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venerdì 30 novembre 2001

Make love singing songs

Ieri sera stavo aspettando i miei amici là fuori, persi nella nebbia, quando ho sentito qualcosa come un gemito da sotto il letto. Ho dato un’occhiata. Era la mia chitarra, che piangeva dolcemente.
Cosa c’è adesso, le ho chiesto. "Ma niente", fa lei. "Ho dato un’occhiata al mondo". “Ah sì?”, le ho risposto. “E hai fatto caso che gira?”
Ma ha suonato il telefono e l’ho lasciata lì sola a strillare. “Stiamo arrivando”, dicevano i miei amici. In questi casi so come va a finire: che mi tocca aspettarli tutta notte. E allora sono uscito.

Sono andato a trovare questa amica che mi dice sempre: “Sai, se avessi bisogno di qualcuno, quello saresti tu”, perciò evidentemente non ha mai bisogno di nessuno. E infatti ogni volta che ci vediamo lei attacca con discorsi del tipo: “Cerca di capire che è tutto dentro di te, e che nessun altro oltre a te può farti cambiare… e che in realtà tu sei una piccola cosa, e che la vita comunque va avanti, con o senza te”…
Finché io (che questi argomenti li reggo solo fino a un certo punto) non la interrompo con una grassa risata, e poi “Pensa per te”, le dico. Anzi: “Ho una parola o due da dire sul modo in cui ti comporti, e tutte le bugie che dici su come potremmo essere felici se solo chiudessimo gli occhi”.
(E mentre fingeva di non capire io insistevo): “Devo lasciarmi dietro tutte le rovine della tua vita, perché anche se non l’hai capito, le tue idee non possono fare altro che causare ancora miserie”. E me ne sono andato (sbattendo la porta).

Uscendo ho incrociato un porcellino che razzolava nel fango.
“C’è gente tutt’intorno che ti rotola a terra”, ho detto io.
“Ma non mi guardi così”, fa lui. “Caro Signore, i veri maiali sono quelli che razzolano in colletto bianco… nelle loro case tutte pulite, non so se mi spiego, che si mangiano il prosciutto con tanto di forchetta e coltello”.
Io gli ho risposto qualcosa, ma non ricordo cosa, perché l’istante dopo mi sono svegliato, in camera mia, al suono della mia chitarra che piangeva, piano.
“Ancora tu? Insomma cosa c’è, mi vuoi spiegare?”
“Io… io non lo so cosa vi ha preso. Con tutti gli errori che fate, qualche cosa avreste dovuto impararla, o no?”
“Eh?”
“E invece vi siete persi, e tutto l’amore che resta chiuso dentro di voi, tutto quell’amore… cioè, io non lo so”.

È andata avanti tutta la notte.
Stamattina ho scoperto il perché.
Oggi tutte le chitarre del mondo piangono dolcemente. Addio, George (Beware the pennies on your eyes).

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