà, sia chiaro.)
tibi
Certo tibi, come no!?, noi i bianchi superiori abbiamo scritto nelle costituzioni che uomo e donna sono uguali, perciò il problema è risolto.
RispondiEliminaEccoti qualche dato:
Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. (da Repubblica.it)
in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale (sempre Repubblica.it)
Oppure è il modo che ancor ti offende? Le pietrate in testa, intendo. Ritieni più civile e progredito lo strangolamento con successivo stupro? O le torture e le mutilazioni inflitte alle centinaia di donne a Ciudad Juarez, Messico, capitale neoliberista?
@Pietro:
RispondiElimina"noi i bianchi superiori abbiamo scritto nelle costituzioni che uomo e donna sono uguali, perciò il problema è risolto. "
Straw man argument:
-ho parlato de 'i bianchi'? No, te lo sei inventato tu;
-ho detto che il problema più generale della violenza sulle donne in Occidente e in Italia in particolare non esiste? No, ho detto testualmente che non è Disneyland; il che non significa certo che si debbano accettare ulteriori peggioramenti, dettati da una cultura in cui la sottomissione violenta delle donne è scritta in una fonte che, per quella cultura, vale più della costituzione.
Che è esattamente il problema specifico che tu (in buona compagnia) ti rifiuti assolutamente di vedere, tirando fuori qualsiasi altra cosa ti sembri servire per buttare il tutto nel calderone.
Tipico strawberry blonde argument:
"Ritieni più civile e progredito lo strangolamento con successivo stupro? O le torture e le mutilazioni inflitte alle centinaia di donne a Ciudad Juarez, Messico, capitale neoliberista?"
Ti pareva che potessero mancare le multinazionali kattive?
Comunque, il tuo 'argomento' è perfettamente sovrapponibile a quello esemplificato in precedenza:
“there was a news story last week where a Mormon man killed his wife and she had red hair”.
So what?
Forse che nel codice civile o penale messicano, o nella versione messicana della Bibbia (giova ricordare che nell'islam la differenza è relativa o, in alcuni Paesi, inesistente) c'è scritto che le donne si possono violentare e ammazzare?
Neanche andando avanti di esempi farlocchi fino a tirar fuori il ratto delle Sabine riuscirai a negare l'evidenza: che non stiamo parlando di violenze e uccisioni inflitte _contro_ ma _secondo_ le norme vigenti in una determinata cultura.
La differenza sta tutta lì, non certo nei metodi di uccisione.
tibi
Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore?
RispondiEliminaIl riferimento al neoliberismo l'ho fatto per mostrare come anche la "cultura occidentale" rende le donne delle nullità, pura merce, manco la metà del valore del maschio.
E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k.
@Pietro:
RispondiElimina"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
@Pietro:
RispondiElimina"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
@Pietro:
RispondiElimina"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
E comunque questo gioco dei colori deve finire:prima o poi,io bianco tu nero,lui verde,ma la sostanza umana è la stessa,è solo il luogo che è diverso.
RispondiEliminaO no?
ciao.
Amelie
Pietro:
RispondiElimina"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
Se non peggiore, bum.
Sfido qualsiasi donna sana di mente a sostenere, in buona fede, che in Occidente la sua condizione sarebbe peggiore che in un Paese islamico.
"Anche la "cultura occidentale" rende le donne delle nullità, pura merce, manco la metà del valore del maschio."
Metti sullo stesso piano qualche culo in TV o tetta in copertina con la sharia, renditene conto.
tibi
Stessero a casa ci eviteremmo i problemi che ci portano loro in aggiunta a quelli che abbiamo già. Non so se il buon Leonardo ha la sindrome crocerossino, comunque le persone normalmente hanno già i propri problemi di casa da risolversi, senza sentire che il bisogno che ospiti invadenti portino pure i loro da risolvere.
RispondiEliminaTibi: il punto è che quel versetto nel Corano non c'è (nella Bibbia c'è scritto, credo sia Deuteronomio, "non permetterai che una strega viva". Mi risulta che sia stato applicato, e parecchio).
RispondiEliminaE non c'è nemmeno un versetto che dice che il marito di Begm Shnez poteva fare quello che ha fatto (non c'è scritto neanche che si possono lapidare le adultere, tra le altre cose, ma lasciamo stare). Il che significa che la tua tesi di fondo, e cioè che quell'atto è stato fatto in ossequio alla cultura "islamica", ha qualche problema.
(ah, ad avercela con la gente rossa di capelli, for the record, erano i cristiani. Pessimo esempio).
Certo, se a "islam" sostituisci, che so, "patriarcato" magari ci si intende meglio.
falecius: "il punto è che quel versetto nel Corano non c'è".
RispondiEliminaIl punto dello strawberry blonde argument, che forse ti e' sfuggito, era che qualsiasi nefandezza potesse essere stata prescritta dal Corano sarebbe arrivato qualche apologeta occidentale a spiegare che ma in Occidente si fa questo e peggio, o, come fai adesso tu, che ma non e' vero che le adultere vanno lapidate, c'e' scritto cento frustate (se non ricordo male, sai la magnanimita'):
“some of the women were shot and not decapitated, but clearly only decapitation is sanctioned in the Koran”.
Come vedi, anche tu rientri appieno nella casistica prevista.
Inoltre, da occidentale, avresti l'arroganza di andare a spiegare la legge coranica a chi l'amministra, sentenze capitali comprese.
E' la _loro_ religione: io non ne condivido una virgola, ma riconosco la loro autorita' in materia; alla fine, mi sa che li 'rispetto' piu' io di te.
tibi
"da occidentale, avresti l'arroganza di andare a spiegare la legge coranica a chi l'amministra, sentenze capitali comprese."
RispondiEliminaIo stavo spiegando una cosa a te, magari non riuscendoci, non ad un ipotetico qadi saudita che certamente ha altro da fare che stare a sentire il mio arabo approssimativo.
E comunque io non stavo parlando della lapidazione delle adultere (e tu non stavi parlando delle tizie dai capelli rossi, lo so).
È che il tuo argomento rifiuta la complessità, ovvero afferma che ci cerca di introdurre complessità, o meglio distinzione, in un certo tipo dico di discorsi, è complice involontario di nefandezze culturalmente incoraggiate.
Bene, nel caso specifico del post, la nefandezza in questione non ha nessun incoraggiamento dal testo che tu (non io) hai tirato in questione: anche se ammetto tranquillamente che lo abbia in una cultura che definirei "patriarcale" e che non è specifica delle società musulmane.
Infine: la legge "coranica" è il prodotto di uno sviluppo storico variabile. Non è immutabile né nel tempo né nello spazio (a differenza del TESTO coranico, che è sostanzialmente lo stesso ovunque e sempre).
Tibi, oltre a ribadire per venti commenti il concetto 'Corano bruttobrutto', hai proposte concrete?
RispondiEliminaPerché qui abbiamo migliaia di persone inserite nel tessuto economico che in quel Corano ci credono, e non è che pestando i piedi la situazione cambia.
Quindi: cosa proponi? Vuoi convertirli tutti? A furia di commentini su un blog o proponi di trascinarli in chiesa? Ma non ti piacciono neanche le chiese. Facciamo la rivoluzione, trasformiamo le loro moschee in fienili? Ops, non gliele abbiamo fatte neanche costruire (così non sappiamo dove le hanno).
Una bella deportazione di massa? Dove, visto che il Pakistan praticamente non esiste (costituzionalmente avrebbero ormai diritto tutti all'asilo, ma lasciamo perdere)? Sloggiamo qualche altro popolo inutile dal medio oriente e li recintiamo lì, tanto ci scorre il latte e il miele?
Non so. Sto ragionando a bocca aperta. Mi sto mettendo nei panni di uno xenofobo e sto cercando di capire se è in grado di proporre soluzioni concrete. Li diamo tutti a Gheddafi, che ha un sacco di posto nel deserto per piantare altri campi di, di... chiamiamoli ancora "campi di lavoro", per un po'.
No, seriamente: proposte? Perché la gente come te è molto brava a berciare. Oddio, no, non è il tuo caso, non sei neanche bravo a berciare. Parlo della categoria. Ma quando si tratta di proporre qualcosa, improvvisamente si è fatto tardi e uscite dal bar.
Leo, la tua 'proposta concreta' sarebbe, visto che in Pakistan piove (t'informo che da quelle parti le alluvioni purtroppo ci sono da sempre, si chiama 'clima monsonico' per un motivo), traferiamo il Pakistan qui, armi, bagagli e simpatiche tradizioni coraniche (o 'patriarcali', come direbbe falecius perché a chiamare le cose col loro nome poi si stigmatizza)?
RispondiEliminaT'informo che sono 170milioni, secondo le ultime stime: non è xenofobia, è solo la legge dell'incompenetrabilità dei corpi.
Ma la vera genialata, la soluzione omeopatica dell'integralismo religioso è... costruiamogli più moschee. Sì, perché t'informo anche che 'lasciargliele costruire' non basta: a PD, il comune gli voleva lasciare il terreno e il fabbricato gratis, ma hanno risposto che a ristrutturarlo poi spendevano troppo.
Quindi no, di parassiti religiosi che si succhiano i soldi delle mie tasse senza neanche chiedermeli ne ho già e temo che farò molta fatica a liberarmene, di certo non ne voglio altri.
Ma a parte le quisquilie economiche, sono veramente ammirato: ah, se nel primo dopoguerra ci fosse stato un illuminato come te, ad alzarsi e gridare losoio come risolvere il problema dello squadrismo: facciamogli costruire più case dei fasci!
Non mi sembrano proposte concrete, solo berciate di uno che apre la bocca senza ragionare.
(Prova ne sia che non resisti ad infilarci dentro la tirata antisraeliana, giusto per far caciara, per cui non raccolgo.)
Le mie sono molto più semplici: accoglienza, nei limiti delle risorse e nel rispetto delle priorità (t'informo che ci sarebbe anche un po' di crisi, in giro); tolleranza zero nei confronti di chi predica e pratica la violenza e la negazione dei diritti umani, che valgono anche per le donne pakistane: ti sorprenderà, ma persino loro, prima che 'brave mussulmane', sono esseri umani e in quanto tali titolari di diritti inalienabili; o almeno, qui al bar dell'Occidente si bercia così.
E se a qualcuno non piace, può sempre andarsene altrove: il mondo è grande e ricco di posti pieni di gente timorata di dio e pronta a dar man forte ad un padre che voglia rimettere in riga le sue femmine disubbidienti - ops, aspetta, è proprio da lì che vengono.
E visto che me lo chiedi, ti dirò di più: se qualcuno non cogliesse spontaneamente la contraddizione insita nel riproporre qui le stesse usanze medievali e disumane del posto da dove è scappato, sono anche disposto a sostenere politicamente i buttafuori, purché iscritti all'albo e rispettosi del codice deontologico; non siamo mica in un saloon del West, diamine.
tibi
Leo, la tua 'proposta concreta' sarebbe, visto che in Pakistan piove (t'informo che da quelle parti le alluvioni purtroppo ci sono da sempre, si chiama 'clima monsonico' per un motivo), traferiamo il Pakistan qui, armi, bagagli e simpatiche tradizioni coraniche (o 'patriarcali', come direbbe falecius perché a chiamare le cose col loro nome poi si stigmatizza)?
RispondiEliminaT'informo che sono 170milioni, secondo le ultime stime: non è xenofobia, è solo la legge dell'incompenetrabilità dei corpi.
Ma la vera genialata, la soluzione omeopatica dell'integralismo religioso è... costruiamogli più moschee. Sì, perché t'informo anche che 'lasciargliele costruire' non basta: a PD, il comune gli voleva lasciare il terreno e il fabbricato gratis, ma hanno risposto che a ristrutturarlo poi spendevano troppo.
Quindi no, di parassiti religiosi che si succhiano i soldi delle mie tasse senza neanche chiedermeli ne ho già e temo che farò molta fatica a liberarmene, di certo non ne voglio altri.
Ma a parte le quisquilie economiche, sono veramente ammirato: ah, se nel primo dopoguerra ci fosse stato un illuminato come te, ad alzarsi e gridare losoio come risolvere il problema dello squadrismo: facciamogli costruire più case dei fasci!
Non mi sembrano proposte concrete, solo berciate di uno che apre la bocca senza ragionare.
(Prova ne sia che non resisti ad infilarci dentro la tirata antisraeliana, giusto per far caciara, per cui non raccolgo.)
Le mie sono molto più semplici: accoglienza, nei limiti delle risorse e nel rispetto delle priorità (t'informo che ci sarebbe anche un po' di crisi, in giro); tolleranza zero nei confronti di chi predica e pratica la violenza e la negazione dei diritti umani, che valgono anche per le donne pakistane: ti sorprenderà, ma persino loro, prima che 'brave mussulmane', sono esseri umani e in quanto tali titolari di diritti inalienabili; o almeno, qui al bar dell'Occidente si bercia così.
E se a qualcuno non piace, può sempre andarsene altrove: il mondo è grande e ricco di posti pieni di gente timorata di dio e pronta a dar man forte ad un padre che voglia rimettere in riga le sue femmine disubbidienti - ops, aspetta, è proprio da lì che vengono.
E visto che me lo chiedi, ti dirò di più: se qualcuno non cogliesse spontaneamente la contraddizione insita nel riproporre qui le stesse usanze medievali e disumane del posto da dove è scappato, sono anche disposto a sostenere politicamente i buttafuori, purché iscritti all'albo e rispettosi del codice deontologico; non siamo mica in un saloon del West, diamine.
tibi
(chiedo scusa, cancella pure il doppione del commento: era Blogger che mi dava errore.)
RispondiEliminaAnonimo ottottobre, se stessero a casa loro ucciderebbero meno donne? Farebbero meno matrimoni combinati? I diritti delle donne pachistane sarebbero meglio garantiti di come sono in Italia?
RispondiEliminaPerchè mi sembra che il "tuo" problema sia che tuto ciò accada vicino a casa tua, e sarebbe più bello se succedesse altrove.
P.s.: la "sindrome da crocerossino" a casa mia si chiama umana decenza.
Scusate, "tutto" ciò, non tuto.
RispondiElimina"perché a chiamare le cose col loro nome"
RispondiEliminaLe chiamo col loro nome. Il Corano nel caso specifico c'entra zero, mentre il patriarcato c'entra eccome.
@Falecius: quindi secondo te un'ideologia pervasiva ed esclusiva delle altre, che ha la pretesa di regolare ogni aspetto della vita pubblica e privata delle persone, incluso come ci si deve pulire il culo, e che ha avuto svariati secoli ed amplissimi mezzi per esercitare la propria influenza, improvvisamente, proprio su una questione fondamentale di morale familiare, puff, sparisce, o al più si dissolve in un generico 'patriarcato', formula tanto generica da poter contenere la stragrande maggioranza delle società umane fino a tempi recenti.
RispondiEliminaSarebbe come dire che, se si trovano dei morti ustionati e disidratati nel Sahara, il sole c'entra zero, al più possiamo chiamarla 'sovraesposizione ai raggi ultravioletti', roba che potrebbe capitare a chiunque ovunque, anche a chi usa una lampada abbronzante a casa sua.
Opinione interessante, peccato che i fatti siano leggermente diversi e dicano, per esempio, che la piaga degli 'honour killings', dapprima sconosciuta, sia recentemente apparsa anche nei Paesi del centro-nord Europa, soprattutto ad opera di comunità d'immigrati come i turchi, i curdi, i pachistani appunto, gli iraniani, popoli diversi per lingua, cultura, economia, sistema politico, etc. ma con una caratteristica comune, chissà quale.
(E per favore risparmiami lo strawberry blonde argument che esistono persino altri immigrati che, ogni tanto, ammazzano la moglie/figlia per 'questioni d'onore'.)
Ma se non ti fidi di me, chiedilo un po' a loro, chi deve decidere chi deve sposare una donna:
http://pewglobal.org/files/pdf/258.pdf
Noterai che i Paesi dove la libertà di scelta della donna è sostenuta da una minoranza sono tutti islamici tranne l'India (dove peraltro c'è una forte minoranza mussulmana).
E quando si tratta di scegliere chi educare tra figli maschi o femmine, i Paesi dove la priorità ai maschi raggiunge percentuali a due cifre sono tutti islamici.
Che sfortunata coincidenza, eh?
tibi
Insomma, Tibi, al netto delle tue prediche coranocattivo cattivo, quello che proponi è accoglienza nel rispetto della compenetrabilità dei corpi e tolleranza zero per la violenza.
RispondiEliminaQuindi, in sostanza, proponi quello che propongono tutti gli altri: il banale buon senso di tutti i giorni. Le altre chiacchiere che stai facendo da cinque giorni cosa sono?
Stai esercitando il tuo diritto di "blabla quant'è brutto il Corano". Un punto di vista come un altro, che non ci fa fare un solo passetto avanti.
Il problema non è che tu sia xebofobo (lo sei) o razzista (lo sei). E' che sei semplicemente molto noioso, e non hai veramente nulla di concreto da proporre. Ti aggiri di qua e di là, molli un corano-cattivo qua, scoreggi un islamofascismo là, in attesa di tempi migliori.
Sotto sotto, stai cercando un puzzone più puzzone di te che mostri i muscoli e prospetti soluzioni finali. Tu da solo non ne hai il coraggio, ma se ti dessero un po' di ordini, saresti così felici di eseguirli.
Anche solo qualcuno che ti proponesse di esplodere in una qualche moschea: che liberazione. Per tutti quanti.
(Si è capito che non sei gradito? Ci sono altri modi in cui io possa spiegartelo?)
Tibi: Yawn.
RispondiEliminaCioè, facciamo finta che dalla tua buffa descrizione io abbia capito di che ideologia tu stai parlando. Ebbene, essa NON teorizza quel comportamento, più di quanto il Codice di Diritto Canonico teorizzi la pedofilia. Tu puoi prendertela col Corano quanto vuoi, ma resta il fatto che l'Islam, in quanto corpus di dottrine etiche e religiose, non consente l'omicidio.
RispondiEliminaLe società musulmane sono patriarcali. Come molte altre.
Che i delitti d'onore avvengano anche al di fuori dell'ambiente musulmano l'hai detto tu.
Ari-yawn.
@falecius: "l'Islam, in quanto corpus di dottrine etiche e religiose, non consente l'omicidio."
RispondiEliminaNo, scusa, è troppo bella: mi sto scompisciando.
Al-Ma'idah (The Table Spread)
# 5:33 (Asad) It is but a just recompense for those who make war on God and His apostle, and endeavour to spread corruption on earth, that they are being slain in great' numbers, or crucified in great numbers, or have, in result of their perverseness, their hands and feet cut off in great numbers, or are being [entirely] banished from [the face of] the earth: such is their ignominy in this world . But in the life to come [yet more] awesome suffering awaits them-
Al-Ahzab (The Confederates)
# 33:61 (Asad) bereft of God’s grace, they shall be seized wherever they may be found, and slain one and all.
At-Tauba (The Repentance)
# 9:111 (Asad) BEHOLD, God has bought of the believers their lives and their possessions, promising them paradise in return, ,[and so] they fight in God's cause, and slay, and are slain: a promise which in truth He has willed upon Himself in [the words of] the Torah, and the Gospel, and the Qur'an. And who could be more faithful to his covenant than God? Rejoice, then, in the bargain which you have made with Him: for this, this is the triumph supreme!
Al-Baqara (The Cow)
# 2:191 (Asad) And slay them wherever you may come upon them, and drive them away from wherever they drove you away - for oppression is even worse than killing. And fight not against them near the Inviolable House of Worship unless they fight against you there first; but if they fight against you, slay them: such shall be the recompense of those who deny the truth.
An-Nisa (The Women)
# 4:89 (Asad) They would love to see you deny the truth even as they have denied it, so that you should be like them. Do not, therefore, take them for your allies until they forsake the domain of evil [108] for the sake of God; and if they revert to [open] enmity, seize them and slay them wherever you may find them. And do not take any of them [109] for your ally or giver of succour,
(E potrei continuare, ma poi a Leo si alza la pressione: facciamo che puoi farti il tuo sonnellino in pace, visto che l'evidenza t'annoia. Buonanotte.)
tibi
Tibi, questa manfrina per cui le cose che scrivi sono davvero troppo eccitanti e anticonformiste e trasgrescio e quindi mi si alza la pressione, ecco, come dirlo, non hai più quindici anni. E non scrivi cose eccitanti: scrivi cose noiose e deprimenti.
RispondiEliminaQualsiasi analista a questo punto ti direbbe che ti sei scoperto: qual è il tuo obiettivo? Portare una visione diversa dei rapporti con la comunità islamica? Sì, ma soprattutto far "alzare la pressione" a un tizio che ti sta sulle palle. Va bene, ok, sei proprio un birbantello, ciao. In dieci anni sei l'unica persona che mi sono pentito di avere incontrato.
Non pretendo di mettere punti definitivi. Oltretutto ho una certa avversione per i testi sacri in genere. Proprio per questo apprezzo molto quando le società riescono a trovare una mediazione tra la parola "scritta" dal proprio dio millenni anni fa e il buon senso: va bene non rubare (ah, ah), va bene non mangiare i gamberetti, ma lapidare le adultere è out. Si prendono con le pinze un po' tutti i passi truculenti della Bibbia, si passa tutto alla giustizia civile e vai.
RispondiEliminaA fare questo grande passo i cristiani ci sono riusciti da poco (non i fondamentalisti), gli ebrei anche (non in fondamentalisti), ci riusciranno perciò anche gli islamici (sicuramente non lo faranno i fondamentalisti).
Quando avverrà? Boh, probabilmente, vedendo il nostro caso, aiuterà molto sbattere i religiosi fuori dalle stanze del potere e lasciarli in anticamera a tuonare contro la lunghezza delle gonne, affacciandosi ogni tanto a dirgli "sì, sì", mentre dentro si pensa alle cose serie. Il problema è che questi ogni tanto si riaffacciano, e bisogna essere fermi e decisi, come con i bambini, e avari con la paghetta, se no si montano la testa. Purtroppo noi oggi viviamo di nuovo in una fase disgraziata e delicata nella quale ci vorrebbe molta determinatezza e tanto, tanto relativismo etico per evitare rigurgiti identitari, razzisti e fondamentalisti.
Insomma, fondamentalismo è bruttobrutto (e ci metto dentro anche i leghisti), buon senso è bellobello, bon ton una meraviglia (mi riferisco al "birbantello").
Ridi, ridi. Resta il fatto che secondo la Shari'a l'omicidio, ivi compreso il delitto d'onore, è illegale. È contemplata la guerra, e anche la pena di morte, ma non perdo tempo a spiegarti la differenza.
RispondiEliminaFantastico. Quindi, visto che in Occidente le corti islamiche o non esistono, o non hanno (per ora) competenze penali, nessun omicidio commesso da islamici in Occidente ha motivazioni religiose.
RispondiEliminaA parte il grandissimo sollievo che cio' costituira' per Theo van Gogh, per la cinquantina di pendolari londinesi e i 200 di Atocha, e' esattamente il ragionamento di un Faurisson: siccome non si trova l'ordine originale di Hitler, con tanto di timbro della Cancelleria del Reich, l'Olocausto e' una bufala, al piu' nelle camere a gas ci disinfestavano gli ebrei pidocchiosi; siccome tu non vedi nessun marchio di qualita' Official Sharia Court, allora e' solo un po' di patriarcato, circolare non c'e' niente da vedere.
A proposito di patriarcato, guarda un po' qua, il Global Gender Gap Report 2010:
http://www.weforum.org/pdf/gendergap/rankings2010.pdf
A parte l'Italia a meta' classifica che fa gia' abbastanza schifo, nell'ultima ventina di posizioni ci trovi solo Paesi islamici (o con consistenti minoranze islamiche come Camerun ed Etiopia), tranne il Nepal.
Vedi alle volte la sfiga, eh?
tibi
Che il Corano sia un faro a sostegno dell'autodeterminazione femminile mi sembra un tantino opinabile. Direi che nel caso di Begm Shnez il punto fosse quello. Non lo è neanche la Bibbia? Non mi sconvolge per niente.
RispondiEliminaLa cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati. In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé. Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.
Saremo anche tutti maschi, triste ma vero, ma nessuno è stato così testa di c. da affermare che il "Corano sia un faro a sostegno dell'autodeterminazione femminile".
RispondiElimina"In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé."
Ma che pezzo hai letto, scusa?
Visto che di Sakineh non ho mai scritto niente, toglimi almeno dall'elenco di quelli che ci hanno speculato su.
Ah, e poi ultimamente c'è questa moda di criticare le persone accusandole di essere certissimi delle proprie verità... certissimo no, non mi pare; ma abbastanza sicuro sì, sennò non starei neanche a discuterne. Probabilmente anche tu sei abbastanza sicura/o delle tue idee: sennò ne avresti altre.
Il problema non è coprirsi il capo, con un velo, un fazzoletto o un berrettino. il problema sorge quando una persona si sente, non so come ben dire, “in diritto”, “abilitata”, giustificata? a ledere un'altra persona. Che le nonne di sicilia, dell'emilia e del cuneese girassero col fazzolettone in testa non sorprende e non sconvolge nessuno. Secondo me è utile distinguere tra convenzione sociale, costume, abitudine insomma, e una legge a cui si deve obbedire e che altri seguono e fanno rispettare sulla tua pelle. Non credo che, ad oggi, pure nel più disperso paesino campagnolo, una donna che, per voglia o per sbadataggine, rifiuti la circumnavigazione e passi nel mezzo della piazza riceva altro che occhiate e magari qualche sussurro sdegnoso o perplesso. Che già questo sia brutto (scusate la mia scarsa varietà di linguaggio), così come sia “brutto” che un uomo guardi tranquillamente e a suo agio le tette di una ragazza mentre questa cammina o va in bicicletta, o che le toccatine di culo sull'autobus con successiva noncuranza piacciano cosi tanto agli uomini dai 13 ai 60 anni, o che un ragazzino di 15 anni dia della puttana a una ragazza di trenta per strada per “fare il grosso” coi suoi amici, che tutto questo sia umiliante e ingiusto, non ci piove. Non trovate? E dimostra come lo scarso rispetto per la donna sia uno dei motivi più trasversali alle culture, anche a quelle che si sentono reciprocamente distantissime.
RispondiEliminaDetto ciò, c'è una bella differenza tra uno che ti dà della puttana e uno che ti dà delle mazzate. Si parlava di violenze domestiche contro le donne, che sono una triste e diffusissima realtà, di nuovo trasversale alle culture e ai Paesi. C'è una Bella Differenza, e un Grosso Problema, se uno si sente giustificato da una norma (religiosa, civile o consuetudinaria..) a dare delle mazzate a una donna. Vedo che qui ci si chiede che soluzioni proporre.. io non saprei proprio. E' una questione grossa. Mi limito a rilevare il problema, che secondo me si è perso nelle discussioni “di metodo”. E, come dice Leonardo, non si tratta proprio di vivere all'Occidentale. Si tratta di avere rispetto, se non della donna – ce ne vuole ancora.. - almeno della vita umana. Punto e basta.
saluti
Laura
Alcuni riferimenti dell'ultimo anonimo/a mi sembrano ai commenti, compreso il mio precedente.
RispondiElimina“La cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati.”
Esattamente quello che stigmatizzavo io: solo che non è questo il caso, ed a farlo sono solitamente i leghisti e loro amici.
E’ un florilegio di condanne dello straniero / dell’islam ad ogni pezzo di cronaca che parli di uno scippo o furto di merce da 10 euro, ma solo se il reo non è “italiano”.
Non mi sembra che si sia poi parlato nei commenti delle politiche dell’immigrazione, anche se erano marginalmente argomento del pezzo.
Io citavo un esempio di violazione del diritto internazionale da parte del nostro paese: consegnare alla forca una condannata a morte, mentre ci si straccia le vesti per un'altra condannata (ma da un tiranno brutto e cattivo) per lo stesso reato.
“[..] la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé.”
Mi sfuggono interventi qua sopra in questo senso, mi sembra sia proprio il contrario (qua siamo in maggioranza agnostici, mi sa)
“Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.”
Bello quest’ulteriore ribaltamento della realtà. Non ho mezzi per scandagliare le coscienze (ma non è questo il punto), anche se un sistema per stime grossolane c’è.
Per Sakineh si sono trovati fianco a fianco Gino, attivista di Amnesty, Pino, insegnante in parte per professione in parte per volontariato, Tino, quello della piccola associazione che è quitidianamente al fianco delle tante Begm, da una parte; e il leghista o il La Russa di turno dall’altra.
Uhm, uhm, quale interessamento sarà più sincero?
Sarà un caso, ma per altre condannate a morte meno strumentalizzabili in chiave anti-immigrazione del larussa e del leghista nemmeno l’ombra.
Di più: abbiamo la possibilità concreta di salvare Faith Aiworo, una donna nella stessa situazione, mentre tutto il paese si straccia le vesti e che facciamo? Per salvarla non dobbiamo fare assolutamente nulla. Invece la consegniamo ai sui carnefici. Violando la nostra legge ed il diritto internazionale in talmente tanti modi che è difficile contare. A muoversi (prima e dopo l’espulsione) son rimasti solo Gino, Pino e Tino.
Intanto, dalla tv nazionale alla testata locale più sfigata, larussi e legisti danno dell’ipocrita a Gino, Pino e Tino, mentre continuano a lavorare per allontanare più Faith e Begm possibile.
(Scusate, continuano a esserci problemi con la casella dello spam).
RispondiElimina@ leo: ho letto i commenti.
RispondiElimina@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
@ leo: ho letto i commenti.
RispondiElimina@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, dagli al comunista, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere, dagli al leghista. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
@ leo: ho letto i commenti.
RispondiElimina@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno nei confronti di un condannato chiunque sia: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sinceramente si penserebbe che fosse diventato più evidente all'altro sesso, ma a quanto pare continua a essere ostico. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
@leo scusa il doppione, continuava a darmi errore, cancella pure uno dei due io non so come farlo, grazie.
RispondiElimina@Laura, prendo spunto per aggiungere qualcosa. (e che leonardo mi perdoni per la prolissità: non riesco a sintetizzare di più senza banalizzare)
RispondiEliminaSoluzioni forse non ne abbiamo, ma non è neanche il deserto: di tentativi, strategie, risorse e competenze specifiche ne abbiamo tantissime.
Pubbliche, del privato sociale e del volontariato.
A partire dal percorso che ha portato alla diffusione dei centri antiviolenza, del numero verde nazionale, delle case protette. Cose a cui ora stanno tagliando i fondi: non è più poriorità. Anche se i numeri danno un aumento, sia tra le italiane che le straniere, delle donne che chiedono aiuto.
Competenze specifiche, appunto: è vero che la violenza di genere è un problema assolutamente privo di confini di nazionalità, religione, classe sociale (e fa notizia solo quando ci scappa la morta, e solo in alcuni casi particolari); e che anche per questo le capacità e gli approcci necessari (oltre ai metodi per entrare in contatto) sono estrememente vari. Inoltre l’allontanamento da casa con figli e bagagli non può che essere la “soluzione” solo nei casi di maggior rischio manifesto (spesso in struttura, perché questo tipo di violenza è purtroppo tollerato o ignorato dalla rete sociale di riferimento)
Ovviamente non si possono usare le stesse strategie in caso di violenza con la donna affermata e "di buona famiglia" o con quella del paesino sperduto e culturalmente più succube del marito. La provenienza dalle zone più remote del pakistan aggiunge alla casistica altri elementi e complessità. Non basta dire che non è giusto (cosa su cui son d'accordo anche molti pakistani). Bisogna intervenire, bene, e non c'è una ricetta unica, se non le competenze e l'esperienza di chi ha scelto questo come mestiere - o se ne occupa nel tempo libero.
Ed è una cosa emotivamente molto logorante..
Secondo me, il resto è fuffa. C'è chi fa, e chi bercia strumentalmente.
E chi bercia spesso coincide con chi per prima cosa cerca di togliere gli strumenti a chi fa.
Anonima delle 15:20, una richiesta: almeno leggili bene i commenti..
RispondiEliminasolo due puntualizzazioni: su sakineh (e poi basta, che era solo un riferimento a margine in relazione al caso di Faith) la condanna a morte, almeno secondo il tribunale iraniano, è per l'omicidio del marito - non per l'adulterio, per cui l'avevano già frustata. Esattamente come nel caso di Faith Ayworo -due condannate a morte per omicidio, in circostanze e contentsi discutibili-: è proprio la stessa mobilitazione.
Mentre ci si straccia le vesti per una, si consegna l'altra al boia.
Non è giusto, perché non si possono misurare le soffernze, ma non posso contorollare le sensazioni: a me dispiace persino di più per Faith, perché "più vicina", ed il mio paese ha una responsabilità diretta, di cui mi vergogno.
Posso almeno dare dell'ipocrita ai forcaioli che piangono lacrime di coccodrillo per una e han mandato alla forca l'altra? Perché dover essere io -e amici- a giustificarmi e non chi ha il potere di intervenire - e vediamo come lo ha fatto - inizia ad essere alquanto surreale.
Va bene, ma neanche nei commenti non mi pare che nessuno stia parlando del Corano come del faro dei Diritti Umani. C'è un vecchio troll che insiste sul concetto Coranobrutto e altri che trovano le cose più complesse.
RispondiEliminaIo parto da un presupposto: la Shnez era musulmana praticante, e lo è anche sua figlia. Si sono ribellate ai maschi di famiglia. Per farlo non hanno rinnegato il Corano, non hanno smesso di sentirsi musulmane, e probabilmente non avevano nemmeno quel famoso fidanzatino. Magari volevano vivere più all'occidentale, ma magari anche no.
A questo punto possiamo ripeterci tra noi che comunque il Corano è maschilista, ma non serve a nulla, e non ci avvicina di un cm a persone come la Shnez. Credo sia più utile e praticabile rispettare la loro fede e assisterle quando si ribellano.
Chi non crede in un dio può essere portato a volte a sottovalutare la fatica che costa liberarsene. Ribellarsi alla famiglia e al patriarcato è già una cosa eroica, secondo me: se mentre lo fanno si sentono almeno il loro dio dalla loro parte, io non ci trovo niente di male. Mi sforzo di giudicare le persone dalla conseguenze delle loro azioni e trovo che Shnez abbia dato un esempio importante, qualsiasi sia il suo credo religioso.
@grullo: qui (l'avevo già postato ma forse giova ripeterlo)
RispondiEliminahttp://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
c'è scritto che la condanna per "viricidio" è di dieci anni poi ridotti a cinque, mentre per l'adulterio è stata prima alla frusta e poi anche alla lapidazione, quest'ultima cosa da parte di un tribunale religioso. Siccome l'articolo non è di oggi e resta in linea solo una settimana, fra un po' il link non sarà più attivo. Ma se pure fosse condannata alla "sola" frusta mi sembra comunque un principio giuridico inaccettabile, cosa di cui, il tuo commento sembra confermarlo, ben pochi si rendono conto, perché dà a un giudice, tra l'altro religioso, giurisdizione su ciò che una donna vuol fare del proprio corpo, come fosse una schiava. Anche per me Sakineh era una nota a parte, un caso estremo di persona di sesso femminile condannata a morte per avere - forse - disposto di sé stessa. Come un'altra voleva fare rifiutando il matrimonio combinato. Molte altre in casi diversi vorrebbero poter decidere della propria vita come possono fare i maschi. Insisto: il riconoscimento di questa autodeterminazione come un valore da difendere e tutelare, oggi passa troppo in secondo ordine davanti alla possibilità di buttarsi nel battibecco "bruttocomunista/bruttoleghista".
@leo
@leo
RispondiEliminagiustissimo quel che dici sull'esempio dato da Shnez, tanto più se pensiamo che pochi anni fa la madre di un'altra ragazza pakistana assassinata dai maschi di famiglia perché viveva con un italiano è stata complice dell'esecuzione e della fuga. Sicuramente ha avuto un enorme coraggio e ha pagato carissimo aver osato difendere la possibilità di sua figlia di scegliere la vita che preferiva.
Se tu non vedi il Corano come faro dei diritti umani non può che farmi piacere; diciamo che trovo la disputa fatta da alcuni Coranobrutto/perchélaBibbiainvece? piuttosto vacua e risaputa e mi sembra che ormai dovrebbero aver tutti perso le illusioni di trovarci i diritti umani. Un altro discorso sarebbe - e mi pare che il commentatore bersagliato tentasse di introdurlo - quale sia la società oggi in cui i comportamenti nei confronti delle donne e non solo siano meno legati a questi testi religiosi o a interpretazioni che vi si richiamano, che nella forma in cui li conosciamo, non possono appunto essere considerati più faro di diritti umani o modelli morali tout court, ma prodotto di circostanze storiche e società ben lontane nel tempo e nello spazio. Poi certo che una donna possa essere condannata per adulterio a morte solo se l'hanno colta in flagrante n persone, o tutte le complicate prove con l'erba amara previste contro le adultere nella Bibbia, potessero anche essere escamotage all'epoca per rendere difficili le punizioni può darsi, ma oggi è il principio stesso della "colpa" giuridica di questo tipo di azione a essere inumano.
In ogni caso mi sembra che il tuo filtro di ingresso sia un'ottima idea, se vogliamo parlare del fare io lo voto.
@grullo: quando tu sposti il discorso sui "forcaioli" stai facendo esattamente quel che dico: te la prendi con un avversario politico (cosa legittima) usando la questione dell'autodeterminazione femminile come argomento strumentale, niente di diverso da quel che rimproveri di fare a loro col Corano.
Anonimo, forse fraintendo ma mi sembra che tu stia traendo un po' di conclusioni affrettate da cose che altri non hanno scritto. Posso sbagliarmi e cerco di chiarire.
RispondiEliminaA me sembra esattamente la stessa mobilitazione - al di la dei dettagli giuridici, ci sono fonti discordanti, ma è evidente che l'essere donna è elemento fondamentale al di la dei formalismi, cosa che vale anche nel caso di Faith (condannata a morte per l'omicidio dell'uomo che avrebbe cercato di stuprarla)
Forse non è chiarissimo un piccolo dettaglio: i forcaioli che si sono sciaquati la bocca con Sakineh sono quelli che hanno fatto si che adesso Faith sia in attesa della forca.
Trovo incredibile il silenzio (se non il consenso) sul caso di Faith. Ancor più mentre il paese all'unanimità -mostrando una sensibilità bipartisan assolutamente superficiale e spesso ipocrita- si mobilita contro una condanna a morte e gli abusi di genere per una donna lontana.
A te no? Non per polemica, voglio capire: ti basta il fatto che Faith non fosse originariamente condannata per adulterio per distinguere e trovare qualche elemento di normalità in tutto ciò?
Stante questa situazione, che dovrei fare, finta di nulla? Evitare di parlarne per non disturbare, perché altrimenti sembra che si "sposti la questione" sugli avversari?
Non sto parlando di battibecchi teorici ma di nostre esperienze quotidiane. Di vite con cui si gioca, e c'è qualcuno con responsabilità precise.
Ho accennato a molte cose (fatti, non chiacchiere) che lo stato e la società hanno messo in campo in questo paese contro la violenza di genere e la "cultura" che la alimenta.
Mi sento parte di questo mondo e di questa lotta "culturale" (e alcune delle mie migliori amiche e delle persone che più stimo vi sono molto più impegante -professionalemnte o da volontarie) per cui mi fa un po' specie sentirmi accusare di sottovalutare la gravità di una condanna religiosa ad una donna per il fatto di essere donna: ok, lo esplicito, è una cosa che mi disgusta - pensavo fosse scontato.
Dopo avere in passato firmato e fatto firmare appelli per casi come quello di sakineh, ho concluso che sia più utile, efficacie ed urgente agire qui ed ora. Ed è quello che facciamo.
Nel frattempo ci tagliano i centri antiviolenza, deridono e boicottano le iniziative della società civile per fare uscire di casa le varie Begm, spalano guano a quintali sugli stranieri - anche i più integrati, ci espellono Faith (perché aveva denunciato il suo aggressore) e ci fanno pure la morale da tv e giornali.
Che dobbiamo fare, tacere perché altrimenti sembra che ce la prendiamo solo con l'avversario politico? Non è una domanda retorica, mi piacerebbe proprio sapere se ci sono alternative - oltre all'agire e subire supinamente.
Fermo restando che spesso è semplicissimo vedere la strumentalità: basta osservare i fatti, che era il punto originale.
Hai perfettamente ragione sul fatto che oggi il battibecco -non solo su questi casi ed argomenti - tende ad oscurare le questioni serie. Forse c'è anche un'abitudine -un po' teleguidata- ormai radicata ad interpretare qualsiasi cosa come strumentale al battibecco di turno. (in fondo siamo l'unico paese in cui i tg aprono non con i fatti ma con i commenti dei politici su presunti fatti)
Che fare? Trovo un po' difficile parlare dei fatti ingorandone alcuni protagonisti. Forse non è solo questione di comunicazione
Mi intrometto con una riflessione che magari sarà banale. Se stiamo a puntualizzare che le mobilitazioni attorno ai vari "casi" non sono ogni volta parimenti compatte, si vede che un problema c'è. L'opportunità (legittimità) della pena di morte è diversamente sentita: dipende da chi ne viene colpito, da chi è ad applicarla e dipende anche dal perché.
RispondiEliminaQuindi (bella scoperta che faccio) la pena di morte non viene rifiutata in sé, ma spesso si discute di altro, magari per condannare il comportamento di un governo, di un regime, di un costume o di una religione. Del resto, anche se il nostro codice non contempla più l'adulterio e non prevede la pena di morte nemmeno per l'omicidio, nei nuclei sociali più ristretti - la famiglia, il clan, la banda - la pena di morte continua ad essere applicata, anche se viene chiamata "gesto di follia". Le donne sono le vittime più frequenti, perché ancora è diffuso un senso di proprietà su di loro. In parte anche la religione cattolica le espropria del loro corpo, votato più alla procreazione per conto di Dio che alla propria vita. La grande conquista dell'occidente è di avere stabilito le libertà individuali e collettive, senza distinzione di sesso, ed il diritto a non essere ucciso dalle autorità per nessuna ragione. Certo se fosse davvero così non avremmo nemmeno i casi come quello di Cucchi, i casi di omicidio-suicidio, i neonazi e quant'altro, e non invocheremmo un'eccezionale pena di morte verso ogni "mostro" che i media offrono al nostro orrore e al nostro scandalo.
Dove voglio andare a parare? Semplicemente al fatto che siamo ancora degli scimmioni appena in parte ripuliti grazie a poche menti elette trascinatrici di animi. Vestirci in giacca e cravatta o in caffettano non ci differenzia molto: il desiderio di dominare e di punire si esprime in modi nemmeno tanto diversi. Come comunità possiamo piangere su una balena spiaggiata e nello stesso tempo considerare una strage di bambini afgani come un sopportabile peso (o scandalizzarcene se a compierla sono i talebani), piangere per un povero premio nobel cinese e non per le ragazze cinesi fucilate ogni anno perché si prostituiscono per sopravvivere, per arrivare al paradosso di chi invoca la chiusura delle frontiere (cioè la morte, per molti) come dimostrazione di civiltà.
Non voglio assolvere nessuno, sia chiaro, giustificandone "la cultura", ma solo ribadire che abissi di incomprensione ci dividono non solo da altre culture ma anche dalle singole scelte, opinioni, paranoie e disperazioni di ogni altro individuo, e che a regolarle ci sono le nostre leggi, più che i nostri costumi, e che queste sono frutto di provvisorie vittorie della ragione sull'istinto, il quale resta a dominare la vita reale e va continuamente tenuto a bada, generazione dopo generazione, paesello dopo paesello.