Da quel che ho capito su Twitter ieri è successa una tragedia orribile che non ha a che fare con crisi umanitarie o catastrofi naturali o quegli orribili fatti di cronaca che tengono in piedi i palinsesti pomeridiani, epperò è pur sempre orribile, ovvero Michele Serra ha parlato male di twitter. No.
Serra ha detto una cosa un po' più complessa: ha detto che se avesse Twitter, direbbe che gli fa schifo. Ma non ce l'ha. E non avendo twitter, non ha la necessità di essere sbrigativo e tranchant in quei 140 caratteri, che fra parentesi, non so se ci avete pensato, ma sanciscono il definitivo digital divide con gli anglosassoni: loro hanno molti monosillabi e in 140 caratteri riescono a farci stare pensieri complessi, noi - se non siamo battutisti di professione - no. E non siamo praticamente mai battutisti di professione. Ci mancano i monosillabi.
Insomma Serra ha fatto un'operazione un po' più barocca, un periodo ipotetico della possibilità, un mezzo adynaton, una forma di comunicazione che fino alla generazione scorsa funzionava, anzi io sono convinto che fino a qualche anno fa tutto questo equivoco su un'amaca di Serra non sarebbe scoppiato (una volta, secoli fa, le rubriche di Serra erano considerate eccezionali per brevità chiarezza e densità dei significati): Serra non ha detto che twitter gli fa schifo, ma che abitua le persone a esprimersi in affermazioni sbrigative e perentorie, come ad esempio "twitter fa schifo". Capito? Aspetta, controllo se l'ho spiegato in 140 caratteri. Se sono 140 caratteri è chiaro, sennò ormai è incomprensibile.
Nel frattempo si è aperto il cielo, ovviamente su twitter, perché tutte le forme di comunicazione sviluppano sindromi autoreferenziali, specie quando sono allo stato infantile (nei primi anni la maggior parte dei blog scriveva del fatto di scrivere di blog su un blog), insomma questa cosa che Michele Serra ha parlato male del nuovo giochino l'abbiamo presa proprio male. Serra vergogna, Serra chiudi, Serra apri twitter prima di giudicare, Serra sei vecchio. Gli anni passano per tutti e poi Serra è uno che non è mai sembrato un ragazzino, io lo stimo soprattutto per questo. Può darsi che sia invecchiato, ma non gli si può non riconoscere una profonda coerenza. Oggi torna sul luogo del delitto e ci fa notare che negli ultimi giorni ha criticato due cose: la superficialità dei quotidiani e la superficialità di twitter. L'amaca sui quotidiani è stato accolto con cinguettii di entusiasmo. Quella su twitter è stata rapidamente cosparsa da una pioggerella di guano. Non è una sorpresa, anzi, è la conferma di come funziona, di come ha sempre funzionato Michele Serra: è un osservatore dei costumi che da sempre guarda la società di sbieco e rivolge le sue critiche non nello stesso punto (il palazzo, la partitocrazia, eccetera) ma su un arco di 90°. Sin dai tempi di Cuore e forse di Tango, Serra aveva un'idea di satira che lo rendeva diverso dagli altri: non si trattava di prendersela coi potenti, ma anche con la gente. Per Serra la gente è colpevole tanto quanto i potenti: primo perché li vota, secondo perché ogni volta che Serra esce di casa e si fa un giro, nota gente che ha gli stessi identici comportamenti dei potenti. Quindi merita altrettanto di essere sbertucciata, almeno fino alla fase-Cuore: era una forma di satira curiosamente impermeabile al populismo, che in seguito non c'è più stata, anche perché (secondo me) il populismo ne è un ingrediente fondamentale, benché con Serra ci fossimo illusi di no. Ma solo Serra riusciva a esser cattivo con Andreotti e coi piccoli commercianti che danno nomi imbecilli ai propri negozi, e anche Serra non ci è riuscito a lungo. In seguito non è invecchiato, non subito almeno: si è solo evoluto nel classico paternalista che invece di sbertucciare la gente si arma di pazienza e cerca di spiegare alla gente che non ci si comporta così. (Sì, è la mia stessa tribù, sì, non siamo simpatici e non sempre ci teniamo).
Per esempio, non si affida a un mezzo pubblico qualsiasi parere ci venga in mente in mezzo secondo, perché non siamo battutisti o titolisti (Serra lo era, noi no). Critichiamo la superficialità dei giornalisti, il loro sensazionalismo, ma poi li imitiamo, pretendiamo di occuparci di problemi ma poi ci fermiamo sempre alla superficie, la Fornero dice "paccata" e tutti per una mezza giornata a dire "buu #paccata". Il mezzo è pericoloso proprio per la sua illusione di facilità: che ci vuole a sembrare intelligenti in 140 caratteri? Una vita, ci vuole, e certi non ci riescono lo stesso. E invece su Twitter c'è anche la gara a chi arriva prima, immaginatevi, su una pista per principianti. Va a finire che commentiamo cose che non abbiamo nemmeno fatto in tempo a capire, ad esempio le amache di Serra, e guardate che Serra è uno che scrive cose brevi e semplici. In mille caratteri più che in 140, sì, è il suo limite. Io per dire sotto i tremila sembro un deficiente.
(Però su twitter ci sono, eh, giusto perché poi arrivano quelli che "come fai a saperlo se non lo usi" eccetera).
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Per quanto mi riguarda trovo Twitter completamente inutile. Saverio.
RispondiEliminaIo su Twitter ci sono, ma più che scriverci preferisco leggere. Ne apprezzo la capacità di trasmettere informazioni in tempo reale, e mi fermo qui.
RispondiEliminaL'articolo di Serra è stato letto da due categorie di persone: quelle abituate a seguire ragionamenti complessi e ad argomentare ad essi con ragionamenti altrettanto complessi e quelle abituate al facile slogan.
RispondiEliminaSi può essere d'accordo oppure no con Michele Serra (personalmente lo sono), ma chi non lo è dovrebbe argomentare in maniera un po' più elaborata del "a Serra Twitter fa schifo perché è un vecchio", visto che tale banalizzazione si discosta da quanto lui stesso afferma.
Purtroppo per controbattere a Serra in maniera articolata sono necessari ben più dei 140 caratteri di Twitter, pertanto per contestarlo a pieno occorre dargli ragione, visto che lui critica proprio la brevità di Twitter.
Hai scritto 'la Fornero', non si fa, buuuu. E beato te che hai una soglia di 3000 caratteri a dividerti dalla deficienza, io non sono così fortunato.
RispondiEliminaE' una questione di alfabetizzazione al network. In Italia Twitter è cresciuto talmente in fretta che molte, moltissime persone lo usano senza ancora avere i rudimenti minimi, senza saper "leggere" quel che vedono,e quindi facendo cazzate.
RispondiEliminaCi sono storture di Twitter che si possono capire solo essendo un minimo "sgamati".
Faccio un solo esempio: i numeri gonfiati. A volte si vedono profili con numeri di follower altissimi, che crescono tumultuosamente, e si prende il dato per buono, ma se si va a vedere chi effettivamente questi follower siano... Ci sono sorprese.
Cito solo l'ultimo caso in cui mi sono imbattuto: il profilo Twitter di un "controverso" critico letterario, uno che dirige una rivista e negli ultimi tempi ha avuto anche guai con la giustizia etc.
Costui, in apparenza, ha una spropositata quantità di "follower". Pochi giorni fa erano 40.000, e già erano tantissimi, adesso è addirittura oltre i 53.000. Tredicimila nuovi "follower" in una settimana o poco più. Molto poco plausibile, gatta ci covava...
Ho controllato la lista di queste persone che presuntamente accorrono a frotte per seguire i tweets del critico, che peraltro sono pochissimi e son quasi tutti link al blog della sua rivista...
Ebbene: nomi e avatar improbabili da ogni parte del mondo, gente che si presenta in arabo,swahili o in thailandese, nickname che sembrano fatti in serie (@Beverleywyeq, @Caronjkqm, @Kourtneya4...), e se si aprono i loro profili si vede che costoro hanno quasi tutti all'attivo non più di una decina di tweet che sembrano scritti a caso, giusto perché non appaiano del tutto inattivi.
Insomma, sembrano proprio profili fasulli, e sono migliaia e migliaia.
Su 53.000 "follower", quanti saranno quelli veri? Duemila?
Non traggo conclusioni, ma ricordo a tutti che esistono aziende on line che vendono pacchetti di "follower" a chi vuole apparire seguitissimo:
http://www.downloadblog.it/post/10310/nessuno-vi-segue-su-twitter-comprate-dei-follower
http://www.ninjamarketing.it/2011/11/07/twitter-e-il-fenomeno-la-compravendita-di-follower/
http://www.italiasw.com/digital-life/socialads-la-soluzione-per-comprare-followers-e-retweet.html
E segnalo che le TOS di Twitter dicono esplicitamente:
"You may not buy or sell Twitter usernames (...) Accounts engaging in any of these behaviors may be investigated for abuse (...) Twitter reserves the right to immediately terminate your account without further notice in the event that, in its judgment, you violate these Rules or the Terms of Service."
Twitter viene usato da un sacco di gente per rimbalzare qualcosa di detto da qualcun altro, e
RispondiEliminadiventa autoreferenziale e sgradevole.
La scusa dei 140 caratteri per non argomentare e rimanere "bianco" o "nero" è un po' artificiosa: volendo si può fare in vari modi.
Uno è concatenare più tweet, un altro, vedi la Wu Ming foundation, è fare riferimento ad articoli esterni e usare twitter per la diffusione.
"Twitter fa schifo" sono 17 caratteri, Michele Serra ne avrebbe altri 123 per argomentare e se non lo fa è colpa sua e non del mezzo.
Secondo me, in 140 caratteri si può dire qualcosa di più di un pollice in su o in giù. È anche un gioco linguistico estremamente carino.
Ciascuno dei blocchi di questo commento sta dentro i 140 caratteri famosi. Io non sono bravo come altri, ma qualcosa dentro ci sta, direi.
Digital d*i*vide
RispondiEliminaGiusto, grazie
EliminaCon questa tecnologia sembriamo dei bambini: Serra dice "sei scemo", e noi a rispondergli "no, tu sei scemo!". La comprensione del (suo) messaggio arriverà, dopo, forse. Per ora limitiamoci all'offesa.
RispondiEliminaUso Twitter per cose utilissime come annunciare presenza alla partita di calcetto, dare forfeit dalla partita di calcetto, dire "eeeeh che partitona di calcetto ieri sera!". I giornali servono per necrologi, previsioni del tempo, scoprire di ammazzatine fra albanesi a duecento passi da casa tua, cosa danno al cinema o concerto carino. Poi se uno ha voglia di sentire dei massimi sistemi, mica sta a farsi un'opinione su sciocchezze scritte in fretta da Serra, Leonardo, commentatori in carrozza, tutti ultra-narcisisti, tutti editorialisti nell'anima, me compreso. Piuttosto si legge un buon libro. Scritto da gente che scriveva con calma per gente che ama leggere con calma. Io sarò passatista, ma voi siete gente un po' strana, se credete che Twitter è importante sul serio, intendo nell'equilibrio cosmico.
RispondiEliminaMichele Serra faceva satira sulla gente? Può darsi. Ma in maniera poco efficace: la gente che lo leggeva aveva l'impressione che "la gente" fossero gli altri.
RispondiEliminaSerra può piacere o no.
RispondiEliminaMa ciò che rappresentò con il settimanale Cuore, ancora oggi, possiamo solo sognarlo.
(ad esempio l' immagine sottostante)
http://download.kataweb.it/mediaweb/image/brand_gazzettadimantova/2009/11/24/1259080540804_cuoren8-9_30-3-1991.jpg
Comunque la pensiate questo post ha 5045 caratteri...
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