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mercoledì 3 ottobre 2001

La civiltà dei brontoloni (e i suoi amici)

Va bene, se ne avessimo mai avuto il dubbio ora lo sappiamo: viviamo in un Paese di irresponsabili.

Siamo la sesta o la settima potenza mondiale, siamo membri NATO e mandiamo i nostri rappresentati alle cene del G8. Siamo anche un plausibile obiettivo del più forsennato terrorismo islamico. Ci si aspetterebbe dai nostri rappresentanti, dai nostri intellettuali, un invito all'unità e alla calma. Parole rassicuranti, che magari non rassicurano nessuno, ma sono necessarie in momenti come questi.

E invece no. Il nostro Presidente del Consiglio coglie l'occasione per lanciare la guerra delle civiltà, e nel frattempo si adopera per far votare in Parlamento una normativa sulle rogatorie internazionali che è come un invito a tutti i terroristi del mondo a venire a riciclare denaro in Italia.
Certo, la stessa normativa annulla probabilmente le prove di qualche processo che vede imputato lo stesso Presidente o alcuni suoi colleghi di Partito e Azienda – ma questa è solo una "singolare coincidenza", no?

Tutto questo in una settimana in cui il Parlamento, forse, dovrebbe esser chiuso (non si legifera la settimana prima di un referendum).
E gli italiani? Il 'popolo'? Una volta si chiamava 'maggioranza silenziosa'. Una maggioranza vagamente brontolona, che oggi può sfogarsi ad alta voce sul sito di Forza Italia: dobbiamo vergognarci di essere occidentali? (Vedi anche qui).
Di questa maggioranza (che non sempre brilla per dialettica e competenze) Berlusconi è corso a farsi scudo dopo aver gettato il sasso. "In fondo", dice lui, "ho detto quello che pensano tutti". E la maggioranza, in coro: "finalmente Uno che ha il coraggio di dire quello che pensiamo tutti".

Finiti i tempi in cui ci aspettavamo dai nostri rappresentanti democratici qualche cosa in più. Li volevamo più preparati di noi, più saggi, più preparati… in una parola: più responsabili.
Berlusconi no. Lui è proprio come noi: se siamo irresponsabili, perché lui dovrebbe essere da meno? Se tutti noi cerchiamo di fare i furbi coi nostri risparmi, perché non dovrebbe averlo fatto anche lui? Se un magrebino che spaccia fumo sotto casa nostra ci dà fastidio, perché non dovrebbe infastidire anche lui? Siamo nella più perfetta democrazia.


Che altro fa la maggioranza brontolona, insofferente, irresponsabile? Va in copisteria a fotocopiarsi l'articolo fiume di Oriana Fallaci, dove finalmente un intellettuale italiano ha il coraggio di dire a chiare parole Quello Che Tutti Pensano: che i musulmani sono sporchi, incivili e puzzolenti. Tutti, da Arafat al mio vicino di casa.

Ce ne ha messo, il Corriere, per trovare un intellettuale disposto a un'operazione di questo genere. Ha dovuto rianimare un'ex corrispondente di guerra piuttosto rintronata dagli anni e in evidente – e imbarazzante – stato confusionale. Le ha dato tutto lo spazio che ha ritenuto giusto con un'operazione sfacciata, cinica, alla Ciprì & Maresco: l'idiota in prima pagina. Non ci ha risparmiato gli insulti, le reiterazioni che qualsiasi editor avrebbe soppresso, per il bene nostro e suo. No.

Vergogna, signori del Corriere. Se avete fiutato l'aria e volete arruolarvi alla nuova Crociata, fate pure: non siete più irresponsabili di tanti. Ma fatelo a viso aperto, con le vostre armate ordinarie: non c'è un Panebianco, un Sartori disposto a dire a chiare parole quanto schifo ci fa l'Islam? Dovete mettere in piazza un'anziana signora con tutti i suoi problemi? Vergogna.

Io personalmente ho la mia teoria sulla parola civiltà: le civiltà non esistono. Di sicuro non oggi, e chi ne parla è un ignorante. Nei prossimi giorni cercherò di dimostrarlo (virus permettendo).
Però c'è un altro uso della parola: 'civiltà': è anche l'arte di stare al mondo, in maniera educata e responsabile. Di questa educazione e di questa civiltà ci sono ben poche tracce negli ultimi discorsi di Berlusconi, ancor meno nei deliri della signora Fallaci, nessuno nell'atteggiamento del direttore del Corriere, che ha mandato la povera signora a schiantarsi sull'opinione pubblica come un kamikaze. Veramente, veramente incivile.

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