Come se ce ne fosse bisogno – lo sai quanto mi piacerebbe, per una volta, scrivere un pezzo che ti desse ragione? Che le immagini religiose devono essere tolte da tutti i luoghi pubblici e in particolare dagli edifici scolastici, dove turbano senz'altro la sensibilità degli alunni che non si sentono cattolici, e che da un simbolo del genere possono ricevere il messaggio peggiore, ovvero quello identitario (in Italia veneriamo il crocefisso e se non ti va bene l'Italia non è il posto tuo)? I crocefissi dovrebbero essere tolti, anzi non dovevano nemmeno essere appesi, e Salvini è un sovranista che soffia sul fuoco dell'intolleranza mentre tira a campare mediaticamente: i rincari alla benzina non può evitarli, il crocefisso può appenderlo, anzi in molti casi non c'è neanche bisogno, è già lì. Tutto ciò ha perfettamente senso, ma non è quello che scriverò in questo pezzo che ti farà arrabbiare (come se ce ne fosse bisogno).
In questo pezzo magari scriverò che Salvini è un sovranista, certo, che soffia sul fuoco dell'intolleranza, sì, e che se ora tu prendi fuoco dall'indignazione stai assolutamente facendo il suo gioco. È quello su cui contava: infiammare un po' di progressisti laici, metterli contro i cattolici: proprio nel momento in cui l'argomento del giorno sono, come ogni estate, i profughi sui barconi; e proprio nel momento allo schieramento allarmista-xenofobo che chiede respingimenti a oltranza, se ne contrappone uno pietista che va dalla sinistra progressista laica ai cattolici e a Papa Bergoglio.
In questi momenti da qualche parte è come se suonasse un arrugginito campanello d'allarme, lampeggiasse una vecchia lucetta rossa non ancora del tutto opacizzata dagli anni: ALLARME CATTOCOMUNISMO! In questi momenti, da vent'anni chi è a destra tira fuori lo strumento d'emergenza: il crocefisso. Non è davvero un trucco originale, Salvini l'ha imparato da Berlusconi che ha avuto i suoi buoni maestri. Brandisci per una mezza giornata il crocefisso ed ecco fatto, lo schieramento avverso implode, i laici si incazzano perché non l'hanno ancora tolto dalle pareti delle scuole, i cattolici fanno presente che la figuretta di un morto appeso coi chiodi è un'immagine di pace, di tolleranza, addirittura se lo guardi bene un crocefisso è un abbraccio, no? Beh insomma il poveraccio hanno dovuto inchiodarlo perché tenesse le braccia così, comunque certo, ogni simbolo può rappresentare qualsiasi cosa. È un simbolo di morte, è un simbolo di vita, è il figlio di Dio, è un ebreo morto ammazzato, eccetera. Nel nostro caso diventa soprattutto il simbolo dell'inimicizia perenne tra cattolici e laici: i primi l'hanno messo a parete, i secondi non saranno soddisfatti finché dalle stesse pareti non sarà schiodato. L'inimicizia in realtà ha ragioni storiche ben più profonde, e muove da visioni della vita forse davvero inconciliabili (su aborto e su eutanasia un accordo non ci sarà mai): però il crocefisso s'impugna più comodamente, specie d'estate.
Questo pezzo ti farà incazzare perché ti vorrebbe suggerirti, caro laico, di non cascarci. Ci sono ottimi motivi per litigare coi cattolici; il crocefisso non è solo il meno interessante; è anche l'unico in cui leggi e sentenze ti danno torto. In effetti, quando Salvini chiede di appendere un Cristo alla parete di una scuola pubblica, non fa che chiedere che sia applicata una legge dello Stato. È vero, si tratta di due Regi Decreti, roba degli anni Venti. È vero, i medesimi decreti impongono di esporre a fianco del crocefisso l'effigie di Sua Maestà il Re, il che ci potrebbe indurre a ritenerli superati dalla prassi. Ma pare che non funzioni così con le leggi, e non lo sto dicendo io: lo hanno scritto, in diverse sentenze, il Tar del Veneto, la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato. Che altro si può fare, a questo punto? Denunciare lo Stato Italiano alla Corte europea dei diritti dell'uomo perché espone un simbolo religioso in un luogo pubblico frequentato da minori? Due genitori di Abano Terme, Massimo Albertin e Soile Lautsi, nello scorso decennio ci hanno provato, e in primo grado la corte di Strasburgo ha pure dato loro ragione. A quel punto però, cos'è successo? il capo del governo, Berlusconi si è fatto fotografare con un cristone enorme in mano, ha annunciato che lo Stato avrebbe fatto ricorso, subito appoggiato da alcuni esponenti del principale partito di opposizione (si chiamava PD) e dall'autorevole parere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; alla fine il ricorso si fece e... il crocefisso lo vinse. (Continua su TheVision).
Se quindi stai pensando che sia ora di condurre una battaglia di laicità su tutti i fronti per staccare un simbolo confessionale da pareti laiche, questo pezzo ti farà incazzare perché ti rivelerà che la battaglia è già stata combattuta, e persa: persa al Tar, persa alla Consulta, persa al Consiglio di Stato, persa a Strasburgo. Questa è la dimostrazione che esiste un fronte pro-crocefisso che dalla destra identitaria arriva fino alla sinistra. Grazie alla pur ammirevole testardaggine di Albertin e Lautsi c’è una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che non riconosce l’esistenza di “elementi che attestino l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo religioso sui muri delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni.” Ti fa incazzare? T’avevo avvertito.
Potrai chiederti come mai, caro lettore incazzato, in quasi ottant’anni di Repubblica, nessun laico ha mai voluto affrontare la questione con la determinazione dei due genitori di Abano. C’è gente che si è fatta arrestare per ottenere il diritto all’aborto, che ha lottato per il divorzio, o l’eutanasia. Insomma di battaglie ne hanno fatte, i laici italiani: perché il crocefisso no? Domanda interessante.
La risposta provvisoria che mi sono dato è che il crocefisso è un simbolo, e la maggior parte dei laici italiani ha sempre pensato (a torto o a ragione) che i simboli fossero obiettivi secondari, sovrastrutture. Ciò che contava veramente era la lotta per il controllo dei mezzi di produzione, le riforme agrarie, il diritto allo sciopero: cose del genere. Anzi, forse in certi casi ci si poteva pure mettere d’accordo coi cattolici, lasciar loro i simboli e ottenere in cambio qualche concessione. Non sto dicendo che sia stato un buon affare, però le cose sono andate così. Lo stesso Mussolini, ex-socialista ateista e mangiapreti, quando si è ritrovato al potere è sceso a patti col Vaticano e, in cambio di un quartierino Oltretevere e un’ora di cattolicesimo in tutte le scuole del Regno, ha ottenuto il sostegno di tutte le parrocchie d’Italia.
Questo pezzo ti farà incazzare perché ti porrà la questione più o meno come se la deve essere posta Mussolini: se ci tengono davvero così tanto, a quei due legnetti, se li tengano. Vale la pena, per due legnetti, litigare con una parte cospicua del Paese? C’è il rischio di saldare una destra reazionaria, per la quale il crocefisso è un simbolo d’identità, con un centro moderato e solidale, per il quale rappresenta invece la pietà. A Salvini certo non dispiacerebbe, a noi tocca inventarci qualcosa di diverso.
Io un’idea ce l’avrei: se i cattolici e gli identitari ci tengono tanto al crocefisso, adottiamolo anche noi. Facciamolo nostro, tanto quanto è loro: i simboli sono di tutti, non c’è nessun marchio registrato. Portiamolo in giro per i cortei, gay pride inclusi. Raccontiamo che il Cristo in Croce è un simbolo di apertura al diverso, di pace, di democrazia, di qualunque cosa. D’altronde, è cristiano ma anche ebreo, e questo è certo; ma è anche un po’ musulmano (artificioso, ma plausibile) e buddista, jainista e indù, che tanto quelli riciclano tutto. E anche laico, perché no: dopotutto, quando gli chiesero se bisognava pagare i tributi a Cesare, Gesù rispose “Date a Cesare quel che è di Cesare”, senza chiedere esenzioni fiscali. E se anche non lo avesse detto non importa, non è che bisogna per forza citare i vangeli. Facciamo quello che fecero i cristiani coi simboli pagani: quelli che non riuscivano a distruggere, li assorbivano. Trasformarono sorgenti sacre in sorgenti miracolose, templi a Iside in battisteri, rune solari in crocefissi. Il Dio Sole vinceva le tenebre tre giorni dopo il solstizio d’inverno e loro decisero, senza preoccuparsi di consultare i vangeli, che anche Gesù era nato proprio quel 25 dicembre: che straordinaria coincidenza. Insomma, se il crocefisso non ci piace, facciamocelo piacere. Evitiamo che sia usato per isolarci, mescoliamo le acque, tentiamo un’infiltrazione.
È solo una proposta, e probabilmente ti ha fatto incazzare. Va bene così. Incazzati con me, magari ti servirà a trovare una soluzione al problema, qualcosa che fin qui non era ancora venuto in mente a nessuno.
Questo pezzo ti farà incazzare perché ti porrà la questione più o meno come se la deve essere posta Mussolini: se ci tengono davvero così tanto, a quei due legnetti, se li tengano. Vale la pena, per due legnetti, litigare con una parte cospicua del Paese? C’è il rischio di saldare una destra reazionaria, per la quale il crocefisso è un simbolo d’identità, con un centro moderato e solidale, per il quale rappresenta invece la pietà. A Salvini certo non dispiacerebbe, a noi tocca inventarci qualcosa di diverso.
Io un’idea ce l’avrei: se i cattolici e gli identitari ci tengono tanto al crocefisso, adottiamolo anche noi. Facciamolo nostro, tanto quanto è loro: i simboli sono di tutti, non c’è nessun marchio registrato. Portiamolo in giro per i cortei, gay pride inclusi. Raccontiamo che il Cristo in Croce è un simbolo di apertura al diverso, di pace, di democrazia, di qualunque cosa. D’altronde, è cristiano ma anche ebreo, e questo è certo; ma è anche un po’ musulmano (artificioso, ma plausibile) e buddista, jainista e indù, che tanto quelli riciclano tutto. E anche laico, perché no: dopotutto, quando gli chiesero se bisognava pagare i tributi a Cesare, Gesù rispose “Date a Cesare quel che è di Cesare”, senza chiedere esenzioni fiscali. E se anche non lo avesse detto non importa, non è che bisogna per forza citare i vangeli. Facciamo quello che fecero i cristiani coi simboli pagani: quelli che non riuscivano a distruggere, li assorbivano. Trasformarono sorgenti sacre in sorgenti miracolose, templi a Iside in battisteri, rune solari in crocefissi. Il Dio Sole vinceva le tenebre tre giorni dopo il solstizio d’inverno e loro decisero, senza preoccuparsi di consultare i vangeli, che anche Gesù era nato proprio quel 25 dicembre: che straordinaria coincidenza. Insomma, se il crocefisso non ci piace, facciamocelo piacere. Evitiamo che sia usato per isolarci, mescoliamo le acque, tentiamo un’infiltrazione.
È solo una proposta, e probabilmente ti ha fatto incazzare. Va bene così. Incazzati con me, magari ti servirà a trovare una soluzione al problema, qualcosa che fin qui non era ancora venuto in mente a nessuno.
l'unica cosa che può far incazzare è che verosimilmente li fabbricheranno in cina...
RispondiEliminaArticolo molto condivisibile e di ottima fattura.
RispondiEliminaCome sempre tra l'altro.
Comunque che il simbolo del Cristo in croce nn porti le masse a combattere il secolarismo in Italia è perché siamo secolarizzati e viviamo la religione con la stessa ottica di Peppone.
Probabilmente esporlo al gay pride gli darebbe un senso politico profondo e metterebbe in luce la "religione di padre Pio" che pervade le credenze paganoidi e familistico amorali de tanti nostri compaesani.
Ci voglio le palle però,per tale passo e nn l'incazzatura.
Da presunto incazzando mi sento in dovere di partecipare.
RispondiElimina(Ci tengo, però a precisare che partecipo, e sono incazzando, solo in quanto ateo, non in quanto "laico". La laicità attualmente è una sorta di principio di "civiltà", che uno stato può darsi o meno. Oggigiorno dovrebbe significare, per uno stato, raccontarsi come equidistante da sacerdoti, stregoni, santoni, maghi, cartomanti, fattucchieri, e relativo seguito di corni, sangui, pezzi d'ossa, peperoncini e pupazzi. In base ad opportuna scartoffia della Corte Costituzionale, l'Italia è uno stato laico (sedicente, nel vero senso della parola: non meno di quanto l'ISIS sia sedicente islamico), ed anzi riconosce la laicità come principio supremo; in tante altre scartoffie temo, però, si dica qualcosa di differente; compreso forse il mitico ricorso alla Grande Chambre per far annullare le disposizioni della sentenza della CEDU sul caso Lautsi v. Italia, che, almeno inizialmente, il governo Berlusconi intendeva presentare sulla scorta della tesi (imho, peraltro incontestabile) che essere uno stato concordatario sia incompatibile con l'essere uno stato laico. Questo ad uso e consumo degli appassionati del garbuglio.)
Il crocifisso è (se non innanzitutto, almeno tra le altre cose) un privilegio; segnatamente il privilegio di poter imbrattare un'opportuna classe di pareti bianche, che in Italia viene riservato ad un gruppo di potere decadente o decaduto, che, come giustamente sottolinei anche tu, sopravvive sulla scorta di un simpatico concordato con l'Uomo della Provvidenza (parliamo, cioè, non di una comparsata al balcone della Moneda col caudillo di turno, magari raccontabile come estorta con l'imbroglio, ma di scartoffie ufficiali; del resto si concordò anche con baffetto, si sarebbe poi concordato anche con Franco e Salazar, e s'era già preventivamente concordato con lo zar di alcune delle o tutte le Russie; non che i liberaldemocratici con tutta questa bella gente non abbiano a loro modo concordato, ed in maniera forse ancor più cogente, almeno per chi, come i boemi, ritrovavasi oggetto di concordanza).
Come dici tu, tutto può esser fatto simbolo di tutto; obliterare la bianchezza della parete può simboleggiare la causa libera che sconfigge il servo arbitrio, la vittoria del segno sul vuoto, della variazione su oppressione e monotonia, della comunicazione sul silenzio; è una rottura "spontanea" della simmetria, o magari la reazione della creatività innata nell'individuo contro i dettami di ogni architetto demiurgo, e del suo breviario di International Style; possiamo farlo simbolo dell'abbraccio universale, dell'unico grande sincretismo che va da Elon Musk alle ONG, persino della laicità (ricavata citando il testo sacro).
Resta però frutto di un privilegio. E, se ce lo facciamo andar bene, poi però non so quanto ci dovrebbero prendere sul serio la prissima volta che romperemo i coglioni perchè ai barbuti non faranno costruire una moschea, o scopriremo che la soggettività giuridica internazionale riconosciuta a quattro cretini che si travestono da cavalieri è superiore a quella dei palestinesi, che devono chiedere il permesso pure per pescare o farsi un bagno.
personalmente non me ne può fregare di meno. in Italia è costume appendere (con criteri assolutamente - per me - imperscrutabili) crocifissi... la cosa non mi offende. non mi offendono quelli che vanno in giro con i crocifissoni d'oro appesi al collo, con i crocifissoni di paillette sulle magliette o tatuati da qualche parte... non mi danno fastidio neanche le chiese (ci entro sempre quando sono in altre città), né d'altra parte mi turbano le moschee o le sinagoghe (sono entrato in qualcuna di queste)
RispondiEliminanon mi offenderei neanche se (dormendo in qualche hotel o motel negli usa) trovassi sul comodino la bibbia di re giacomo (?) e il crocifisso al muro; penso che non mi turberebbe neanche trovare scritte o decori islamici se mi trovassi in qualche paese a maggioranza musulmana
mi piacerebbe che i credenti non mi rompessero il cazzo (suonando il mio campanello come certi testimoni di geova, usando soldi pubblici per costruire chiese/moschee/sinagoghe, farsi pagare dallo stato gli stipendi degli insegnanti della propria religione, chiedere finanziamenti pubblici per scuole confessionali (private in genere), ecc.
mi turba - ma non tantissimo - che ci siano nazioni che espongono la natura religiosa del loro stato (tipo repubblica islamica, repubblica popolare e anche la recente iniziativa dello stato d'israele)
"Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi."
RispondiEliminapossibile il papa abbia fato il lapsus del secolo e nessuno se ne sia accorto?