Interstellar |
Mark Watney sembra non avere dubbi. Lui ha il diritto di vivere, Marte non collabora ma dovrà adeguarsi. Nel suo diario di nove mesi non c'è spazio per la disperazione, né per la manifestazione di un minimo dubbio esistenziale: ma valgo davvero la pena? Cos'è alla fine la mia vita, perché i colleghi ne rischino molte di più per salvarmi? Perché la NASA sconvolga il suo programma spaziale, e la Cina rinunci ai suoi segreti scientifico-militari? Sul serio sono così importante? Così insostituibile?
(continua su +eventi, sì! la rubrica cinematografica più ignorante della provincia di Cuneo è tornata!)
Se solo Interstellar fosse arrivato dopo The Martian – se il progetto avesse languito per qualche mese in più sulla scrivania di Spielberg prima di finire nelle mani di Nolan – forse oggi avremmo un elemento in più per amarlo: potremmo immaginarcelo come un sequel del film marziano di Ridley Scott, in cui Mark Watney si ritrova di nuovo solo, stavolta in una galassia perduta – e stavolta sbrocca davvero. La stessa ostinazione a vivere che lo ha portato a scaldarsi con gli isotopi del plutonio e mescolare la merda dei compagni, e a farsi saltare in aria su un razzo decappottato – non è la stessa forza cieca che nell’altro film lo spingerà a truffare i compagni, e l’umanità, per un banale istinto di sopravvivenza? Dopodiché, d’accordo, The Martian è un film più compatto e sicuro del film di Nolan – nonché scientificamente inappuntabile – però dopo due ore di umani che collaborano, che non si fanno mai prendere dalla disperazione, che prendono continuamente decisioni all’unanimità, e sono sempre le decisioni giuste – dopo due ore del genere, vien voglia davvero di rivalutare gli astronauti di Nolan che invece fanno errori su errori per rimediare ad altri errori: astronauti che litigano, che non vanno d’accordo, che nelle proprie equazioni non riescono a eliminare pulsioni come l’amore o il senso di colpa. Astronauti più simili a quelli quasi veri di The Right Stuff di Kaufman: superuomini non immuni da sentimenti come l’invidia o il panico.
Certo, se un giorno andremo davvero su Marte, ci farà molto comodo poter contare su uomini come Mark Watney: dei Fonzie interplanetari che trovano sempre una via di uscita e non se la prendono mai. Ma dovremo essere anche pronti a sacrificarli – ed e qui che The Martian svela la sua debolezza: è la ricostruzione molto realistica di uno scenario inverosimile. Un astronauta perso, è perso. Nello spazio ogni risorsa è incredibilmente preziosa, e la tua lotta per la sopravvivenza, per quanto eroica, non può costare milioni di dollari ai contribuenti. Al cinema, beh, al cinema è diverso.
The Martian (in italiano Sopravvissuto) è al Cityplex di Alba (20:45), al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (in 2D alle 20:30 e alle 22:35; in 3D alle 21); ai Portici di Fossano (in 2D alle 18:30 e alle 21:15); al Cinecittà di Savigliano (in 2D alle 21:30); all’Impero di Bra (in 3D alle 22).
Oppure darlo a Tom Hanks, cosi' da farne esplicitamente il crossover fra Apollo 13 e Cast Away
RispondiEliminaSono colpito dal tuo commento. Ma davvero stai criticando un film di fantascienza perché non è realistico? :D
RispondiEliminaBe', la questione se la fantascienza debba essere plausibile o meno e su cosa o no lo debba eventualmente essere è stata da quasi subito LA QUESTIONE, nella fantascienza :-)
EliminaIn effetti sull'argomento esistono vari filoni, alcuni addirittura antecedenti a qelli che Asimov chiamò "l'età dell'oro" (= gli anni in cui lui era adolescente e la leggeva sui giornalini).
EliminaIn generale, esistono 3 possibilità
1) immaginare sviluppi scientifico/tecnologici grosso modo coerenti con l'attuale conoscenza scientifica e le loro conseguenze
2) violare UNO o DUE singoli punti solo per valutarne le conseguenze
3) andare allo scazzo
Recenti esempi di gente che va allo scazzo sono i colossal hollywoodiani tipo Armageddon, Deep Impact o The Core, dove l'intera struttura presenta non solo buchi scientifici vistosi (es: esseri umani nel vuoto che hanno un'agonia come se semplicemente fossero senza ossigeno e non anche a -273 °C a P circa zero; oppure un'onda alta centinaia di metri senza il minimo risucchio), ma anche incongruenze sociali (es: una cometa è a due passi dalla Terra ma nessuno se ne accorge a parte la CIA).
La critica di Leonardo, se ho capito bene, riguarda un aspetto sociale: quella stessa umanità che lascia morire i profughi in mare, improvvisamente decide di spendere miliardi solo per salvare un tizio su Marte, agendo in maniera coordinata e all'unanimità, quando neanche in Corea del Nord si riesce a raggiungere l'unanimità.
L'aspetto sociale è molto importante nella fantascienza fatta bene: per immaginare società umane in condizioni tecnologiche diverse bisogna conoscere l'umanità coi sui pregi e i suoi difetti. Chi vuole stravolgere i canoni comportamentali, di solito ricorre ad altre razze.
Sai che rileggendo il titolo del post dopo le dimissioni di Marino...
RispondiEliminaMa lì nella Provincia Granda (talmente grande da comprendere anche un pezzetto d'Emilia) è arrivato Inside Out?
RispondiEliminaA me tale film è piaciuto parecchio e sarei interessato a leggerne una recensione.