Anche tu, brevetto registrato!
C'era una bella confusione alla conferenza di Attac (in senso positivo…). Tante associazioni, tanti argomenti, tante iniziative. La più buffa quella del circolo Kontroverso, che distribuiva moduli per auto-brevettarsi, e invitava a una manifestazione davanti all'ufficio brevetti di Bologna, per protestare contro il TRIPS. Il Trips è un delirante (lo dice il nome…) protocollo inserito nell'Accordo Generale sul Commercio (GATT) del 1994, che consente alle imprese di chiedere ed ottenere i brevetti sugli organismi viventi. Si possono anche brevettare i geni. E allora forse vale davvero la pena di brevettarci, prima che ci pensi qualcun altro.
(Casomai qualcuno sentisse ancora la mancanza di un motivo per andare a... il 21 di... eh?)
Sulla corsa sempre più sfrenata alla proprietà intellettuale di qualsiasi cosa, materiale e non, c'è un altro aneddoto interessante. Questo sito, com'è noto, si chiama Leonardo: non è un nome registrato, ma credo di avere comunque qualche diritto a chiamarlo così. Dopo aver passato quasi trent'anni della mia vita a sentirmi chiamare prima "Da Vinci" e poi "Di Caprio" da qualsiasi imbecille, è una bella soddisfazione, no?
E tuttavia parlando di siti chiamati "Leonardo" c'è un precedente un po' inquietante. Sì, sì, parlo d'un precedente legale: una causa intentata da un'agenzia finanziaria, la "Leonardo Finance", al sito culturale della International Society for the Arts, che porta lo stesso titolo della rivista della Società (pubblicata sin dal 1967): Leonardo.
Qual è la materia del contendere? La Leonardo finance lamentava che i suoi clienti – o potenziali tali – digitando "Leonardo" su un motore di ricerca, si sarebbero più facilmente imbattuti in una delle innumerevoli pagine del sito culturale. Perciò chiedevano sei milioni di franchi di danni (meno di un miliardo e ottocento milioni di lire). Una bella pretesa, no? E infatti un mese fa i giudici hanno dato ragione all'International Society. Ma Leonardo Finance potrebbe ricorrere in appello…
La vittoria è stata vinta anche sul web, grazie anche a una ben riuscita campagna di solidarietà tra gli internauti francesi: oggi, digitando "Leonardo" su un qualunque motore di ricerca, trovate non soltanto il sito della Society, ma anche numerose pagine di sostenitori che gettano fango sulla Leonardo Finance. E di quest'ultima neanche l'ombra. Almeno, io non l'ho trovata.
(Non ho trovato neanche il mio sito – forse dovrei fare causa a qualcuno).
Tirato un sospiro di sollievo, rimane lo stupore per l'arroganza con la quale gli aspiranti proprietari del mondo partecipano a questa corsa alla proprietà intellettuale di qualsiasi cosa --– un nome, un logo, un segno grafico qualsiasi… Sono anche un po' ingenui. Chi è che al giorno d'oggi si mette a cercare una consulenza finanziaria su un motore di ricerca?
Questi di Leonardo Finance, poi, mi ricordano qualcosa da vicino. Quando produci qualcosa e la chiami "Leonardo", è perché la vorresti unica, geniale, inimitabile… perlomeno, con mia madre è andata così. Poi, al momento di andare all'asilo, si è scoperto che c'erano due Leonardo in classe. E così già a tre anni ho cominciato a farmi chiamare col cognome. Mia madre si arrabbiava molto: "Il suo nome è Leonardo!" Mamma, che ci vuoi fare. Anche tu, avresti dovuto brevettarmi…
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