Cha Cha Cha (Marco Risi, 2013).
In una Roma glaciale dove tutto è intercettabile e fotografabile, Corso è un investigatore privato che vive con un bulldog a tre zampe e molti sottaciuti rimpianti. Una vecchia fiamma che si è sistemata gli chiede di controllare il figlio scapestrato, il quale si fa ammazzare immediatamente dopo. Forse aveva scoperto qualcosa di losco? E poi basta, è un film con Luca Argentero nudo, direi che si vende da solo. Anche per la recensione non è che debba sbattermi più di tanto, con questo titolo risulterà comunque il post più letto del mese. Il resto dello spazio potrei usarlo per ribadire il concetto ai motori di ricerca più rintronati: Argentero nudo! Parti intime di Luca Argentero, bagnate! Luca Argentero esce dalla doccia e picchia i criminali! Anche se in verità alla fine ne prende tantissime, ma persino ciò fa tendenza, questo è l'anno in cui Ryan Gosling si è fatto spaccare la faccia da un franksinatra thailandese, volete che Argentero sia da meno? Argentero nudo che le prende dai criminali, secondo me, è persino esportabile. Ma forse non sono oggettivo.
Mi capita spesso, davanti ai film italiani di genere. Dopo un po’ mi rendo conto che non sto guardando, sto tifando. Come davanti alla nazionale (continua su +eventi!): passi un’ora e mezza a vedere undici sventurati che fanno melina e non riescono a metterla dentro, e invece di mandarli a cagare non fai che dire: grandissimi, bravissimi, ottima prova, stiamo dominando, eccetera eccetera. Per me il solo fatto che un regista italiano provi a fare un film di genere (cioè un noir, non avendo più nessuno le palle per infilare Abatantuono e Rubini in un film di fantascienza) merita rispetto e sostegno incondizionato, insomma una curva di recensori con la sciarpina e la bomboletta che urlino Forza Marco Risi! Sei tutti noi! Scatena ancora Luca Argentero Nudo sulla fascia, che crossa per Claudio Amendola gigioneggiante in area di rigore. Ti perdoneremo qualunque cosa, Nino Frassica, Shel Shapiro e il cane a tre zampe (il più nella parte), ma dacci Eva Herzigová che piange! La partigianeria è tale che riesco persino a vedere una mirabile prova attoriale da parte di Eva Herzigová, una madre dolente dignitosissima.
Quel che faccio più fatica a mandar giù è la colonna sonora, la tipica colonna sonora da noir contemporaneo, quell’elettronica cupa e senza sostanza che non fa che cantare “non senti l’inquietudine? Inquiétati, inquiétati” e se restasse in sottofondo potrebbe anche funzionare – ma suonata a palla in continuazione INQUIETATI! TI STAI INQUIETANDO? TI GARANTISCO CHE È UNA SCENA INQUIETANTE! sembra deporre contro la sicurezza del regista nei confronti dei propri mezzi espressivi. Sarei curioso di vedere se il film funziona anche senza. Secondo me sì. Il tentativo di fotografare una Roma più oscura e tecnologica, più europea, insomma, è lodevole e funzionerebbe anche senza tutto quell’INQUIEEEEEETATI.
Un altra cosa che strappa al tifoso l’applauso è l’aggiornamento alle nuove tecnologie: facebook e smartphones non come accessori di scena ma come veicoli della trama. Così possiamo anche verificare a che punto siamo con l’alfabetizzazione tecnologica degli sceneggiatori. La scoperta più interessante la facciamo nell’abbacinante torre di guardia dove vive Bebo Storti, Gran Mogol degli intercettatori. Pare che qualcuno (la Telecom?) registri praticamente tutte le telefonate, visto che non si sa bene cosa poi potrà tornare utile – come la CIA di Snowden, in pratica. In compenso viviamo ancora in un mondo senza cloud e senza dropbox: gli sgherri del cattivo non fanno che andare in giro a rompere gli hard disk in casa della gente, tanto più che a nessuno viene in mente nemmeno di farsi una copia su una chiavetta e infilarsela in tasca.
Però alla fine è un noir italiano. C’è una Herzigová dignitosa. C’è Luca Argentero nudo. C’è un bel commissario Amendola, ambiguo e gigione il giusto, Pippo Delbono palazzinaro senza scrupoli, ha senso chiedere qualcosa di più? Come ha osservato qualcuno, sembra un bel pilota di una serie italiana a cui daremmo una chance. Passando sopra ai riferimenti all’attualità, alla rapacità dei palazzinari intrallazzati – riferimenti talmente vaghi da passare la soglia del qualunquismo, e che sembrano messi lì per ricordare che Risi di solito è un regista impegnato. Lo sappiamo. Ma siamo contenti che sappia fare anche i noir. Forza Marco Risi. Questa è l’Italia che ci piace.
Cha Cha Cha è ancora al Cineplex di Alba oggi (venerdì 28) alle 22.30, sabato 29 alle 20.30 e domenica 30 alle 20; al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo sabato 29 giugno alle 17.30 e domenica 30 alle 15.20.