Riconciliamentizioniamoci con la lingua italiana
Sì, passo il tempo ad autodenigrarmi. Ma non è per scelta. Ogni volta che provo a tirarmela un po’ ci rimedio una brutta figura. Meglio il basso profilo.
Per esempio:
Ludik, giovane di brillante intelligenza, fresco di diploma, stava preparando un articolo sul “fenomeno blog” e aveva interpellato vari bloggatori, tra cui me.
Io avevo fatto il possibile, naturalmente, per scrivere più di tutti gli altri. Per cominciare, avevo accennato al fatto che ho una “formazione letteraria” e che anche adesso lavoro in una “specie di casa editrice”.
Forte di queste credenziali, mi mettevo a pontificare sull’aspetto letterario dei blog. Secondo me, infatti, la cosa più curiosa dei blog è che siano scritti bene. Pochi errori di ortografia, persino di punteggiatura. Niente di stupefacente… non fossimo in Italia, il bel Paese in cui i quotidiani più prestigiosi non si fanno scrupolo di sbagliare gli accenti in prima pagina.
Ecco così una buona occasione per tirare una stoccatina ai professori universitari che producono bozze spaventose (io, ehm ehm, modestamente, ne ho corrette), e cogli “scrittori anni Novanta”: meglio sfogarsi in un blog personale che non scrivere un romanzo: forse un bel risultato dei blog sarà assorbire quelle velleità letterarie che in passato spingevano molte persone a scrivere romanzi in cui descrivevano il loro ombelico e poco altro: e poi devo confessare che molti bloggatori che conosco sanno descrivere il loro ombelico molto meglio di altri scrittori 'professionisti', e vai così, cantagliele…
Già che c’ero, ne approfittavo per buttar lì un’ipotesi sociologica, che si sa, per quel che costano…: la “blog-community”, dicevo, si è probabilmente riconciliata con la lingua italiana grazie all’ e-mail. La mia ipotesi è che tutti noi bloggatori abbiamo passato una fase nei '90 in cui scrivevamo lunghe e-mail, e se anche adesso le abbiamo cancellate, credo che sia stato quello il momento in cui veramente abbiamo imparato a scrivere. Poi l'e-mail da passatempo sociale è diventato uno strumento di lavoro, sempre meno romantico ed eccitante, per cui abbiamo trovato un'altra nicchia per dar sfogo alla nostra verbosità, e abbiamo trovato il blog.
Questo il mio piccolo trattato di sociologia dello stile.
E Ludik, bontà sua, ha premiato il mio sforzo titolando: “un RICONCILIAMENTO con la lingua italiana".
Riconciliamento… aaaargh.
Sento come un'eco di professori universitari e scrittori professionisti che ridacchiano alle mie spalle.
Pare che la parola esista davvero. Sì, vabe’, e come ogni parola in –mento gli si può costruire un bel verbo in –are: riconciliamentare. Riconciliamentiamoci con la lingua italiana. Sarà un bel gesto, la nostra riconciliamentazione. Anche se a questo punto forse varrebbe la pena di riconciliamentazionarci, dedicarci cioè a un’opera di riconciliamentazionizzazione. E via di seguito…
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