Certe serate |
Sicuramente non dalla fotografia.
Certe cerette |
Forse è un buon film proprio per l'arroganza con cui arriva per ultimo nei luoghi tra più frequentati da cinema e tv, guarda tutti a grugno duro e fa capire che non pagherà nessun debito, anzi: tocca agli altri alzarsi e fargli spazio. Ci saranno feste danzanti e fogge cardinalizie - ma non ci sarà tempo per pensare alla Grande Bellezza. La folla circonderà Palazzo Chigi senza nessun riferimento al Divo o al Caimano. Se entri aspettandoti Gomorra - il film o la serie - dopo un po' ti accorgi che non ci stai pensando più. Anche Romanzo Criminale è in qualche modo lontano (continua su +eventi!)
Eppure Sollima è esattamente lui, continua ad appoggiarsi su quei tappeti sonori asfissianti - quelle basi elettroniche o postrock che negli episodi di Gomorra ti danno il minutaggio preciso, quando parte la chitarra o il tastierone è come se l'hostess ti avvertisse "allacciate le cinture, tra dieci minuti è tutto finito". Al cinema può contare su facce più conosciute, ma è un vantaggio discutibile, se a Favino e a Germano è chiesto di ridurre l'espressività a quelle tre o quattro smorfie - e ad Amendola di imbalsamarsi. Così che prevedibilmente le figure più memorabili restano i comprimari, gli assassini nati Greta Scarano e Alessandro Borghi, o Adamo Dionisi nei panni firmati di un cravattaro zingaro che vorrebbe accreditarsi come boss ma non riesce a far silenzio nemmeno in quel soggiorno che è la migliore invenzione del film, e lo racchiude: Roma come un open space in cui i bambini giocano a palla coi cani mentre i mafiosi torturano i sequestrati, a un divano di distanza.
Sollima si può persino permettere - come già in Gomorra - il lusso dell'anticlimax nelle scene d'azione, inquadrate con un realismo che castra ogni tentazione epica. Nella città di Suburra ci si ammazza solo alle spalle, e non c'è un gangster che non faccia almeno un numero da fesso. Il più furbo di tutti gira senza scorta, provando a dare un senso a tutto il caos. Ma le variabili sono troppe e sono tutte impazzite. Suburra non è quella riflessione sulla decadenza dei costumi che qualcuno cerca di vendervi - il suo pessimismo è quello dei noir d'ordinanza - ma non è nemmeno un semplice film di genere. Non sarà un capolavoro, ma quest'anno è uno dei migliori film che ho visto in sala - non solo tra gli italiani. Questa settimana è al Citiplex di Alba, al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo, all'Impero di Bra, al Fiamma di Cuneo, all'Italia di Saluzzo e al Cinecittà di Savigliano.
[no offence intended] si vede che non vivi a Roma.
RispondiEliminaEvidentemente il film voleva azzuppare il pane nella faccenda di Mafia Capitale, volevano che la gente andasse a vederlo pensando di vedere un film su Mafia Capitale, e invece è un normalissimo gangster-movie in cui incidentalmente c’è un politico (anche un po’ poliziottesco anni 70 a dirla tutta, manca solo il commissario tutto d'un pezzo).
La romanità è fastidiosamente ostentata e si è sempre alla ricerca della frase lapidaria/memorabile tipo “pijamose Roma”.
La perla di regia/sceneggiatura che durante un temporale viene inquadrato un tombino delle fogne che trabocca e rigurgita schifo, non so se cogliete la metafora, se non cogliete magari ve ce metto pure un sottotitolo? Guardate che è un momento de aRtissimo ciMEna sa’! - è semplicemente patetica.
Il libro me lo ricordo poco, però sono sicura che non finiva in modo così ridicolmente consolatorio – e il finale della vicenda era PROPRIO DIVERSO.
Io da romana l'ho trovato un film dimenticabilissimo.
Ma la romanità è *sempre* fastidiosamente ostentata, cioè è un concetto che fuori dal GRA ci ha il fastidio incorporato.
EliminaPoi non mi sembra che finisca così consolatorio, anzi.
mbè ma alla fine [SPOILER] tutti i malvagi ricevono la giusta punizione che manco nei Promessi Sposi. Tranne la tossica, che però tutto sommato tanto cattiva non è, è 'NNAMMORATA, si sa che le donne quando sono innamorate possono fare tutto e il contrario di tutto (SGRUNT)
EliminaYes romanità fastidiosa, mi rendo conto :(