In effetti, era così difficile rimandare il pezzo al mittente, magari con un invito cortese a licenziare il ghostwriter, o, come lo si chiamava ai suoi tempi, il "negro"? Quell'articolo è una cosa avvilente, che offende per primo l'autore che lo firma, e che andrebbe protetto da un abuso così sconsiderato del proprio cognome. Sartori ce l'ha col ministro Kyenge, va bene; la definisce "nera" tra incomprensibili virgolette, manco fosse una brutta parola o una misteriosa citazione; a parte questo, l'estensore dell'articolo chiaramente non sa molto di Cécile Kyenge; se ha letto la sua biografia si è fermato ai titoli di studio.
"Nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica. Cosa ne sa di «integrazione», di ius soli e correlativamente di ius sanguinis? Dubito molto che abbia letto il mio libro Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei"
Il libro in questione, aggiungo io, è di tredici anni fa e su internette lo trovate a meno di otto euro, affrettatevi. Siamo evidentemente ai limiti dell'autoparodia... (continua sull'Unità, h1t#183)
Siamo evidentemente ai limiti dell’autoparodia e Sartori non se la merita: non ha bisogno di farsi le marchette da solo ed è troppo esperto di mondo per non sapere che i titoli di studio non riassumono le esperienze di vita. Una rapidissima occhiata a wikipedia avrebbe aiutato a farsi un’idea più solida su chi sia la Kyenge e su cosa abbia fatto negli ultimi dieci anni nel campo dell’integrazione: da attivista politica, non da ‘tecnica’, una differenza che Sartori o i suoi uomini di fatica sembrano non saper cogliere – così come non sembrano aver chiaro in cosa consistano le proposte della Kyenge, che non ha mai parlato di ius soli puro. Lo ha ribadito più volte: non è favore di uno ius soli puro. Chissà, forse scrivendolo molto in grosso, per chi comincia ad avere problemi di vista e non va per questo escluso dal dibattito (ci vuole tolleranza):
Cécile Kyenge non vuole applicare lo ius soli puro.
è più chiaro adesso?
Tutto il pezzo del resto sembra scritto, più che da un ghostwriter, da un nemico del professor Sartori deciso a fargli recitare la parte del vecchietto bilioso e fuori del mondo, intento a distruggere improbabili feticci (“il terzomondialismo imperante”?) con vertici di comicità che è difficile immaginare involontaria. Sul serio il prof. Sartori può abbassarsi a scrivere “se lo Stato le dà i soldi si compri un dizionarietto”? Sul serio l’autore del fondamentale saggio Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei – € 6,27 (Prezzo di copertina € 13,94 Risparmio € 7,67) può condensare tutte le sue assorte riflessioni sull’argomento nella massima popolare “mogli e buoi dei Paesi tuoi”? Caro autore dell’articolo di Sartori, sul serio: mogli e buoi? Scrivi che l’Italia non è un Paese meticcio; se ne può discutere, ma da quand’è che non entri in una scuola, una fabbrichetta, un bar? Magari per guardare una partita della nazionale? “Quanti sono gli immigrati che battono le strade e che le rendono pericolose?” Più o meno quanti sarebbero gli italiani che le batterebbero al loro posto, visto che la microcriminalità non è particolarmente aumentata. Ostenti disprezzo per “i negozietti da quattro soldi”: è evidente che non hai mai avuto bisogno di fare una spesa rapida sotto casa in certi quartieri; però la libera impresa consiste anche in questo, in migliaia di negozi da quattro soldi con i quali migliaia di famiglie mantengono i figli, provano a far girare l’economia, eccetera. L’Italia non è un Paese sottopopolato, scrivi: magari un occhio alla piramide demografica?
E poi c’è l’India. Non è neanche la prima volta. Evidentemente c’è un collaboratore del prof. Sartori che ha particolarmente a cuore l’India, e cerca di infilarla un po’ in ogni discussione. Con esiti che non sono all’altezza del lato sinistro del Corriere, ma siamo sinceri: anche sul lato destro lasciano perplessi. Sono passati tre anni da quel memorabile fondo che definiva gli indiani «indigeni» come “buddisti e quindi paciosi, pacifici”; in seguito lo studente deve essersi preso una tirata d’orecchi e si è impegnato: ma i risultati sono ancora molto al di sotto della sufficienza. Si continua a considerare il Pakistan una “creazione” britannica: un’idea un po’ eurocentrica, ai limiti della nostalgia coloniale. Alla “signora ministra” viene impartita una mini-lezione sul sultanato di Delhi e sull’impero Moghul: “All’ingrosso, circa un millennio di importante presenza e di dominio islamico”. Prendiamola come un’ammissione: tre anni fa avevamo letto su un fondo firmato da Sartori che in India “le armate di Allah si affacciarono agli inizi del 1500″. Ok, non è mai tardi per correggersi, ma il senso adesso qual è? Siccome un millennio di dominazione islamica in una società rurale e castale non ha (non sorprendentemente) portato all’integrazione, ne deduciamo che l’integrazione è impossibile in Italia ora? Tanto vale rinunciare alla democrazia, visto che nel medioevo non siamo riusciti ad averne una. Qui non è solo una questione di nozioni; nessuna persona con una media cultura in Italia potrebbe scrivere una sciocchezza del genere. Viene il sospetto che Sartori stia delocalizzando i suoi collaboratori un po’ troppo. http://leonardo.blogspot.com
Il problema è che Sartori ormai da decenni è affetto da demenza senile: ricordo ancora quando, circa quindici anni fa, lodò Regno Unito e Germania definendoli paesi monopartitici... dimenticando che non solo in entrambi i paesi vi erano diversi partiti in Parlamento, bensì anche che in entrambi i paesi molti governi (in Germania anzi praticamente tutti) siano stati non monocolore...
RispondiEliminaè imbarazzante
RispondiEliminaforse si dovrebbero lamentare i lettori del corriere o magari chiedere come fare la raccolta differenziata col corriere:
in teoria andrebbe nella carta, ma il testo di sartori... va coi pannolini?
Forse la prendi un po' troppo larga, e immagini ghostwriter schiavizzati e delocalizzati dove probabilmente c'è solo un vecchietto presuntuoso e rincoglionito, e una testata talmente codarda da non avere quel minimo di decenza per rimandare con sdegno al mittente un pezzo così ignobile.
RispondiEliminaSu un piano puramente fisiognomico: che il muppet a destra corrisponda abbastanza evidentemente a Sartori mi sembra pacifico; ma quello a sinistra? Battista tra qualche anno?
RispondiEliminaLui in prima pagina è ben stabile a sinistra. Se l'allegoria era voluta, mi complimento per l'ingegnosità.
Chissà perché Sartori, come Colombo e tanti altri più o meno coetanei, faticano a lasciare "la colonna" e continuano a traghettare fra Italia di oggi e Stati Uniti non-più-quelli-di-una-volta, proprio adesso che i media "globali" ci portano a casa il dibattito aggiornato e ogni volta più lettori/spettatori sono linguisticamente in grado di decifrarlo e contestualizzarlo senza mediatori.
RispondiEliminaLepidia
"[...] e ogni volta più lettori/spettatori sono linguisticamente in grado di decifrarlo e contestualizzarlo senza mediatori." Ecco, anche no. Forse in termini assoluti, sicuramente non i termini percentuali. Ci sarebbe bisogno come il pane di buoni mediatori culturali, tra le elité e la maggior parte degli utenti dell'informazione. Magari però non dovrebbero avere 90 anni.
RispondiEliminaPenso che il Corriere della Sera, dopo la terza o quarta recidiva nel pubblicare pezzi di Oriana Fallaci con toni da flame nella colonna dei commenti di un video di Youtube, abbia perso ogni residua autorevolezza.
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