Prof precario in precaria scuola
Per la verità, la mia scuola del momento è un bellissimo edificio, oserei dire settecentesco. Da lontano la scambiano per un hotel nel verde, magari un club privé.
I soffitti in particolare sono una meraviglia: a volta, affrescati con i temi delle stagioni. In particolare la terza C è sovrastata da un'allegoria dell'Autunno, raffigurante due puttini alati che si affacciano da un cielo un po' nuvolo, spargendo cenere nell'aere da un braciere. Tutt'intorno festoni e cornucopie con la frutta di stagione: uva, mele, pere, e foglie secche. È veramente un'opera d'arte, e dire che non ci avevo fatto caso. Ma di solito non la degno d'un'occhiata: solo oggi mi sono messo a osservarla con più attenzione, e mentre la osservavo gli alunni mi osservavano.
"Voi, naturalmente, in caso di allarme sapete cosa fare…"
"Sì: scappiamo".
"No, no! Non sapete che c'è un pericolo peggiore del terremoto, ed è il panico? Per prima cosa si mette lo zaino sul banco, poi ci si infila sotto".
Mi guardano sospettosi. C'è un pericolo peggiore del panico, pensano, ed è il supplente pignolo. Del resto perché mai, nel momento della scossa, si dovrebbe perdere tempo a posizionare lo zaino sul banco? Non lo so: ma l'anno scorso all'esercitazione i ragazzi facevano così, e io mi adeguo.
"Ma io sotto il banco non ci sto, prof!"
"Ci stai, Nizzoli, ci devi stare, è il regolamento".
"Nel senso che non ci passo proprio": e per dimostrare la sua buona volontà tenta di accucciarsi. Malgrado la notevole contorsione, il banco si solleva sulla schiena, ondeggia e si rovescia a pochi centimetri dalla caviglia della Lusatto, che schizza via urlando: panico. Il pavimento registra una vibrazione del sesto grado. Entra il bidello Mariano.
"Tutto bene?"
"Sì, no, è che ci stiamo esercitando per i terremoti, e…"
Mariano fissa il faccione di Nizzoli ancora incastrato tra i suoi glutei e scuote i baffi: "Tanto non c'è la scala antincendio".
"Ah già, è vero, non c'è…"
"Perché non c'è l'uscita di sicurezza, per cui non sapevano dove farla".
"Quindi dal primo piano c'è solo una via…"
"Sì".
"…di fuga".
"Sì".
"La scalinata".
Una scalinata di marmo settecentesco, imponente, un po' sdrucciolevole. In un Grand Hotel farebbe la sua figura. Ma al primo cliente di Grand Hotel che si frattura chiamano un architetto e la rifanno in cemento antisdrucciolo.
"Capito, ragazzi? Se viene un terremoto l'unica via di fuga è la scalinata di marmo, per cui bisogna mettersi in fila ordinati, e non scappare da tutte le parti, perché se no scivoliamo e… e…"
Mariano, provvidenziale, interrompe battendo il pugno sul muro. "Questo è portante, non crolla neanche a cannonate. Quando uscite passate da questa parte".
"Ma prof, non dovevamo restare sotto i banchi?"
"I banchi… se vedete che cadono calcinacci, chi può, s'infila sotto il banco".
"Ma sono troppo piccoli".
"Perché una volta i ragazzi della vostra età erano più piccoli. Interessante, no? Sono stati degli scienziati inglesi a dimostrare che l'altezza media della popolazione aumenta con il benessere. Hanno confrontato i dati a partire dal 1900 e hanno concluso che…"
"E i banchi non crescono?"
"Gavioli, che fai, prendi in giro? No, i banchi non crescono".
"È perché siamo in succursale. Quelli della sede c'hanno i banchi più alti, io li ho visti".
Mariano annuisce, a volto basso, e lascia l'aula senza fare rumore.
Io… io quando non so che dire guardo in alto. Di solito non c'è un granché da guardare, ma qui… i festoni, l'uva, le cornucopie… e quei puttini alati, un amore. Sperando che non ci caschino mai addosso. E che suoni presto la campana, e che non sia l'allarme sismico (squillo intermittente lungo). Così andrò a casa e scriverò un post allegro, perché è quello che so fare meglio. Credo.
"...Purtroppo penso che una tragedia così sarebbe potuta succedere anche da noi, in Emilia Romagna. E chissà in quante altre scuole italiane..."
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