Ai milanesi, stranamente, piace (alla Moratti per prima). Ma è davvero così strano? E, a proposito: chi sta mostrando il dito a chi? (Scopritelo sull'Unita.it!) (E commentatelo qui!)
Pare che il dito medio di Cattelan resterà in Piazza Affari ancora un po’. Se barzellette, bestemmie e appartamenti monegaschi non vi hanno distratto, sapete già di cosa si tratta: di un’installazione di Maurizio Cattelan, la copia monumentale di una mano che fronteggia la Borsa Valori protendendo il dito in alto in un gesto universalmente decifrabile.
Negli ultimi anni Cattelan è diventato l’artista italiano contemporaneo più noto al grande pubblico soprattutto grazie al valore immediato, anti-intellettualoide delle sue opere: così anche in questo caso c’è ben poco da discutere. Un dito medio è un dito medio è un dito medio, di fronte al quale il parere di un critico come Renato Barilli non si discosta molto da quello del passante qualunque: “In questo caso, non c’è neppure provocazione, in quanto i tre quarti dell’umanità sarebbero pronti a ripetere con lui quel medesimo gesto, contro le nequizie delle borse mondiali, colpevoli della grave crisi economica che ci affligge”. Così devono aver pensato anche le autorità milanesi, che hanno deciso di lasciare l’installazione nella piazza-parcheggio per altre due settimane. Non solo, ma il sindaco Moratti starebbe valutando l’idea di lasciare lì il dito per sempre: a detta di Franco Bolelli, del resto, “esso riempie – con uno straordinario senso della prospettiva – una piazza generalmente fredda e inanimata”. Sulle pagine lombarde di Repubblica on line c’è persino un sondaggio sull’argomento: per ora i sostenitori del Dito Medio sono una maggioranza qualificata.
Eppure non sono passati molti anni da quando le opere dello stesso Cattelan suscitavano nei milanesi ben altre reazioni. Ci fu persino chi si ruppe le ossa, nel tentatico di staccare i ‘bambini impiccati’ appesi alle querce secolari di piazza XXIV Maggio. Oggi invece un enorme dito medio suscita ammirazione, e manca poco che Milano non ne faccia un suo simbolo. È cambiata la città o è cambiato Cattelan? Diciamo che stiamo tutti invecchiando assieme: forse i milanesi hanno capito come funziona il gioco della provocazione, e non ci cascano più, o ci cascano meno. Ma anche l’artista ha capito come sintonizzarsi sulle loro lunghezze d’onda: in effetti, come dice Barilli, chi non sottoscriverebbe oggi un dito medio di fronte alla Borsa, a tutte le Borse del mondo? E però la Borsa resta al suo posto (e continua a far danni), e persino il gesto osceno viene riciclato per il modo in cui valorizza il piazzale e gli immobili che lo circondano. Cattelan nasce provocatore (anche se a lui la parola non piace, ci mancherebbe) e rischia di ritrovarsi pompiere.
È buffo che pochi giorni fa si sia lamentato, come un trombone qualunque, dell’“imbarbarimento” della società. Buffo ma anche significativo, visto che la sua “manona” è un richiamo forse inconsapevole all’arte pagana dell’Impero Romano in caduta libera: abbiamo già visto mani del genere, scheggiate e mutilate, negli schizzi dei romantici che rovistavano tra le rovine, e nei fondali di cartone dei peplum hollywoodiani. Ma chi sarebbero i nuovi barbari? Cattelan non ha dubbi: “Oggi sono tutti preoccupati per i rom, ma nessuno si accorge che i cinesi stanno comprando Milano, l’Italia, il mondo”. E di colpo tutto torna. Cattelan non è più un misterioso folletto sospeso tra Padova e New York: è uno di noi, ha paura dei cinesi e delle borse mondiali, e per esprimere le sue paure e le sue frustrazioni mostra il medio, come un Bossi qualunque. Il fatto che il suo dito possa piacere a Letizia Moratti, ex broker di Borsa ed ex Ministro dell’Istruzione, non è più così sorprendente. A ben vedere del resto il dito presenta un margine d’interpretazione di cui non mi ero accorto: siamo sicuri che è rivolto verso la Borsa? Milanesi, andate a controllare: magari è la Borsa che lo rivolge contro di noi. E allora davvero diventerebbe il simbolo, anzi, la manifestazione di un potere sfrenato, ormai slegato da qualsiasi complicazione umanistica e morale: un potere pagano, che negli uffici delle società per azioni si fotte i nostri risparmi, taglia i nostri posti di lavoro, incassa le plusvalenze e ci mostra il dito.
Un potere osceno, che si nasconde dietro alla sua stessa oscenità: dietro a quel dito c’è l’ingiustizia del mondo, ma tu intanto guardi il dito e ti tocca anche applaudire alla provocazione ben congegnata. Un potere che con la sua volgarità ti mette nell’angolo: se lo critichi ti fa passare per un moralista, un benpensante, un uomo di altri tempi. Mentre questi sono i tempi dei diti medi, delle barzellette sugli ebrei con qualche bestemmiuccia ma per ridere, e se non ridi è colpa tua, che non sei più in sintonia con la gente. Su quel tono basso e greve che ormai ha imparato a intonare perfino Cattelan. http://leonardo.blogspot.com