La settimana scorsa mi son successe parecchie cose… partirò dai
Colloqui coi genitori
Quante volte nella vostra vita vostra madre / vostro padre si è sentito ripetere: "suo figlio dovrebbe impegnarsi di più"? Beh, lasciate dire a me: mentivano. Il 90% delle volte non è questione d'impegno: testoni siete e testoni restate, ma questo ai genitori non si può dire.
"Signora, no guardi, suo figlio non capisce niente".
"Ma forse, se si impegnasse di più…"
"Impegnarsi in cosa? Quello è coglione. Punto. Lo attende una triste vita di umiliazioni. Lasci perdere. S'impegni lei, piuttosto, a farne un altro".
Queste cose non si possono dire, per cui ai vostri genitori noi prof abbiamo sempre detto: potrebbe impegnarsi di più. Non è il caso di offendersi: tanto lo sappiamo sia noi che voi, che più di tanto non vi siete impegnati. Ma almeno vi abbiamo dato una chance di credere in voi stessi. E voi non l'avete raccolta. Perché? Perché siete coglioni. Visto?
E poi, cosa pretendete da noi, che ci impegniamo a inventarci una storia diversa per i cinquanta monelli che valutiamo? Per-quel-che-ci-pagano? No, signora, il ragazzo potrebbe fare molto di più, potrebbe impegnarsi. E se lo ha già sentito dire quaranta volte è perché è quaranta volte vero.
E poi c'è la disperata mamma di Gargiulo, un bambino di prima media che per altri otto anni (a ministro piacendo) sembra condannato a surfare sulla soglia dell'insufficienza, che s'impegni o no. Non è stupido, ma è il solito iperattivo iperdistratto che non si sa come riesce a far sentire la sua voce flebile nel pandemonio generale, così che alla fine la nota se la becca lui per tutti. Tipi così i prof li riconoscono al primo giorno di scuola, e li tartassano fino al diploma. La mamma scuote la testa rassegnata, è già passata da francese e matematica.
Io non so veramente cosa dirle.
Cioè, da qualche parte ho dei voti, ma sul registro non li ho ancora messi… sufficiente mi pare… o no? Sufficiente-meno-meno, probabilmente. O non ha preso un Buono Meno in grammatica? Sì? No? Stava seduto di fianco a quel secchione di Bonelli, avrà copiato… me ne sarei accorto, troppo rumoroso per non farsi beccare…
Insomma, Gargiulo l'ho ben presente, ma al di là del frastuono che produce in classe non ho la minima idea del suo rendimento. Che le racconto?
Chissà se in quel corso biennale che devono fare i prof adesso per l'abilitazione sono previste anche materie di questo tipo: Come intrattenere il genitore, cosa raccontargli. La Letizia potrebbe scritturare qualche esperto di marketing all'uopo.
Ma io sono un supplente, e il bello dei supplenti è che non sono tenuti a sapere come si fa, possono improvvisare. E io improvviso.
Per esempio, la settimana scorsa studiavamo l'Eneide. Non sono tenuto a sapere il perché gli undicenni debbano leggere brani dell'Eneide (per di più nell'incomprensibile non-traduzione della Calzecchi Onesti). Passi l'Odissea con le sue maghe e i suoi giganti, di cui in classe è stata fatta notare la somiglianza coi personaggi di Harry Potter, ma… l'Eneide? Cosa tratterranno degli undicenni sull'Eneide? Cosa ho trattenuto io? Ben poca cosa. Ricordo al liceo di aver notato l'inadeguatezza di questo eroe epico, un piagnone, francamente. E… ah, sì, la pietas. Va bene, parliamogli di pietas, con l'accento sulla i che non vuol dire solo pietà, ma anche compassione: soffrire insieme, calarsi nelle sofferenze altrui, non solo capire le ragioni dell'altro, ma soffrire anche i suoi dolori.
Ecco perché Enea è tanto piagnone: perché dovunque va si trova a piangere i dolori degli altri. Vedete, ragazzi? Virgilio riscrive la storia del Cavallo di Troia. Perché lo fa? Non bastava Omero? Ma lui la racconta dalla parte dei troiani. Forse è la prima volta che qualcuno prova a raccontare la storia dalla parte dei perdenti. E il suo eroe, Enea, mentre racconta frignando la notte del saccheggio esclama: "ah, perfino i più duri dei miei nemici al ricordo non tratterrebbero le lacrime". Ma va là. I greci passavano le loro serate a ridere e raccontarsi di come erano stati dei drittoni con i troiani – questo Virgilio lo sapeva benissimo. Ma Enea è talmente pietoso che da oppresso riesce anche a sentire gli eventuali sensi di colpa dell'oppressore. Un eroe epico, a suo modo. Pianta in asso Didone, ma piange per lei. Piange per tutti.
Ora che ci penso, forse dovremmo studiarla di più, l'Eneide. Siamo troppo abituati a vedere il mondo dalla parte dei vincitori – mi immagino Ferrara e Lerner organizzare una veglia per gli Achei, il giorno seguente il saccheggio di Troia. "Dovevano farlo! Non capite che l'Ellade è minacciata nella sua stessa esistenza?". Siamo troppo abituati a vedere il mondo dalla nostra parte, e chi ci contraddice ce l'ha con noi. Lo Stato ci opprime. I Vigili Urbani ci odiano. Il prof che mi dà brutti voti è uno stronzo, ce l'ha con me. Il ragazzo che prende brutti voti dovrebbe impegnarsi, se non s'impegna è per farmi dispetto, ce l'ha con me. Raramente ci rendiamo conto che gli altri vivono tutti i giorni che viviamo noi, e hanno dolori e problemi come possiamo averli noi. C'è chi ha deciso anzi che i dolori della maggior parte della gente non gli interessano, perché hanno una pelle diversa o un dio diverso o non sanno tenersi pulito intorno, e allora che se li bombardano sai che mi frega, così imparano a stare a casa loro.
Anch'io certe volte vi odio, ragazzi, quando per esempio suona la campana della quinta ora e in quindici sostenete che è vostro diritto andare in bagno e andarci subito. Ma l'altro giorno, mentre gestivo il frastuono degli incontinenti, ho sentito proprio Gargiulo (che di quel frastuono era in gran parte responsabile) squittire: "Però! Certo che è difficile fare il prof".
Fare il prof. Effettivamente è difficile. In questi giorni ho una raucedine cronica e una serie di dolori, brufoli e vesciche che fanno pensare. Dormo poco. Non sto tanto bene. E Gargiulo se n'è accorto. Per un attimo. Ha avuto per un attimo compassione.
Io credo che la compassione sia l'unica cosa che può salvare l'uomo, e che il mondo dovrebbe essere affidato esclusivamente dalle persone compassionevoli, come Enea, quel piagnone, o quell'iperattivo di Gargiulo, che per otto anni presumibilmente continuerà a slalomare tra le insufficienze, ma poi diventerà un bravo ragazzo e un brav'uomo iperattivo e iperdistratto, in mezzo a tanti Ottimi e Distinti signori impietosi e insensibili. Ho pensato questo mentre guardavo la signora Gargiulo scuotere la testa, aspettando la mazzata. Ho pensato che mi sembrava una brava persona, laureata no, e probabilmente la mettevo in soggezione. E che si vergognava del figlio testone, e che già pensava a come punirlo, la playstation gliel'ha già tolta, la televisione solo fino alle dieci, e adesso cosa? E ho improvvisato:
"Signora, comunque suo figlio si sta impegnando, e si vede".
"Ah, davvero?"
"Sì, ha anche preso buono in grammatica".
"Era un buono meno meno".
"Sì, io do tutti questi meno per spronarli, ma diciamo la verità, quello era un buono tondo".
"Ah sì?"
"Ma sì. Certo, non deve mica sedersi adesso. Deve continuare a impegnarsi".
"Naturalmente".
"Però è un bravo ragazzo, sa?"
"Ah sì?".
Sì, e gli voglio un po' di bene, stavo per dirle, siccome erediterà il mondo. Ma me lo sono tenuto per me.
"Virgilio riscrive la storia del Cavallo di Troia. Perché lo fa? Non bastava Omero? "
RispondiEliminaMi spiace dirlo, ma NON E' VERO. Omero non ha mai scritto del cavallo di Troia. L'Iliade chiude prima dell'episodio e l'Odissea non ne tratta.
Forse prima di mettersi ad insegnare, bisognerebbe anche imparare qualcosa. Buona serata.
Hai ragione, scusa.
RispondiEliminamia figlia ha 16 anni e vuole diventare insegnante, l'ha sempre desiderato. lo sa quant'è difficile ma vuole farlo lo stesso. lei cosa sognava di fare da grande?
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